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Autore: Rowena Ollivander    04/02/2011    4 recensioni
In una notte nera i pensieri oscuri prevalgono e ci si sente sempre soli. Harry ed Hermione, dopo la partenza di Ron lo sono un po' di più. Riusciranno a mettere da parte le loro ansie e le loro paure per sostenersi a vicenda?
Questa storia si è classificata dodicesima al ‘Contest Costellazioni di FanFiction’ indetto da Lenobia sul Forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Shattered


Hey little train! Wait for me!
I was held in chains but now I'm free
I'm hanging in there, don't you see
In this process of elimination
Children - Nick Cave

Fiiiiiiii!!!
Hermione spense il fuoco sotto il bollitore dell’acqua e se ne versò una tazza. Vi aggiunse una bustina di camomilla e cominciò a mescolare lentamente con il cucchiaino; l’aroma si diffuse nell’aria. Poi si sedette sulla poltrona e riportò la sua attenzione sui libri che aveva davanti: Sillabario dei Sortilegi e Le Fiabe di Beda il Bardo, decisa a continuare la sua ricerca per almeno un’altra mezz’ora.

* * * * * * *

Fuori la notte era gelida e l’aria pungente si intrufolava nelle pieghe della coperta. Harry  la strinse di più a sé; stava battendo i denti. Del resto non poteva aspettarsi un tempo migliore, dato che ormai doveva essere dicembre inoltrato. Anzi, ancora grazie che non stava nevicando.
Una folata di vento lo investì; ripensandoci forse sarebbe stata meglio la neve.
Il tempo, in ogni caso, non prometteva bene; nuvole minacciose oscuravano il cielo.
Un sorriso spuntò sul suo viso. Tanto anche se fosse stata la notte più limpida di lì a trecento anni non sarebbe cambiato molto. Innanzitutto perché non sarebbe stato in grado di riconoscere una sola stella; in sei anni di onorata carriera scolastica non aveva mai eseguito seriamente un compito di Astronomia. Anzi, a pensarci bene qualche libro doveva anche esserselo perso…
In ogni caso non gli sarebbero più stati utili. In quel momento non riusciva a pensare nemmeno a cosa avrebbe fatto il giorno dopo, figurarsi un suo ipotetico ritorno ad Hogwarts.
Hogwarts… Com’erano lontani ormai quei giorni. Poteva ricordare ogni singolo istante passato là dentro: quando lui, Ron ed Hermione si erano persi per la prima volta perché “alle scale piace cambiare” ed erano finiti diritti nel corridoio del terzo piano, proibito.
Sorrise. Ancora ricordava le parole di Ron: “quella ragazza ha bisogno di rivedere le sue priorità”. E tutti i battibecchi fra di loro, le Burrobirre ai Tre Manici di Scopa, i compiti fino a tardi, le partite di Quidditch, le serate trascorse a ridere davanti al camino della Sala Comune… Quanti ricordi aveva conservato in quegli anni che non sapeva nemmeno più di possedere. Addirittura la volta che si erano conosciuti tutti e tre sul treno; come fosse accaduto appena un attimo fa’…
Ma ormai era passato tanto tempo, e molte cose erano cambiate. Irrimediabilmente cambiate.
Ron se ne era andato. Lo aveva piantato in asso senza nemmeno pensarci troppo su. Aveva spazzato via la loro amicizia in una notte sola. In pochi minuti tutto era finito e ciò che era stato prima appariva solo un sogno, lontano ed inafferrabile. Lo faceva uscire di testa il fatto di stare ancora lì a pensarci. Ma non poteva farne a meno, lui l’aveva deluso, era stato il suo migliore amico per ben sette anni e adesso più nulla. Il vuoto. Poteva ancora sentire riecheggiare nella sua testa le sue parole di disprezzo, come se a lui non importasse della sua famiglia, di Ginny…
Oh quanto tempo che non pensava a lei… Si sentiva quasi in colpa. E ora il dolore non faceva altro che aumentare. Lei era stata tutto per lui, si era sentito finalmente completo, sereno. Aveva passato dei momenti indimenticabili con lei e staccarsi dall’unica cosa che lo rendeva una persona normale era stato come tagliare via una parte di sé, un dolore fisico intenso. Ancora poteva provarlo a ripensare agli ultimi istanti passati insieme. Ed ora tutto era così distante, così dannatamente inafferrabile.
Harry si prese la testa tra le mani.
Perché doveva essere così? Perché la vita sembrava continuamente pretendere qualcosa da lui?
La testa avrebbe voluto scoppiargli da tutti i pensieri che si sovrapponevano in lui. E forse sarebbe stato più semplice fare un buco e lasciarli uscire. Avrebbe voluto gridare dalla frustrazione che gli scorreva nelle vene, ma non poteva. Non poteva cedere, soprattutto adesso, che c’era qualcuno che aveva bisogno di lui. Sbirciò per un istante dentro la tenda e vide Hermione chiudere di scatto un libro e prendersi il viso fra le mani sospirando.
Harry alzò lo sguardo. Il cielo nero privo di stelle incombeva su di loro e tutta quell’oscurità intorno, d’improvviso lo schiacciò come un macigno.

* * * * * * *

Hermione, con ancora la testa fra le mani, prese un profondo respiro.
Stava andando tutto storto, tutto storto. Trovare cibo era sempre più difficile, dovendosi muovere spesso da un posto all’altro alla ricerca di un luogo isolato e più sicuro e da giorni ormai non avevano la minima idea di quello che sarebbe stato il loro prossimo passo. E lei si sentiva terribilmente in colpa per questo. Era da tempo che non faceva che stare chinata su quei libri e l’unica cosa che era riuscita a scoprire era stato quello strano simbolo in cima ad una pagina del libro che le aveva lasciato Silente.
In più lei ed Harry facevano sempre più fatica a passare del tempo insieme. La situazione in generale era apparsa difficile sin dal giorno dopo il matrimonio, ma poi era degenerata, fino a toccare il fondo quando lui se ne era andato.
Le labbra le tremavano per il nervosismo; era sull’orlo delle lacrime. In più non faceva che pensarci, a lui e tutto questo complicava le cose.
Hermione si alzò dalla poltrona e si mise in cerca di qualcosa da fare; non riusciva a stare ferma un attimo. Sì, Ron se ne era andato, lasciandola sola con tutti i suoi sensi di colpa ed i suoi rimpianti a soffocarla. Non riusciva più  a guardare in faccia Harry senza avere il profondo timore che lui le urlasse addosso tutto il suo disprezzo per avergli parlato alle spalle insieme a Ron. Aveva paura che da un momento all’altro potesse cacciarla via, oppure farle una scenata perché l’aveva beccata a piangere per l’ennesima volta.
Si rese conto di avere il Sillabario in mano e per un istante la voglia di scaraventarlo a terra fu grande. Ma ritornò in sé. Doveva mantenere la calma, se perdeva l’autocontrollo allora sì che sarebbe stata la fine.
E poi Ron… oh… Aveva promesso a sé stessa che non avrebbe più versato una lacrima per lui, che non avrebbe più pensato a lui, ma come poteva… Là fuori il mondo si faceva ogni secondo più crudele e lui chissà adesso dov’era. In che razza di guai si sarebbe mai potuto cacciare… Ogni giorno pregava che fosse al sicuro, ma il terrore che gli fosse successo qualcosa si concretizzava sempre di più. E con esso un timore più grande… Da quando era rimasta sola con Harry, in mezzo al nulla, non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto tempo avesse buttato via in quegli anni, quanto tempo avrebbe potuto trascorrere insieme a Ron e a quante cose avrebbe voluto dirgli. Questa era la colpa più grande, che non si sarebbe mai perdonata. Nonostante fosse stato difficile ammetterlo a sé stessa lei era innamorata di lui. Lo amava da tanto di quel tempo ormai che non sapeva dire esattamente quando avevano smesso di essere amici. Forse quando si era accorta che appena Depietrificata il suo primo pensiero era stato lui; oppure da quando l’aveva slavata dal Troll, addirittura.
Purtroppo rimaneva un fatto: che erano passati anni da allora e lei non gli aveva mai detto che cosa provava veramente per lui. E ora in questo mondo di incertezze non sapeva nemmeno se sarebbero sopravvissuti entrambi abbastanza a lungo per potersi rincontrare. Qualche lacrima cominciò a scenderle lungo le guance, ma lei prontamente le asciugò con la manica. Basta doveva smetterla di pensare a queste… queste stupidaggini.
Il vento fuori fece scostare la tenda e la figura di Harry avvolto nella coperta si intravide per un istante. Hermione si domandò cosa ci facesse ancora lì dentro; là in mezzo al freddo il suo migliore amico aveva bisogno di lei. Si mise sciarpa e cappotto e uscì.


I wish I could fix you
And make you how I want you
I wish I could fix you
And I wish you could fix me
Fix You - Offspring


- Ehi. - sussurrò Hermione ferma sull’ingresso della tenda. Harry alzò gli occhi piacevolmente sorpreso, appena riscosso dai suoi pensieri
- Ehi! Che fai qui fuori? - Hermione alzò le spalle e si sedette accanto a lui
- Ho pensato che potessi volere un po’ di compagnia… - rispose guardandosi intorno
- È inutile che stiamo qui fuori a prendere freddo tutti e due. Non ti preoccupare, torna dentro e cerca di riposare un po’, io ti sveglio tra qualche ora. - Hermione fece una smorfia
- In effetti non ho molta voglia di restare sola. E poi non ho sonno. E tu invece sei sicuro di non volerti coricare un po’? - gli chiese guardandolo finalmente negli occhi
- No. Io non ho bisogno di dormire. Sono Superman. Di giorno vivo la mia vita normale e di notte rivelo la mia vera natura. - Si guardarono e dopo pochi istanti si misero entrambi a ridere
- Dai vieni qui. - le disse offrendole un pezzo di coperta.
Hermione gli sorrise e si accoccolò di fianco a lui. Harry l’abbracciò
- Come stai? -
- Così. - gli rispose lei sospirando - E tu? -
- Più o meno anch’io. - E poi il silenzio.
Il loro discorso su questo argomento si fermava sempre nello stesso punto. Entrambi avrebbero voluto fare qualcosa di più per l’altro e anche per sé stessi. Avrebbero voluto condividere il profondo dolore che li divorava, ma non volevano ferirsi l’un l’altro e quindi ognuno continuava a tenerselo dentro, soffrendo in silenzio.
Hermione alzò gli occhi al cielo - Toh guarda, il tempo sta migliorando. Non ci sono più nuvole in cielo. - Harry la imitò. Era vero, ora sopra di loro, nel cielo limpido, splendevano miliardi di stelle
- Guarda. - disse ad un certo punto Hermione puntando in alto il braccio - Lo vedi quel gruppo di stelle lassù? - Harry annuì - Quella è la costellazione di Perseo. È composta da 136 stelle. -
- Wow. - Lei fece un cenno di assenso
- Rappresenta l’occhio della gorgone Medusa, che il semidio Perseo uccise per consegnarne la testa al re di Serifo come regalo di nozze. Inoltre tornando a casa da quell’avventura Perseo salvò anche Andromeda da un enorme mostro marino. -
- Caspita, - disse Harry strabuzzando gli occhi - in pratica era un eroe. -
- Sì, un po’ come te. -
Lui si voltò a guardarla, ma lei sfuggì il suo sguardo
- Sempre nel posto giusto al momento giusto per aiutare chiunque ne abbia bisogno. -
Harry scosse la testa e riportò lo sguardo in alto. Avrebbe voluto ribattere ma un puntino più luminoso degli altri attirò la sua attenzione
- Hermione, che stella è quella? -
- Quella è Algol, la stella più importante di Perseo. È chiamata anche la Stella del Diavolo. -
Harry sorrise
- Eroe e maledetto. Beh, forse qualcosa in comune ce l’abbiamo. -
Hermione lo guardò, sorridendo amaramente
- Beh, quell’altra costellazione laggiù racconta una storia forse più triste. È la costellazione della Lira, la lira di Orfeo. Il suo canto insieme con il suono della sua lira ruppe più di un incantesimo. La sua amata, Euridice, morì nel tentativo di sfuggire ad uno dei figli di Apollo, dio della poesia. Lui tentò di salvarla ma venne ingannato dal dio dei morti e da quel giorno rifiutò il canto e la gioia. Decise di raggiungere così la sua amata nel Mondo dell’Oltretomba e le Muse, con l’approvazione di Zeus posero in suo onore la sua lira nel firmamento celeste. -
Hermione abbassò gli occhi e singhiozzò. Harry la strinse di più a sé. Sapeva a cosa stava pensando. Aveva appena raccontato uno dei possibili finali della loro storia ed il fatto di non avere la prova del contrario, la straziava e con lei anche lui era a pezzi. Non poteva nemmeno provare a consolarla; non conosceva le parole per farla stare meglio. L’unica cosa che poteva fare era stringerla a sé e non farla sentire sola
- Mi manca… -  sussurrò lei
- Anche a me. -
- Andrà tutto bene vero? - Lei lo guardò dritto negli occhi
- Andrà tutto bene. - Entrambi sapevano che era solo una bugia
- Grazie. - gli disse asciugandosi per l’ennesima volta gli occhi - Ti voglio bene. -
Harry sorrise - Ti voglio bene anche io. -

There’s a light, there’s a sun
Taking all shattered ones
To the place we belong
And his love will conquer all.
Shattered Traiding Yesterday



Dopo tanto tempo pubblico di nuovo e finalmente perché ne avevo bisogno come dell'aria.
Spero che vi sia piaciuta.
Lasciate un commentino, come sempre!
Rowena
  
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