Anime & Manga > Shaman King
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Autore: mewsana    29/12/2005    8 recensioni
Loro, due ragazzi divisi dalla distanza e uniti dal cellulare.
Lei, che sorride sotto una volta di stelle, ma che a volte pare essere una creatura cacciata dal cielo.
Lui, beata innocenza, sa solo che l'ama.
[signori e signore, una storia finalmente a conclusione soft]E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Kyoyama, Yoh Asakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ni-hao a tutti, sono di nuovo qui

Ni-hao a tutti, sono di nuovo qui!

Questa volta perché, diciamo, ve la dovevo una storia un po’ più soft.

Dedicata in particolare ad Asuky-chan che mi ha “strappato” questa ff con un messaggio carinissimo e dolcissimo sul fermo posta^^

Spero di riuscire a scrivere qualcosa di decentemente allegro e non melenso… nel caso non ci fossi riuscita, mi trovate al fp pronta ad accogliere le vostre critiche/riflessioni.

Un bacio!

Mew

 

 

 

*§(°)§*  Di Stelle E Di Paradiso  *§(°)§*

 

-Capitolo Unico-

 

 

 

 

“Qui Anna di sedici anni.

  Buongiorno, Yoh. Da oggi sono ancora più lontana da te. Con affetto.”

 

 

Il cellulare vibrò sul legno del tavolino, producendo un rumore pigro e confortante. La mano del ragazzo si precipitò ad afferrarlo, quasi con la stessa velocità con cui afferrava una ciotola di buon cibo.

Lasciò scorrere gli occhi sul display, leggendo ogni parola tre volte, con smania. Permise che una lacrima gli scivolasse elegantemente lungo lo zigomo, facendogli diventare gli occhi lucidi.

Poggiò l’apparecchio per terra, di fianco a lui, come per sentirla più vicino.

Infine, riprese a respirare.

 

 

“Buongiorno Anna, qui Yoh. Ancora non riesco a credere che tu sia lontana da me. Torna presto. Ti amo.”

 

 

Due anni erano ormai passati da quando la compagnia di Yoh si era sciolta, con la promessa di ritrovarsi il prima possibile.

Lo shaman fight non era ancora finito, poiché interrotto. I pache, colpiti dalla furia di Hao, riposavano in tombe di terra e lacrime.

Ancora si cercava qualcuno disposto ad opporsi al volere dell’antenato della famiglia Asakura.

E come ultima cosa, forse più importante, Anna era partita improvvisamente accompagnata dalla signora Kino.

-Un viaggio per migliorare le sue capacità… cerca di capire Yoh, se vuoi vincere l’unica soluzione è potenziare te e la tua sposa. Ma lei, lei deve crescere lontano da Hao-

Con quella frase come unica spiegazione, a Yoh era sembrato di impazzire. La sua fidanzata, la ragazza di cui era follemente innamorato se ne era stata lì ad ascoltare, il capo chino e gli occhi puntati al pavimento.

Poi dopo tre mesi di silenzio, aveva cominciato a mandargli dei messaggi riguardo alla sua posizione, a quello che faceva.

Ma mai a quello che sentiva.

Il ragazzo faceva sempre dichiarazioni al vento.

Lei, vigliacca e forse timorosa, non rispondeva mai, lasciando il povero a cuocersi nell’impazienza di rivederla.

 

 

“Qui la tua futura sposa. Mi trovo in Perù. Ottimo tempo, pessima cucina, faticosi allenamenti. La storia è sempre la stessa. Con affetto, Anna.”

 

 

Stessa scena, mattina dopo.

Stessa depressione post-messaggio, conseguente voglia di saltare la scuola.

Quella maledetta strega… tu guarda cosa riusciva a combinargli dal Perù.

-Anna…. Perché non vuoi capire che io ti amo…- sussurrò alla porta della classe che gli stava davanti, ancora indeciso se entrare o meno.

-Ciao Yoh!-

-Manta, come va?- il moretto si sforzò di sorridere salutando il piccolo amico, l’unico che gli fosse rimasto vicino.

-Io bene, piuttosto tu… sembri stanco? Sei sicuro di stare bene…?-

Per tutta risposta, l’amico cominciò a sbattere la testa contro il banco con una certa insistenza.

-Yoh!!! Ma che diavolo fai!??!- cominciò a gridare Manta, tirandolo per un braccio e facendo forza per tirarlo via dal suo posto.

-Voglio morire….- gli sussurrò l’altro, che faceva girare la testa da una parte all’altra, dondolandosi con la fronte appoggiata al legno.

-Senti, alla prima ora abbiamo ginnastica… che ne dici di fare un giro in terrazza…?- gli propose, prevedendo il peggio da parte dell’amico.

-Va bene.- così, insieme si avviarono verso la lunga scalinata che li avrebbe condotti all’aria aperta.

 

-Allora…?- Manta si appoggiò alla ringhiera, scrutando l’amico con sguardo leggermente perplesso ed indagatore.

-Voglio vedere Anna… ho bisogno di sapere, capisci…?- si lasciò scivolare a terra con pesantezza, portandosi la testa fra le mani. Stava per scoppiare.

-Perché non le scrivi un messaggio…?-

-Troppo squallido, non va bene…- mormorò semplicemente, scuotendo il capo in segno di diniego.

-Invece è lecito! Voglio dire, sei rimasto senza sapere per un anno e mezzo, mi sembra sufficiente, no?- gli suggerì.

-Forse hai ragione…- tirò fuori dalla tasca il cellulare.

-Oh.- disse semplicemente.

-Che c’è??- il tappetto si avvicinò curioso, alzandosi in punta di piedi per vedere meglio.

-C’è un messaggio…. È di Anna.-

 

 

“Tra tre mesi riprende lo shaman Fight… spero tu ti sia allenato a sufficienza, perché tra breve tornerò e saranno dolori. Con affetto, Anna.”

 

 

-O Mio Dio….- riuscì solo a mormorare, prima di cadere per terra in stato semi-confusionale.

-Avanti, che aspetti a scriverlo?- lo incitò l’amico.

Yoh Asakura si concesse il lusso di un respiro, permettendo al suo cuore di riprendersi lentamente dai battiti forsennati che lo avevano scocco.

Il pollice tremò leggermente appoggiandosi al tasto del telefono.

 

 

“Qui Yoh. Ti aspetto. Non vedo l’ora di vedere quanto forte sei diventata. Comunque, c’è una cosa che non ho ancora capito… io ancora non so se mi ami.”

 

 

-Fatto?-

-Fatto.-

La campanella suonò con insistenza, scuotendo i due amici dai loro pensieri.

-Cosa abbiamo adesso..?- chiese lo sciamano pigro, ribaltando la testa all’indietro per disperazione.

-Aspetta…- frugò nella cartella alla ricerca dell’orari scolastico. –Ecco…. Matematica.-

-Ma…- il passo di Yoh rallentò. –te…- una goccia di sudore colò sulla guancia. –ma…- si fermò completamente. –ti…- Manta lo fissò come se fosse un alieno. –ca…? Niente da fare, penso che rimarrò qui ancora un’oretta, che ne dici…?- e fece un poco dignitoso retro-front, cominciando a pregare in ogni lingua che l’amico decidesse di lasciarlo lì-

-Yoh…..? dove pensi di andare…?-

-Io… mh, ecco, a dire la verità meditavo di trovare… ecco… non so, qualcuno con cui parlare per… ampliare le mie vedute… si ecco, ampliare le mie vedute!- esclamò con molta poca convinzione alla volta dell’amico.

-Yoh…-

-Si…?- una voce molto depressa gli rispose, facendolo sorridere a mezze labbra.

-Ti aspetto giù fra poco.-

-Va bene…- piagnucolò l’altro, ormai rassegnato all’idea di farsi beccare senza compiti dal docente di matematica.

 

 

 

-Allora, Anna? Pronta a tornare a casa?- l’anziana signora Kino si sporse dalla finestra, parlando alla volta della ragazza. Questa, immobile, osservava il paesaggio peruviano dal minuscolo giardino della tenuta.

Ella volse il capo, scrutandola con occhi di cenere e dolore –Si maestra, adesso sono pronta…-

Proiettò le mani in avanti, spostando il peso per rialzarsi in piedi.

Nel palmo sinistro, teneva un cellulare.

Anna Kyoyama si erse nel suo metro e settanta, lasciando che i capelli biondi legati in una coda laterale scendessero elegantemente lungo alla schiena, fin dove la ragazza li aveva lasciati crescere. Gli occhi scuri, di ossidiana, resi astuti e vivaci dall’allenamento, brillavano di una luce strana.

Lei era nata libera. Aveva bisogno della sua libertà, eppure ora desiderava tornare a casa.

Desiderava ritrovare Yoh, scoprire come era diventato.

-Era tanto che volevi tornare, vero?- l’anziana signora lasciò che un blando sorriso le piegasse i tratti del volto, addolcendoli.

-Già…- ammise lei con uno sguardo timido, limitandosi ad alzare le spalle.

-Chi l’avrebbe mai detto… Yoh ti ha tappato quelle ali che sembravano tanto indistruttibili… mha!- minimizzò, tornando dentro casa.

< Yoh ti ha tappato le ali…. >

I suoi occhi si scurirono, cominciando a lanciare fulmini.

Si morse un labbro a sangue, stringendo le mani a pungo e piantando i piedi nel terreno.

Chi… chi poteva camminare sul suo onore… così?

-Yoh Asakura…- sussurrò al vento che parve risponderle, fiero e rabbioso come il suo animo.

-Yoh Asakura…- mormorò nuovamente, incamminandosi verso la casa sotto una volta di stelle.

 

 

Si, ora Yoh ne aveva la prova. L’ora di matematica era letale.

-Merda…- soffiò il ragazzo, evitando accuratamente di farsi sentire dal professore. Il cellulare nella tasca aveva cominciato a vibrare.

-Oh porca… il messaggio di Anna…..- si ritrovò a sudare freddo.

Leggerlo o non leggerlo? Aspettare la fine dell’ora o provare ad illudere la sorveglianza del tiranno?

Lui voleva, desiderava, bramava di leggere quel messaggio ardentemente.

Così, spinto dalla curiosità, chinò lo sguardo sul display azzurro.

< Aprire messaggio? >

-Dai, apriti….- mormorò febbrilmente.

-ASAKURA!!!- il capo del ragazzo crollò inesorabilmente sul banco.

-Dammi quel cellulare, subito!!- tuonò l’uomo imperioso, tendendo la mano.

-No prof, aspetti un attimo, la prego…- chiese praticamente in ginocchio, mentre gli occhi si facevano lucidi.

-Niente da fare.- e gli strappò l’apparecchio di mano, per poi infilarselo in tasca.

-Anna….-

Abbandonò la testa sul ripiano di legno, lasciando che calde lacrime uscissero dai suoi occhi scuri.

-Anna..- mugolò, serrando le palpebre con forza.

 

 

Sull’aereo, Anna Kyoyama teneva le mani poggiate sul grembo. Cercava di concentrarsi, di pensare a tutto quello che aveva imparato; a chi stava per rivedere.

La rabbia tornò a montarle nel corpo, invadendo ogni spazio e cancellando ogni altro pensiero.

-Non saprai nemmeno che sono tornata, e già sarò alle tue spalle per colpirti…- sibilò con aria feroce, piegando il vestito crema.

-Non avrai nemmeno il fiato per salutarmi, stanne certo, Yoh Asakura.-

 

 

Seduto sul portico della casa, il suddetto cercava in ogni modo una soluzione per riprendersi il cellulare sottratto.

-Non c’è modo…- piagnucolò, sbattendo ripetutamente la testa contro un palo che sosteneva la terrazza. Come aveva potuto essere così stupido?

Tra poco, in ogni caso, Anna sarebbe ritornata.

E con lei, anche quell’assurdo batticuore ogni volta che la vedeva, che le rivolgeva la parola.

Niente da fare, aveva un potere su di lui. Lo sapeva, sapeva di essere vulnerabile e sciocco.

Eppure, era la verità.

L’amava, follemente, senza riserva, quasi in un misto di adorazione. L’amava anche quando lo colpiva, o rimproverava, trattandolo con crudeltà.

Sapeva che lo faceva per il suo bene… sapeva che, in fondo, anche lei lo amava.

Una vibrazione familiare lo riscosse.

Messaggio.

 

 

“Attento alle spalle. Anna”

 

 

Inclinò un sopracciglio, perplesso?

Che diavolo stava succedendo?

-Attento alle spalle…? E chi potrebbe attaccarmi…?- si domandò, curioso.

-Ma come, Yoh, ti facevo più sveglio…- gli sussurrò una voce morbida nell’orecchio. Una voce che stranamente gli pareva familiare.

Fece un salto indietro per lo spavento, biascicando un –Ma che diavolo..?-

-Yoh, Yoh, passano due anni e nemmeno mi riconosci…? Devo confessarti di essere mooolto delusa.- la figura si spostò nel cono di luce della luna.

Se era un modo per ucciderlo, Anna Kyoyama ci stava andando pericolosamente vicina, e pareva consapevole di tutto ciò.

Non era una bella bambola, nonostante la pelle di porcellana, il corpo armonioso, gli occhi che sembravano dipinti e i capelli biondi setosi e lisci.

Era qualcosa di molto più complicato. Di diabolico… di tentatore.

Non avrebbe saputo definirla in altro modo, in quello stato di semi incoscienza in cui si trovava.

Qualcosa caduto dal cielo che aveva scoperto il modo cattivo.

Che si era appassionato a questo. Che ci giocava, addirittura.

-Anna…?- questo fu tutto quello che gli uscì dalla bocca.

-Proprio io… allora, come sono diventata…?- chiese lei dolcemente, facendo un giro su se stessa e lasciando che la gonna del vestito facesse una delicata ruota di seta brillante e soffice.

-Stai… benissimo…- ancora mezzo intontito, il moretto non poté far altro che esprimere quello che sentiva.

-Allora guardami bene, perché da vivo è l’ultima cosa che vedrai…- sibilò acida, e in un attimo i suoi occhi di ossidiana presero a bruciare. Si piegò sulle ginocchia, saltando il alto e facendo ruotare la sua milleottanta. La collana tintinnò bruscamente, per poi dirigersi, lanciata da Anna, verso il ragazzo inerme.

Fortunatamente, pensò Yoh, gli allenamenti del nonno erano serviti a qualcosa. Schivò con difficoltà, facendo appello ai suoi riflessi. Fortunatamente essi risposero prontamente.

-Ma che combini? Smettila stupida, questo non è un allenamento!!- le gridò dietro, osservando i tratti del viso della ragazza deformarsi per lo sforzo.

-NON PERMETTERTI DI PARLARMI COSì!! NON NE HAI IL DIRITTO!- ruggì lei, atterrando a terra con movenze feline che ebbero il potere di incantare lo sciamano.

-Anna, senti…. Non saltare, il vestito si… si…- blaterò, mimando un gesto che la ragazza comprese bene.

-Ti odio, Yoh Asakura… riesci sempre a mettermi in imbarazzo!!! Tu mi hai precluso la possibilità di diventare una grande itako… di essere indipendente!!!-

Il ragazzo allargò gli occhi –Io??! Ma se non ho detto nulla, anche se sei sparita per due anni!?- una mossa della ragazza lo fece cadere per terra.

Lei, velocissima e felina, gli si avvicinò.

Il respiro calmo e rilassato ed uno sguardo assente, ma pur sempre di fuoco.

I capelli che ribelli erano sfuggiti alla coda.

E una grazia degna di una regina.

Anna Kyoyama lo sarebbe sempre rimasta, regale.

Yoh ebbe, fortunatamente, la prontezza di scivolare indietro e di fare lo sgambetto alla ragazza, che gli cadde addosso.

-Oh, cavolo…- mormorò lui, ritrovandosi ad osservare gli occhi di lei a poco più di un centimetro.

La sua pelle scottava, ed istintivamente la strinse ancora più forte.

Lei non si mosse, ma la sue gote presero un dolce color rossastro.

Con grande sorpresa del ragazzo, una lacrima scivolò dal suo occhio destro.

-Ti odio Yoh… riesci sempre a farmi sembrare debole…- mormorò tormentandosi un labbro. –è sempre stato così…-

-è solo perché mi ami, Anna… solo per questo.- le sussurrò dolcemente all’orecchio, aiutandola a rialzarsi.

Uno schiaffo partì veloce, colpendolo alla base dello zigomo.

-Questo è per quello che mi costringi ad essere…- gli soffiò nell’orecchio, facendolo diventare un cubetto di ghiaccio davanti ad una stufa.

Poi improvvisamente, oltre al calore per lo schiaffo, se ne aggiunse uno alle labbra.

Lo stava baciando….

Dio, ma cosa gli aveva fatto quella ragazza?

Come poteva farlo sentire così…?

Le strinse la vita, facendola aderire a lui.

-Basta Yoh…- l’itako si staccò da lui, lentamente. –Devo andare, ma tornerò presto.-

-Allora a presto Anna…- le sussurrò con fare dolce, trattenendo a stento un sorriso.

-Si… allora a presto Yoh…- gli disse di rimando, limitandosi ad un cenno della mano.

 

 

Una settimana dopo.

-Asakura!!!- il capo dei docenti gli lanciò un cellulare. Più precisamente il suo.

-Oh, grazie tante signore…- fece un breve inchino, per poi osservare attentamente lo schermo.

< 1 nuovo messaggio >

 

-oddio…- mormorò. E adesso? Avrebbe dovuto leggere?

Chiuse gli occhi e prese il respiro.

Poi sorrise.

 

 

“Che gusto c’è a dirtelo adesso? Lo scoprirai con me, mano nella mano. Con amore, Anna.”

 

 

 

 

 

-FINE-

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, scusate, ma io le ff romantiche proprio non le so scrivere…

Un bacio!

 

 

 

 

 

  
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