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Autore: Lady Amber    05/02/2011    8 recensioni
"Lei è un uomo onesto e fedele, Scotty, perciò confido che svolgerà la mansione che sto per affidarle nel modo quanto più rapido e discreto possibile."
"Cercherò di fare del mio meglio" assicurò Scott annuendo con aria attenta. "Che cosa le serve?"
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Montgomery Scott, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Laughs and Giggles in Space '
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Messaggio dell'autrice: Care ragazze, eccomi finalmente qui con un'altra slice of life! Era un po' che non scrivevo dal momento che ultimamente non faccio altro che disegnare e studiare, ma ho tante di quelle idee che mi ronzano in testa... così mi sono messa qui d'impegno e questo è quello che è uscito. Spero come sempre di strapparvi un sorriso! ;P
P.S.: Questa scenetta la dedico a Thiliol, per ringraziarla di tutto il suo appoggio! U.U Un bacione, darling! <3






Montgomery Scott si fiondò nel turbo ascensore giusto un attimo prima che le porte si chiudessero. Sotto lo sguardo stupito di un giovane guardiamarina, afferrò bruscamente la leva bianca e cambiò di colpo la destinazione del mezzo.
“Scusa, ragazzo” si limitò a borbottare tra i denti. “Si tratta di un’emergenza.”
“Uhm… si figuri, signore” rispose quello squadrando il superiore con circospezione. “Non c’è problema.”
Scott annuì e tornò a girarsi verso la porta. Con una manica, si asciugò il sudore che aveva cominciato a imperlargli la fronte.
Non appena le sottili porte argentate si furono aperte con un lieve sibilo, l’ingegnere sgusciò agilmente fuori dal vano lasciandosi alle spalle il confuso membro dell’equipaggio. Si diresse a passo sostenuto verso la fine del corridoio, fino ad arrestarsi nervosamente davanti alla porta bianca che conduceva agli alloggi del capitano. Suonò il cicalino.
“Avanti.”
Prendendo un profondo respiro, lo scozzese si risistemò la giubba con un paio di gesti nervosi e mosse un passo esitante nella stanza ben illuminata. “Capitano…?” chiese guardandosi intorno con circospezione.
“Scotty!” lo salutò Kirk uscendo con un sorriso da dietro il separé cha dava sulla stanza da letto. “Venga, si accomodi.”
“Grazie…” rispose lentamente l’ingegnere. Nonostante l’invito, scelse comunque di rimanere in piedi al centro della stanza. Leggermente meravigliato, osservò il capitano sedersi tranquillamente sul letto per infilarsi gli stivali. “Lei… si sente bene, signore?” chiese spiazzato dall’apparente calma dell’uomo. “È successo per caso qualcosa di grave?”
Sempre chino sul letto, Kirk interruppe momentaneamente la sua azione. Raddrizzandosi, si ravviò i capelli spettinati con un gesto nervoso della mano. “Temo proprio di sì” rispose mentre il buonumore svaniva all’istante dai suoi profondi occhi dorati.
Per tutta risposta, Scott gli lanciò un’occhiata interrogativa.
Con un sospiro il capitano si alzò e si posizionò di fronte all’ingegnere, scrutandolo attentamente con le braccia conserte. “Devo chiederle un importante favore, Scotty.”
Un guizzo di determinazione si accese all’istante negli occhi dell’ingegnere. “Certamente, signore.”
“Lei è un uomo onesto e fedele, perciò confido che svolgerà la mansione che sto per affidarle nel modo quanto più rapido e discreto possibile.”
“Cercherò di fare del mio meglio” assicurò Scott annuendo con aria attenta. “Che cosa le serve?”
Kirk si avvicinò di un altro passo e posò una mano sulla spalla dello scozzese, fissandolo negli occhi scuri con sguardo incredibilmente intenso. “Ho bisogno che lei ripari la mia piastra” scandì lentamente come se ne andasse della sua stessa vita.
Scott sbatté le palpebre un paio di volte, spiazzato. “Eh?”
“Ma sì, la piastra per capelli…” ripeté Kirk gesticolando preoccupato. “Stamattina si è rotta e ho assoluto bisogno che lei la ripari.”
“Aspetti un momento…” borbottò Scott scuotendo la testa con aria incredula. “Mi faccia capire bene. Mi  ha fatto chiamare a quest’ora della notte utilizzando un codice di chiamata prioritaria normalmente impiegato in situazioni di emergenza per… aggiustare la sua piastra per capelli?”
“Avverto per caso una nota ironica nella sua voce?” chiese Kirk sconvolto. “Forse lei non si rende conto della gravità della situazione, Scotty. Non posso – e sottolineo, non posso -  nella maniera più categorica lasciare i miei alloggi in questo stato! Ma insomma, mi guardi! Le sembro forse presentabile?” Allargando le braccia indicò con un gesto stizzito i propri capelli spettinati.
Scott fissò il capitano in silenzio, come se si trovasse davanti a un pazzo furioso appena scappato dal manicomio. “Certo, signore, la capisco perfettamente…” assicurò in tono cauto e accondiscendente. “Ma non crede che sarebbe stato più opportuno usare un codice di chiamata meno pressante e nel frattempo mandare il signor Spock il plancia al suo posto?”
Prima che Kirk avesse il tempo di rispondere, la porta del bagno si aprì con un fruscio. Un alto uomo dai capelli incredibilmente neri e ricci fece il suo ingresso nella stanza, intento ad asciugarsi il viso con un piccolo asciugamano che gli ricadeva morbidamente sulla spalle nude. Sembrò non accorgersi della presenza del capo ingegnere. “Jim, tra quanto tempo hai detto che arriverà il signor-” Alla vista dello scozzese si bloccò. “Oh.”
“è già arrivato!” rispose il capitano allegramente.
“Questo sono in grado di vederlo autonomamente” replicò l’uomo freddamente.
“Signor Spock…?” chiese Scott sconcertato realizzando solo in quel momento chi avesse davanti.
Spostandosi un boccolo ribelle dalla fronte, Spock afferrò con finta disinvoltura una giubba azzurra buttata malamente sul comodino e fissò Scott con un sopracciglio aggrottato. “Mi sembra ovvio. C’è forse qualcosa che la turba, ingegnere?”
“No… cioè…” balbettò Scott stupito. “è solo che… i suoi capelli…!” Nonostante i suoi immani sforzi, non riuscì a distogliere lo sguardo dalla folta e riccia capigliatura del Primo Uffciale.
“Ora capisce perché non è potuto andare in plancia a sostituirmi?” chiese Kirk ridacchiando. “Stesso identico problema, dal momento che usiamo la stessa piastra.” Riacquistato in parte il buon umore, il capitano diede una grossa pacca sulla schiena di Scott. “Non l’avrebbe mai detto che il signor Spock avesse dei capelli naturalmente così boccolosi, eh?”
Scott si morse un labbro nel tentativo di non scoppiare a ridere. “No, infatti.”
“Una fastidiosa eredità del mio retaggio umano” confessò il vulcaniano. Raddrizzò le spalle a disagio.
“Allora, Scotty? Ci può aiutare?”
“Uhm… certamente, signore” borbottò lo scozzese cercando di nascondere il proprio divertimento. “Mi lasci solo il tempo di procurarmi le attrezzature adatte.” Detto questo, si avviò velocemente verso la porta.
“Aspetti, signor Scott” lo richiamò la voce profonda del Primo Ufficiale. L’ingegnere si voltò. “Suppongo che sia superfluo intimarle di tenere per sé questa informazione riguardante la mia persona.” Il vulcaniano lo guardò con aria estremamente seria, la bocca leggermente tirata nella sua tipica espressione grave. D’un tratto, un lucido boccolo moro scivolò via da dietro un orecchio appuntito, riportando l’attenzione di Scott al cespuglio scuro che sovrastava il capo del suo superiore. La visione di uno Spock in divisa femminile rossa fiammante che coccolava amorevolmente un candido tribble sfrecciò improvvisamente attraverso la mente dell’ingegnere.
In effetti il paragone coi capelli di Uhura pareva piuttosto azzeccato.
“C-certamente, signore…” balbettò Scott voltandosi nuovamente di scatto. Tirando un respiro profondo, serrò la mascella. “Sarò di ritorno tra un paio di minuti.”
Scott fece appena in tempo a uscire dalla stanza e muovere qualche passo verso il turbo ascensore. Sul punto di scoppiare, appoggiò la schiena contro il muro e scivolò  pesantemente a terra con le mani premuto sullo stomaco.
E rise come non aveva mai fatto in vita sua.



   
 
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