Aria
Rebecca
stava fissando con apprensione il volto dell’uomo che era
davanti a se. Da ciò
che avrebbe deciso sarebbe dipeso il suo intero futuro.
“Mi
deve credere sig. Pietro, so che può sembrare
così, ma le garantisco che non
era affatto mia intenzione…”
L’uomo
- il cui nome era appunto Pietro- la fissò scettico negli
occhi, la guardò così
intensamente che Rebecca credette le stesse leggendo l’anima,
poi parlò con
voce pacata e molto melodiosa –strana cosa
considerata la sua immensa stazza-.
“D’accordo
diciamo che ti concedo il beneficio del dubbio. Ascolterò la
tua versione dei
fatti e poi deciderò”
Rebecca
annuì un po’ intimorita infine si
concentrò ,tentando il più possibile di fare
chiarezza nella sua testa.
Prese
un respiro profondo e cominciò:
“Non
ricordo bene come avvenne, ancora adesso non so spiegarmelo.
Riesco
a ricostruire solo alcuni frammenti, pochi attimi di quelle ore che mi
danno
un’idea generale di ciò che successe, ma che
tuttavia non danno un senso alle
conseguenze e ai perché.
Andai
a letto molto stanca quella sera, era tardi ed avevo fatto il doppio
turno al
ristorante. La schiena dolorante mi pregava ad ogni passo di riposarsi,
le
gambe formicolavano talmente tanto che quasi non riuscivo a sollevarle.
Non so
neppure con quale forza riuscii a ritornare a casa, so solo che alla
fine mi
abbandonai stremata sul letto e mentre sprofondavo nel sonno ricordo
che, per
un istante ,mi balenò alla mente che avrei dovuto, come
minimo, mettermi in
pigiama prima di addormentarmi; poi più nulla.
Non
so dire quanto tempo dormii: se alcune ore o solo pochi istanti, ma mi
svegliai
con addosso una stranissima sensazione che a primo acchito scambiai per
influenza.
Però
c’è da dire che mi sentivo la testa stranamente
leggera, era come se fluttuassi.
Pensai che probabilmente la stanchezza unita al fatto che avevo dormito
senza
coprimi mi stesse provocando quegli strani sintomi. Decisi che ancora
un po’ di
sonno non mi avrebbe fatto male però, prima di coricami
nuovamente mi diressi
in bagno, giusto per darmi una rinfrescata e per cambiarmi gli abiti
del lavoro
che avevo ancora indosso.
All’inizio
non lo notai neppure ma, mentre mi toglievo la camicia lo sguardo si
soffermò
sul mio ombelico, era davvero strano però –lo
potrei giurare- si stava muovendo.
Inizialmente
era un movimento impercettibile ma man mano che l’osservavo
il movimento si
fece più marcato ed evidente, fintanto che -non so come
spiegarlo bene-
cominciò a dissolversi.
Comunque
fu così che cominciò tutto, partì
tutto da lì, dal mio ombelico.
In
pochi minuti quello strano fenomeno si propagò a tutto il
mio corpo; ora che ci
penso a mente lucida non mi capacito del perché non mi sia
messa ad urlare
terrorizzata.
Stavo
diventando aria; sì so
che può apparire
incredibile ma in breve tempo fui aria.
Tra
l’altro non ero aria qualunque, mi ricordo per certo di aver
pensato che la mia
composizione era piuttosto strana, come se fossi aria
inquinata… aria di città.
Sto
divagando me ne rendo conto, però i pensieri che riemergono
alla mia mente sono
frastagliati e nebulosi, sta di fatto che non ero più umana,
almeno credo fosse
così dal momento che non avevo più il mio corpo.
Di
ciò che avvenne subito dopo non ho memoria, ma il momento in
cui passai
attraverso la finestra chiusa della mia stanza da letto lo ricordo bene.
In
breve tempo mi trovai a vagare nel cielo notturno, sorvolando tutta al
città.
Ci
misi un po’ –non so definire quanto- per prendere
confidenza con la nuova me
stessa, però una volta capito come funzionava fu facile
spostarsi.
Devo
ammettere che mi passò per la testa che così
fosse tutto più semplice, nessun
corpo stanco con il quale fare i conti, nessuna regola sociale da
rispettare,
nessuna preoccupazione materiale.
Era
inebriante fluttuare così nell’aria; anzi no -non
è corretto- io non fluttuavo
in essa… io ero l’aria stessa, potevo respirarmi,
potevo sentirmi.
Fu
fantastico.
Chissà
quanto tempo passai giocando così con me stessa; ore,
giorni, secondi… nulla
aveva importanza.
Ad
un certo punto incappai in una perturbazione e lì mi
spaventai davvero –ero
giustificata dal fatto che non conoscevo bene i miei limiti, poteva
darsi che
l’acqua mi avrebbe dissolto-, però andò
tutto bene.
Quando
ebbi attraversato il temporale mi accorsi di essere appesantita, come
se
l’umidità mi si fosse attaccata addosso.
Vidi
una finestra illuminata e senza riflette ci entrai, giusto per
asciugarmi un
poco. Sono cosciente che me ne sarei dovuta andare quando mi accorsi
cosa
stavano facendo, però non so per quale ragione ma non mi
mossi.
Rimasi
lì a spiarli mentre, ignari della mia presenza, consumavano
la loro passione.
Non
sono mai stata una persona morbosa –perlomeno così
credevo- però quando mi
allontani mi sentivo stranamente appagata e soddisfatta…
quasi come se in quel
letto ci fossi io.
Vagai
ancora per poco poi –non so bene nè come
nè perché- il mio corpo iniziò a
mutare lentamente ma inesorabilmente.
Mi
stavo ritrasformando.
Immediatamente
mi resi conto che se mi fossi ritrasformata completamente sarei precipitata facendo
una caduta mortale.
Tentai di spostami il più velocemente possibile e di
posizionarmi sopra ad un
palazzo ma, più ritornavo normale più i miei
movimenti erano rallentati.
In
breve tempo fui di nuovo una donna in carne ed ossa.
C’ero
quasi, avevo quasi afferrato il cornicione… solo pochi
centimetri.
..
…
….”
Rebecca
che per tutto il suo
racconto non si era
azzardata a sollevare gli occhi -per vedere le reazioni del suo
interlocutore-,
si decise finalmente a spiarlo di sottecchi.
“
Sa quel detto, o forse era la frese di uno famoso… non
ricordo, comunque
diceva: Se puoi sognarlo puoi farlo
…
io credevo fosse un sogno, ma non mi sarei mai e poi mai azzardata a
farlo
nella realtà… la prego mi creda!”
Rebecca
sospirò per l’ansia, aveva detto la
verità –anche se era una verità
assurda-
ora aspettava trepidante il verdetto.
Pietro
mosse lentamente la testa con fare affermativo, abbassò lo
sguardo e fissò
oltre il nulla, oltre il tempo e oltre lo spazio.
Curiosa
lei seguì il suo sguardo e sorprendentemente
riuscì a scorgere tante persone
che silenziosamente camminavano in fila, seguendo una grossa macchina
grigia.
Un
funerale.
“Ti
credo, ora che mi hai raccontato cosa è successo, sono certo
che non ti sei
suicidata” disse Pietro rompendo quello strano silenzio.
Il
suo funerale.
Rebecca
sorrise di sollievo… nessun suicidio significava niente
inferno.
Pietro
sbuffò come se un pensiero lo infastidisse e poi
mormorò quasi a se stesso:
“Lulu
sta diventando ogni giorno più furba!”
“Lulu?”
Pietro
sollevò il volto sorpreso –quasi si fosse
dimenticato della sua presenza- poi
annuì e spiegò asciutto.
“Voi
lo chiamate Lucifero, per noi del mestiere è semplicemente
Lulu. Comunque non
sono problemi del quale tu ti debba crucciare” sorrise
rassicurante, mentre si
avvicinava ad una minuscola porticina.
Infilò
nella piccola serratura un altrettanto piccola chiave.
La
porta si spalancò ingrandendosi sempre più fino a
diventare enorme.
“Benvenuta
in paradiso” disse semplicemente Pietro.
Rebecca
fissò oltre la soglia tutta contenta però prima
di entrare una domanda le
balenò nella testa.
“Resterò
per sempre così? Con questo corpo, così
giovane… vestita così? Non muterà
nulla
per l’eternità?”
Pietro
la fissò indulgente poi rispose:
“Puoi
essere tutto ciò che vuoi, qui le regole del mondo non
valgono”
Lei
lo guardò estasiata con gli occhi che brillavano per la
notizia.
“Allora…allora
credo che sarò aria” mormorò.
E,
mentre attraversava la porta celeste, percepì il suo
ombelico che iniziava a
muoversi, la porta non era ancora richiusa del tutto che già
lei fluttuava
libera in quella nuova vita.
End
PICCOLO
SPAZIO PRIVATO:
Storia
scritta per il contest: “Era
un sogno” i risultati non sono ancora usciti.
E per la challenge “The four elements challenge"
Prompt Aria
La storia prende sputo ed ispirazione dalla canzone Aire dei Mecano
Sperando che sia stata anche solo un minimo di vostro gradimento, vi salutoAlla prossima^^
p.s mi rendo conto che la storia non è grammaticalmente corretta... però l'ho consegnata così alla giudice e non la sistemerò finchè i risultati non saranno usciti... giusto per correttezza (comunque non so cosa pensassi quando l'ho scritta, è davvero stra colma di imperfezioni .-.)