What’s behind your Aristocratic Mask?
Part 1 of 5
Ogni mattina
la stessa storia, la sveglia suona e io mi alzo con sofferenza, poi guardo
fuori dalla finestra il grigiore del cielo londinese, nulla a che vedere con l’azzurro
profondo dei cieli dell’Arizona a cui sono abituata, e la voglia di ributtarmi
fra quelle lenzuola aumenta…
“Cass sbrigati o faremo tardi!” mi urla Lynn,
la mia coinquilina, riscuotendomi dai miei pensieri. Tardi poi, per andare al
lavoro non è mai tardi abbastanza . Quando ho accettato di venire a vivere qui,
in Inghilterra, per lavorare presso la sede diplomatica degli Stati Uniti D’America
non pensavo che mi sarei annoiata così tanto…
Fortuna che
è questione di mesi e potrò abbandonare per sempre questo branco di snob
britannici e tornarmene a casa mia.
Come ogni
mattina mi infilo sbrigativa il tajer, questa mattina
in particolare uno dal taglio un po’ più moderno, con la gonna corta di un bel
nero gessato così come la giacca, e afferrando le de collette e la borsa esco
di casa ricorrendo Lynn che, come ogni mattina, è
uscita scocciata per i miei ritardi poco prima di me.
Questi
inglesi e le loro maledette manie di perfezionismo. Per me la puntualità, l’ordine,
la galanteria…. Sono tutte cose delle quali potrei
benissimo fare a meno.
Come ogni
dannata mattina la metropolitana è piena zeppa di persone sudaticce che mi
spingono e mi fanno salire la nausea. Perché il perfezionismo inglese non
comprende l’acqua e il sapone?? Il tanfo è insopportabile!
Scendiamo alla
nostra fermata e velocemente raggiungiamo il Palazzo di Madama*,presso
l’Alta Corte Inglese, dove c’è la sedere
diplomatica in cui entrambe lavoriamo. Appena entrata già mi si rompono i
suddetti.
“Signorina Connely spenga immediatamente quel cellulare e si sbrighi a
portarmi quei documenti cartacei che le ho richiesto l’altro giorno!”
Come ogni
fottuta mattina il signor Carter è di pessimo umore e riversa la sua oltremondo evidente ignoranza su di me. Documenti cartacei… Pensavo fossero incisi su pietra! Metto il
cellulare in borsa con un gesto di
stizza e poi inizio a tirar fuori chili su chili di ‘materiale cartaceo’ prima
di prendere quella leggera ventina di documenti richiesti e spillarli insieme. Vado
verso l’ufficio bussando e attendo che mi si dia il permesso di entrare. Gli inglesi
si offendono molto quando si entra senza aver atteso la risposta.
Quando finalmente
la ricevo entro velocemente “Signor Carter ecco i documenti che mi ha chiesto”
“Molto bene Cassadee” allunga a mala pena il braccio così sfilo verso
di lui passandoglieli in modo poco carino. Noto che seduto davanti a lui c’è un
uomo, seduto compostamente. Veste in modo a dir poco bizzarro, con un mantello
nero lungo e un abito piuttosto elegante, sembra che debba andare ad una sorta
di festa. Posa i suoi occhi neri su di me e io prendo mentalmente appunti
riguardo la sua capigliatura, nera e scompigliata che starebbe meglio su un
punk rispetto che su un ragazzo vestito con così tanta cura.
Anche lui mi
sta guardando molto attentamente, fermandosi poi sulle mie gambe lasciate
scoperte dalla gonna. Mi schiarisco la voce così che lui è costretto per forza
a riportare lo sguardo sui mie occhi mentre attendo che Carter mi firmi un paio
di lasciapassare commerciali.
Dopo di che
esco così come sono entrata, incuriosita da quella strana presenza…
Quando l’uomo
esce non mi degna di uno sguardo, pur passando davanti alla scrivania “Buona
giornata, Signore…”dico
a bassa voce con il naso infilato in una rivista di moda. Non so se si ferma o
meno, non alzo lo sguardo dimostrandogli l’interesse che mi ha appena
solleticato.
Pausa pranzo
solitaria visto che Lynn la passa sempre assieme a
Nigel, un simpatico ragazzo conosciuto al lavoro, con il quale condivide sempre
un panino al parco e spesso il letto la notte…
Continuo a
osservare questa insalata insipida chiedendomi chi cazzo me lo fa fare di
continuare la dieta… Potrei andare al Mc Donals…
“Scusa? È libero?”
Alzo gli
occhi e vedo una mano ben curata, che fuoriesce con eleganza da un mantello
nero, la sedia davanti a me. Gli occhi salgono ancora lungo la lunga palandrana
nera, che cela una camicia del medesimo colore ed una cravatta viola, fino al
collo dalla pelle chiare e al viso, bello, elegante, quasi aristocratico.
E poi quegli
occhi neri.
“Sì, è libero…”
Io sono
libera, se ti va…
Ma che
diavolo penso?
Lo guardo
appoggiare prima la tazza di caffe e poi prendere
posto sistemandosi il mantello con cura prima di guardarmi attentamente “Sei la
segretaria di Thomas Carter, o sbaglio?”
Storco il
naso, odio essere etichettata come una segretaria visto il culo che mi sono
fatta per studiare scienze politiche “Sì” sbotto irritata prima di prendere un
sorso d’acqua e tornare a dedicarmi al mio pranzo. Il fatto che lui si limiti a
bere un caffè in silenzio senza staccarmi gli occhi di dosso mi irrita.
“E ce l’hai
un nome?” mi domanda appoggiando con eleganza la tazza sul tavolo.
Io lo guardo
ovvia “Certo che si, perché vuoi saperlo?”
“Se non è di
troppo disturbo si” il suo tono vagamente divertito e sarcastico mi fa
sbuffare.
“Mi chiamo Cassadee Connely” mi limito a
dire sbrigativa prima di guardarlo negli occhi.
Le sue
labbra si piegano lievemente verso l’alto, soddisfatte prima di chiedermi in
tono sfrontato “A te non interessa conoscere il mio nome?”
“Se ti va…”
Ridacchia
sommessamente “Sono Theodore Nott…”
Lo guardo
interessata, più di prima “Theodore…” Sussurro come
se volessi imprimermi bene quel nome nella mente. Lui sorride soddisfatto ma ci
metto due secondi a smontalo “Hai un nome da nonno, lo sai?”
Lui alza
sempre composto, un sopracciglio “Prego?”
“Non è un
offesa” alzo le spalle “Solo che… Insomma non è un
nome molto usuale…”
“Beh, è il
solo che ho”
Gli sorrido,
con un sorrisetto di scherno “Sai che al giorno d’oggi i nomi si possono anche
cambiare? Anche se, onestamente, dal modo in cui ti vesti non sembri molto al
passo coi tempi…”
“Ma come ti
permetti?” mi chiese allibito, come se nessuno avesse mai trovato il coraggio
di rispondergli così.
“Non ho
detto nulla di male infondo. Sai, avvolte cambiare look penso sia positivo.
Dovresti provare, anche se forse non ti piacciono le sfide…”
lo guardo
alzarsi e augurarmi una buona giornata un po’ duramente. Va verso la cassa lasciandomi un po’ male,
visto che l’interesse che provo per lui è qualcosa di nuovo e strano per me…
Il suo essere
così austero mi ha smosso. Poi perché diavolo indossa quegli strani vestiti?
Beh, di
certo non lo rivedrò più e anche se dovessi rincontrarlo so già per certo che
non mi saluterà nemmeno visto il modo in cui sembra essersi offeso.
Vado alla
cassa con passo strascicato “Un’insalata e una bottiglia d’acqua minerale…”
“Oh, ma ha
già pagato quel signore per lei” mi dice un sorriso la commessa “Mi ha detto
però di lasciarle lo scontrino…”
“Grazie” lo
afferro titubante e poi esco camminando lentamente verso l’ufficio. Cioè, dopo
le cose che ho detto mi ha anche offerto il pranzo? Getto un occhio sullo
scontrino giusto per vedere quanto gli sono costate le mie freddure e rischio
di farmi tamponare da una signora, visto che mi sono bloccata.
“Eh stai un po’
attenta, ragazzina!”
Ragazzina? Ho
venticinque anni io!
Scuoto il
capo prima di tornare a leggere quelle poche parole sullo scontrino, scritte
con una calligrafia stretta ed elegante che non potrebbe essere di nessun altro
tranne che sua: Io adoro le sfide, potresti accorgertene. Theodore.
“Anche io amo
le sfide, carino” replico con un sorrisetto prima di infilare lo scontrino nel
portafoglio e tornare all’ufficio.
Mi aspetto
grandi cose da te, Nott.
Non deludermi.
Continua…..
Angolo dell’autrice:
Eccomi
tornata con una nuova storia^^ Spero che possa piacervi per favore lasciate
qualche commentino =)
Un bacione a
tutti coloro che leggeranno.
Nocticula.