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Autore: HeavenMayBurn    08/02/2011    4 recensioni
Per la prima volta da quando era nato, Heero decise di fidarsi completamente del suo cuore, perché sembrava sapere che quello che fosse giusto molto meglio di lui.
[Heero Yuy/Relena Darlian; Timeline: Post Endless Waltz. Scritta per il p0rn fest #4 di fanfic italia]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heero Yui, Relena Peacecraft
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia (scritta senza alcuno scopo di lucro) appartengono alla Sunrise. I have nothing to gain and nothing to lose :D

Note: Partecipa al p0rn fest #4 con il prompt: GUNDAM WING Heero Yuy/Relena Darlian, "Oh, Heero!"

Mhn, è tipo la prima volta che scrivo di Relena e in realtà pensavo di occuparmi di questo prompt con calma, a p0rn fest finito (come mi piacerebbe fare con tutti gli altri perché per una volta vorrei completare la mia lista), e possibilmente dopo gli esami, ma essendo bloccata con tutto il resto ho deciso di fare qualcosa di costruttivo e finire almeno un altro prompt U_U

Penso che questa sia la prima cosa totalmente etero che scrivo da… sempre XD

Come al solito aspetto di sentire le vostre impressioni :D

Uh, l’ultima frase è un riferimento ad una battuta (mi pare nell’anime ma non sono sicurissima :/) dove, dopo che Heero le fa trovare un pupazzetto, Relena commenta dicendo che sarebbe bello se il prossimo regalo glielo desse di persona :D

Timeline: Come al solito dopo Endless Waltz. Nel filmato con i crediti si vede Heero dietro una tenda, che la osserva da lontano; ecco, questo, è ambientata esattamente poche ore dopo.

Conteggio parole: 1.449

 

Roses.

 

Relena si appoggiò alla balaustra della terrazza.

Il cielo era oscurato dalle nuvole rendendo la notte niente più che un ammasso confuso di grigi e blu, un leggero filo di vento, che faceva tremare i rami degli alberi e dava i brividi lungo la schiena, soffiava rompendo il silenzio che opprimeva la villa dove avrebbe passato la notte quella sera.

Emise un sospiro di soddisfazione quando l’aria fredda gli graffiò le guancie e con le dite sfiorò i petali delle rose che riempivano il vaso sulla terrazza.

Sapeva che quello che stava facendo era la cosa giusta, una cosa che toccava a lei fare, ma certe volte sentiva il peso di una responsabilità grande il doppio di lei gravarle sulle spalle.

Doveva essere forte, non poteva permettersi nemmeno un istante di esitazione, perché altrimenti tutto ciò per cui aveva lottato sarebbe andato in fumo. E così aspettava di essere sola, nel silenzio della sua camera, per godersi il vento della sera e dimenticarsi per un attimo tutte le aspettative di cui aveva dovuto farsi carico.

 

Ma anche quei momenti duravano poco, soprattutto in giornate come quella. La conferenza era andata bene, certo, ma c’erano molte cose ancora da fare. Tra poche settimane avrebbe dovuto parlare davanti ad una platea ancora più ampia, ed aveva ancora molti progetti da esaminare e discorsi da scrivere.

Appena si voltò per tornare in camera fu colta da un piccolo sussulto. Davanti a se, in piedi accanto allo stipite della porta, si trovava un ragazzo dai capelli castani, i jeans ed uno sguardo che non avrebbe mai potuto dimenticare.

Le sue labbra si curvarono in un sorriso. -Riesci sempre a sorprendermi- constatò serena.

Averlo davanti a se, in quel momento, era la cosa che meno si aspettava ma che più desiderava. Ogni volta che le era vicino, i suoi problemi diventavano più semplici e sopportabili. Non importava quello che dicesse, Relena era convinta che lui avesse lo strano potere di trasmettere la sua forza anche alle persone che gli stavano vicino.

Heero non rispose e non si mosse, continuando ad osservarla da lontano.

Era quello che faceva da anni, constatò Relena. Non aveva importanza, anche solo così era sufficiente. Sapere che era lì in quel momento valeva diecimila serate passate su quel balcone.

-C’eri anche tu, non è vero? Questo pomeriggio alla conferenza?-

Lui annuì lentamente, avvicinandosi piano e Relena alzò il viso per cercare il suo sguardo. Voleva dirgli che era stanca e che, nonostante i passi che faceva, c’erano giorni in cui le sembrava di non andare avanti, ma era sicura che a Heero bastasse guardarla negli occhi per leggervi dentro tutte le sue paure.

-Andrai benissimo anche alla prossima conferenza.- disse Heero con un tono abbastanza deciso da riuscire quasi a convincere anche lei.

Fu in quel momento che attraversò il terrazzo a grandi passi, arrivando proprio davanti a lui e poi fermandosi di colpo, come in attesa. Non sapeva quello che cosa stava facendo ma, dopo anni che lo inseguiva, aveva l’impressione di essere finalmente riuscita a raggiungerlo. Alzò il braccio fino a posarglielo sul petto e lasciò che un piccolo sospiro le sfuggì dalla labbra; non si ricordava nemmeno quando avesse cominciato a trattenere il fiato.

-Se ci sarai tu…- mormorò mentre continuava a fissare la stoffa della maglietta tra le sue dita. –Se ci sarai tu sono sicura che sarà così.-

Heero esitò un istante, allontanandole la mano e facendo un passo indietro. Le avrebbe detto che non era vero, la sua presenza non avrebbe cambiato nulla, che conosceva la sua determinazione e sapeva che, lui sarebbe potuto essere anche dall’altra parte dello spazio, se Relena voleva una cosa l’avrebbe ottenuta.

 

Ma non ce ne fu il tempo, Relena lo abbracciò di slancio e tutto quello che Heero avrebbe voluto dire gli morì sulle labbra.

Se proprio in quel momento le parole di Odin non avessero cominciato a risuonargli nella testa, forse l’avrebbe allontanata. Ma l’unica cosa che il suo cuore riuscì a notare era come si sentisse al posto giusto, come tutto sembrasse al posto giusto, su quella terrazza.

Era così che doveva andare

Intrecciò le dita nei suoi capelli lunghi ed abbassò il viso, andando in cerca delle sue labbra. Appena si sfiorarono, Relena spalancò gli occhi e dalle sua labbra le uscì un sospiro.

La sua bocca era calda e morbida, e lei teneva le dita strette intorno alla stoffa della sua maglia, impedendogli di muoversi.

Ma Heero quella sera non sarebbe andato da nessuna parte.

Era così che doveva andare.

Per la prima volta da quando era nato, Heero decise di fidarsi completamente del suo cuore, perché sembrava sapere che quello che fosse giusto molto meglio di lui.

Le prese dolcemente la mano e la portò verso il letto, inginocchiandosi accanto a lei sulle coperte di seta.

Alla cieca, cercò il fiocco che teneva uniti i suoi capelli e lo sciolse, lasciando che le incorniciassero il viso. Relena continuava a cercare le sue labbra, continuava a baciarlo. Sembrava che non avesse bisogno di respirare, l’unica cosa che avesse importanza era Heero, e questa consapevolezza lo faceva sentire bene, in un modo in cui non si era mai sentito prima.

 

Le slacciò la giacca e le accarezzò la pelle chiara con il palmo della mano, mentre lei si sporgeva più avanti.

Relena si tolse anche la gonna, rimanendo in biancheria ed aiutò Heero a fare altrettanto. Cercò le sue mani e le strinse forte, mentre lo baciava di nuovo. Aveva aspettato per così tanto quel momento ed ora aveva tutta l’intenzione di imprimersi nella memoria ogni gesto, anche il più banale, cercare ogni più piccolo contatto.

Heero era lì, ancora una volta nel momento in cui aveva più bisogno era davanti a se.

-Heero…- sussurrò quando lui gli slacciò il reggiseno e si chino per baciarle il seno. –Oh, Heero…-

Ora che aveva deciso di lasciarsi andare si rese conto che era tutto estremamente facile e che ogni suo istinto lo stava conducendo verso Relena. Probabilmente l’aveva sempre fatto, ma ora che la guerra era finita, questo non lo spaventava più. Non era più una missione che non era riuscito a portare a termine, una persona i cui atteggiamenti erano un totale mistero; adesso le cose stavano prendendo linee più definite. Non sapeva se, come diceva Duo, lui fosse innamorato; Heero non aveva mai provato niente del genere nella sua vita. Ma dare un nome a nome a quella sensazione sembrava essere la cosa meno importante. 

 

Relena gli prese dolcemente una mano e la portò verso il proprio bacino. Nemmeno lei aveva ben chiaro quello che stavano per fare, non era mai stata vicino ad una persona nel modo in cui erano vicini lei e Heero in quel momento,  ma ora era con lui ed era certa che sarebbe andato bene comunque.

Dopo qualche esitazione, le abbassò le mutandine e la penetrò con le dita; lei cercò di nuovo la sua bocca, soffiandogli sulle labbra un gemito soffuso. -Heero…Heero… Oh, Heero…-

Sembrava non riuscisse a dire altro, e Heero sorrise.

E poi ci furono altri baci ed il suo nome sospirato ancora e ancora e ancora

Quando Heero tolse la mano e, baciandola con passione, entrò dentro di lei, il suo nome divenne meno chiaro, sostituito da un mormorio indistinto dai gemiti e i sospiri.

Heero le bloccò le mani sulla trapunta colorata, sopra la testa, e continuò a muoversi. Relena aveva il viso arrossato e la schiena incurvata, mentre cercava di seguire i suoi movimenti.

Ad ogni spinta Heero sentiva il piacere resettargli il cervello come una scossa elettrica, e allora stringeva più forte le sue mani, chinandosi verso di lei e baciandole il viso.

-Heero…- sussurrò Relena con gli occhi lucidi.  

E poi la vista di Heero si annebbiò e nella sua mente ci fu un totale blackout, mentre la raggiungeva nell’orgasmo.

 

Heero si lasciò cadere tra i cuscini, cercando di recuperare il fiato e Relena gli cinse la vita con le braccia, nascondendo il viso nella sua spalla.

Avrebbe potuto dirgli quello che aveva sulla punta della lingua da quando l’aveva incontrato, ma era davvero necessario?

Aveva imparato a conoscere Heero e sapeva che fino a pochi anni prima c’era stata gente che aveva cercato di insegnargli a vedere i suoi sentimenti come l’unico ostacolo a diventare il Soldato Perfetto. Ma non c’era bisogno che lui parlasse perché Relena capisse. Heero aveva fatto l’amore con lei, in quel momento era stata vicina a lui come nessun’altro.

Questo le bastava.

 

Quando si svegliò, il mattino successivo, il letto accanto a se era vuoto, ma la cosa non la sorprese.

Quello che attirò la sua attenzione fu una rosa rossa lasciato sulla federa del cuscino, una di quelle che si trovavano nel vaso sulla terrazza.

La portò vicino al viso e ne annusò il profumo. –Non cambierai mai, vero Heero?-

 

   
 
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