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Autore: Clodie Swan    02/02/2011    5 recensioni
Storia dedicata ad uno dei personaggi minori di Twilight, ovvero Esme Cullen. Dalla sua adolescenza al momento in cui sposa Carlisle e forma una famiglia con lui ed Edward. La ff ripercorre le tappe fondamentali della sua vita che l'hanno portata a diventare un vampiro ma anche una madre dolce e premurosa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Questo è l'ultimo capitolo. Grazie per aver seguito questa storia.Spero che leggerete anche le altre mie creazioni.Conto di postarne altre. Bacioni.


Carlisle aveva telegrafato ad Edward informandolo del nostro ritorno, ma quando aprimmo la porta trovammo la casa vuota. Nonostante avessi vissuto le settimane più felici della mia vita in un autentico paradiso terrestre tra le braccia dell'uomo più bello che potessi mai desiderare, ero contenta di tornare alla nostra vita familiare. Fui sorpresa che Edward non fosse venuto ad accoglierci e immaginai che fosse stato trattenuto da qualche commissione. Quel giorno pioveva, forse era uscito. Poi notammo la lettera sul tavolo di mogano del soggiorno appoggiata contro un vaso. Carlisle la prese e cominciò a leggerla.

Mio caro Carlisle,

troverete questa lettera al mio posto quando tornerete dal viaggio di nozze. In questi giorni ho riflettutto a lungo su me stesso ed ho capito che non posso continuare a fare questa vita. Faccio sempre più fatica a controllare i miei istinti e il sangue animale non basta più a calmare la mia sete.
Andare all'Università a questo punto mi sembra irrealizzabile.
Non posso più continuare a vivere così e ho deciso così di andarmene per la mia strada in cerca di uno mio equilibrio. Sono contento almeno di non lasciarti da solo. Esme è una persona meravigliosa e ti renderà molto felice. Era tempo che qualcuno si prendesse cura di te.
Nonostante ciò che sono, ti sono grato per quanto hai fatto per me, per aver mantenuto la promessa a mia madre ed avermi voluto dare una seconda possibilità.
Sei stato un padre, un fratello, un amico fedele e sono contento di averti conosciuto.
Non preoccuparti per me e non sentirti in colpa di nulla. Non è colpa tua.
Perdonami se non ti ho salutato di persona ma odio gli addii.
E poi chi può dirlo...le nostre strade sono talmente lunghe che potrebbero incrociarsi.

Abbraccia Esme per me e dille che mi mancherà. E' stata un'insegnante fantastica.
E non solo per lo studio.

Non vi dimenticherò mai.

Edward


In quel momento maledissi la mia natura perchè non mi permetteva di piangere.
Abbracciai forte Carlisle e nascosi il viso contro il suo collo.
"Edward" gli avevo detto un giorno. "So che hai avuto una madre meravigliosa, e non voglio prenere il suo posto ma concedimi di poterti amare come un figlio e di essere per te come una mamma, oltre che un'amica e una sorella maggiore. Se il mio bambino fosse vissuto e fosse diventato grande mi sarebbe piaciuto che ti somigliasse."
A quanto pare le mie parole erano cadute nel vuoto. Avevo perso anche lui.
"Tornerà vedrai" mi sussurrò Carlisle baciandomi i capelli.

I giorni divennero settimane e le settimane mesi. Carlisle prolungò le sue ferie per non farmi stare sola. Era dura per noi vedere la camera di Edward vuota e il pianoforte chiuso ma quella prova ci unì ancora di più e rafforzò il nostro amore.
Finchè un giorno il vento, attraverso una finestra aperta, ci portò un'odore inconfondibile.
"Edward!" gridai volando giù per le scale. Carlisle mi seguì a ruota.
Edward avanzò lentamente con la testa bassa e poi la sollevò timidamente.
Il suo volto era il ritratto della vergona e del rimorso. I suoi occhi erano rossi come il sangue. Non ce l'avetti con lui neanche per un secondo. Guardai Carlisle e anche sul suo viso lessi il persono.
"Non ti preoccupare, Edward." gli disse. "Ricominceremo insieme."
Edward gli si gettò tra le braccia stringendolo forte e chiuse gli occhi.
"Non ho mai fatto del male a degli innocenti. Ho sempre scelto dei criminali come vittime. Gente malvagia, pericolosa, senza cuore...eppure...anche loro sono esseri umani. Chi ero io per..." S'interruppe con la voce soffocata dall'emozione.
"E' finita, tesoro." gli dissi accarezzandogli la chioma ramata. "Sei a casa."
"Esme." mi disse Edward staccandosi da Carlisle e avvicinandosi a me. "Concedimi di poterti amare come una madre ed essere per te come un figlio, un fratello minore, un amico. Se la mia mamma fosse stata qui, mi avrebbe amato e incoraggiato come hai fatto tu."
Lo strinsi commossa tra le braccia e ancora una volta rimpiansi il fatto di non poter piangere. Avrei voluto farlo tanto in quel momento, ma per la gioia.
"Ho qualcosa per voi." annunciò Edward rianimandosi. "L'avevo preparata già da un pò...ma ho finito di comporla mentalmente sul treno durante il viaggio di ritorno."
Andò a sedersi al pianoforte e sollevò la custodia. "E' ancora accordato."notò compiaciuto.
"Sapevamo che saresti tornato." spiegò Carlisle.
Edward sorrise commosso. "E' un brano ispirato a voi, alla vostra storia." spiegò e cominciò a muovere le dita sui tasti suonando quella che sarebbe diventata la mia melodia preferita. Era splendida, piena di suggestioni e di note dolci.
Pensai che non potevo desiderare nient'altro di più bello. Ma mi sbagliavo.


Il giudice aveva l'aria compiaciuta e piena di ammirazione. "Dottor Cullen. Signora. Non sono molte le giovani coppie che decidono di adottare un adolescente. La vostra scelta è lodevole e generosa. Bene torniamo a noi. Per i poteri che mi sono stati conferiti dallo Stato del Wisconsin, Carlisle ed Esme Cullen adesso potete considerare Edward Anthony Masen come vostro leggittimo figlio. Figliolo, adesso potrai portare il cognome dei tuoi tutori. D'ora in poi sarai Edward Cullen.
Non so ancora chi di noi fosse il più felice quando uscimmo dal tribunale. Sotto il cielo grigio ognuno di noi era il sole dell'altro. "Che bella famiglia!" commentò qualche passante vedendoci. Si, era davvero una bella famiglia quella che la gente osservava e che io stessa potevo vedere riflessa nelle vetrine. Ma soprattutto era la mia.


                                                  FINE
  
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