Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: miriel67    31/01/2011    1 recensioni
L'aeroporto di Venezia non è molto grande... Ha il nome di un grande viaggiatore, Marco Polo.Cosa ci faccio qui? Sto aspettando la mia Pen Pal dal Giappone: si chiama Kagome Higurashi e ha la mia età,16 anni. Io? Io mi chiamo Ginevra, faccio la prima liceo e ho sedici anni anche io... Abito a Venezia, vicino alla Prefettura, Palazzo Corner...Avete presente?!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ginnuovo Kaede si riprendeva a fatica.
Erano fuggiti da palazzo la notte stessa. Inuyasha si era caricato l’anziana sacerdotessa sulle spalle mentre Ginevra cercava di stargli dietro. Era furibonda. Con tutto, con tutti e soprattutto con se stessa. Si erano fermati in un boschetto di bambù, cercando di medicare nel miglior modo possibile la miko, per poi proseguire verso Musashi. La sfera pesava in maniera insopportabile. In uno scatto di rabbia aveva provato a togliersela. Era quasi soffocata nel tentativo. Inuyasha era intervenuto bloccandole le mani, la Shikon al contatto del mezzo demone l’aveva scaraventato lontano una decina di metri. Poi Ginevra si era messa a piangere.
-Adesso basta Capelli di Paglia, non è colpa tua. Sarei dovuto intervenire prima. -
-Questi poteri del cavolo non servono a niente, tu e l’altro stordito volante non c’entrate, c’entra questa cosa che ho al collo!-
Ginevra tirò su con il naso e guardò Inuyasha dritto negli occhi. Gentilmente depose un bacio sulla sua guancia.
-Sei un vero cretino, ma sei un amico.-
Inuyasha arrossì. Ricordò un altro bacio. Tanto tempo prima.
-Andiamo. - disse sottovoce.
Da quando erano tornati a Musashi, Inuyasha e Ginevra non avevano più visto Sesshomaru. Ginevra cercava di allenarsi anche da sola, per quanto le era possibile: la rabbia si era sfumata in desiderio di capire e di conoscere.
-Onigumo-
Quel nome le rimbalzava in testa come una pallina fastidiosa. Kaede le aveva spiegato la storia avvenuta più di cinquant’anni prima. Il bandito maledetto, la grotta dove lei e Kikyo l’avevano curato. L’ossessione per la sorella, mal celata fra le bende intrise di sudore e sangue.
Kaede le aveva sussurrato che aveva riconosciuto il Male nel giovane Daymio e quel male l’aveva già sentito in quell’uomo. Ricordava un episodio in particolare. Kikyo medicava sempre il bandito Onigumo il mattino presto o al tramonto, quando aveva terminato tutte le sue faccende quotidiane. La sacerdotessa arrivava, svolgeva le bende, le cambiava e puliva quel corpo martoriato, che non era quello di un bimbo, ma di un uomo che aveva ucciso e goduto nel farlo. Onigumo era immobilizzato dalle numerose piaghe. Solo gli occhi terribili, pieni di sconcio desiderio, seguivano le mosse aggraziate della miko. Kaede ricordò che con un terribile sforzo, Onigumo era riuscito a sfiorare il corpo della sorella, con un dito e che lei si era ritratta, inorridita da quel tocco. Nel contatto Kikyo aveva percepito tutto il male commesso da quell’individuo, i villaggi bruciati, le razzie e i furti e le orribili violenze su donne e bambini. Nel suo cuore puro, c’era posto solo per la pietà e per quello che lei credeva fosse il suo dovere.
Ginevra ascoltava il racconto, mentre l’anziana narrava dell’amore che era sorto fra Inuyasha e sua sorella, del desiderio dei due di stare insieme, di usare la sfera per rendere umano il mezzo demone.
-Ma come Kaede, come quell’Onigumo può essere diventato quel coso del palazzo?-
Kaede sospirò guardando la ragazza.
-Credo che abbia venduto se stesso alle creature demoniache, in cambio del potere e al tuo collo c’è appesa l’unica cosa in grado di trasformarlo in un demone completo. -

Naraku si era ritirato nella grotta, lasciando uno dei suoi fantocci a fare le veci a palazzo. Non si considerava sconfitto. Solo impreparato.
La fanciulla possedeva una spada. Bene. L’unico che poteva avergliela procurata era in Grande Demone Cane. Sarebbe stato interessante fare due paroline con lui. Era sicuro che alla fine il fiuto del Signore dell’Ovest l’avrebbe trovato.
Sesshomaru aveva risentito quell’odore insopportabile di fiori marciti e carne. L’odore di quel mezzo demone che aveva attaccato Ginevra. Mutò il suo corpo e si diresse a tutta velocità verso quel lezzo nauseabondo, seguito da quelle enormi vespe velenose, che gli ronzavano a rispettosa distanza.
Quando pose i piedi a terra, riprendendo la forma umana, si trovò davanti al Daymio del castello.
-Il mio nome è Naraku, tu non m’interessi. Voglio la ragazza e la Sfera.-
-Mi sembra che tu abbia già provato a prenderla e che tu non ci sia riuscito. - puntualizzò Sesshomaru.
- La fanciulla è una Tennyo, mezzo demone. E possiede una spada antica. -
Naraku sorrise.
-Immagino che la spada gliel’abbia data tu.-
Sesshomaru non rispose. Quel mezzo demone intuiva troppe cose.
-Non ho altro da dire, preparati a morire.-
-Quanta fretta, com’è che ti chiama lei, Pigiama Bianco? Non ho intenzione di morire adesso che sono appena ritornato. Mi hai dato delle informazioni interessanti, credo ci rivedremo presto. -
Sesshomaru sfoderò la spada ma Naraku era già sparito nel nulla.
   
 
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