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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    01/02/2011    7 recensioni
..e se nel manga di Araizumi, quando Lina bussa alla porta di Gourry, lui fosse stato in camera? Ecco la mia versione della storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Non sono affatto una bambina

Non sono affatto una bambina!”

 

Era stato alle terme che Lina Inverse aveva avuto l’illuminazione: sarebbe andata nella camera dello spadaccino e gli avrebbe dimostrato che non era così ‘piccina’ come lui sottintendeva sempre. Nonostante la complicità e la stima tra loro, la maga percepiva chiaramente che Gourry la considerava ancora una ragazzina, sotto quel punto di vista. Non che volesse esattamente saltargli addosso, quello no, ma una piccola lezione gliel’avrebbe data.

 

Quello che ancora non sapeva era che le cose sarebbero andate ben diversamente.

 

Vestita con un pigiama a cuoricini e cuscino stretto tra le braccia, come per soffocare il battito furioso del suo cuore, la maga affrontò il corridoio gelido e scricchiolante fino alla porta dello spadaccino. Aveva le guance paonazze e i capelli umidi e la determinazione e il senso di rivalsa con cui era partita avevano iniziato drammaticamente a scemare man mano che si avvicinava alla sua destinazione.

 

Aveva affrontato demoni con minor nervosismo, quello era certo e la tremarella che aveva alle gambe non faceva certo onore ad una soprannominata Bandit Killer.

 

Sentendosi una completa idiota accostò l’orecchio alla porta, pronta a cogliere i segnali della presenza di Gourry nella stanza ma senza successo. Non il minimo rumore turbava la quiete del piano dove alloggiavano. Bene, posso anche andarmene, pensò mentre il suo corpo traditore le inchiodava le gambe a terra e il pugno si alzava animato da volontà propria e bussava alla porta. Nessuna risposta, ancora. Alla fine si spinse ancora più vicino, con l’orecchio incollato al legno cercando di percepire quantomeno il russare lieve che di solito caratterizzava il sonno del suo compagno per poi tornare in camera sua a maledirsi per aver dato ascolto strane idee che quella notte di luna piena le stava mettendo in testa.

 

“Lina?”

 

Una voce, la sua voce la colse così di sorpresa che quasi cacciò un urlo. Beccata. Si voltò di scatto. Ecco il perché di tanto silenzio: Gourry non era in camera. Ovvio, no? Ma da quando era diventata tanto stupida poi? Lui la guardava, vestito con i calzoni del pigiama e una canottiera bianca, l’espressione leggermente perplessa. Non poteva certo biasimarlo.

 

Gli rispose stiracchiando un sorrisetto e sentendosi una perfetta deficiente.

 

“C’è qualcosa che non va?” Lo spadaccino era sempre così sollecito e per lui era chiaro che se andava a trovarlo a notte fonda era perché c’era qualcosa di sbagliato, era in pericolo o cose simili. Solo per cose simili perché lei era una bambina, niente di appetibile nel suo aspetto per un ragazzo. Nulla che facesse presumere un altro genere di ragioni alla sua presenza a mezzanotte, in pigiama, davanti alla sua camera da letto.

 

L’istinto le diceva di rinunciare a qualsiasi cosa i fumi delle terme le avessero fatto venire in mente e così appena aprì bocca…

 

“Devo… parlarti.” Non era esattamente quello che voleva dire, proprio no. Ma a quel punto era stupido nascondersi dietro ad una ritirata strategica. Aveva deciso o no di dimostrargli che non era una bambina? E allora…

Ma non poteva certo farlo lì, proprio in corridoio, tra gli spifferi e a portata di occhi e orecchie di chiunque. E poi faceva un freddo cani, a dispetto del fatto che lo spadaccino fosse mezzo nudo, lei era in preda ai brividi.

 

“Entriamo allora… stai tremando.” Le mise una mano sulla testa, nel gesto che ormai era tipico. “Hai i capelli tutti bagnati… accendo il fuoco, altrimenti ti verrà un accidente.” Le scoccò uno sguardo tra il dubbioso e il preoccupato mentre apriva la porta. Una volta all’interno si diede abilmente da fare con il camino e in un attimo la stanza fu rischiarata dalla luce delle fiamme.

 

La maga entrò, stritolando il cuscino. Si appoggiò alla parete, fissandosi le ciabatte. Era stufa marcia della sua ironia sulle sue forme nonadeguate’, dei suoi modi di difenderla che a volte facevano leva sul suo essere poco ‘desiderabile’. Alzò lo sguardo e deglutì. Te lo faccio vedere io!

 

Gourreeeeee” Lo chiamò con tono che intendeva essere seducente, socchiudendo gli occhi mentre un pensiero le esplodeva in testa. Brava Lina, adesso penserà che sei ubriacaGourry si alzò e la squadrò in viso. Fece qualche passo verso di lei, abbassò il volto all’altezza del suo e annusò l’aria. Il rossore sulle guance della maga si intensificò. “Lina… hai per caso esagerato con il vino questa sera? Mi sembra che sbiascichi.” Appunto.

 

La maga gli mise una mano sulla spalla, costringendolo a rimanere alla sua altezza con gli occhi nei suoi. Sospirò leggermente e cercò di avvicinare ancora di più lo spadaccino che a quel punto si irrigidì. “Lina… ma che ti prende?” Lei allungò anche l’altro braccio e, spostando la mano che lo tratteneva, gli cinse il viso.

 

Gourry…. “ Di sicuro aveva attirato la sua attenzione anche se non esattamente come aveva desiderato. Una parte di lei stava gridando, furiosa di imbarazzo: “E adesso cosa fai??? In che modo gli vuoi dimostrare che non sei piccola?”

 

“Io… non sono una bambina.” Lo spadaccino spalancò gli occhi poi le fece un piccolo sorriso storto. “Questo lo so.” Glielo disse in un soffio, appoggiando lentamente la fronte contro quella della maga e chiudendo gli occhi,  poi però si allontanò da lei di scatto, come se si fosse scottato improvvisamente. Indietreggiò di qualche passo, con le mani sollevate. Si schiarì la voce, abbassando le braccia. “Adesso però vai ad asciugarti i capelli e poi a dormire. Altrimenti domani…”

 

Lina non credeva alle sue orecchie, la sua frase, così carina subito seguita da quella scena dolce e poi la mandava a dormire, ancora una volta come una mocciosa. Ma che diavolo c’era di tanto sbagliato in lei? Assottigliò gli occhi. Aveva ottenuto quello che voleva, (aveva ottenuto quello che voleva?) in modo anche piuttosto veloce… aveva ammesso che non era così piccola ai suoi occhi… eppure un secondo dopo la trattava in quella maniera.

 

“Forza!” La voce falsamente gioviale e una mano sulla schiena, Lina si trovò senza quasi rendersene conto davanti alla porta. Ma non voleva uscire, non voleva andarsene. Voleva… voleva rimanere. Si girò in modo repentino, sorprendendo Gourry. Non era affatto pratica ‘dell’amore’. Non si era mai interessata alle cose romantiche perché fino a quel momento nella sua vita c’era stato spazio solo per la magia e le avventure. Ma… sentirsi ‘rifiutare’ in quella maniera…

 

“Se sai che non sono una bambina, perché ti comporti così?” sibilò, tremando ora di rabbia. Gli afferrò una mano e cercò di tirarla verso il suo corpo, fasciato dal pigiama a cuoricini. Gourry la fissò con sguardo disperato, opponendo resistenza. “Non sei una bambina… ma… io non posso…”

 

“Non gli interessi, sciocca!” La canzonò una vocina malvagia nella sua testa.

 

Lina gli lasciò la mano e lui le diede le spalle, emettendo un profondo respiro. “Non puoi cosa?” Anche se si considerava geniale, non riusciva ad arrivare al punto. A meno che il punto fosse proprio la mancanza di interesse dello spadaccino nei suoi confronti. Da Gourry sopraggiunse un altro respiro, mentre serrava le mani a pugno. Poi la fronteggiò di nuovo.

 

“Tu sei fantastica, Lina. Sei la persona più abile e coraggiosa che conosca, nonché la più testarda e la più pazza. Tu mi piaci, Lina,” si interruppe fissandola intensamente. “Sì, mi piaci molto. Ma sei troppo giovane ancora.” Il cuore di Lina fece una buffa capriola di felicità a quelle parole che comunque l’avevano stupita. Gli angoli delle sue labbra si incurvarono in su, lievemente. Gourry la fissava in silenzio, adesso, ansimando piano, nel suo sguardo una domanda o forse anche più di una.

 

Era… emozionata. Sì, era emozionata dalla dichiarazione che aveva appena sentito ed era commossa, dalla stupidità di Gourry che la riteneva ancora immatura per un ghigno le affiorò sul volto, cancellando il sorriso dolce che vi albergava fino a pochi secondi prima.

 

Gourry… per cosa esattamente sono troppo giovane?” Si mosse verso lo spadaccino e gli afferrò la maglietta, facendolo caracollare sul letto. Adesso era lei a guardarlo dall’alto. “Per cosa… ?” Gli sussurrò nuovamente, lasciando la presa e accarezzandogli con un dito la guancia. Una vocina dentro di lei, la solita vocina fastidiosa, le gridava se non fosse impazzita ma no, non era diventata matta. Questo era quello che voleva davvero, che per molte ragioni aveva voluto nascondere e che il pretesto della ‘bambina’ aveva tirato fuori.

 

Lo spadaccino le mise una mano calda sul polso, scuotendo leggermente la testa. “Non posso…” La maga si abbassò e ripetendo i gesti di poco prima, mise il viso all’altezza di quello di Gourry. “Non sono così giovane, Gourry Gabriev ma ti ringrazio per il tuo buon cuore.” E con quelle parole sfiorò le labbra del ragazzo. Non aveva mai dato un bacio in vita sua. Mai, ma non per questo non  era in grado di riconoscere il momento giusto.

 

Gourry aveva chiuso gli occhi, poi il suo sguardo liquido si era posato su di lei. “Non voglio che tu… ti penta...” Il suo tono era serio e forse anche un po’ triste, adesso. “Sei fenomenale, Lina, il tuo potere, la tua forza sono immensi… ma io vedo anche la ragazza che c’è dietro, ed è una ragazza giovane, che non ha mai conosciuto l’amore, che non ha mai conosciuto un uomo… e ho paura…

 

Si preoccupava per lei, sempre. Si preoccupava anche di proteggerla da lui stesso, da stessa, da qualsiasi cosa potesse ferirla. In altre occasioni si sarebbe sentita irritata invece, in quel momento, in quella camera rischiarata dal bagliore del fuoco, si sentì toccata. Gli appoggiò il viso sul petto e lo strinse forte tra le braccia.

 

“Non avere paura…”

 

Lui la sollevò e timidamente iniziò a baciarla. La fronte, prima, la punta del naso, la bocca. La sua lingua la accarezzava e la invitava a danzare con lui. E Lina danzò, danzò fino ad avere il fiatone, fino ad avere le guance incandescenti. Fino a volere di più.

 

Quando si staccarono lo spadaccino la osservò con una punta di apprensione, mista a quello che la maga era sicura fosse riflesso anche nei suo sguardo. Le sembrava strano doverlo guidare ma capiva quello che lui le aveva voluto dire. In modo impacciato gli accarezzò le spalle e gli sfiorò il petto avvertendo sotto le sue dita i muscoli ben definiti del ragazzo. “Lina…” lei sentendo il suo nome annuì, senza alzare lo sguardo.

 

Gourry la fece sedere sul letto di fianco a lui, poi le mise un braccio sulle spalle. Il peso, il calore del braccio di lui erano così confortanti. La maga appoggiò la testa contro di lui ed entrambi non dissero una parola né si mossero da quella posizione per diversi minuti. Poi Lina si districò dall’abbraccio e tornò a baciarlo, facendo in modo che entrambi scivolassero sul letto. In quel momento lo spadaccino si separò da lei e si sollevò sul gomito. Le indirizzò un sorriso dolcissimo, il più bello che lei avesse mai visto. Iniziò ad accarezzarle i capelli, con grande tenerezza. Ogni suo gesto era lento e delicato, come se temesse di romperla. La maga tornò ad incontrare gli occhi di lui e a quel punto pretese ancora di baciarlo e il bacio fu più sicuro, più profondo.

 

La mano dello spadaccino si spostò dal suo viso alle spalle, alle braccia, tenendosi lontano dal resto del suo corpo, dal suo famigerato seno piatto, dalla pancia, da qualsiasi cosa al di sopra e al di sotto della vita. Ogni volta che si posava accidentalmente nelle vicinanze, spostava la mano, dirigendosi verso luoghi più ‘sicuri’.

 

Ma Lina Inverse, essendo Lina Inverse, non era donzella da avere paura. Inesperta, quello sì, innocente, quello anche, sotto quel punto di vista ma… non per questo fragile. Quando la mano dello spadaccino deviò verso le braccia per l’ennesima volta, si staccò da lui e gli mise una mano sul proprio petto.

 

“Non ho paura.”

 

Lo guardò diritto negli occhi e gli accarezzò una guancia.

 

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