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Autore: Maggie_Lullaby    02/02/2011    5 recensioni
Doveva essere come un bambino in punta di piedi, lui. Le colpe di ciò che ha fatto, di ciò che non è riuscito a fare, gli vengono rinfacciate.
«Mi dispiace.»
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spencer Reid
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il modo più semplice per descrivere questa flash è scrivere WTF?! Non ha molto senso, a dire il vero, semplicemente volevo attribuire una causa ai mal di testa di Reid nella puntata 6x12. Quindi... boh. Non lo so. L'ho postata perché ogni cosa che scrivo finisce su questo sito.

Spero che mi facciate sapere che ne pensate, anche un commento negativo!

Il personaggio di Spencer Reid non mi appartiene, Criminal Minds appartiene alla CBS mentre i personaggi a Ed Bernero. Questa storia non è stata scritta a scopi di lucro. Non ho idea del motivo dei mal di testa di Reid, nulla di concreto, per lo meno, questa è solo un'idea e non so cosa abbiano in mente quei sadici degli sceneggiatori.

As a child in point of feet.

Loro sono sempre qui.

Qui, che mi guardano, mi osservano, mi parlano.

Non mi lasciano mai solo; sono una presenza costante. Li rivedo la notte, nei miei incubi, e di giorno negli occhi degli altri, nelle espressioni degli attori in televisione, nelle pagine di un libro.

I morti.

Tutti coloro che ho visto morire, tutti coloro che ho visto piangere, soffrire. Tutti coloro che ho ucciso.

Mi riempono la testa, mi chiedono se mi dispiace, mi incolpano, mi accusano, mi chiedono spiegazioni.

Perché non mi hai salvato. Perché mi hai ucciso. Perché non sei riuscito a salvarli?

Sento una fitta più forte alla testa e me la prendo tra le mani, facendo una smorfia, serrando gli occhi.

«Tutto bene, Reid?»

«Sì, tutto bene, Hotch.».

Mentire.

Non dire. Non parlare. Non spiegare. Non mostrare. Non sono debole, io, non posso, non devo, mostrare segni di cedimento.

«Non ho rivisto la mia mamma.», piagnucola Tobias Hanckle nella mia testa. «Mi hai ucciso, pensavo di rivederla. Lei, invece, non c'è.».

«Smettila.», sibilo.

«Hai detto qualcosa?».

«No, Morgan.».

Mi allontano e sto zitto. In silenzio. Devo essere come un bambino che cammina in punta di piedi: silenzioso e invisibile.

Tobias piange.

Mi appoggio con una parete, le mani tra i capelli.

«Mi dispiace.»


  
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