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Autore: Callie_Stephanides    14/02/2011    53 recensioni
Quando si incontrano per la prima volta, in occasione della finale della Coppa del Mondo di Quidditch, Draco Malfoy e Hermione Granger devono ancora compiere quindici anni.
E' un rapido sguardo, il loro; la curiosità di un momento.
Qualche settimana più tardi, tuttavia, quando l'unico figlio di Lucius Malfoy arriva a Hogwarts con la legazione di Durmstrang per il Torneo Tremaghi, il Destino stringe il nodo di cui saranno gli estremi.
Puoi innamorarti della ragazza che ha rubato il cuore dello Czar di Durmstrang?
Se è tanto forte da sciogliere la prigione di ghiaccio in cui ti sei nascosto, forse sì.
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black, Viktor Krum | Coppie: Draco/Hermione, Vicktor/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'Dum spiro, spero' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Fictional Dream © 2011 (14 febbraio 2011)
Disclaimer: Harry Potter, Ron Weasley, Hermione Granger, Severus Piton, Draco Malfoy e tutti gli altri personaggi appartengono a J.K. Rowling, al suo editore e ai distributori internazionali che detengono i diritti sull'opera. Questa storia è stata redatta per mero diletto personale e per quello di chi vorrà leggerla, ma non ha alcun fine lucrativo, né tenta di stravolgere in alcun modo il profilo dei caratteri noti. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Callie Stephanides - http://fictionaldream.iobloggo.com). Non ne è ammessa altrove la citazione totale né parziale, a meno che non sia stata autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.

*********************

L’aria sa di pioggia e di polvere; di paura e di morte.
Pioggia è questo Sabbath umorale e umido, che anticipa l’estate senza convinzione.
Polvere è il respiro eroico del Torneo Tremaghi, la sua eco entusiasta e prepotente.
Paura è la traccia che segue, perché di terrore odora Draco.
Morte… Morte è il suo profumo.

È un superbo leopardo delle nevi quello che fende rapido l’oscurità della Foresta Proibita. La terra è pesante sotto le sue zampe, gonfia di umidità. Stringe le mascelle e libera un suono gutturale – un uggiolio soffocato e feroce.
Se solo Draco potesse sentirmi, pensa – spera.

Tutto tace.

La terza prova sta per cominciare.

Traditori di tutti
, mastica rabbioso, tra saliva e sangue. Traditi dal padre prima; dal maestro poi. Sono stati due stupidi, due illusi. Sono pedoni sacrificabili.

Florian strizza gli occhi. La pupilla reagisce all’oscurità dilatandosi. È un Mannstier come tutti i Von Kessel. Al casato Von Kessel, il Ministero si rivolge con deferenza, senza imporre la violenza di un timbro e di un registro. Pochi conoscono il suo segreto e Draco è tra questi, assieme a Karkaroff: l’amato maestro che l’ha straziato.
I garretti cedono. La foresta sa di sole, ma non è un buon sapore. È la sconfitta che ti cade addosso, la paura e il dolore. Ha le fauci piene di terra, e schiuma bile e sangue. Deve rialzarsi, anche se dalla ferita aperta sul fianco il sangue erutta più denso che mai.

Draco si prepara a uccidere sotto l’Imperius di Crouch. Se anche fallisse, la sua vita basterebbe allo scopo.
Florian chiude gli occhi.
Sa che dovrebbe rialzarsi e riprendere la corsa. Sa che non andrà a nessuna parte: quindici anni e muore sotto il cielo di Litha.
La terra è calda e libera un odore grasso e buono. Poco alla volta, il felino cede il passo al ragazzo.
Spessi nembi velano il cielo estivo. Timide, le stelle si ritraggono.
Florian stira le labbra – la smorfia spastica di un’agonia. Non vede più nulla, se non ricordi.
La memoria è quello che trascini con te all’inferno, quando cancelli presente e futuro.

***

Ha undici anni e piove, quando s’imbarca a Riga per Durmstrang – per il suo primo, spaventoso giorno di scuola. Il porto, alle cinque del mattino, ha la bruttezza spettrale dei luoghi poveri, consumati dalla Storia. Puzza di pesce, di vuoto, di freddo.
Florian si stringe nelle cocche della pelliccia. Al suo fianco qualcuno lo imita: è un ragazzino fragile e spaventato, il cui viso patito si perde nelle volute di una candida sciarpa.
È Draco Malfoy, e quello è il loro primo incontro.

***

Cade una goccia.
Florian ne lecca l’impronta tiepida con la lingua. Sembra salata.
Potrebbe essere una lacrima.

***

Florian è il più giovane del suo casato: quando lo mandano a Durmstrang, i suoi due fratelli – i gemelli Kaspar e Klaus – ambiscono entrambi a diventare Czar di Imbolc – ne parlano dall’estate e aspettano il ritorno sui banchi di scuola con l’ansia fremente dei lupi affamati.
Florian li ascolta in silenzio e apprende le poche, scarne regole che disciplinano il più spietato dei collegi.
Durmstrang ha quattro dormitori, quattro come i Sabbath Maggiori della Ruota dell’Anno – Samhain, Imbolc, Beltane, Lughnasadh. A Samhain appartengono i crepuscolari e i mistici. A Imbolc, i cacciatori. A Beltane, gli alchimisti. A Lughnasadh, i politici e gli ambiziosi.
A quindici anni, il miglior studente di ogni Casa diventa Knjaz del Dormitorio. A diciassette, Czar.
Lo Czar ha poteri disciplinari illimitati e il prestigio di un principe. Essere Czar, soprattutto, vuol dire avere diritto a una camera privata e a due ore di braci: un solo giorno al Nord basterebbe a spiegare perché tutti accettino di sottoporsi alle prove durissime che assegnano il titolo.
Al contrario di Hogwarts – Hogwarts la tiepida, la civilizzata – a Durmstrang lo Czar non viene designato dall’alto, ma eletto dagli stessi studenti.
Come?
“A filo di lama. In punta di bacchetta,” ghignano feroci i gemelli.
Sono giorni e giorni di duelli, intervallati solo da lezioni in cui s’insegna ancora a mordere e a combattere.
Oderint dum metuant: ecco il motto di Durmstrang.
Florian ha undici anni e trema nella sua pelliccia: trema di freddo e di paura, perché l’ignoranza è più dolce di una certezza disperata. Trema anche Draco Malfoy.
Tra le dita, entrambi stringono una bacchetta di biancospino.

***

Florian tossisce, nebulizzando di rosso l’aria.
Contro il palato, il sangue ha un gusto rugginoso e dolce.
Che pianta è il biancospino?
Un fiore tenero, pieno di speranza.
Un fiore bugiardo, perché di speranza, loro due, quando mai ne hanno avuta?

***

Il vascello che attracca al molo fantasma di Riga è spettrale: le vele lacere somigliano a fuochi fatui; la polena è una gargolla spaventosa. In lontananza, Kaspar e Klaus, uniti ai compagni di Imbolc, ridono rumorosi e sguaiati.
Florian spera che non gli tocchi lo stesso dormitorio, perché i ‘cacciatori’ eccellono nelle Arti Oscure – e ogni occasione è buona per fare pratica.
Gli studenti diretti a Durmstrang provengono dalle regioni più estreme del Nord e dell’Est Europa, una babele in cui è difficile orientarsi. La lingua franca è l’inglese, ma tra gli studenti è più comune l’uso del russo.
Florian è cresciuto a Lübeck, mastica un po’ di lituano e prega silenzioso che tanto gli basti.
Il ragazzino al suo fianco non fiata, ma piange. Un piccolo cocco di casa spedito all’inferno.

“Smettila. Vuoi essere punito subito?”

Nel dubbio, usa l’inglese privo di accento di Hamburg: scelta azzeccata, perché il suo vicino pare rianimarsi e si asciuga le palpebre. Ha occhi chiarissimi, di un grigio smorto; la sua pelle è candida e percorsa da vene azzurrine; i capelli sembrano lino.
“Sei inglese?” gli chiede con una buffa inflessione.
“No.”
L’altro sospira e si strofina le guance. “Io sono un Purosangue,” aggiunge dopo un po’, quasi quel dettaglio possa colpirlo davvero.
“Anch’io,” replica a mezza bocca.
Il biondino piagnone tira su con il naso, poi gli porge la mano. “Io sono Draco Malfoy e mio padre ha un Manor.”
Florian socchiude le palpebre: per la prima volta da che quel viaggio è cominciato ha quasi voglia di ridere. “Florian Von Kessel,” scandisce altezzoso. “Tutta la mia famiglia ha studiato a Durmstrang. Siamo Czar da generazioni.”
Draco si morde le labbra. “Io sono il primo della mia. E non so perché.”

***

No, non è pioggia: sono lacrime.
È dolore, fatica, incredulità. Sono quindici anni di agonia nel folto di un bosco impenetrabile, mentre il tuo migliore amico va a morire – nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, moriranno tutti.
Quindici anni: a quindici anni t’innamori e costruisci sogni che sono nuvole di zucchero.
È successo a entrambi, anche se Draco non l’ha ancora ammesso.
Forse non avrà mai il tempo né il modo di farlo.
Forse morire gli sta bene, perché una sanguesporco sarebbe una caduta irrimediabile per uno come lui.

Esiste forse un pozzo più profondo di quello in cui sono finiti?
No, non c’è.

Stupido Malfoy.

Florian scivola sul fianco, per rubare un respiro e un altro ancora.
Ha freddo, ma sa che non dipende dalla notte, né dal vento che profuma di pioggia.
Ha già visto morire qualcuno.
La Morte non ha calore.

***

Vengono assegnati a Beltane, il dormitorio degli Alchimisti.
Durmstrang è tanto fredda da piangere. Oltre la fitta nebbia che circonda il castello di nuda pietra, s’intravedono lampi rossastri.
Florian sa di cosa si tratta, perché i gemelli l’hanno erudito con sadico compiacimento.

“Viverne. Se vuoi diventare Czar, devi imparare a cavalcarne una.”

Io voglio vivere e andarmene da qui, pensa Florian. Lo pensa anche Draco – tant’è che passano l’intero primo anno a piangere e a leccarsi le ferite insieme.
Un Von Kessel può ancora sperare di cavarsela, perché quando il tuo nome intride la pietra che deve educarti, il cozzo fa meno male.
Malfoy non è nessuno, se non lo zimbello di tutti.
È gracile, è debole, si ammala troppo spesso. Si lamenta per il freddo, per il vitto, per gli arredi spartani della scuola. Inorridisce per le prove di forza e di carattere che sono richieste di continuo.
Florian tace: non ha il coraggio di confessargli che si sente come lui – spezzato come lui – ma che non ha neppure la forza di dirlo.
Forse è questo che cementa il loro rapporto: la solidarietà delle vittime.

“Perché mio padre mi ha mandato qui? Perché non a Hogwarts?”

E c’è un altro elemento che li avvicina: l’odio per il padre – se non l’odio, almeno il rancore.
Draco adorava Lucius, e com’è stato ripagato? Spedito a forgiarsi il carattere in un buco in culo al mondo, che lo massacra ogni giorno.

Doveva affrancarsi da mammina, pensa lui.

Gli occhi di Draco brillano come lame, quando affrontano il discorso.
Axel Von Kessel, invece, padre non è mai stato, neppure per un giorno. O forse non gli perdona il fatto che abbia ucciso sua madre solo per nascere.
Entrambi amano e odiano, dunque, con l’intensità dei bambini traditi. La linea sottile che separa i due sentimenti stringe il nodo scorsoio di un Destino che li soffocherà tutti.

***

Florian sorride: quanto manca alla fine?
È per i loro padri che si sono venduti. È per i loro padri che si sono fatti marchiare.
Chissà cosa pensa un padre, quando scopre che ha condannato a morte un figlio?

Niente.

L’ha detto loro Barty.
I padri ti vendono. Se non sei quello che vogliono, ti condannano. Se non fai quello che si aspettano, ti buttano via.
Barty è pazzo, ma a volte i pazzi sono i più saggi di tutti.

Ha il fiato corto dell’agonia; gli occhi umidi per l’umiliazione e il rimorso.

***

Sono diventati Mangiamorte nel Samhain dell’anno cristiano millenovecentonovantatre, a tredici anni. I sicari più giovani e più stupidi di un folle sanguinario.
I loro padri non ne sono stati informati. I loro padri lo scopriranno troppo tardi – e solo per maledirsi.

A muovere la ruota verso l’inevitabile collasso è il suicidio di Jürgen Stein, matricola di Imbolc. Non è durato due mesi, quel gracile sassone che Draco e Florian ricordano appena, impegnati come sono a sopravvivere.
Per loro è appena cominciato il terzo anno e non possono permettersi distrazioni sentimentali.
Draco si è rivelato un eccellente occlumante, almeno quanto Florian un pozionista di rango. Anche se non hanno il talento atletico che fa di Krum la bandiera della scuola, Beltane li rispetta e si è rivelato un guscio sicuro.
Gli alchimisti sono competitivi nell’ingegno, non sul filo di incantesimi spregevoli: le vessazioni che rendono tanto temibili i ‘cacciatori’ sono loro risparmiate.
A Imbolc, invece, ogni alito è una guerra; la prevaricazione, la regola.
Jürgen Stein viene costretto – sotto la Maledizione Imperius – a mangiare i propri escrementi.
Si uccide due ore più tardi, lanciandosi dalle guglie falconiere – là dove riposano i rapaci che consentono a Durmstrang di comunicare con l’esterno.

Florian e Draco si raccolgono assieme agli altri studenti attorno a quel corpo disarticolato. Il cranio, sgranato come un melograno, erutta barbagli rossastri sul candore immacolato della neve.
Florian sente la nausea stringergli lo stomaco, storna lo sguardo e si concentra sull’espressione di Draco – il terrore profondo dei suoi occhi mercuriali. Il tremito della sua bocca.

“Non voglio finire come lui. Non voglio finire come lui.”

È un mantra: Malfoy ha perso la testa – se mai ce l’ha avuta.
Il Ministero indaga, ma senza successo, perché Karkaroff ha lingua di miele e maniere untuose e convincenti.

Povero ragazzo… Gli animi fragili non si adattano mai alle grandi solitudini del Nord.

Lucius Malfoy vuole condannare a morte il suo sangue?
Draco ne è convinto, come è sempre più convinto di dover fare qualcosa.
Essere degno del nome che porta.
Essere più grande del nome che porta.
Raggiungere un punto tanto alto della catena alimentare da non doversi più specchiare nel cranio sgranato di una vittima.
Non sanno che Voldemort, tra Albania e Carpazi, ruggisce frustrazione e vendetta.

Accade a Umba, mentre approfittano del sabato pomeriggio per bere il the fortissimo, speziato e aromatico che sanno fare solo da queste parti.
Li avvicina il preside in persona, che pure conferisce di rado con gli studenti – e solo, poi, se Czar o almeno Knjaz.
Karkaroff ha occhi affamati e lo sguardo penetrante dell’inquisitore. Più che invitarli a parlare ascolta il silenzio in cui gridano le loro insicurezze.
Li ha notati, loro due, accanto al corpo di Stein. Vuole sapere cosa ne pensano.
Nessuno, però, parla.
“È il destino dei deboli,” osserva senza calore il preside. “L’hanno capito anche i Babbani.”
Deglutiscono entrambi – un moto dalla comica sincronia.
“L’ha capito soprattutto un mago che pochi hanno compreso.”

L’offerta arriva così, quasi con noncuranza. La verità è che non c’è quasi nulla, nella vita, che non nasca da un’offerta apparentemente banale.
È la virtù a chiederti di camminare scalzo sui rovi, in fin dei conti: la rovina è una discesa di piume.

Li marchia Bogdan Tomulescu, un transfuga romeno con gli occhi da pazzo – dovrebbe essere il Signore Oscuro a scegliere i suoi soldati, ma chi ha fretta di rientrare nelle sue grazie, di saltare sul carro dei promessi vincitori, non si fa scrupoli a preparare un piccolo drappello personale.
Igor Karkaroff ha già pronto un obolo – Viktor, no, non viene sacrificato, ma Viktor vale qualcosa, oltre il potere di un nome.

La contropartita è allettante: accogliete l’Idea e io farò di voi due intoccabili. Farò di voi due Czar.
Florian esita ancora, Draco no, perché nella sua famiglia non ci sono mai stati conigli, dice.
È il primo, però, e lo sa benissimo.

***

Florian non vede più niente oltre il velo lattiginoso delle lacrime e dell’agonia.
Hanno vissuto in un lunghissimo sogno, loro due, solo per svegliarsi nel modo peggiore.
Florian ha conosciuto Severus Piton, la storia di un errore troppo simile al loro, e di un rimorso senza tempo.
Draco ha incontrato Hermione Granger, il simbolo di un mondo che dovrebbe cancellare.

Hanno perso. Hanno già perso tutto.

Lontano si ode uno schianto – odore di zolfo e di polvere e di pioggia.

Il leopardo delle nevi è un ragazzino dalla pelle candida e dagli occhi di ghiaccio.
Occhi chiusi nel silenzio della Foresta Proibita.

 

***

La traccia è fresca, l’odore intenso – com’è sempre quello del sangue.
Il grosso cane ringhia e tartufa l’aria, volgendo poi le fauci al cielo per liberare un tonante latrato.
L’uomo che lo segue fatica a tenere il passo, incespica e mugugna a mezza bocca un’imprecazione da Babbano.
Il cane si arresta, torna indietro, raspa nella terra grassa e trattiene l’odore.

“Non ti fermare, Sirius.”

La voce di Severus Piton è bassa e monocorde.
Florian ha completato su di sé l’opus nigrum, dunque ha tradito.
La purificazione della materia passa per il rimorso, e il rimorso si paga con la vita.

Severus spera che non sia così, perché nessuno deve più pagare il prezzo delle colpe dei padri.
Silente sa della loro missione – ne è demiurgo e mandante.
Sa che il prezzo è la vita e il sangue di un altro ragazzo.
Silente può salvare Draco Malfoy?
Severus fida ciecamente nelle risorse del preside di Hogwarts, come fida in un cane dal manto tenebroso ch’è stato anche il suo peggior nemico.

“L’ho trovato!”

È di nuovo la voce di Sirius Black quella che sente, come suoi sono gli occhi lucidi e febbrili che il debole lumos della bacchetta gli consente infine di spiare.
Tra le sue braccia, Florian Von Kessel sembra uno straccio sgualcito.
“È morto?”
Sirius gli sostiene il capo con cura. “È ancora caldo, ma sento appena i suoi battiti.”
Severus stringe le labbra e punta la bacchetta. “Vulnera sanentur,” bisbiglia con accanimento rabbioso. E poi: “Ferula.”
Black non si muove; il suo sguardo non smette mai di seguirlo.
“Avrà bisogno di cure migliori, ma per il momento resisterà.”
Il timbro di Severus è gelido come il vento che si è levato.
“Chi è stato a fargli questo?”
La terza prova entrerà a breve nel vivo e la sua acme potrebbe essere un eccidio.
Chi non è importante quanto il perché. E quello, purtroppo, già lo conosciamo.”
Socchiude le palpebre. “Dammi il ragazzo.”
Black esita – stupido mulo testardo e malfidato. “Posso occuparmene io.”
Severus libera un profondo sospiro e indurisce la mascella. “Tu mi sei più utile come cane,” scandisce senza la minima simpatia. “Silente si aspetta che arrestiamo questa farsa prima che sia troppo tardi.”
Sirius lo fissa pieno d’odio. “Ebbene?”
“I Centauri rispondono sempre alle creature della terra. Un nobile Black si abbasserebbe dunque a farmi da richiamo?”
Sirius leva lo sguardo al cielo, ma Sopdet non si vede. Il cielo è muto e sordo quanto più ci aspettiamo una parola di conforto.
“Forse non lo ricordi, ma Narcissa è tua cugina.”
“Ho rinunciato al mio sangue qualche vita fa.”
Piton si concede una smorfia amara. “Al sangue non si sfugge mai: è un odore che ti resta addosso.”

 
Nota: visto che gli avvertimenti disponibili nel form del sito sono un po' vaghi, specifico in nota. Questa storia è una fanfiction what if che si sviluppa a partire dal quarto libro e che muove dal seguente interrogativo: cosa sarebbe mai capitato se Lucius Malfoy avesse inviato Draco a Durmstrang anziché a Hogwarts? Cullo questa idea da una quantità vergognosa di anni - da quando, più o meno, ho cominciato ad arrovellarmi su come fosse possibile appaiare questi due senza violentare i caratteri originali e, al contempo, costruire una storia che suonasse abbastanza nuova da valere il disturbo della lettura. Su quest'ultimo punto, ovviamente, non posso garantire, ma, se non altro, ho cominciato :-)
A chi passa di qui, un ringraziamento anticipato e l'augurio di una buona lettura.

   
 
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