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Autore: Mork    06/02/2011    4 recensioni
[David Bowie/Marc Bolan]
"I smiled sadly for a love I could not obey..."
Ambientata tra l'estate e l'autunno 1977; le canzoni citate sono "Lady Stardust" e "Always crashing in the same car", entrambe di David Bowie. Avvertimento d'obbligo: in questa fanfiction, scritta senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale delle persone coinvolte.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Tutto bene?», chiese David ridendo.
Marc mugolò, liberandosi della chitarra «Spero non si sia rotta»
«Preoccupati delle tue ossa, piuttosto»
«Cristo, Davey, sono scivolato, mica caduto da un palazzo»
«Se fossi davvero caduto da un palazzo non staremo qui a parlarne»
«Appunto»                                                                                   
David gli tese un braccio e, quando Marc lo afferrò, lo tirò in piedi con fin troppa facilità.
«Hey, non sarai dimagrito un po’ troppo, amico?»
«Sta’ zitto, l’anno scorso pesavi anche meno di me»
David sbuffò, sarcastico e infastidito, e si allontanò, mentre l’altro si ripuliva i jeans e si massaggiava le tempie; liquidò in fretta le persone che si erano avvicinate per chiedere cosa gli era successo, e seguì David dietro le quinte.
«Già te ne vai?»
«Beh, io ho finito qui, no?»
«E che c’entra? Ci rivediamo dopo tutto questo tempo e te ne vai via dopo cinque minuti?»
«Ma se abbiamo provato insieme tutto ieri!»
«E infatti anche ieri te la sei data a gambe appena finito...»
«Quindi perché non farlo anche oggi?»
David accelerò il passo, frugando nelle tasche della giacca alla ricerca di una sigaretta; Marc lo raggiunse e con un salto gli sfilò gli occhiali da sole, che aveva tenuto addosso anche durante il programma.
«E cosa sarebbero questi? Sei in incognito, forse?»
«Certo, non voglio farmi vedere insieme a te»
«Manco avessi la peste!»
Marc gli rifilò un pugno sulle costole, al quale David rispose colpendolo alla tempia con il palmo aperto, facendolo gemere.
«Sei solo un alcolizzato, infatti. Guardati, neanche riesci a reggerti in piedi! E dovrei perdere il mio tempo con uno perennemente ubriaco?»
«Non sono ubriaco!», urlò Marc, con la voce incrinata.
«E allora perché diavolo sei caduto, un minuto fa? Non c’erano neanche cavi su cui inciampare, e hai fatto appena un passo!»
«Stare al tuo fianco mi ha fatto svenire dall’emozione», mormorò Marc con un sorriso sbilenco.
David si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, e si diresse rapidamente verso l’uscita dello studio del Marc Show.
«Li tengo io questi?», gli gridò dietro Marc con fare petulante, agitando gli occhiali al di sopra della testa.
Per tutta risposta, David uscì sbattendo la porta.
Ovviamente, neanche dieci secondi dopo, si ritrovò il suo braccio intorno alle spalle.
«Potrò mai liberarmi di te?»
Marc rise, rovesciando il capo all’indietro e agitandolo in segno di diniego «Dai, andiamo a bere qualcosa insieme!»
«Tu... hai il coraggio di voler bere ancora?»
«Non ti preoccupare per me, reggo bene»
«Oh, l’ho visto»
«Beh, io ci vado comunque, e se non vieni con me, chi mi terrà d’occhio?»
«Ma che fai, mi ricatti?»
«Sto solo cercando di appellarmi a quel briciolo di umanità che ancora possiedi»
«Ne sei sicuro?»
«Sei un mostro!»
Risero entrambi, o meglio: Marc buttò indietro la testa ridendo sguaiatamente, e David si limitò a sorridere. Stavano camminando per una strada non molto affollata, ma non c’era persona nel raggio di cento metri che non li stesse guardando: David, che cercava di apparire impassibile fumando e camminando impettito, e Marc che, appeso al suo collo, camminava sbilenco su tacchi femminili, beandosi degli sguardi dei passanti.
«20th Century boy...», iniziò a cantare Marc in falsetto
«Oh, ti prego»
«I wanna be your toy»
«Piantala! Stiamo già attirando fin troppa attenzione!»
«Ma non sei contento?»
«Affatto!»
«Ma dai! Con tutto quello che stai facendo per promuovere il tuo stramaledetto album, ti scoccia essere notato per strada? Almeno la gente non ti da per morto»
«Come invece fanno con te»
Marc mise su il broncio «Guarda che lo so che sei venuto ospite al mio programma solo per farti pubblicità»
«E per che altro sarei dovuto venire?»
«Per fare un favore ad un vecchio amico! Per... che ne so... interesse artistico!»
«Al diavolo, il glam è morto da un pezzo»
«Guarda che io mi sto interessando ad altro, sai?»
«Non prendermi in giro. Ospitare gruppi punk al tuo show vuol dire solo assecondare le mode, tu rimarrai un dannato glam rocker fino alla fine della tua miserevole esistenza»
«E che c’è di male?», mormorò Marc, passando alla fase malinconica della sbornia in un batter d’occhio. David decise di non infierire ulteriormente, anche perché si era accorto che, parlando, Marc lo aveva portato dritto dritto nella tana del lupo. «Oh, ma guarda, siamo arrivati», esclamò quest’ultimo, staccandosi dal collo di David e fingendosi stupito «Allora, vieni con me?»
Se uno sguardo potesse uccidere, Marc probabilmente sarebbe rimasto fulminato seduta stante. David non era arrabbiato tanto con lui, quanto con la propria incapacità di negargli fermamente qualcosa: non era passato neanche un anno da quando si era accorto che, se continuava con quello stile di vita, non avrebbe visto la fine del decennio; era riuscito da poco, e neanche completamente, a disintossicarsi dalla cocaina, ma era ancora nel pieno della dipendenza all’alcol; visto che aveva la fortuna di rendersi conto del pericolo, perché non lo evitava?
Marc incrociò le braccia sul petto, appoggiandosi al muro e arricciando le labbra in una deliziosa espressione di disappunto.
«Va’ all’inferno», mormorò aspramente David, passandogli davanti ed entrando nel locale.
  
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