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Autore: Parsifal    01/02/2011    2 recensioni
Questa fanfic è stata scritta insieme ad Aphrodite, taaaaaaaaaaaanto tempo fa ma ci sono particolarmente affezionata, così ho deciso di postarla anche qui per farvela conoscere.
Ci sono Aphro' e Death e anche Shun e Hyoga.
Le loro vicende si intrecciano e sarà proprio Aphro' ad aiutare Shun e far chiarezza in lui quando Hyoga lo lascerà solo per uno dei suoi lunghi e dolorosi viaggi...un piccolo anticipo qui sotto:
\\Quanti mesi abbiamo passato da soli senza mai sentire il bisogno di nessun'altro?
Sette?... La settimana scorsa sono stati sette mesi che stiamo insieme.
Nei primi cinque non mi ha lasciato solo nemmeno una volta... nemmeno mentre dormiva...
Negli ultimi due è la terza volta che parte... e io, ogni volta... muoio un po' di più.
Muoio in quello zaino che prepara freddamente, velocemente, mentre io osservo i suoi capelli biondi lambire le spalle, la sua schiena muoversi velocemente dal letto dove è posato lo zaino, al nostro armadio, dove ci sono le sue cose...
Il nostro armadio... che sempre più spesso vede soltanto i miei vestiti... troppo vuoto, troppo grande soltanto per me.\\
Buona lettura a tutti ^^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cancer DeathMask, Cygnus Hyoga, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie immenso a Aphro', un'amico meraviglioso che ha scritto con me questa fanfic e a cui devo la mia passione per i Saint ^_^...mi piacevano anche prima di incontrarlo ma, da quando l'ho conosciuto, senza dubbio è cresciuta inme, a dismisura, l'amore per i Gold Saint e...per lui , che adoro. (Il pow di Aphrodite è suo...)
Un bacio e buona lettura
Da adesso in poi

POW APHRODITE
Il tempo ha un fastidiosissimo vizio.
Quando, con ansia, aspettiamo il ritorno di qualcuno a noi caro, esso si mette a girare più piano fino a toccare momenti in cui si sente solo la perfetta stasi nelle cose che ci circondano come se il fiore del tempo non perdesse più petali, rimanendo impassibile ai desideri di coloro che vogliono che voli!
Io osservo, svogliato, la sveglia posata sul vecchio comodino al fianco del nostro letto dalla testiera in ferro battuto.
Sono quasi le quattro e non riesco a dormire.
La luce dell'abat-jour è accesa e riempie di ombre sparse la stanza... ho bisogno di almeno una piccola fonte luminosa per poter distinguere le lettere stampate sul libro che sto leggendo per ammazzare la noia delle notti insonni.
Con un sospiro profondo mi sdraio sul fianco sinistro a guardare il vuoto al mio fianco. Poso il libro tra le coperte sgualcite a metà. La parte occupata dal mio compagno è intonsa.
La mia mano destra vola ad infilarsi sotto il suo cuscino freddo. Ho bisogno di lui ed egli non c'è...
... egli che mi aveva promesso che oggi sarebbe tornato a dormire a casa dopo tre giorni di assenza "per lavoro".
Ed ancora non ho capito perché ha insistito così tanto a lasciarmi a casa, visto che al Santuario potevo dare una mano anche io!
Comunque, ormai rinuncio a capirlo... un anno che conviviamo e ancora riesce a farmi alterare con i suoi atteggiamenti circonfusi di mistero.. o di malignità.
Ma non importa... si ingoia e si va avanti. Possiamo beccarci quanto vogliamo, alla fine torniamo insieme... nello stesso letto a fare le stesse cose quasi ogni notte... alcune volte mi chiedo se non sia solo per quello che stiamo insieme. (-.-)
Sinceramente parlando, spero di no! Altrimenti questa storia non sarebbe diversa dalle altre che si sono susseguite nella mia vita, alcune volte a ritmi frenetici.
Da parte mia sono sicuro di provare per lui quel qualcosa in più che ti fa battere il cuore quando lo osservi in casa, quando si muove dalla poltrona sulla quale è appollaiato a far nulla e ti si avvicina per coccole e baci; lo dimostra il fatto che io sono sempre stato frivolo con i miei amori precedenti, non mi sono mai sentito in dovere di essere fedele verso nessuno dei miei uomini, mentre, in quest'ultimo anno, la mia vita è diventata quasi di clausura, da un certo punto di vista.
Basta... inutile continuare a pensare al suo rientro.
Con un gesto dettato da fastidioso nervosismo spengo la luce, urtando la sveglia e facendola cadere a terra con un colpo secco e scomposto. Deve essersi rotta, ma non mi interessa... al diavolo anche quest'oggetto inutile!
Torno a coprirmi fin sopra la testa con il lenzuolo fresco.
Anche se di giorno fa caldo qui, ad Atene, queste notti primaverili sono fresche e morbide.
Serro gli occhi per tentare di riposare un po', controvoglia.
Uno scatto secco della serratura mi fa comprendere che qualcuno sta entrando in casa, proprio quando sto per entrare in un dormiveglia più profondo, molto simile all'effettiva stasi dovuta al sonno.
Sgrano gli occhi e attendo i passi attutiti dal parquet che si fanno avanti tra le stanze.
Il mio cuore perde un colpo quando i suoi rumori inconfondibili si fanno sempre più forti fino a che riesco ad intendere bene la sua figura poco aggraziata che si spoglia alle mie spalle.
Cerco di trattenere il sospiro... per non gridare di gioia.
Lo amo.
Il letto cigola mentre egli si siede sul materasso a molle. Il fruscio familiare delle coperte mi riempie i timpani di amorevoli rumori.
Con dei movimenti vellutati si avvicina a me e mi abbraccia talmente forte da stritolarmi, ma non importa. Adoro questo tocco virile... sulle mie membra chiare.
Rispondo all'abbraccio. Mi è mancato troppo per poter giocare a fingere di essere ancora addormentato. Lo sento ridere piano, sommessamente. Mi bacia ripetutamente il viso e poi mi sussurra parole che in realtà, indipendentemente dalla nostra storia d'amore, non mi riferisce quasi mai con così tanto affetto: .
E me lo ripete talmente tante volte da farmi venire la nausea...
Lo abbraccio e mi rendo conto che è nudo, completamente. Il tono della sua voce mi è mancato... il suo bellissimo accento mi entra dentro, riempiendomi. Però è strano... mi ripete continuamente "ti amo", mi abbraccia e mi coccola come fa raramente.
Deve essere successo qualcosa... non è mai così espansivo tranne in rarissimi casi.
Staccandomi dai suoi baci e abbracci cerco a tentoni l'interruttore.
Gli unici momenti in cui dimostra un po' di dolcezza sono quando deve farsi perdonare qualcosa. Il mio cuore batte velocemente, ma non di emozione... è l'ansia dell'incertezza che mi riempie di dubbi. Che cosa è successo?
Un ruscello di luce invade il suo viso ed egli, automaticamente, chiude gli occhi per pararsi dal pesante dualismo oscurità - chiarore.
Gli occhi atri di Deathmask, due pozze blu notte, si piantano nei miei quando riescono a rimanere aperti, abituandosi al flusso giallognolo che parte dall’abat-jour.
È praticamente buttato tutto su di me, il suo corpo premuto contro il mio, le due mani grandi e virili che mi afferrano la testa al di sotto delle orecchie e me la spingono contro il guanciale, con quella violenta gentilezza che solo lui riesce a non rendermi odiosa.
Mi guarda fisso e apre leggermente la bocca come se volesse dirmi qualcosa... e il mio cuore batte e io non so che fare. Sta per dirmi qualcosa o vuole continuare a giocare alle coccole innocenti per molto?
Avvicina le labbra alla mia fronte e stampa un bacio per rilassarmi.
Tira un profondo sospiro di sollievo...
- devo dirti una cosa...-
Silenzio.
Siamo giunti finalmente al momento in cui la sua coscienza cede... succede sempre quando mi guarda dritto negli occhi e vi scorge quella vena di timore che non riesco a nascondere quando ho un brutto presentimento.
- Che cosa?!-  chiedo solo per rilassare il mio petto sconvolto dal respiro veloce lasciando andare fuori un po’ di quell’aria che sembra soffocarmi.
Egli mette definitivamente a contatto i nostri corpi, interamente, abbracciandomi e poggiando la fronte sulla mia spalla.
- Non te la prendere... anche se la cosa, apparentemente, può sembrare grave...-
Digrigno i denti, sibilando: - Che cosa hai fatto?! -
Affoga le sue parole nei miei capelli... lo sento appena: - Penso di aver fatto qualcosa di poco ortodosso ... tenuto presente lo stato attuale delle cose tra di noi...-
Mi sta innervosendo... lo fa apposta per confondermi o sta cercando una giustificazione a qualche magagna?
Con un gesto violentemente imprevedibile, lo faccio caracollare al mio fianco mettendomi a sedere. Le ombre ballano sul letto.
Si sdraia di nuovo di lato e, con un unico gemito, afferma: - Ho fatto all'amore con Milo...-

POW  SHUN
Certe volte vorrei essere diverso.
Ci sono momenti in cui vorrei veramente essere capace di ribellarmi a questo dolore che, puntualmente, mi dilania lasciandomi incapace di reagire.
Forse anche lui lo vorrebbe, non lo so...
E' questo il fatto... non saperlo!!!
All'inizio ero tutto per lui... lo sentivo, me lo dimostrava in ogni momento.
Non faceva un passo senza di me, non si muoveva senza prima prendermi la mano e trascinarmi via... una follia meravigliosa vissuta con tutta l'anima, con tutte le mie forze, senza domandarmi "fino a quando".
Ce ne siamo andati via per conto nostro, per poter essere soli senza dover rendere conto a nessuno dei nostri movimenti,
per baciarci ovunque, ogni volta che ne avevamo voglia.
Per fare l'amore senza chiuderci a chiave in camera, soffocando la nostra passione per non farci sentire...
E adesso questa casa arredata con tanta cura,
con il mare che lambisce le sue mura e le onde che si infrangono sulla "nostra" spiaggia... questa casa mi vede sempre più spesso da solo.
E accarezza le mie lacrime, il mio dolore.
Quanti mesi abbiamo passato da soli senza mai sentire il bisogno di nessun'altro?
Sette?... La settimana scorsa sono stati sette mesi che stiamo insieme.
Nei primi cinque non mi ha lasciato solo nemmeno una volta... nemmeno mentre dormiva...
Negli ultimi due è la terza volta che parte... e io, ogni volta... muoio un po' di più.
Muoio in quello zaino che prepara freddamente, velocemente, mentre io osservo i suoi capelli biondi lambire le spalle, la sua schiena muoversi velocemente dal letto dove è posato lo zaino, al nostro armadio, dove ci sono le sue cose...
Il nostro armadio... che sempre più spesso vede soltanto i miei vestiti... troppo vuoto, troppo grande soltanto per me.
Va in bagno a prendere le ultime cose e io lascio che le lacrime scorrano finalmente libere... non voglio che lui mi veda così ma... sto per spezzarmi!!!
Forse dovrei dirglielo chiaramente, non limitarmi a fare il ragazzo docile e tranquillo che dice sempre di si e aspetta che lui si tolga la "nostalgia" di casa  con quei viaggi struggenti in Russia.
Non voglio che parta sapendomi in lacrime... ma non è tutto qua!
Io... NON VOGLIO che parta!
E basta!
Oppure... oppure vorrei che mi chiedesse di andarmene con lui, ci andrei senza esitazioni, senza tentennamenti!
Lo amo così tanto ma certe volte, questo mio amore, mi sembra rifiutato...un inutile ingombro che non serve più e che può essere accantonato.
Sento che sta per tornare, mi asciugo le lacrime e, per la prima volta, vorrei non farlo.
Vorrei fargli vedere il dolore che la sua partenza mi suscita, fermarlo in qualche modo... in qualsiasi modo...ma
Ma così otterrei soltanto la sua pietà e non è questa quella che voglio.
Non voglio la pietà di nessuno... sopra tutto la sua.
Così mi ricompongo e accolgo le sue labbra che si posano sulle mie, il suo bacio dolce che mi saluta, la sua lingua che tocca la mia per un attimo, una frazione di secondo che fa però accelerare il sangue nelle vene.
Alzo le braccia per cingergli il collo e rispondo al suo bacio con tutto me stesso, cercando di metterci dentro quello che non riesco a dirgli,
muovo la lingua insieme alla sua che si stende su di me schiacciandomi contro il materasso.
Si stacca ansimante, le guance velate di un rossore tenue, l'eccitazione che preme contro la mia mentre gli occhi brillano, più intensi che mai.
Ma... si stacca da me, dolcemente ma inesorabilmente... si allontana senza fiato ma... si allontana.
Il desiderio di me è meno forte di quello per la Russia.
- Devo andare cucciolo, se fai così non mi fermo più...-
E dov'è il problema? Perché deve essere un problema questo???
Vorrei gridarglielo ma...mi resta incastrato in gola... non dico una parola mentre lui si volta, prende lo zaino ed esce dalla porta.
Non vuole che lo accompagni giù...l'ultima volta mi sono messo a piangere ed ha rimandato la partenza di qualche ora ma poi.. se n'è andato lo stesso... fingendo di non sapere che le mie non erano lacrime di dolore ma semplici lacrime di commozione.
Io piango sempre... tutti lo sanno.
Così resto li a guardare la porta che si chiude dietro di lui e il silenzio che accoglie la sua partenza.
Mi alzo e mi precipito alla finestra... appoggio le mani al vetro e lo vedo andare via, i capelli biondi accarezzati dal vento, le spalle dritte, il passo sicuro...
Non si volta indietro, nemmeno una volta.
Che rumore fa un cuore quando si schianta?
Esco da questa casa che mi ha visto pazzamente e totalmente felice e corro in riva al mare... vorrei fermarlo, vorrei gridare e farlo tornare indietro... e dirgli che lo amo, che non amo altri che lui, che potrei morire in questo preciso momento se soltanto servirebbe a riportarlo indietro... a riportarlo qui...
Invece affondo il viso sulla sabbia e piango, singhiozzo disperatamente  mentre tutto, dentro di me, si spezza.
Che rumore fa un cuore quando si schianta?
I singhiozzi si susseguono instancabili... non c'è nessuno che mi sente, nessuno che può alleviare il mio dolore.
Nessuno.
Sono solo.
Solo con i miei ricordi e la mia angoscia.
...invece...invece no, c'è...
Oh Athena... hai ascoltato le mie preghiere.
Non posso crederci... Aphrodite.
Il mio Aphro... ma... che è successo?
Perché ha quello sguardo?
Che gli ha fatto Death?

POW APHRODITE
Il mare lambisce gli scogli, le onde crepano forte se stesse contro le masse di minerali millenari.
Shun è qui, di fronte a me, seduto tra la sabbia fine e fastidiosa.
Cosa è successo ai suoi occhi?! Sono gonfi come se avesse versato più lacrime di quelle che aveva a sua disposizione per esprimere la tristezza indicibile che si legge in quei due specchi verdi e profondi.
Non so perché mi sono ritrovato qui a calpestare i grani fini di questo mare di Grecia.
Avevo intenzione di andare a spaccare la faccia a Milo, dopo aver abbondantemente pestato il mio "Dolcissimo" amore.
Non ha opposto resistenza, questo è vero... ma solo perché si sentiva in colpa e perché era stato preso dalla rarissima vena masochistica che aliena il suo carattere in particolari periodi della sua vita.
Quando sono uscito di casa mi ha lasciato andare, senza fermarmi. E' normale. Questo è il nostro modo di amarci, complicato, forse un po' meschino, ma rimane comunque un modo di amare!

POW SHUN
Si, è proprio Aphrodite quello che sta arrivando e, attraverso il velo delle lacrime che continuo a versare, riesco benissimo a vedere che è stravolto!
Arrabbiatissimo... e conosco soltanto una persona che può ridurlo in questo stato: Death!
Mi alzo in piedi per andargli incontro ma mi fermo dopo pochi passi.
Le sue mani... le nocche sono piene di sangue... ma che è successo? si sono picchiati?
Credo proprio che a lui non succederà mai di restarsene a piangere così senza dire nulla, senza fermarlo, senza ...senza!
Ma io non sono lui...
- Aphro... ma cosa -
Non riesco a terminare la frase, mi è accanto in un attimo e afferra il mio viso fra le sue mani.
Passa i pollici lungo la scia che hanno lasciato le lacrime e si ferma sulle labbra, accarezzandole
- E' partito di nuovo? Da solo -
La sua è un'affermazione...non una domanda... e io non rispondo, che cosa potrei dirgli?
 -E tu non gli hai detto nulla... cosa devo fare con te, piccolo? -
Mi abbraccia, le sue mani risalgono lungo la schiena e mi fa appoggiare la testa sul suo petto
- così no Aphro... così mi sciolgo...io...io non sono forte come ...- ma lui non vuole ascoltarmi, so che non gli piace quando parlo così, il suo calore è così grande e il mio bisogno di amore così assoluto da indurmi a ricambiare il suo abbraccio.
Mi accoccolo così, tra le sue braccia... ed è come ritornare bambino, al sicuro, amato e desiderato, dolce Aphrodite... quanto ti voglio bene... e glielo dico, con un filo di voce, soffocato dal suo petto
- ti voglio bene... Aphro io...- non termino la frase, non me lo permette.
Mi fa sedere sulla sabbia calda, la stessa che prima ha accolto le mie lacrime a la mia disperazione

POW APHRODITE
E ora cosa gli dico?
Ero venuto per distrarmi, forse... ero venuto per sfogare la mia rabbia e confidarmi con lui dicendo peste e corna di quel gran figlio di puttana del mio ragazzo e, invece, come sempre, devo tentare di calmarmi da solo.
Shun ha bisogno di me, quel maledettissimo, sciocco, insensibile russo ha di nuovo fatto casini con i suoi sentimenti confessati e inconfessabili!
Per certi versi, Hyoga non è migliore di Deathmask... almeno però si risparmia i tradimenti! Su questo non c'è dubbio, il siberiano è una persona fedele.
Siamo seduti uno vicino all'altro. Quanto è piccolo il suo corpo in confronto al mio... come sempre, però, non posso fare a meno di notare la perfezione di ogni sua minuscola parte.
Membra perfette, un filo di muscoli talmente piacevoli e armoniosi che non appesantiscono la sua figuretta elegante.
Shun... in tutta la sua bellezza.
Reprimo il dolore delle nocche screpolate.
Reprimo anche la mia amarezza nel ricordare la faccia di Deathmask che, con una tranquillità estrema, confessava la bastardata cosciente.
Con un gesto liquido porto il mio braccio intorno alle spalle del giovanissimo santo di Athena. Lo stringo a me, con una passione che raramente dimostro apertamente con lui. Lo abbraccio fino a fargli male.
- cosa c'è che non va Aphro? è' evidente che stai male -
Lo guardo, continuando a tenerlo stretto a me. Osservo la sua testolina dai capelli morbidi e serici al tocco, osservo e passo la mano tra le ciocche profumate.
- Io sto bene, cucciolo! Non ti preoccupare. Piuttosto... come siete rimasti tu e il russo?! -
Mi spiace, ma non riesco proprio a nascondere il mio astio quando penso al suo compagno.
Shun scuote leggermente la testa
- non siamo rimasti...lui è partito e io sono rimasto qua, tutto come sempre - eppure... eppure le lacrime premono ancora per uscire.
Me ne accorgo immediatamente, come non notare quelle gocce di perla che scivolano dai suoi smeraldi profondi come una foresta tropicale?
Le mie dita tornano ad allontanare le lacrime dalla carnagione di rosa che si sta via via irritando.
-Non trovi che dovreste smetterla di giocare al topo che scappa dal gatto? Dovrei parlarci io col russo... DEFINITIVAMENTE-
- Non chiamarlo russo Aphro...-
Ho ragione, lui lo sa che ho ragione.
- Lo amo... non voglio perderlo anche se...-
Anche l'altra mia mano si muove a cercare il suo viso e lo stringo ancora più forte contro di me.
- Anche se...?! -
- ... anche se certe volte vorrei fermarlo e dirgli che mi sta uccidendo con le sue partenze, con questa casa troppo grande senza di lui, ma come faccio a dirgli queste cose se scoppio a piangere immediatamente? ...non voglio... farmi vedere...così...- la voce si spezza e nasconde la testa contro la mia mano calda, con un gesto deciso porto i miei occhi a fissarsi nei suoi. Non lo voglio vedere così... non lo merita.
Sorrido come posso, pensando a quanto sono belle le sue iridi... a quanto avrei voluto potergli confessare il mio amore quando ancora avrei potuto sperare in una sua risposta affermativa...
Ricaccio in me i ricordi e continuo, imperterrito, mentre egli singhiozza forte.
- Se continuate così finirete col creare una bella crepa tra di voi e vi assicuro che non è bello! -
Ridendo della mia situazione, mi lancio.
- Guarda me e Deathmask, per esempio... non riusciamo a nasconderci nulla! -
Si, in effetti dovrei gioire della sua schiettezza di stanotte. Non mi ha nascosto nulla!
Così, rincuorato, continuo:
- Sai cos'ha fatto quel gran figlio di puttana stanotte?! -
Mi alzo e torreggio su Shun, piccolo e rannicchiato, ancora singhiozzante.

POW SHUN
Si è alzato in piedi e mi guarda, un po' beffardo, un po' tenero...so cosa vuole da me, ha perfettamente ragione.
Questo è il suo modo di scuotermi e io...io sono un verme perché penso soltanto a me mentre anche lui con Death non ha vita facile, quelle mani stanno ad indicare però che neanche a Death è andata troppo bene, così mi asciugo gli occhi con il braccio e, cercando di tirare fuori un filo di voce ferma, gli chiedo...
- che cosa?-  immaginando già, forse, la risposta...

POW APHRODITE
Con gesti plateali comincio a narrare.
- E' tornato tardissimo! Era già mattina! Non so se si vede ma negli ultimi giorni non ho dormito molto, in attesa di un suo fantomatico ritorno dal Santuario! -
Mi fa bene parlarne, almeno scarico la rabbia e riesco quasi a prenderla sul ridere!
- Mi aveva assicurato che sarebbe andato SOLO per un ordine del Gran Sacerdote... ma, naturalmente, non poteva stare tre giorni tranquillo e innamorato del suo uomo che, fiducioso, lo attendeva a casa...-
Sospiro.
Cazzo... non so se mi farà bene ripercorrere tutto l'iter del tradimento... non ho ancora capito quanto c'era di premeditato e quanto di casuale in tutta questa maledetta storia!
In effetti mi rendo conto che più ci penso più mi fa male sapere la verità...
Meglio rimanere solo con la certezza di un evento triste, senza scavare a fondo sulle cause...ma non sono qui per cercare una soluzione al mio problema, certo di tirare su Shun raccontandogli qualcosa che, oggettivamente, è un evento curioso! Così cerco di reprimere ancora la tristezza e continuo, imperterrito, nella descrizione dell'evento straordinario!
-Appena è entrato in casa, quel farabutto, si è spogliato ed è entrato a letto, tentando in tutti i modi di preparare l'atmosfera per la confessione... non ci vuole poi molto per scoprire che ha qualcosa da nascondere.  Il mio amore avrà anche tutti i difetti di questo mondo, ma non è falso e doppio come me! Così mi ha riferito, con apparente angoscia, di essere stato a letto con Milo!-
Oddio, anche Milo deve pagare in questa storia... ma non posso pensarci troppo o finisco col fare una scenata assurda al povero *innocente* greco dell'ottava casa! Meglio perdonare... tanto è inutile farsi il sangue marcio troppo a lungo.
Mi inginocchio di fronte a Shun e gli sorrido:
-Naturalmente... gli ho dato un paio di pugni e lui non ha risposto affatto. Poverino, deve essersi sentito in colpa... non trovi che io abbia un po' esagerato?! -

POW SHUN
... lo sapevo, conoscendo Detah lo immaginavo.
Se dovesse capitare a me... ma questo non succederà mai perché Hyoga mi ama...e improvvisamente, questo pensiero esplode in me con la potenza di un uragano!
Mi ama, è vero... Hyoga mi ama nonostante tutto, nonostante le sue partenze, nonostante il suo bisogno di solitudine.
-Hai ragione Aphro- gli dico incoerentemente - Hyoga mi ama... se sente il bisogno di partire ed allontanarsi da me deve esserci una ragione, un motivo importante...e io devo scoprirlo...-
Il suo sorriso mi fa capire che è d'accordo con me...e allora perché non riesco a dire più mezza parola senza sentirmi scoppiare?
Lo guardo senza sapere più cosa dire, la colpa non è soltanto mia ne tutta di Hyo ma... Aphrodite ha ragione, ho capito che cosa sta cercando di dirmi, non posso continuare a vederlo andar via senza fare nulla per fermarlo, senza parlare...senza dirgli nulla, limitandomi a piangere solo quando lui non mi vede...
dobbiamo chiarire tutto questo...questa assurda nostalgia che sta cercando di distruggerci si può sconfiggere se soltanto lo vogliamo.
Ed io lo voglio con tutte le mie forze...altrimenti potrei morire.
mi alzo in punta di piedi e avvicino il mio viso a quello del mio unico ed insostituibile amico, i suoi occhi azzurri mi guardano, attenti e splendidi, è bellissimo con il sole che accende i suoi capelli di mille riflessi.
Sul suo viso sono chiari e visibili i segni della notte insonne eppure tutto ciò non fa che rendere ancora più bello il suo volto... alzo una mano e accarezzo la guancia.
Gli voglio così bene... se non avessi lui che cosa avrei fatto?
- ti voglio bene ... forse non te lo dimostro ma...- non mi fa terminare.

POW Aphrodite
- Me lo dimostri abbastanza da farmi sciogliere ogni volta che mi sfiori con le tue dita di fata! -
rispondo sorridendo.
E' così innocente... mentre la mia mente da depravato mi fa immaginare il modo in cui potrebbe ringraziarmi.
Prendo quella sua manina bianca e la porto al suo fianco, staccandola dal mio viso prima che mi venga in mente di dargli morsetti delicati e sensuali.
Potrebbe darmi benissimo un cazzotto se comincio a provocarlo e avrebbe tutte le ragioni per farlo!
Non lo fermerei... ma il suo profumo è così delicato, le lacrime che imperlano le sue ciglia sembrano diamanti... e io vorrei tanto baciare quelle ciglia morbide e asciugare le sue lacrime con le mie labbra, vorrei spingerlo sulla spiaggia e fare all'amore con lui... avrei anche la soddisfazione di vendicarmi del mio "amorevole" compagno...
Scorgo l'incomprensione sul suo viso.  La mia mano continua a stringersi intorno al suo polso per tenerla lontana da me... ho dormito veramente troppo poco, tant'è che sogno ad occhi aperti un bellissimo corpo da sfogliare sotto di me, le membra perfette che appartengono al mio fratellino Shun...

POW SHUN
Non capisco... sta stringendo il mio polso con forza... perché mi guarda così?
- Aphro... che cosa? -
Il suo sguardo è velato ma non è solo stanchezza quella che scorgo nei suoi occhi... si porta la mano alle labbra e vi deposita un bacio... poi, con una luce strana negli occhi, si allontana di un passo ...e poi di un'altro ancora
- Shun... tesoro... è meglio che io vada adesso...-
Fa ancora un passo indietro e il mio corpo si raffredda immediatamente, così come il mio cuore reagisco d'istinto e lo afferro per un braccio.
E' troppo distante e gli finisco addosso, mi afferra per non farmi cadere, tenendomi per un attimo contro di lui... un attimo soltanto ma...riesco ad intuire il suo turbamento.
- Shun... devo andare...Death si sarà svegliato... non vorrei che mi venisse a cercare e mi trovasse con te -
Death che lo viene a cercare?
Non credo proprio...non è la prima volta che viene a trovarmi ma mai, neanche una volta, il suo compagno è venuto a vedere che stava facendo.
Mi allontana da se e fa per andarsene, allora, senza pensarci su nemmeno mezza volta grido - NO APHRO... ti prego... non andartene... io...- che gli dico? che non voglio restare solo? Che senza lui accanto ho freddo?
Hyoga... perché non sei qui con me?
Sento che sto per ricominciare a piangere... sembra che oggi non riesca a fare altro, stringo con forza le palpebre e all'improvviso lo sento, è tornato indietro velocemente e mi ha abbracciato ... Aphrodite...amico mio dolcissimo...
- Shun... ascolta... sediamoci, ti va?-
Certo che mi va... basta che non se ne vada e mi lasci solo.
Ci sediamo sulla sabbia e la prima cosa che noto è la distanza che mette tra noi due... alzo gli occhi per avere una conferma a quello che vedo, ma il suo sguardo è fisso sul mare, sulle onde che si infrangono lente e possenti sulla spiaggia; il suo profilo perfetto sembra sfidare il vento sembra dirgli che, comunque, qualsiasi cosa succeda, lui resterà sempre il più forte.
E' davvero bello da togliere il fiato e mi rendo conto della pazienza e dell'affetto che nutre per me.
Se adesso non avessi avuto lui che cosa avrei fatto?
Me lo chiedo una volta di più ma...non riesco a darmi una risposta.
- Aphro...mentre mi raccontavi quello che ti ha combinato Death mi è venuta in mente una cosa... cioè... più che venuta in mente...ho capito una cosa che è sempre stata li, sotto i miei occhi, chiara e precisa... e forse per questo la davo per scontata ed invece scontata non è...-  mi guarda con un sorriso strano, quasi triste, stringe la sabbia calda tra le dita e la fa scivolare giù... assorto...
- Il russo ti ama... e, a differenza di Death...e di me, non ti tradirà mai...-
Non è una domanda la sua ma una semplice affermazione.
So che Hyoga non gli piace ma, per me, lo"sopporta", non so se mi merito tutto il suo affetto ma... ne ho così bisogno che non riuscirei più a farne a meno.
- Si... non mi tradirà mai... devo parlargli...vero? -
 
POW APHRODITE
Eh sì...
Sospiro, sorridendo, giocando ancora con i piccoli granelli di sabbia che bruciano un poco a contatto con la mia pelle.
- Sì! Devi parlargli... è il tuo solo dovere! Mai lasciare che un dubbio o una piccola crisi crei un muro tra di voi, intesi? -
Fa cenno di sì con il capo rossiccio, baciato dal sole.
Mi piacerebbe baciarlo.
Eppure so bene di non potergli fare una simile violenza.
Lontano da noi un gabbiano riempie l'aria di suoni striduli e tristi, mi chiedo se anche lui non soffra pene d'amore!
Forse è meglio andare. Deathmask mi starà aspettando... ora che Shun sta meglio, forse conviene ad entrambi lasciarci.
Prima però di alzarmi, raccolgo le ginocchia contro il petto e poso la mia testa sulle braccia conserte. I capelli mi circondano, morbidi, e guardo Shun, i suoi occhi sono finalmente limpidi e brillano di luce propria.
- Cucciolo... tu sei la persona più pura che mai abbia calpestato questa terra. Dove cammini tu, la terra si spacca per lasciare spazio a fiori e a gemme preziose -
Lo vedo arrossire sempre di più e scuotere il capo, nascondendo, timidamente il viso tra le mani, tremanti di commozione.
- Conosci la storia della due fate? -
Fa cenno di no con la testa, pregandomi, in un certo senso di smettere.
Io continuo con il mio elogio della sua stupenda e perfetta superiorità morale e fisica.
- Certo... come puoi conoscerla? Tu sei orientale... appartieni ad un'altra cultura. Comunque...- mi schiarisco la voce e continuo, con dolcezza -C'era una volta una povera ragazza che aveva la bellezza di un giglio e la grazia di una cerbiatta. Un giorno incontrò una grande dama, mentre prendeva l'acqua alla fonte... La dama le chiese un po' d'acqua e lei, gentilmente, gliela porse... quella dama era una fata che le fece un dono eccezionale: ogni volta che parlava o cantava, dalla sua bocca uscivano rose e fiori di ogni genere e gemme preziose... quando penso a quella ragazza baciata dalla profondità di un incontro sovrannaturale penso a te che nella modestia nascondi le tue grazie divine... e ti vedo tramutato in un magico giglio che canta gemme e dona fiori, da quando hai incontrato la tua "fata", quello stupido russo!-
Scuote la testa sussurrando: - Aphro, ti prego smettila...-
Mi alzo e lo osservo mentre alza il capo e mi cerca.
- Quella dolcissima ragazza aveva una sorella, cattiva e scorbutica. Sapendo del dono fatto alla sorella, corse alla fonte a cercare una bellissima dama per darle da bere ed avere il medesimo dono ed essere, così, ben vista da tutti ed amata come la bella parente! Portò una brocca nuovissima, ma alla fonte non c'era una bella signora, c'era solo una vecchia! Una di quelle vecchie che faticano a rimanere in piedi, che barcollano e si sostengono con un nodoso bastone.  La donna antica le chiese dell'acqua, la ragazza scorbutica rifiutò di porgergliela.
Allora la fata gettò su di lei un incantesimo... da quel giorno la ragazza, quando parlava, lasciava andare dalla sua bocca ragni, rospi e mostri di palude! Una bella maledizione... per colei che era sciagurata di sua natura, solo una fine simile ci si poteva attendere...-
Mi chino un poco e bacio la fronte del piccolo compagno.
-Ora vado... a te la libertà di immaginare chi potrebbe essere la seconda ragazza e la seconda fata! Tu sei troppo dolce per poter soffrire veramente... lascia che siano le persone che sono sempre state cattive a soffrire anche per te che non lo meriti! -
Il sole splende sulla spiaggia, mentre prendo la via di casa.
E' ora di tornare.
La notte è già scesa da tanto. Entro in casa, trascinando le mie gambe affaticate e accendo la luce dell'ingresso. Tento, disperatamente, di non far rumore.
Sicuramente Deathmask è già rintanato sotto le coperte, a dormire profondamente, senza rimorsi di coscienza.
Mi tolgo le scarpe e le lascio al fianco della porta. Ormai è inutile continuare a pensare al suo tradimento. Devo solo prenderlo come un evento peregrino (speriamo) della nostra vita di coppia.
Tutti possiamo sbagliare un giorno, no? Dopotutto anche io, sulla spiaggia con Shun, avrei tradito volentieri il mio caro e dolce Cancer.
Storno gli occhi e li poggio sui miei vestiti. Sono sporchi di sabbia e sento la salsedine che mi impasta i capelli. Se mi passo la lingua sull'avambraccio posso sentire il pungente sapore del sale.
Il sale e la sabbia sono uno dei motivi fondamentali per cui preferisco il lago al mare, ma è comunque piacevole, ogni tanto, fare un giro sulla calda distesa sabbiosa... ed è ancora più piacevole se si è in compagnia del mio piccolo "collega".
Comunque, non posso andare a letto così conciato. Devo farmi una doccia per ripulirmi di sabbia e sale e, soprattutto, per rilassarmi. Entro in bagno, alla fine del corridoio, purtroppo è la stanza più vicina alla camera, quindi rischio, effettivamente di svegliare il bello addormentato!
Beh, non posso farci nulla. Chiudo la porta alle mie spalle, ma senza serrarla, e mi spoglio completamente, regolo la temperatura dell'acqua e, quando sono soddisfatto dei risultati raggiunti dal comodo miscelatore, mi infilo nella doccia tirando la tenda.
Quando sono sotto la pioggia artificiale, sento i miei muscoli rilassarsi e sospiro di piacere. Vorrei che Deathmask fosse sveglio e che mi venisse a trovare lì, vorrei sentire le sue braccia intorno al corpo: mi manca.
Piego la testa di lato e raccolgo i miei capelli in una lunga coda che arrotolo e faccio poggiare sulla spalla destra. Raccolgo un po' di shampoo dalla confezione poggiata sulla mensola e liscio ogni ciocca con le mani imbrattate di sapone liquido che si trasforma lentamente in schiuma soave.
Sono talmente assorto nella pulizia della mia capigliatura che non sento subito la mano che mi accarezza il braccio sinistro, con una dolcezza innaturale.
Ho gli occhi chiusi per evitare che il sapone, inavvertitamente, gli irriti, ma non ho bisogno della vista per riconoscere la sua grande mano che lascia solchi di piacere sulla mia pelle.
Con il suo naso e le labbra dischiuse, mi lascia dolci carezze lungo il collo e la spalla. Dopo un attimo di esitazione, forse si attendeva che io mi voltassi per dargli un altro pugno, mi allaccia definitivamente, tenendomi stretto contro di lui, le sue braccia forti si stringono contro il mio ventre. Mi lascio andare contro il suo corpo massiccio e virile. La sua nudità mi salta subito all'occhio e mi fa sorridere. Mi ha forse letto nel pensiero?
Eppure c'è una piccola parte di me che mi vieta di lasciarmi completamente andare perché egli non ha ancora ricevuto una lauta "ricompensa" per la sofferenza che mi ha regalato.
Quando la sua mano immensa scende a toccarmi tra le gambe, quel la parte della mia mente che si rifiuta di ricevere coccole da lui si fa talmente piccola da scomparire e, con un gesto impetuoso, mi volto e lo bacio sulle labbra con foga.
Le nostre lingue giocano veloci, abbandonandosi ad una danza tribale fatta di giravolte e lievi lappate... e l'acqua ci copre completamente e lava via il sapone dai miei capelli, facendolo scivolare lungo il mio e il suo corpo.
Quando ci stacchiamo, io apro gli occhi e lo guardo. I capelli molli gli si stringono intorno al viso monello. Con un gesto delicato passo i pollici sulle sue sopracciglia a lisciargliele, dove l'ho colpito stamattina ha un livido leggero.
Per primo è lui a rompere il silenzio.
"Dove sei stato?!"
Sembra quasi timoroso della mia risposta. Ha paura che gli dica che son andato a farmi sbattere dal primo che ho incontrato? Mi viene da sorridere ad una sua eventuale, simile, paura. Sono passati i tempi delle vendette... non sono più un bambino.
"Ho passato la giornata sulla spiaggia" rispondo, sinceramente.
"... da solo?" chiede ancora.
Poggio la testa sulla sua spalla, solo qualche centimetro ci separa e questa posizione è quella che preferisco quando siamo in piedi.
"No. C'era anche il cavaliere di Andromeda. Sono andato a trovarlo"
Mi stringe più forte e, dopo un attimo di silenzio, domanda: "... cosa avete fatto?"
"Parlato..."
"... e?!" lo sento fremere tra le mie braccia e io so che cosa teme.
"... e nulla! Abbiamo parlato dei suoi problemi con il russo. Niente di più... non sono mica come uno che se la fa col migliore amico appena io non ci sono..."
Incassa il colpo, sa di meritarsi le mie frecciate. Per evitare di essere ancora insultato, ripete la storia che avevo già sentito al suo ritorno dal Santuario.
"Eravamo ubriachi..."
Faccio spallucce e continuo a cullarlo avanti e indietro. Comprende che, per me, la faccenda è morta e sepolta... almeno così gli rimarranno i rimorsi per qualche altro mese. Ad un tratto, inaspettatamente, accarezzandomi i capelli, sbotta:
"Mi sei mancato tanto... nei tre giorni che sono stato via per le richieste del Gran Sacerdote e anche oggi che sei stato via tu..."
Sorrido. Perché mentire?
"Anche tu mi sei mancato..." affermo, con tenerezza.
Le mie mani salgono a premere la sua nuca. Lo costringo ad abbassare un poco lo sguardo e a fissarmi negli occhi:
"Promettimi che non fari più quello che hai fatto con Milo qualche giorno fa..."
Mi bacia premendo le sue labbra contro le mie e nulla di più.
"Te lo prometto... e tu promettimi che sei solo di Cancer!"
"... e chi altri mi sopporterebbe?!" ribatto, ridendo.
L'acqua scivola sui nostri corpi e, lentamente, porta con sé anche la sofferenza patita.
Basta essere sinceri con la persona che si ama... e alla fine, se si ama veramente, tutto si aggiusta.

POW SHUN
E' tardi quando riesco ad addormentarmi, sono molto più sereno e tranquillo di poche ore fa, il mio Aphrodite è riuscito a fare miracoli, la sua calma, la sua tranquillità mi hanno fatto aprire gli occhi e capire una cosa fondamentale: non devo stare zitto e sopportare tutto questo dolore per la paura di perderlo... perché così lo perderò ugualmente.
Lo perderò nei suoi viaggi sempre più frequenti.
Nelle sue malinconiche serate passate a guardare il mare, con i suoi occhi trasparenti fissi all'orizzonte.
E se continuo a tacere è proprio questo quello che succederà.
Alla fine mi sono addormentato sereno ma risoluto...e non riesco a spiegarmi il perché del mio assurdo sogno.
Un sogno dove non c'è nulla.
Nulla se non una distesa immensa di ghiaccio e silenzio.
Silenzio assordante.
Silenzio che uccide.
Mi sveglio in un lago di sudore, seduto nel letto e con la bocca ancora aperta in quello che deve essere stato un grido.
Per fortuna che Hyoga non c'è... e all'improvviso lo sento.
E' qui, in questa casa.
E' lui.
E' tornato prima.
Mi alzo dal letto con un grido e mi catapulto giù dalle scale rischiando di cadere e rompermi qualche cosa.
E' sulla porta e si volta a guardarmi, stupito.
Allarga le braccia appena in tempo: mi afferra facendomi alzare da terra e stringendomi forte contro di se.
Affonda la testa tra i miei capelli e respira forte, le mani che accarezzano la schiena, incessanti.
- Shun... amore mio... -
è questa la frase che ripete incessantemente mentre inizia a baciarmi i capelli, il collo... e io devo stringere gli occhi con forza per non mettermi a piangere...questa volta no.
Dobbiamo parlare e fosse l'ultima cosa che farò...adesso parleremo.
E forse, visto il modo in cui mi ha accolto, anche lui ha bisogno di farlo.
Mi stacco con gentilezza dal suo abbraccio ed è la cosa più difficile che abbia mai fatto... saliamo le scale ed andiamo nella nostra camera, ci sediamo sul letto e io finisco di nuovo fra le sue braccia ma, questa volta, non è un abbraccio disperato... è dolce e tenero mentre mi fa accoccolare contro il suo petto e sotto il mio orecchio posso ascoltare il suo cuore.
Ed è lui che inizia a parlare.
- ...Credevo che mi mancasse qualche cosa, partivo perché la nostalgia di casa era terribile, immensa.
Smaniavo ogni volta di più, come se avessi la febbre... come se...come se fossi incompleto lontano dalle mie distese di ghiaccio.
E non ho capito che soltanto con te io sono finalmente in pace.
Cercavo fuori di qui la conferma ad un tormento interiore che mi divorava... ed invece soltanto fra le tue braccia io sono me stesso.
Perdonami per il dolore che ti ho dato... facevo finta che tu non te ne accorgessi... fingevo anche con me stesso... che stupido.
Perdonami tesoro...-
Alzo il viso e gli chiudo la bocca con la mia, in un bacio che, da solo, risponde a tutte le sue paure...a tutte le sue parole.
- shhhhh, io non devo perdonare niente... se tu sentivi il bisogno di andartene è perché io non ti davo qualche cosa... qualche cosa che invece per tè era essenziale... e io non l'ho saputo capire...-
- L'essenziale è qui, davanti ai miei occhi... -
Non lo faccio continuare, non so per quale assurda ragione non sono più contro il suo petto ma disteso sotto di lui.
Ma non è questa la cosa importante.
Adesso sono fra le sue braccia... e mentre entra dentro di me  e le nostre grida si alzano limpide nell'aria so che, finché resteremo uniti, potremo superare tutto.
Finché staremo "veramente" insieme.
Da adesso in poi.

   
 
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