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Autore: suni    01/02/2011    27 recensioni
Itachi sbuffò contrito, imbronciandosi, infine sospirò pazientemente e la guardò dritta in faccia.
“Vorrei sapere com'è successo che papà di punto in bianco si è rassegnato a fidanzarsi con te,” annunciò, brutalmente schietto.
Sakura sgranò gli occhi verdi, indignata.
“Itachi!” protestò con veemenza. “Tuo padre non si è affatto... Razza di moccioso insolente!” sbraitò, lanciandogli contro un cucchiaio.
Il ragazzino si chinò per schivarlo e scoppiò a ridere di gusto, rivelando la propria burla.
“Sto scherzando, sto scherzando,” si affrettò ad aggiungere, vedendo la madre serrare i pugni sul punto di marciare verso di lui.
[...]
“Non sono sicura che Sas'ke sarebbe molto contento se te lo raccontassi,” osservò, tentennante.
“Perché?” chiese Itachi, spiazzato.
“E' una storia piuttosto imbarazzante. Per lui.”
Non aveva nemmeno finito di parlare che già Itachi si fiondava a sedere, incrociava le dita sul tavolo e la osservava con aria attenta e diligente.
“Sono tutt'orecchie, mammina!” affermò angelico.

Legata a "Balena" e via dicendo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Balena' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ok, bene, salve, eccomi qua.
Alla faccia di quella malfidente di slice (=P), questo secondo capitolo era già pronto insieme al primo, perciò inutile tirarla per le lunghe.
Purtroppo questa seconda parte è quella più demenziale e meno credibile, ma mi pare abbiate comunque capito che non è una storia da prender sul serio.
Perciò – scusandomi – vi lascio semplicemente alla lettura.
A presto


II: It's raining men (hallelujah?)


Ero quasi convinto che avresti rifiutato.”
Anch'io, pensò Sakura, sorridendo nervosamente a Takao. Aveva indossato un kimono grazioso e Ino l'aveva costretta a truccarsi leggermente e raccogliere i capelli, e adesso non sapeva più bene se si assomigliava.
Volevo solo...pensarci,” azzardò incerta.
Hai fatto bene,” commentò lui, cortese. “Mi sono fatto consigliare un ristorante dal tuo collega, quello con la coda.”
Shikamaru,” si rallegrò Sakura. “Meno male. Se avessi chiesto a Naruto, ti avrebbe mandato al chiosco del ramen.”
Takao sorrise, facendole cenno col braccio per cederle il passo.
Sono simpatici, i tuoi compagni,” osservò distrattamente. “Sai, Naruto Uzumaki è proprio come me l'aspettavo.”
Sakura lo guardò incuriosita, ringraziandolo mentalmente per il tentativo di metterla a suo agio.
Davvero?”
Sì. Così pieno di energia. Si vede a occhio che è una potenza della natura.”
Sakura ridacchiò. Quanto a quello, non c'erano dubbi.
Beh, è un buffone, ma ha un cuore d'oro.”
Iniziò così, la cena. Parlando di Naruto e di quante ne avevano passate e del Quarto e di Kyuubi. Di Sasori, di Chiyo la vecchia, e poi delle spiagge di Kiri e delle mareggiate, di quando avevano imparato a lanciare i kunai, di quando lei e Ino non erano più amiche e del padre di Takao che scolpiva figurette nel legno e faceva il modellino di tutti i compaesani immaginandoli nelle posizioni più buffe, e Sakura rideva.
Nient'altro.
Vuoi il dolce?” le chiese Takao, quand'ebbero spazzolato via tutte le portate.
No, grazie,” si schernì lei, satolla. “Sono a posto per il resto della settimana, credo.”
Ma è solo lunedì,” osservò lui, parendo sconcertato.
Sakura ridacchiò di nuovo, mentre il suo accompagnatore ordinava due sakè. Non ne beveva, di solito, ma un bicchierino per digerire stavolta ci voleva.
Continuavano a parlare. Sakura pensava che fosse un bene, e lo pensò finché, mentre Takao andava a pagare il conto, le venne in mente come sarebbe stato essere seduta lì a quel tavolo a cenare con il ragazzo che a cena fuori non l'avrebbe mai portata. Volle disperatamente smettere di pensarci, ma non era facile.
Perché non era affatto la stessa cosa.
Fuori la serata era mite, il cielo stellato. Takao si offrì di accompagnarla verso casa e Sakura non riuscì a rifiutare, sebbene fosse tesa come una corda di violino.
Parlarono poco, lungo la strada, perché la sera era silenziosa e quieta e anche per qualche altra ragione che lei non sapeva bene. Quando si fermarono vicino a casa sua, Sakura sorrise di cuore.
Grazie, Takao-san. È stata una bellissima serata.”
Anche per me,” rispose lui, imitandola. “Sono molto contento che l'Hokage ti abbia chiesto di farmi da guida. Sei una persona radiosa.”
Sakura ci rimase di sale. Radiosa, lei. Fino a quel momento aveva meritato l'appellativo di insopportabile, o al massimo petulante, o ad andar proprio bene sciocca. E ora, radiosa.
G-grazie...” mormorò di nuovo. “Lo stess...”
S'interruppe, rendendosi conto che lui si avvicinava e si chinava verso di lei. I riflessi le suggerirono unicamente di fare un passo indietro, e si serrò le braccia al petto istintivamente. Takao rimase interdetto, immobile.
Aspet...” farfugliò Sakura, imbarazzata al parossismo e con l'impressione di essere proprio stupida. “Cioè, io...”
Deglutì faticosamente. Takao la guardava in silenzio, interrogativo.
Tu.”
Aveva lo stesso tono gentile di un attimo prima, e la rincuorò.
E' solo che...sono confusa ora e... non...” Ridacchiò scioccamente. “Troppo in fretta,” riuscì a biascicare.
Oh,” fece lui. “Ma certo,” annuì.
Rimase teso nell'aria un disagio muto, spigoloso.
Spero che questo non pregiudichi i nostri progetti per i prossimi tempi,” aggiunse lui, conservando un'ammirevole padronanza di sé. “Non aveva intenzione di essere pressante. Veramente, non ho nessunissima fretta. Passerò qui qualche settimana e poi forse dovrò tornare altre volte. E se te lo stai chiedendo, non ho né fidanzate né mogli a Kiri, e non intendo prendermi gioco di te.”
il suo tono calmo e la sua schiettezza ebbero il potere di rilassarla.
Veramente, non ci avevo nemmeno pensato,” ammise diretta.
Meglio così,” concluse Takao. “Allora buona notte, Sakura-san. Riposati,” concluse cortesemente.
Buonanotte...a te.”
Sorrise un'ultima volta, e si avviò verso la porta.



Ovviamente, l'idea di Sakura di mantenere stretto riserbo sui suoi rapporti con Takao Mikomi, ambasciatore di Kiri, cozzò contro la dura realtà l'indomani mattina. Perché molte persone li avevano visti cenare insieme, soli, la sera prima, e la voce era corsa di bocca in bocca e insomma, all'ora pranzo Konoha sapeva che c'era qualcosa di tenero tra quei due.
Sempre all'ora di pranzo, però, c'era una sola persona, oltre ai due diretti interessati, che sapesse che effettivamente Takao aveva cercato di baciare Sakura, e quella persona era Ino Yamanaka.
Cosacosacosaaa?” strillò sottovoce, per quanto questo fosse possibile, ingoiando una polpetta intera. “Ha! L'avevo detto, io!” esclamò trionfalmente.
Sì, ma sta' zitta!” sbottò Sakura guardandosi cautamente intorno. “Non voglio che lo sappia mezzo villaggio!”
E ora cosa farai?” continuò l'amica ignorandola. “Quando vi vedrete di nuovo? E cosa farai? Ti piace? Eh?” l'aggredì.
Non lo so, Ino,” scandì Sakura minacciosa. “Ho passato la vita a sognare una cosa sola, e adesso...”
Takao è cariino! Vero che è carino?”
Ma mi stai ascoltando?” sibilò Sakura, stizzita.
Sì. Sì, sì, sì.”
Sakura non aggiunse altro. Si vedeva che era assorta, spaesata.
Otto minuti dopo che si furono salutate alla fine della pausa pranzo anche Shikamaru, come Sakura aveva del resto previsto, era venuto a conoscenza di quell'ulteriore particolare. Con lei e Ino, facevano tre. Più Takao, quattro, e Sakura pensava di poter stare tranquilla in quanto alla mancata diffusione della notizia.
Ma si sbagliava.
Nell'archivio – ancora – c'erano solo Sasuke e Naruto, perché Hinata era impegnata col suo team, quando Shikamaru arrivò per il pomeriggio. Ino era appena tornata indietro per recuperare una lettera, aveva detto, e lui si aggregò ai due colleghi mettendosi svogliatamente a scartabellare.
Ino aspettò cinque minuti per comparire, dopo aver finto di recuperare la sua lettera. Contava sul fattore sorpresa, non dubitando minimamente che Shikamaru avrebbe colto al volo l'antifona: vantaggi dell'essere fidanzata con una mente superiore.
Si precipitò nella stanza come un tornado.
Noncicrederaimaiiii!” squittì al suo indirizzo, con voce talmente acuta che Sasuke strizzò gli occhi con fastidio.
Shikamaru, perplesso, la guardò domandandosi cos'altro potesse essere accaduto di sbalorditivo in quei pochi minuti.
Che c'è?”
Ha tentato di baciarla!”
Naruto sgranò gli occhi come una civetta, e Sasuke rimase perfettamente immobile.
Shikamaru esitò per una frazione di secondo.
Ma sì, al diavolo. Vediamo di sistemarci tutti in santa pace una volta per tutte, in un modo o nell'altro. Forse Sasuke Uchiha stava per ucciderlo, ma del resto se continuava ad essere così nervoso e incazzato lui non dubitava che avrebbe dato di nuovo i numeri e massacrato comunque gente a caso, perciò tanto valeva fare un tentativo.
Cosa? Intendi l'ambasciatore di Kiri e Sakura?” domandò svogliatamente, infilandosi le mani in tasca.
Ino sorrise.
Perfetto.
COOSA?” sbraitò Naruto. “MA...”
E poi più niente, perché ci fu un boato, e poi un tonfo sordo, e lo scatolone pieno di documenti che stava in mano a Sasuke un attimo prima si era appena schiantato sul tavolo e poi era rovinato a terra, sparpagliando sul pavimento tutto il suo contenuto.
Tutto a posto, Sas'ke?” cinguettò Ino con innocenza. Shikamaru dovette sforzarsi per non ridere.
Gli è solo caduto quello,” minimizzò Naruto, del tutto assorbito dalla nuova notizia. “Ma... Sakura!” esclamò, ilare. “Devo proprio passare un po' di tempo con lei, mi sa che ne ha, di cose da raccontarmi!”
Che pettegola che sei, dobe,” sibilò Sasuke, malevolo.
Pensa per te, teme!” rispose lui. “Ti cade tutto, oggi!”
Continuava a fare il ragazzino, per distrarlo, per tirarlo fuori. Ma aveva visto, stavolta aveva visto benissimo anche lui, e Ino aveva appena guadagnato un nuovo alleato.
Comunque lei non era sicura, e perciò ha preferito tergiversare,” continuava la ragazza, come se niente fosse. “Ma sono sicura che la prossima volta...” continuò, vaga.
Beh, ma è giusto,” commentò Naruto, annuendo ripetutamente. “Io l'ho sempre detto che Sakura è bellissima!” aggiunse sincero.
Ci fu un altro fruscio di fogli che cadevano, alle sue spalle, e lui sogghignò complice verso la kunoichi. Per la seconda volta consecutiva, Shikamaru si strozzò con la saliva per evitare di ridacchiare.
Non c'era bisogno di essere un genio come lui per sapere che sarebbe sicuramente morto sull'istante, in quel caso.



Nel tentativo di diradare i suoi incontri con Takao, Sakura si prese qualche ora da passare nell'archivio con i compagni. Sapeva che vedere il ragazzo di Kiri avrebbe significato dovergli dare una risposta, prima o poi, e non era affatto sicura di conoscerla.
Poteva tentare. In fondo, passare la vita a sospirare per un uomo che non la voleva – per un uomo pazzo che non la voleva, precisamente – era un'assurdità. D'altra parte, anche se lui non la voleva, lei voleva ancora lui.
Era confusa, in effetti.
Col senno di poi, e senza dispiacersene minimamente, avrebbe realizzato che trascorrere ore ed ore al giorno in una stanza chiusa con quattro o cinque persone tra cui Sasuke stesso non fosse la strategia vincente da adottare nel suo caso. Ma sul momento la rassicurava la compagnia delle persone di sempre.
Stavano lì tutti insieme, tra uno spostamento e l'altro, parlottando di tanto in tanto del più e del meno. Ino li omaggiava del suo ciarlare spensierato e, sebbene Sasuke fosse disposto a giurare il contrario, non c'era dubbio che il suo chiacchiericcio vivace e variato li rilassasse tutti quanti, lui compreso. Il lavoro era un po' noioso ma non particolarmente pesante, e con la giusta compagnia diventava persino accettabile.
E poi cominciarono i fatti.
Il primo si verificò appena due ore dopo che Sakura si fu riunita agli amici. Stava spostando un grosso plico di sfogli da uno scaffale basso a uno in cima al mobile, e quando si rese conto di non essere abbastanza alta aveva già le braccia protese per aria e si reggeva sulle punte dei piedi. Non fece in tempo ad abbassarsi. Una mano chiara e decisa comparve in alto nel suo campo visivo e le sfilò via il plico, poggiandolo là dove doveva stare.
Ne sentì distintamente la presenza dietro la propria schiena, quasi come se la stesse toccando anche se così non era assolutamente. Le si fermò il fiato per un secondo e Sasuke rimase immobile alle sue spalle, lo sentiva respirare.
Hai altro da mettere lì sopra?” chiese a voce bassa.
Sakura tentò – invano – di buttare giù l'aria e poi scosse debolmente la testa.
No,” rispose. “Grazie...”
Sasuke non si mosse ancora per qualche secondo.
Prego,” mormorò poi, allontanandosi.
Sakura impiegò qualche secondo a ritrovare una respirazione e un battito cardiaco normali. Quando ci riuscì, e ritornò alla realtà, Naruto e Ino erano accucciati in un angolo e ridevano con le teste chine su un libro, e Shikamaru li guardava sbuffando pazientemente.
Si chiese cosa mai potesse contenere quel volume, ignorando che non era affatto di quello, che ridevano.
Il secondo fatto ebbe luogo l'indomani mattina, mentre spostavano una gran montagna di roba nel sotterraneo della Tesoreria, che era mezzo vuoto. Sakura stava trasportando una cassa così grossa che, pur con tutta la sua forza, dopo una trentina di metri dovette fermarsi a prendere fiato, sbuffando.
Accidenti che...” si affannò, afferrandone un lato per imbracciarla di nuovo. Non arrivò mai all'altro, perché prima che potesse prendere la maniglia quella era già scivolata nella mano di Sasuke, che si era caricato un cartone sul braccio libero. Non disse niente ma sollevò la cassa insieme a lei e si rimisero in marcia. Dalle labbra gli sfuggì solo un impercettibile gemito quando ebbe caricato su il peso, perché quella maledetta cosa pesava ottocento milioni di chili e un attimo prima lei la stava spostando da sola.
Gettò un'occhiata alle sue braccia: bianche, esili, fini. Aggrottò la fronte.
Qualcosa era successo, a Sakura, in sua assenza. E adesso non era escluso che potesse persino rischiare di essere lui a soccombere, in un corpo a corpo.
Sakura invece non ci fece caso. Più della fatica, a renderle difficoltoso il camminare era l'idea che, per la prima volta da quand'erano bambini, stessero realmente facendo qualcosa insieme.


Il terzo fatto fu quello definitivo. Non perché si trattasse di qualcosa di eclatante, ma perché fu in quel momento che Sakura realizzò, ineluttabilmente, che non poteva sostituire Sasuke con nessuno, probabilmente non avrebbe potuto mai.
Erano usciti in ricognizione, tutto il vecchio team sette. Una passeggiata, soprattutto per gente di quel calibro. Se non fosse che Naruto da tre giorni non perdeva occasione per romperle l'anima e stuzzicarla in ogni modo possibile.
Alla terza battuta maliziosa nel giro di cinque minuti lei uscì dai gangheri e gli si avventò addosso per dargli una ripassata. Si rincorsero tra gli alberi per qualche minuto, mentre i due rudi uomini sharinganmuniti li osservavano senza proferire verbo, e Naruto si prese qualche pugno e poi la spintonò. Sakura rimbalzò a terra per prendere lo slancio e, nella foga, non badò a dove mettesse il piede e lo storse contro una radice sporgente.
Non disse niente, riprendendo la marcia, finché un balzo più stirato degli altri le strappò un leggerissimo lamento.
Ti sei fatta male?”
Imprecò mentalmente: proprio Sasuke la doveva sentire, che odiava che si lamentasse.
No, ho solo messo un piede in fallo poco fa, non è niente,” rispose spiccia, accennando un sorriso. Sasuke non rispose, e si voltò verso gli altri.
Fermiamoci un attimo,” disse.
Sakura rimase così immobile da sembrare finta, con gli occhi sgranati.
Sasuke.
Fermiamoci un attimo.
E il colpo di grazia.
Magari è meglio se ti siedi un momento,” aggiunse, atono.
Sasuke.
Sakura cercò di parlare, ma non le riuscì per niente.
Che succede?” chiese Naruto atterrando accanto a loro, seguito immediatamente dal sensei.
Si è fatta male alla caviglia,” rispose il genio, diretto.
E non c'erano nella sua voce lo scherno e il disprezzo che avrebbero dovuto esserci, soltanto un tono pratico.
Sakura non riuscì a fare altro che sedersi come aveva detto lui.
Tutto a posto, Sakura?” chiese Kakashi, bonario, mentre Naruto si avventurava a dare un'occhiata intorno, già che c'era.
S...ì...ih.”
Quell'ultimo sussulto nella sua voce era dovuto al fatto che Sasuke si era accoccolato per terra, proprio davanti a lei, e aveva sollevato il suo piede da terra delicatamente, esaminandolo. Le sfiorava la caviglia appena con le punta delle dita, e sebbene potesse sembrare un controsenso dal momento che il medico era lei, per una semplice caviglia qualunque shinobi poteva dare una diagnosi immediata.
Non sembra gonfia,” mormorò lui, prima di muovere di lato l'articolazione. “Non è nemmeno slogata. Probabilmente solo indolenzita, Sakura,” concluse, sempre sorreggendole il piede con dita come farfalle.
E Sakura si rese conto che era tutta lì, la differenza. Che di nessun altro uomo, mai, l'avrebbe commossa e emozionata tanto il semplice modo in cui le toccava un tallone. Che mai mai e mai nessun Takao e nessun signor qualunque sarebbe stato capace di toglierle il fiato soltanto perché le sfiorava una tibia senza intenzioni. Le venne quasi da piangere nel capire che lei Sasuke non se lo sarebbe mai tolto dalla pelle, e dai polmoni, e non c'era nulla che potesse fare.
Non è niente,” aggiunse lui.
Lo fissò domandandosi se la stesse prendendo in giro, ma Sasuke rimaneva serio e la guardava dritta in faccia.
E proprio prima che Kakashi parlasse, certo per dichiarare chiuso l'incidente, Naruto ripiombò accanto a loro.
O che fai lì per terra, teme? Cerchi funghi?” domandò ilare.
Sasuke rilasciò cadere il suo piede velocemente, voltandosi indispettito.
Si è fatta male, dobe rompiballe, stavo controllando,” rispose altero.
Certo,” commentò Naruto scettico, senza nemmeno dissimulare. Si fissarono per qualche secondo e il jinchuuriki non aveva più l'aria da ragazzino scemo che sfoggiava da mesi e mesi, ma l'espressione sicura dello shinobi che era, che aveva affrontato prove e sofferto e imparato, e che si sarebbe fatto valere. Era stato Sasuke stesso, crudelmente, a fornirgli i mezzi per diventare il titano umano che sapeva essere. E adesso era ora che ci sbattesse la faccia.
Kakashi si schiarì la voce, conciliante.
Se l'incidente è concluso, è meglio rimettersi in marcia,” suggerì.
Se li riportò tutti via intruppati, meno ilari, meno vivaci. Ciascuno con qualcosa per la testa.
Non se ne preoccupò, comunque. Erano adulti, adesso, e se erano sopravvissuti agli anni passati non sarebbero certo morti per qualche grattacapo giovanile. Li ricondusse a Konoha e diede loro appuntamento per il giorno dopo, prima di svignarsela alla svelta. Doveva incontrare Tenzo per andare a conoscere questo giovane ambasciatore, ed era piuttosto curioso di scoprire che tipo fosse il ragazzo che faceva il filo a Sakura. Perché d'accordo, erano adulti ma erano pur sempre i suoi allievi, e avrebbe spezzato i denti a qualunque bellimbusto ronzasse intorno alla piccolina.
Naruto lo squadrò andare via, poi salutò Sakura che zoppicava verso casa e s'incollò ai talloni di Sasuke.
Ehi, teme!”
Che vuoi?”
Silenzio.
Teme!”
Cosa cavolo vuoi?”
Silenzio.
Teemee...”
E cosa dia...?”
E girati, cacchio!”
Sasuke rallentò il passo e si voltò indietro, insofferente.
Cosa. Vuoi?”
...Ti va un ramen?”
Sasuke lo scrutò con odio profondo, emise una sorta di sibilo e fece per piantarlo lì.
Sul serio, dai!” lo trattenne Naruto, afferrando il suo braccio. “Voglio solo far due parole!”
E se io invece no?” protestò Sasuke rigido.
Me ne frego. Ti pedino, sai?”
Dobe...” ringhiò Sasuke.
Dico sul serio.” Il tono di Naruto si fece grave.
Sasuke sbuffò, annoiato, dando un'occhiata intorno. Quindi lì dov'era, incivile come sempre, s'appoggiò al muretto che costeggiava la strada e incrociò le braccia.
Dimmi.”
Naruto lo guardò perplesso, prima di fare spallucce. Per lui, un posto valeva l'altro.
E' per questa faccenda di Sakura e il...” iniziò, diretto.
Oh, ancora con questa Sakura!” sbottò Sasuke irato. “Lo volete capir...”
No, tu lo vuoi capire che non sei credibile?” lo zittì Naruto alzando la voce. “Davvero non te ne accorgi che quasi non inganni più neanche te stesso? Non lo vedi che persino il tuo stesso corpo ti dice di smetterla di infierire su te stesso perché tanto il passato non...”
Naruto!”
Schivò il pugnò di Sasuke con uno scatto e afferrò la sua mano con la propria, soffiandogli le parole successive dritte in faccia.
Cosa credi? Vuoi darmi un pugno? Dammelo. Credi davvero che sarà un pugno a farmi male,” e Sasuke cercò di divincolarsi con un ringhio, ma lui tenne salda la presa, “dopo tutto il resto? Tre anni e mezzo a sputare sangue e lacrime ad ogni respiro, e adesso credi di spaventarmi con un pugno? Puoi anche massacrarmi, Sas'ke, e io continuerò a dirti la verità. COME HO SEMPRE FATTO!” Lo spintonò rabbioso, ma non lasciò la sua mano e gli caracollò appresso, e Sasuke gli rifilò una spallata, e un calcio, dicendo un qualcosa con voce strozzata. “Anche quando non te ne fregava un cazzo di ascoltarmi e mi ammazzavi solo ignorandomi! E continuerò a farlo finché muoio, perciò uccidimi pure di fottuti pugni!”
Lo sbatté via per davvero stavolta, Sasuke barcollò arretrando di un paio di passo e rimase a fissarlo in cagnesco.
Ma cosa stai dicendo?”
Sto dicendo che non ho più voglia di fare finta di essere un coglione che trova tutto divertente per rassicurarti, perché non è così! Basta! Prima era così, e poi ho visto e provato il dolore in così tante forme che non ho più voglia di guardarlo! BASTAA!” Su quel ruggito finale Naruto tirò un gran cazzotto al muro, e quello si sbriciolo dove l'aveva colpito e venne giù come burro.
Sasuke rimase fermo, respirando in fretta, accigliato, rabbioso. Ma Naruto lo sembrava anche più di lui, in quel momento.
Vuoi Sakura? E prenditela! Sono dieci anni che non aspetta altro! Invece devi infliggere a te stesso e a lei altro dolo...”
Non...”
Non un CAZZO!” ululò Naruto. “Non c'è nessun non a parte nella tua testa bacata!” Prese fiato, squadrando il genio in cagnesco, e ricominciò a parlare con voce più controllata. “Io voglio diventare Hokage e voglio che il mio migliore amico stia bene, e le otterrò queste due cose, Sas'ke, perché ho fatto troppa strada per fermarmi!”
Sasuke non rispose più. Chinò lo sguardo a aggrottò la fronte, muto, completamente chiuso.
Naruto si scompigliò i capelli e scosse la testa.
E tu cos'è che vuoi? Vuoi andare avanti o vuoi rimanere indietro mentre tutti gli altri proseguono?”
Sasuke tornò a guardarlo, e nei suoi occhi che nonostante il tentativo dissimulazione erano chiari di ansia e di paura Naruto trovò la risposta, e respirò. Avanti. Avanti. Avanti.
E allora ti ci devi impegnare, teme, e non ti basterà giocherellare con la dannata caviglia di Sakura.”
E poi, avvicinandosi di nuovo:
Guarda che...”
Non la finì la frase, perché era un po' patetica. Si indicò soltanto, con tutt'e due le mani. Io sono qua. Sono sempre stato qua di fianco, anche quando non te ne accorgevi. Ti do una mano, se vuoi.
Sasuke si voltò dall'altra parte, e si spostò dal muretto, fece due passi, si piegò sulle ginocchia e si rialzò, e poi si passò le mani sulla faccia, tormentato. Naruto pensò che gli sarebbe piaciuto abbracciarlo, se Sasuke fosse stato quel genere di persona che si possa abbracciare, ma non lo era.
Però il genio fece una cosa che lo sorprese comunque: fu lui a tornargli vicino, con la testa bassa, rimase fermo per qualche secondo e poi appoggiò la spalla contro la sua. Naruto dopo un istante di sorpresa fece altrettanto, e rimasero lì a tenersi su a vicenda, ed era il più stretto degli stretti abbracci fraterni del mondo.



Mentre Naruto Uzumaki affrontava una volta per tutte il leggendario masochismo di Sasuke Uchiha, Sakura Haruno se la vedeva col suo nuovo non-ragazzo.
Incontrò Takao sulla via del quartier generale, maledicendo la propria maledetta sfiga prima di stiracchiare un sorriso.
Ciao,” salutò.
Buongiorno a te. Sei stata in missione?” rispose lui, sorridendole a sua volta.
Sakura annuì vaga.
Una piccola ricognizione.”
Tutto a posto, spero,” commentò lui.
Oh, certo,” confermò Sakura.
Bene. Io... Mi aspettano ma, allora... Siamo sempre d'accordo per la visita al tempio di sabato?” s'informò lo shinobi.
Sì...No. Non so.”
Le scapparono fuori le parole una dopo l'altra, assurde, e avvampò.
Come?” chiese infatti Takao, educatamente perplesso.
Non... Forse potremmo rimandare, alla settimana prossima, se ti va bene,” balbettò Sakura imbarazzata. Era un ragazzo simpatico, e carino, e le dispiaceva calciarlo via.
Takao sembrò un po' destabilizzato, ma lo mascherò in fretta.
Ah. Va bene, certo...” confermò. “Ma, dimmi, c'entra per caso l'altra sera...?”
Sì. No. Non...” Sakura ridacchiò di se stessa. Patetica, a dirla tutta.
Takao si schiarì la voce.
Mi sembri un po' confusa,” osservò senza prendersela.
Lei si morse le labbra, sbuffando.
E'... complicato. Non sono sicura che ti convenga darmi retta, in realtà,” ammise onestamente.
Vedremo. Buona serata,” concluse lui, congedandosi.
Ciao,” mormorò Sakura, avvilita.



Sì, no, non so. Quale uomo non sognerebbe di sentirsi rivolgere parole simili?”
Il tono di voce di Ino era pesantemente sarcastico, esasperato.
Sono andata in confusione, va bene?” grugnì Sakura, sulla difensiva.
Ricordamene la ragione,” sospirò l'amica. “Ah, sì, giusto... Perché Sas'ke ti ha toccato un piede.”
Ino!” ringhiò lei, vergognosa.
Ma io sto solo ripetendo quel che hai fatto tu! Non prendertela con me, se non ha senso!” protestò l'amica, sgranando gli occhi azzurri.
Il fatto è che io lo amo!” sbottò Sakura corrucciandosi. “Io lo amo, Ino, così tanto che non so più che cosa fare...” mormorò avvilita.
Io propenderei per la botta in testa e passa la paura...” brontolò l'altra, corrucciandosi.



La situazione era drasticamente complicata.
Sakura aveva un conto in sospeso con una ragazzo con cui non voleva uscire, e una drammatica rassegnazione definitiva al fatto che il ragazzo che voleva da sempre non l'avrebbe scelta mai. D'altro canto, il già citato losco individuo di cui era perdutamente innamorata stava realizzando suo malgrado che dopotutto, forse, magari, in realtà avrebbe anche potuto decidersi una buona volta ad accettare il fatto che la sua vita a Konoha senza Sakura, o con Sakura che stava con un altro, sarebbe stata ancora peggio del solito. Decisamente peggio.
La cosa più frustrante era ammettere che Naruto avesse ragione, poi.
Naruto, lui da quella storia aveva tratto una nuova importante lezione, e cioè: tergiversare era stupido. Perciò stabilì che avrebbe chiesto ad Hinata di uscire con lui entro la fine del mese. O al massimo di quello successivo.
Non era facile, perché da anni e anni non faceva che pensare a qualcun altro oltre se stesso e accollarsi la responsabilità del benessere altrui, e dal momento che il suo progetto di diventare Hokage significava anche che avrebbe passato la vita ad occuparsi del benessere di tanti altri, l'idea di dedicare qualche tempo solo a se stesso, prima di prendere decisioni, non gli era invisa. Ma se fosse arrivato qualche belloccio straniero e si fosse portato via Hinata, lui poi come avrebbe fatto?
Ino era molto contrariata dal fatto che il suo brillante piano, consistente nell'usare un corteggiatore di Sakura per ingelosire Sasuke, non stesse funzionando come aveva sperato. Shikamaru, invece, le diceva di portare pazienza. Perché sapeva che una volta piantato un seme bisognava aspettare che germogliasse e che spingesse il virgulto fuori dalla terra, prima di diventare una pianta.
E Shikamaru tendeva ad avere ragione una scandalosa quantità di volte.
Quanto da lui pronosticato avvenne quel lunedì, all'uscita di una riunione del corpo dei jonin di Konoha. Una data che difficilmente sarebbe stata dimenticata, perché nel giro di pochissimi minuti ebbero luogo un incidente diplomatico internazionale e una pubblica sceneggiata romantica operata dal più improbabile dei protagonisti. Improbabile per la sceneggiata, non per l'incidente diplomatico: non era il primo che avesse provocato, e realisticamente non sarebbe stato nemmeno l'ultimo.
I ninja della Foglia erano gente tutta d'un pezzo, guerrieri che non avevano tempo da sprecare con questioni banali e futili intrighi sentimentali. Quando succedeva però, raramente, che qualcuno di essi venisse svelato sulla piazza, tutti si divertivano sempre abbastanza.
Cominciò tutto mentre gli shinobi sciamavano fuori dal salone. Sakura stava strascinando i piedi dietro Ino e Shikamaru, con umore tetro e uggioso, e Naruto sgambettava loro appresso chiacchierando con Hinata. Quando Choji attirò l'attenzione di Shikamaru per fare quattro parole l'intera truppa rallentò il passo; Sakura, intravedendo la sagoma di Tsunade all'altro capo dell'atrio, pensò di raggiungerla per discutere di un paio di pazienti.
Galeotta fu l'idea.
Aveva fatto sì e no dieci metri che Takao Mikomi spuntò da una porta laterale con un paio di consiglieri. Vedendola si rischiarò, le fece cenno con la mano e si congedò dagli ospiti per raggiungerla.
Incastrata.
Allo scorgere l'ambasciatore avvicinare la bella, dopo la chiacchierata cena della settimana precedente, qualcuno – tra cui, chiaramente, Sasuke - già spostò l'attenzione lì. Siccome però a quella serata non ne era seguite altre, e non li s'era più visti molto insieme, c'era chi aveva anche ipotizzato che si fosse davvero trattato di un'innocente cena tipica offerta all'ospite straniero, perciò l'evento non suscitò l'attenzione meritata.
Ciao,” esordì Takao raggiungendola.
Buon pomeriggio.”
Senti, c'è qualcosa che ti vorrei dire,” continuò lui a voce bassa, tanto che la kunoichi dovette sporgersi – e a quel punto qualcun altro prese a guardare, sebbene la conversazione fosse inudibile. “Ed è che, ecco, Sakura, tu mi piaci davvero molto, e so che sei confusa, naturalmente, ma vorrei davvero che mi dessi un'occasione.”
Lei ci rimase lì come un salame.
Mai stata corteggiata in vita sua.
V-veramente io...” esalò, ritraendosi.
E Takao, ingenuamente, fece l'ultima cosa che avrebbe dovuto fare: allungò la mano e la strinse senza alcuna aggressività intorno al polso di lei.
Aspetta.”
No senti, davvero, non...”
Non è il momento, voleva dire Sakura.
Ma non lo poté fare.
Ehi, tu, ma sei sordo? Non hai sentito che ha detto di no?”
Konohamaru avrebbe poi giurato che Sasuke si era trasformato in serpe e aveva attraversato l'atrio a incalcolabile velocità per rimaterializzarsi in forma umana accanto a Sakura; l'avvenimento veniva narrato secondo più versioni, tra le quali una più accreditata delle altre.
Si era spostato camminando, come chiunque altro. Ma nel suo modo silenzioso e impercettibile, sicché di fatto l'avevano notato solo quando aveva parlato. E per di più Sasuke tendeva a parlare spesso e volentieri con un tono di voce così basso che le sue frequenze risultavano difficilmente percepibili all'orecchio umano. Quella volta, preso dalla foga del momento, lo fece con una voce tanto alta e risonante che tutti, ma proprio tutti i presenti si voltarono da quella parte.
Takao lo guardò sorpreso, prima di accigliarsi lievemente.
Non credo che la cosa ti riguardi,” osservò fermo.
Quale audacia! Sasuke lo fulminò con la sua più riuscita occhiata omicida.
Ah, sì? Vogliamo uscire qua fuori e vedere se mi riguarda o meno?”
Shikamaru sbiancò, dicendosi che la pianta doveva aver succhiato un bel po' di vitamine, se era spuntata così in fretta e così rigogliosa. Naruto invece soffocò nel palmo della mano una risata che risuonò come una pernacchia, non portando molto aiuto al mantenimento di una parvenza di decoro.
Tsunade si fece livida.
Sakura, di marmo.
La platea ammutolì. Genma si premurò addirittura di prendere lo stecchino in mano per levarselo di bocca, perché così spalancata com'era gli sarebbe caduto di sicuro. Kakashi si domandò disperatamente da dove mai gli fosse venuta quell'idea che i suoi allievi fossero diventati adulti perché, tra Sasuke che svalvolava e Naruto che sghignazzava in un angolo, c'era di che farsi sorgere ragionevoli dubbi.
Non credo di aver capito,” ribatté Takao senza perdere la calma.
Hai capito benissimo. E se vuoi te lo spiego meglio, scocciatore” sibilò Sasuke, glaciale.
Takao si voltò verso Sakura, grave.
Mi avevi detto di non essere impegnata,” osservò asciutto.
Ah, ecco, vedi che gliel'aveva chiesto,” mormorò Moegi, annuendo. Le donne queste cose le capivano meglio.
La kunoichi sgranò gli occhi, sbalordita, e si riscosse.
Ma non lo sono, infatti!” confermò.
Per il momento.”
Evidentemente le parole sfuggirono di bocca a Sasuke, che immediatamente dopo infatti assunse un sorprendente colorito paonazzo. Non cambiò espressione, tuttavia, e rimase stoicamente immobile a fronteggiare il rivale.
Naruto non ce la fece più, e scoppiò apertamente a ridere a crepapelle.
Molto bene. Col vostro permesso,” esplose Takao, voltando le spalle e marciando via talmente sdegnato che a nessuno venne l'idea di non farsi da parte per lasciarlo passare.
Mikomi sama!” esclamò Tsunade incamminandosi marziale al suo seguito, non prima di essersi voltata indietro per un secondo, verso Sasuke, e aver espulso un micidiale e minacciosissimo “Tu!”.
Tenzo poggiò il torace alla schiena di Kakashi, per sussurrargli direttamente nell'orecchio.
Dopo lo ammazza.”
Ridacchiarono sadicamente.
Non c'è niente da vedere!” esclamò a quel punto Naruto, ancora scosso dai residui di riso. “E' tutto a posto, amici, circolare!” E si piantò accanto agli altri due, sorridendo beffardo. “E allora, teme, questa cos'era?” chiese esilarato.
Sasuke, già tendente al rosso fiamma, si fece quasi fosforescente.
Beh, che vuoi? E' la nostra compagna di squadra, e quello le stava dando fastidio.”
Sakura s'irrigidì sul posto, prima di voltare la testa verso di lui con foga, le labbra stirate in una smorfia assassina non del tutto dissimile da quella che gli aveva rivolto un attimo prima Tsunade.
Compagna di squadra?
Tu!” ringhiò, confermando l'analogia. “TU! Pezzo... D'IDIOTA!”
Oh-oh,” mormorò Naruto, allarmato.
RAZZA DI SOTTOSPECIE DI AMEBA! Come osi! Cosa ne sai tu di quello che dà fastidio a me, presuntuoso e arrogante VERME!”
Occhio ai pugni, tem...”
E TU STA' ZITTO, NARUTO!”
Tutto il corpo di Sakura esprimeva una violenza e una pulsione distruttiva così tangibili che persino Sasuke si domandò vagamente se non sarebbe stato meglio battere decorosamente in ritirata con le gambe intere. Ma era bellissima, e nel dubbio rimase lì dov'era.
Ma Sakura, non...” rispose sostenuto.
TACII!” ruggì lei a tre centimetri dalla sua faccia, facendogli incassare la testa nella spalle. “Come ti permetti, dopo avermi rovinato la vita per anni, di venire qui ad allontanare qualcuno che finalmente mi degna di considerazione, perché sono LA TUA COMPAGNA DI SQUADRA?”
Sasuke sembrò oltraggiato. A lui era parsa una spiegazione del tutto plausibile.
Ma cosa dovevo...?” si azzardò a rispondere, nonostante il tentativo di Naruto di trattenerlo.
COSA DOVEVI DIRE?” ripeté Sakura mollandogli un tale spintone che lo spedì letteralmente culo a terra. “Dovevi dire è la donna della mia vita e quello le stava dando fastidio, ecco cosa! Oppure stare zitto e farti i fatti tuoi!”
Chinò la testa con un sussulto e sembrò quasi rimpicciolirsi, avvilita.
Era tutto inutile. E lei era troppo stupida, a crederci ogni volta.
Non posso più sopportarlo. Non voglio più essere in squadra con te. Non voglio avere più niente a che fare con te, Sas'ke.”
Si voltò e fece per andarsene, così da evitare almeno di mettersi a piangere davanti a tutti. E invece Sasuke la prese per un braccio.
Ma piantala un po',” sbottò, la tirò bruscamente indietro e la fece planare contro di sé, chiudendole la bocca con un bacio.
Oh, finalmente,” sbuffò Shikamaru, estenuato.
Sakura rimase impalata, incredula e del tutto dimenticata di essere incavolata come una iena. Rimase a respirarlo, a berlo e ad adorarlo, completamente psicolabile com'era quel deficiente, e gli allacciò le braccia al collo mentre Sasuke la sollevava leggermente da terra, senza smettere di baciarla.
UCHIHA!” tuonò infine Tsunade inferocita, ricomparendo sulla soglia, e tutti sembrarono improvvisamente molto indaffarati e attesi altrove, sciamando via alla chetichella. “ESIGO DELLE SCUSE UFFICIALI!”
Scuse che naturalmente Sasuke fu costretto a porgere, ma questa è un'altra faccenda.
Ed ecco la storia.



Non ci posso credereeeh!”
Itachi sghignazzava come un matto. Si stringeva le braccia intorno al ventre e dondolava su e giù, con gli occhi pieni di lacrime di risa e scrosci incontrollati che lo facevano tremare d'estasi.
Suo padre! Certe volte non capiva proprio come gli venissero certe idee! Sembrava l'uomo più represso e controllato del mondo, e poi ogni tanto se ne saltava fuori con della mattane inaudite. Era assolutamente comico.
Sakura rideva a sua volta di gusto, e guardando ridere Itachi la sua ilarità cresceva, e così pure quella di lui, e andavano avanti a sbellicarsi di gusto, dondolando davanti al tavolo, senza fiato, affannati, rossi e maledettamente divertiti. Quando uno dei due sembrava sul punto di calmarsi, l'altro partiva con un nuovo attacco e tutto ricominciava, e ci volle del bello e del buono perché riuscissero a tranquillizzarsi un pochino.
Com'è...successa la storia delle scuse?” boccheggiò Itachi, ridacchiando debolmente.
Sakura prese fiato, sbuffando.
Per fortuna... Takao era una persona molto ragionevole...” Rise di nuovo. “Ho dovuto minacciare tuo padre delle peggiori pene, ma ne sono venuta a capo.”
Come hai fatto?” chiese Itachi, ammirato.
Sakura esitò, pensando che forse quello non era un argomento adatto a un quindicenne.
Non me lo ricordo,” mentì.
Itachi rise di nuovo, scuotendo la testa, e in quel momento la porta di casa si aprì, e Chiyo lanciò uno strillo a mo' di saluto.
Ciao!” rispose la madre.
La bambina sbucò dalla porta, e dietro di lei Sasuke, che era andato a prenderla in accademia. Bombo s'infilò tra le sue gambe raggiungendo a sua volta la famiglia, prima d'imboccare direttamente la porta del giardino.
Al solo vedere il padre, Itachi proruppe in un nuovo e più tremendo attacco di risa isteriche, e Sakura non poté evitare di ricominciare a ridere a sua volta.
Cosa succede?” chiese Chiyo curiosa, senza ricevere nessuna risposta intelligibile.
Ma che avete? State bene?” aggiunse Sasuke, aggrottando la fronte.
S-sì... Per il moment....pfff!” Itachi si accasciò sul tavolo senza fiato, eppure ancora rideva.
Eh?” fece suo padre, senza capire. Gli lanciò un'occhiata interrogativa, poi una a Sakura che ridacchiava sfrenatamente.
Ma che stavate combinando?”
Non credo che...la cosa ti riguard....iiih.”
La risposta insensata del figlio lo indispose un pochino, ma per Sasuke il buonumore dei bambini era capitale e perciò, invece di arrabbiarsi, si limitò ad ignorare lui e Sakura con superiorità.
Che bello tornare a casa e trovare moglie e figlio in questo stato,” osservò asciutto e quasi sprezzante, levandosi la giubba.
Io voglio sapere di cosa ridete!” si lamentò Chiyo, speranzosa.
Moglie? Credevo fosse la tua...compagna di squadra!” infierì ancora Itachi, trascinando la madre in una nuova sghignazzata.
Ma cosa stai dic...?”
E Sasuke sgranò gli occhi con sgomento, trafitto dalla comprensione della realtà.
Per il momento.
Non credo che la cosa ti riguardi.
Compagna di squadra.
Compagna di squadra!
SAKURA!” ringhiò avvampando, in preda al più sfrenato imbarazzo. Non poteva aver raccontato ad Itachi quell'episodio orribile e umiliante in cui si era comportato come il più totale imbecille davanti a più di metà dei loro colleghi, anche se per la verità qualcuno di loro aveva ripreso a guardarlo come una persona proprio in quell'occasione. Ma era lo stesso la più grossa vergogna che si fosse inflitto e lei non poteva averla raccontata al ragazzo.
E Sakura, nel vederlo così atterrito, non poté far altro che scoppiargli a ridere in faccia di nuovo, confermando il suo atroce sospetto.
Sakura...” gemette Sasuke, e Itachi giù di nuovo a ragliare come un asino, che ormai gli mancava la voce. “E tu piantala, testina!” intimò lui, senza sortire per una volta alcun effetto.
Io lo voglio sapere! Nii-san! Lo voglio sapere! Nii-san, dimmelo! Nii-san!” ripeteva Chiyo, aggrappata al braccio del fratello.
Ora te lo di...” gemette il ragazzo.
Non ci pensare neanche!” eruppe suo padre con un'occhiata eloquente. “Sakura, come diamine ti è venuto in mente di...?”
Vieni, Ch-chiyo...” sussurrava intanto Itachi, alzandosi sulle gambe malferme.
E tu non ti azzardare!” intimò Sasuke. “Sakura, smettila di ridere come una scema e spiegami... Chiyo, torna subito qui! Non ascoltare una parola di quello che sta per dire tuo fratello!” Ma già i ragazzi sparivano su per le scale
M-mi dispiace, U, ma m-m....mmh...” E Sakura ridacchiò ancora, chinando il capo.
Piantala di ridere com'è un'oca. Mi hai reso ridicolo con i bambini!” soffiò lui, indignato.
Ma hai fatto tutto tu!” protestò lei senza riuscire a rimanere seria. Vedendo la sua espressione non solo arrabbiata, ma decisamente ferita, si rese però conto che Sasuke non poteva che prendere malissimo una cosa del genere, senza i dovuti sottotitoli.
Tirò un paio di profondi respiri per calmarsi, sotto il suo sguardo sempre altrettanto glaciale ed offeso.
Mi dispiace, ma Itachi me l'ha chiesto, e sembrava tenerci così tanto... Guarda, aveva anche preso degli appunti per ricostruire la storia,” aggiunse, indicando il blocchetto del figlio con un ultimo risolino incontrollato.
Non è una buona ragione per farmi fare la figura dell'idiota,” osservò lui, freddo, senza tuttavia impedirsi di gettare una scorsa ai fogli.
Ma Sas'ke, è così che è andata... Ti sei comportato come un...o scemo davanti a tutta l'assemblea, ed è stato esilarante. Cosa dovevo fare? Mentirgli?”
Sasuke la fissò astioso, senza smettere la sua espressione oltraggiata.
Potevi optare per un dignitoso silenzio,” osservò asciutto.
No!” ribatté lei decisa. “Itachi lo voleva sapere, perché ci vuole bene e siamo i suoi genitori. Sas'ke...” E aggrottò la fronte, grave. “Tuo figlio ha conservato intatta la stima di te dopo essere venuto a sapere cose ben peggiori sul tuo passato. Non credo che questo cambierà le cose.”
Sasuke rimase in silenzio, cupo e rigido.
Sapeva che sua moglie su quel punto aveva ragione, e che se Itachi aveva saputo passare sopra a tutta la verità sulla morte del suo zio omonimo, sul tradimento di Konoha, su Orochimaru, Akatsuki e tutti quegli orrori, probabilmente non c'era niente che potesse strappargli la sua fiducia, e lui sarebbe invecchiato serenamente con un figlio che era un capolavoro e una figlia così bella che facevano male gli occhi a guardarla, ed era molto meglio di quanto avrebbe mai potuto sperare.
Ma riteneva ugualmente oltremodo offensivo il modo in cui lei aveva spiattellato la vicenda ad Itachi alle sue spalle. E ora quel testina se la stava ridendo alla faccia sua, come se non fosse stato lui il genitore e quell'altro il figlio.
In quella, un nuovo scoppio di risa corale risuonò al piano di sopra.
Itachi doveva aver riassunto alla sorella la storia narrata dalla madre, e li si sentiva sganasciarsi incontrollatamente da lì in cucina. Sasuke lanciò alla moglie uno sguardo glaciale ma nemmeno Sakura riuscì a rimanere del tutto seria, ci provava davvero ma non riusciva, allora si coprì la bocca con la mano e cercò di fare in modo che non le tremassero le spalle.
Sarai contenta, ades...” iniziò lui, sdegnato.
Ma Sakura gli sorrise, non con scherno ma in quell'altro modo che era solo per lui.
Sentili,” sussurrò amorevole. “Sentili, perché sei tu che li fai divertire così tanto, e questa risata non è su di te, ma per te. Li volevi felici, sentili.”
Sasuke deglutì qualcosa che attutì la vergogna e risvegliò qualcos'altro di più morbido e più struggente. Proprio allora la porta, di sopra, si aprì e le risate dei bambini suonarono più nitide e scroscianti, spumeggiavano come cascate e si accavallavano rumorose, riempivano tutta la casa tanto da impregnarne i muri, quella casa dieci volte morta e poi resuscitata, ridevano persino le finestre perché gli acuti di Chiyo facevano tremare i vetri. Li sentì continuare a biascicare e sghignazzare come pazzi, e dei, Itachi quanto rideva, sembrava sul punto di soffocarsi. Anche Sasuke, ora anche lui non respirava più, e giù Chiyo a ululare dal ridere, con quella sua vocetta acuta e tintinnante.
Apparvero così, senza fiato, congestionati, Itachi con la bocca spalancata, paonazzo, che si reggeva la pancia con una mano e con l'altra si asciugava via le lacrime dagli occhi e non ce la faceva a smettere, partiva un altro scroscio, gli suonava fin nel cervello, e ridi così tutta la vita, figlio mio, ogni giorno. Chiyo che barcollava contro la parete e per poco non cadeva per terra perché non si reggeva in piedi da quanto si scompisciava, bellissima, e tutt'e due a contorcersi esilarati.
E allora gli si sciolse via l'imbarazzo, che tanto con quei due non serviva, e pensò che se quello era l'effetto, in realtà l'avrebbe raccontata lui stesso altre dieci volte, quella storia, dipingendosi ancor più ridicolo di quanto fosse stato perché in effetti cosa importava, di sembrare un cretino, se Itachi si spanciava in quel modo, e Chiyo dietro?
Si girò cercando di dire qualcosa a sua moglie e la guardò in silenzio, anche lei piegata sul tavolo a ridere a crepapelle picchiando debolmente la mano sul legno, sussultando tanto da far tremare le gambe del mobile. Non disse niente e la guardò soltanto, lui che mai avrebbe potuto immaginare che sarebbe andata così, che aveva pensato a lungo che non ci fosse nessun futuro possibile e se mai l'aveva immaginato era stato con orrore. E invece quella donna lì, straordinaria, l'aveva preso e gli aveva spaccato via tutti i catenacci e grattato la ruggine, ed era stata capace, da sola, di trasformare una casa che grondava sangue in una in cui ridevano tutti. Persino le finestre.
Si coprì la bocca con una mano, e non sapeva bene come ma stava ridendo anche lui, adesso.


   
 
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