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Autore: NonnaPapera    03/02/2011    7 recensioni
Una storia surreale sospesa tra realtà e sogno
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aria

 

Rebecca stava fissando con apprensione il volto dell’uomo che era davanti a se. Da ciò che avrebbe deciso sarebbe dipeso il suo intero futuro.

“Mi deve credere sig. Pietro, so che può sembrare così, ma le garantisco che non era affatto mia intenzione…”

L’uomo - il cui nome era appunto Pietro- la fissò scettico negli occhi, la guardò così intensamente che Rebecca credette le stesse leggendo l’anima, poi parlò con voce pacata e molto melodiosa –strana cosa  considerata la sua immensa stazza-.

“D’accordo diciamo che ti concedo il beneficio del dubbio. Ascolterò la tua versione dei fatti e poi deciderò”

Rebecca annuì un po’ intimorita infine si concentrò ,tentando il più possibile di fare chiarezza nella sua testa.

Prese un respiro profondo e cominciò:

 

“Non ricordo bene come avvenne, ancora adesso non so spiegarmelo.

Riesco a ricostruire solo alcuni frammenti, pochi attimi di quelle ore che mi danno un’idea generale di ciò che successe, ma che tuttavia non danno un senso alle conseguenze e ai perché.

Andai a letto molto stanca quella sera, era tardi ed avevo fatto il doppio turno al ristorante. La schiena dolorante mi pregava ad ogni passo di riposarsi, le gambe formicolavano talmente tanto che quasi non riuscivo a sollevarle. Non so neppure con quale forza riuscii a ritornare a casa, so solo che alla fine mi abbandonai stremata sul letto e mentre sprofondavo nel sonno ricordo che, per un istante ,mi balenò alla mente che avrei dovuto, come minimo, mettermi in pigiama prima di addormentarmi; poi più nulla.

Non so dire quanto tempo dormii: se alcune ore o solo pochi istanti, ma mi svegliai con addosso una stranissima sensazione che a primo acchito scambiai per influenza.

Però c’è da dire che mi sentivo la testa stranamente leggera, era come se fluttuassi. Pensai che probabilmente la stanchezza unita al fatto che avevo dormito senza coprimi mi stesse provocando quegli strani sintomi. Decisi che ancora un po’ di sonno non mi avrebbe fatto male però, prima di coricami nuovamente mi diressi in bagno, giusto per darmi una rinfrescata e per cambiarmi gli abiti del lavoro che avevo ancora indosso.

All’inizio non lo notai neppure ma, mentre mi toglievo la camicia lo sguardo si soffermò sul mio ombelico, era davvero strano però –lo potrei giurare- si stava muovendo.

Inizialmente era un movimento impercettibile ma man mano che l’osservavo il movimento si fece più marcato ed evidente, fintanto che -non so come spiegarlo bene- cominciò a dissolversi.

Comunque fu così che cominciò tutto, partì tutto da lì, dal mio ombelico.

In pochi minuti quello strano fenomeno si propagò a tutto il mio corpo; ora che ci penso a mente lucida non mi capacito del perché non mi sia messa ad urlare terrorizzata.

Stavo diventando aria; sì  so che può apparire incredibile ma in breve tempo fui aria.

Tra l’altro non ero aria qualunque, mi ricordo per certo di aver pensato che la mia composizione era piuttosto strana, come se fossi aria inquinata… aria di città.

Sto divagando me ne rendo conto, però i pensieri che riemergono alla mia mente sono frastagliati e nebulosi, sta di fatto che non ero più umana, almeno credo fosse così dal momento che non avevo più il mio corpo.

Di ciò che avvenne subito dopo non ho memoria, ma il momento in cui passai attraverso la finestra chiusa della mia stanza da letto lo ricordo bene.

In breve tempo mi trovai a vagare nel cielo notturno, sorvolando tutta al città.

Ci misi un po’ –non so definire quanto- per prendere confidenza con la nuova me stessa, però una volta capito come funzionava fu facile spostarsi.

Devo ammettere che mi passò per la testa che così fosse tutto più semplice, nessun corpo stanco con il quale fare i conti, nessuna regola sociale da rispettare, nessuna preoccupazione materiale.

Era inebriante fluttuare così nell’aria; anzi no -non è corretto- io non fluttuavo in essa… io ero l’aria stessa, potevo respirarmi, potevo sentirmi.

Fu fantastico.

Chissà quanto tempo passai giocando così con me stessa; ore, giorni, secondi… nulla aveva importanza.

Ad un certo punto incappai in una perturbazione e lì mi spaventai davvero –ero giustificata dal fatto che non conoscevo bene i miei limiti, poteva darsi che l’acqua mi avrebbe dissolto-, però andò tutto bene.

Quando ebbi attraversato il temporale mi accorsi di essere appesantita, come se l’umidità mi si fosse attaccata addosso.

Vidi una finestra illuminata e senza riflette ci entrai, giusto per asciugarmi un poco. Sono cosciente che me ne sarei dovuta andare quando mi accorsi cosa stavano facendo, però non so per quale ragione ma non mi mossi.

Rimasi lì a spiarli mentre, ignari della mia presenza, consumavano la loro passione.

Non sono mai stata una persona morbosa –perlomeno così credevo- però quando mi allontani mi sentivo stranamente appagata e soddisfatta… quasi come se in quel letto ci fossi io.

Vagai ancora per poco poi –non so bene nè come nè perché- il mio corpo iniziò a mutare lentamente ma inesorabilmente.

Mi stavo ritrasformando.

Immediatamente mi resi conto che se mi fossi ritrasformata completamente  sarei precipitata facendo una caduta mortale. Tentai di spostami il più velocemente possibile e di posizionarmi sopra ad un palazzo ma, più ritornavo normale più i miei movimenti erano rallentati.

In breve tempo fui di nuovo una donna in carne ed ossa.

C’ero quasi, avevo quasi afferrato il cornicione… solo pochi centimetri.

..

….”

 

Rebecca  che per tutto il suo racconto non si era azzardata a sollevare gli occhi -per vedere le reazioni del suo interlocutore-, si decise finalmente a spiarlo di sottecchi.

“ Sa quel detto, o forse era la frese di uno famoso… non ricordo, comunque diceva: Se puoi sognarlo puoi farlo … io credevo fosse un sogno, ma non mi sarei mai e poi mai azzardata a farlo nella realtà… la prego mi creda!”

Rebecca sospirò per l’ansia, aveva detto la verità –anche se era una verità assurda- ora aspettava trepidante il verdetto.

Pietro mosse lentamente la testa con fare affermativo, abbassò lo sguardo e fissò oltre il nulla, oltre il tempo e oltre lo spazio.

Curiosa lei seguì il suo sguardo e sorprendentemente riuscì a scorgere tante persone che silenziosamente camminavano in fila, seguendo una grossa macchina grigia.

Un funerale.

“Ti credo, ora che mi hai raccontato cosa è successo, sono certo che non ti sei suicidata” disse Pietro rompendo quello strano silenzio.

Il suo funerale.

Rebecca sorrise di sollievo… nessun suicidio significava niente inferno.

Pietro sbuffò come se un pensiero lo infastidisse e poi mormorò quasi a se stesso:

“Lulu sta diventando ogni giorno più furba!”

“Lulu?”

Pietro sollevò il volto sorpreso –quasi si fosse dimenticato della sua presenza- poi annuì e spiegò asciutto.

“Voi lo chiamate Lucifero, per noi del mestiere è semplicemente Lulu. Comunque non sono problemi del quale tu ti debba crucciare” sorrise rassicurante, mentre si avvicinava ad una minuscola porticina.

Infilò nella piccola serratura un altrettanto piccola chiave.

La porta si spalancò ingrandendosi sempre più fino a diventare enorme.

“Benvenuta in paradiso” disse semplicemente Pietro.

Rebecca fissò oltre la soglia tutta contenta però prima di entrare una domanda le balenò nella testa.

“Resterò per sempre così? Con questo corpo, così giovane… vestita così? Non muterà nulla per l’eternità?”

Pietro la fissò indulgente poi rispose:

“Puoi essere tutto ciò che vuoi, qui le regole del mondo non valgono”

Lei lo guardò estasiata con gli occhi che brillavano per la notizia.

“Allora…allora credo che sarò aria” mormorò.

E, mentre attraversava la porta celeste, percepì il suo ombelico che iniziava a muoversi, la porta non era ancora richiusa del tutto che già lei fluttuava libera in quella nuova vita.

 

End

 

PICCOLO SPAZIO PRIVATO:

 

Storia scritta per il contest: “Era un sogno” i risultati non sono ancora usciti.

E per la challenge The four elements challenge

Prompt Aria

La storia prende sputo ed ispirazione dalla canzone Aire dei Mecano

Sperando che sia stata anche solo un minimo di vostro gradimento, vi saluto
Alla prossima^^
p.s mi rendo conto che la storia non è grammaticalmente corretta... però l'ho consegnata così alla giudice e non la sistemerò finchè i risultati non saranno usciti... giusto per correttezza (comunque non so cosa pensassi quando l'ho scritta, è davvero stra colma di imperfezioni .-.)
   
 
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