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Autore: _Lightning_    10/02/2011    6 recensioni
...deve essere umiliato di fronte a tutta Roma.
Deve essere ucciso da me, e nessun altro. Per questo non posso ancora permettermi di morire.

Massimo ha appena terminato il suo primo combattimento nel Colosseo e, quando si trova faccia a faccia con Commodo, viene travolto da un'ondata di emozioni, confuse e contrastanti...
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shadows And Dust


Lo vedo arrivare, circondato dai suoi pretoriani, la tunica bianca ed intatta che svolazza attorno alle sue caviglie.
La corazza dorata risplende nel sole accecante dell'arena, abbagliandomi, quasi quanto la sua sconfinata boria e arroganza che sprigiona da ogni fibra del suo essere.

Incrocio i miei occhi nei suoi.
Neri.
Neri e malvagi.
Malvagi per me, perchè quest'uomo ha distrutto e sparso al vento la mia vita, rendendola un inferno.

Mi sento avvampare di rabbia sotto il pesante elmo che mi copre il volto, l'ultimo baluardo tra me e la mia probabile morte.
Osservo i suoi calzari dorati calpestare la sabbia bianca e rossa di sangue dell'arena, e penso.

Penso che ho scelto quell'elmo perchè non volevo farmi riconoscere da lui.
Perchè quella poca parte di me ancora attaccata strenuamente alla vita mi ha urlato di nascondermi e fuggire.

Ma adesso tutti i miei propositi sono stati gettati al vento.

Adesso voglio che mi riconosca, voglio che mi guardi, che mi guardi negli occhi, se ne ha il coraggio.
Voglio godermi la sua faccia stupefatta quando mi riconoscerà, davanti a tutto il popolo di Roma.
Voglio vedere la sua reazione.

Cosa farà?

Mi farà uccidere qui, sulla sabbia dell'arena, sulla quale dovrei già esser morto da tempo?
O mi lascerà vivere e mi manipolerà, mi userà per i suoi loschi giochi di potere e per accrescere e lustrare la sua immagine?

Non lo so.

Non voglio saperlo. 

Perchè adesso tutto quel che riesco a vedere sono due corpi straziati, crocifissi e bruciati sulla soglia della mia casa.

Adesso l'elmo mi sembra un peso insopportabile; sento rivoli di sudore scorrermi lungo il collo e improvvisamente sento ogni muscolo del mio corpo gridare di dolore.
Ma rimango fermo, eretto, impassibile dietro alla mia maschera di ferro.

Si avvicina ancora, allarga le braccia, in un gesto di benevolenza. 

Sento qualcosa lacerarmi da dentro e reprimo l'istinto di saltargli addosso e strangolarlo.
Invece mi faccio forza, metto da parte l'orgoglio e piego la testa, mi inchino lentamente; adocchio una freccia semisepolta nella sabbia dell'arena e la nascondo nel palmo della mano senza farmi notare. 

Ancora due passi.

Un passo...

Lucio mi corre incontro e si frappone tra me e Commodo.
Stringo i denti esasperato e il pensiero di ucciderlo insieme al mio odiato nemico mi sfiora la mente, ma lo scaccio immediatamente e lascio cadere la freccia.

Nel palmo stringo solo sabbia.

Mi rialzo al suo comando e lo ascolto passivamente blaterare amabilmente di Ettore o di Ercole, ma non focalizzo la mia attenzione sulle parole, ma sul suo sorriso, che anche ora che è così rilassato, assume una piega maligna.
Mi fa una domanda, ma rimango in silenzio.
Mi guarda, quasi indispettito e mi schernisce:

"Perchè tu...ce l'hai un nome, vero?"

Sì.
L'avevo una volta.
Ma adesso non più.
Non mi sento degno di usarlo nello stato in cui sono ridotto.
Allora rispondo e dico la verità:

"Mi chiamo Gladiatore." lascio che assorba la mia risposta e gli volto le spalle con decisione.

"Come osi voltare le spalle a me? Schiavo!" sorrido segretamente al suo sbigottimento.

Provo un gioia indefinibile nel mancargli di rispetto, qualcosa che è molto simile a quella che provo ogni volta che mi scopro vivo dopo un altro combattimento nell'arena.
Le mie spalle, quelle di un semplice gladiatore, voltate all'Imperatore di Roma

Per un attimo, mi sento incredibilmente potente.

"Ti toglierai l'elmo e mi dirai il tuo nome!" urla inviperito.

Un ordine che viene dal più potente uomo del mondo, diretto al più umile degli schiavi.
Ah, poterlo ignorare.
Poter continuare a camminare, a testa alta...e venire trafitto dalle spade dai pretoriani per oltraggio all'Imperatore.

No.
Non è quella la mia fine.
Deve essere umiliato di più, deve essere umiliato di fronte a tutta Roma.

Deve essere ucciso da me, e nessun altro.
Per questo non posso ancora permettermi di morire.

Sospiro e sfilo con lentezza l'elmo.
La brezza tiepida mi sfiora dolcemente il viso.
La mia mente si svuota e il silenzio mi preme sui timpani quasi dolorosamente.

Prendo coraggio e mi volto, fronteggiandolo.

Godo ad ogni cambiamento della sua espressione, dall'incertezza, allo stupore, alla rabbia, fino allo smarrimento più totale.
Dentro di me rido con soddisfazione.
Poi parlo, abbastanza forte da farmi sentire dagli spettatori delle prime file.

"Mi chiamo Massimo Decimo Meridio. Comandante dell'esercito del Nord. Generale delle Legioni Felix. Servo leale dell'unico vero Imperatore Marco Aurelio. Padre di un figlio assassinato. Marito di una moglie uccisa. E avrò la mia vendetta, in questa vita o nell'altra."

Il mio tono si alza di parola in parola, arrivo quasi a urlare, ma l'ultima parte la mormoro soltanto, perchè solo lui deve sentirla, solo a lui è diretta e solo lui ne sarà vittima.

Vedo la sua faccia storcersi in una smorfia di disgusto e ira.
Un suo cenno e in meno di un secondo mi trovo le spade dei pretoriani puntate addosso.
La folla protesta, grida, chiede la grazia per me.

Chi ha chiesto la grazia?
Non voglio la grazia quest'uomo. 
Non voglio essere superstite alla mia famiglia sterminata da lui.

L'Imperatore solleva la mano destra, il pollice teso, a metà tra la vita e la morte.

Trema.
Lo vedo distintamente.
Trema.

Non so se per lo stupore di vedermi davanti a sé, o per l'indecisione o per la rabbia, ma sta visibilmente tremando e io provo un piacere selvaggio nel vederlo, una speranza folle che stia tremando di paura. 

Paura di me.

Il pollice traballa, barcolla, oscilla, punta per un attimo verso il basso e poi si solleva verso il cielo.

Il boato della folla mi assorda.
Lo guardo ancora negli occhi e li vedo lucidi di rabbia. Sembra quasi sorpreso di avermi appena risparmiato la vita.
Mi volta le spalle sdegnato ed esce dall'arena.

Fuggi pure.

Quando ci rincontreremo non sarà nei campi Elisi, e allora ti lascerò agonizzante nella sabbia dell'arena, immerso nel tuo stesso sangue, implorandomi di lasciarti vivere.

L'immagine prende forma davanti ai miei occhi e diventa il mio nuovo, unico e solo obiettivo.

Tutto il resto è aria e polvere.

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Note Dell'Autrice:

Salve a tutti! 
Questa è la mia prima fanfiction, quindi siate clementi xD
Ringrazio con tutto il cuore JuliaSnape che (dopo svariate minacce xD), mi ha convinto a iscrivermi :D 
Che altro posso dire? Adoro questo film (Massimo *.*) e ringrazio chiunque leggerà/lascerà una recensione ;)

-Light-



-Tutti i personaggi e la storia appartengono a Ridley Scott; questa storia è scritta senza scopo di lucro-

   
 
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