Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: sonounaspugna    14/02/2011    2 recensioni
“E' stata una sfigata coincidenza..” sussurrai più a me stessa che a lui.
“io non la chiamerei così, il nostro è destino.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Destiny
“è stata una sfigata coincidenza..”
“io non la chiamerei così, il nostro è destino.”

Era un sera calda e afosa. Una di quelle che una volta passavo davanti alla tv con la scatola di gelato in mano. Ma non quell’anno.
Era la mia prima estate da sola, senza genitori, nonni o qualsiasi persona di tutto il mio parentado. Avevo quattordici anni.
Mia mamma credeva che fosse troppo presto, una cosa un po’ prematura, perché in fondo ero ancora piccina. Un’incosciente, una squilibrata, una da tenere a bada. Ma si era fregata con le sue stesse mani.
“esci con 9 all’esame di terza e l’estate sarà tutta tua” la mia media era del sette e mezzo, perciò le era sembrato impossibile che raggiungessi un tale voto.
Ma si sbagliava. In un mese riuscii a rimediare mezzo voto e durante gli ultimi giorni di scuola altro metà voto. L’esame filò liscio e mi premiarono dandomi un bel nove. Regalato o no era un nove, giusto? E l’estate era mia, come accordato.
Rispetto a gli altri tre anni avevo studiato, mi ero data da fare, non facendo solo il minimo ed indispensabile.
Semplice per una che in realtà aveva la testa.

La cosa che ora importava era che ero al mare, con i miei amici.
La notte e il giorno erano come invertiti e mi stavo divertendo. Divertendo in una maniera che non avevo mai sperimentato.
In discoteca non mi facevano entrare, ma vi assicuro che stare anche in un semplice locale poteva diventare uno sballo. Ma sentivo dentro di me che giorno dopo giorno peggioravo. Andavo sempre più avanti e quella sera andai oltre.
Avevo bevuto due Scotch, una Vodka e due birre e, per una che non era mai andata oltre l’acqua frizzante, direi che era troppo. Davvero troppo.
Mi ricordo la musica a palla e delle mani che mi toccavano, era stato tutto molto veloce: due secondi prima ero me stessa mentre due secondi dopo una ragazza che non avevo mai conosciuto, che si spogliava davanti a tutto il bar.
“Sarah!” qualcuno mi aveva trascinato giù dal bancone e sbattuto fuori dal locale. “che hai fatto!!”
“sei matta?!” erano in due. Due donne. Anzi, meglio, due ragazze.
“hai sorpassato il limite. Tieni i tuoi vestiti. Copriti!!”
“ma ragazze.. scioglietevi!” strillai. Mi guardai attorno e mi accorsi del buio intono a me. C’eravamo solo noi in quella via.
“ha bevuto ed è piena fino all’orlo” sospirò Grace.
“credo che ci dovremmo preparare al peggio. Lo tirerà su tutto questo alcool!!”
“ragazze, avete anche voi la sensazione di volare??” si scambiarono uno sguardo e dissero qualcos’altro che non riuscii a comprendere. Era tutto così sfuocato e confuso.. perché mi sentivo sollevarmi da terra?
“ei! Ma volare mette la nausea. A voi non gira la testa? Sembra di essere sulle montagne russe.. forte!!” sentii un conato di vomito che mi diede i brividi. Solo dopo mi accorsi che proveniva proprio da me.
Vomitai.
Ma non era come mi era capitato altre volte. Lo stomaco si contraeva ma dalla bocca usciva solo liquido, denso e puzzolente.
Mi inginocchiai a terra senza forze. Sapevo che non era ancora finita.
Alzai il capo per inspirare aria pura ma quegli occhi incontrarono i miei. Erano neri come la pece e, se non fossi stata imbottita di alcool, avrei distolto lo sguardo ma si dà il caso che non lo ero..
“vuoi vedere un balletto? Lap-dance?” mi alzai da terra e feci una piroetta. L’effetto era davvero pessimo, io, in topless, in una strada buia illuminata solo da un lampione con del vomito a terra.
Lui fece un gesto del capo che non riuscii a capire. Diceva che gli era piaciuto, che ero disgustosa oppure..?? vedevo tutto appannato. Ma la sua figura si stava avvicinando.. la sua figura era più vicina..
Svenni.
Probabilmente.
Perché di quella sera non mi ricordo più niente.

“che figura di merda!!” sbottai quando tornai in me. “chissà com’ero lì in mezzo alla strada.. mezza nuda che ballavo tra il mio vomito!”
“Sarah, ora calmati. È tutto finito.”
“sei stata un’incosciente!” disse Grace.
“hai ragione” accordai. “e una stupida. Se non ci foste state voi chissà cosa sarei finita a fare!”
“cosa ti ricordi di preciso?”
“quasi tutto, purtroppo. Dicono che quando ci si sbronza si dimentica ma con me non è stato così. E quel ragazzo.. dove è andato a finire?”
“ti ha presa al volo quando sei svenuta e ci ha accompagnato a casa. È stato gentile.” Disse Grace.
“ed era anche tremendamente bello..” continuò a ruota Joe.
“oh, questo me lo ricordo!!” sorrisi ricordandomi quegli occhi grandi e profondi. Erano l’unica cosa davvero limpida di tutta la serata.
“Sarah ha appena vomitato l’anima, si è sbronzata e spogliata davanti l’intero paese e voi due pensate all’aspetto di quel ragazzo?”
volete saperlo? Sì, Grace era sempre così. Quella responsabile, quella buona ed intelligente. Come facevo a sopportarla? Non ne avevo la minima idea.
“che cosa dovremmo dire? Ho sbagliato. Me ne rendo conto..”
“è vero, Grace. Rilassati, è tutto a posto e, conoscendo Sarah, non prenderà più in mano una bottiglia in vita sua.”
“già, parola mia!” mi affrettai a confermare. Ed era quello che avrei fatto. Non mi sarei più permessa di oltrepassare il limite e, sinceramente, non mi sarei neanche più permessa di fare un’altra figura del genere con un ragazzo così.. così.. diamine, era proprio bello!!
“quel ragazzo.. che ha detto?” dissi dopo poco.
“niente. Di tenerti a bada perché una ragazza come te non deve finire male.” Mi rispose Grace.
“eddai! Dille la verità!” la incitò Joe.
Grace si sciolse e mi rivolse un sorriso sincero. “ha detto che una ragazza Bella come te non deve finire male.”
“e ha anche aggiunto che sarebbe una vera perdita!!” la interruppe Joe entusiasta.
“dovevo dirglielo io! Avevamo deciso c-“ protestò Grace divertita.
Sorrisi. Eravamo quelle di sempre. Quelle tre inseparabili che si impinzavano di gelato e coca cola, non di alcool e noccioline. Ero contenta di quella normalità e mi resi conto del perché mia mamma non voleva lasciarmi andare via da sola.. aveva ragione, voleva solo proteggermi.
Quella notte si era conclusa abbastanza bene, alla fine di tutto. Sarebbe potuta andare peggio, molto peggio. Per fortuna non ero sola ed ero stata presa al volo, prima che esagerassi davvero.

Inoltre non riuscivo a capire perché mi preoccupasse tanto il fatto che quel ragazzo mi avesse vista in quello stato penoso.
“diavolo, ragazze. Che figura di merda che ho fatto!! Perché doveva proprio trovarsi lì, quel tipo?!” dissi esasperata.
“è me è piaciuto parecchio quando hai fatto quella strusciata su di lui!!”
“non mi sono strusciata, gli ho girato intorno. Vero, Grace?” non ottenni risposta. “Grace??” chiesi con voce strozzata. Mi girai nella sua direzione, aveva il capo chino.
“oh, no! Sono una sballata!” poi mi fermai e un colpo di genio mi colpì. “ma tanto non lo vedo mai più!” sorrisi soddisfatta. “non c’è un problema.”

Primo giorno delle superiori. Liceo classico.
Perché sognavo di diventare una scrittrice.
Salii le gradinate e varcai l’ingresso. Era molto più grande che la scuola media. Più studenti. Più classi. Più ragazzi grandi. Ma avevo chiuso, letteralmente chiuso con quelli più grandi di me. Quando eravamo andate in vacanza erano stati loro a tentarmi nel bere, frequentare posti non adatti a me.. quindi basta. Avevo percorso la brutta strada per gran parte dell’estate e non si era dimostrata una buona cosa.
La brava ragazza che era in me doveva riemergere.
Con la tracolla sulla spalla mi incamminai verso la mia nuova classe.

La giornata trascorse lenta e noiosa, proprio niente di nuovo. Se una cosa si chiama scuola non può essere divertente. È così e bisogna mettersi il cuore il pace.
Non ebbi il tempo di parlare con nessuno dopo la lezione, sgattaiolai fuori dall’aula e uscii all’aria aperta. Dopo tre mesi di vacanze mi mancava l’aria stare barricata in una stanza tanto piccola per così tanto tempo.
Vidi un albero nel giardino e mi affrettai a raggiungerlo. Nella pausa pranzo non avrei mangiato, letto piuttosto. Avevo il mio Fantasy di turno in borsa e l’ombra era tutto quello che mi mancava. Aprii la tracolla per tirare fuori il tomo ma andai a sbattere contro qualcosa, anzi qualcuno.
Era alto e biondo. Spalle larghe e bel fisico.
“oh, scus-“ mi fermai alla vista di quegli occhi. Neri come il catrame. Profondi, grandi e spalancati dallo stupore.
Fa che sia un sosia.. un omonimo.. qualsiasi cosa ma fa che non sia lui..
“ciao. Vedo che ti sei ripresa..”
Sii dura, acida, gelida. Così poi ti sta alla larga..
“sì, sto alla grande.” Gli voltai le spalle e continuai per la mia strada.
Ma che coincidenza..
“il mondo è piccolo!” esclamò. Mi aveva seguita. Merda.
“già” grugnii.
“sono Daniel.” Mi tese la mano.
“piacere” gli lanciai un’occhiatina ma non gli strinsi la mano. Dio, quanto mi vergognavo.
Ma che coincidenza..
“e te sei?”
“Sarah” non mi fermai. Continuai a camminare decisa.
“non ti ho mai vista qui a scuola.”
“primo anno.” risposi in un sospiro. Come si fa a liberarsi di questo?
“oh.” Disse spiazzato e mi immaginai i suoi pensieri Già si sbronza la novellina.. “Io terzo. Ho diciassette anni.”
Annuii.
“io quattordici. Quasi quindici. E ora se non ti spiace dovrei andare.” Gli rivolsi un breve sorriso e me ne andai.

Era lui. Era lui. Merda, merda, merda.. stupida coincidenza, maledetta e stupida coincidenza..

“wella!” dovevo aspettarmi il suo agguato.
“wella” gli risposi poco convinta.
“so che non ci conosciamo neppure ma.. ti andrebbe di uscire un giorno di questi?” cosa??
Non ragionai mentre gli sputavo in faccia una bella rispostaccia.
“stammi bene a sentire. Io non sono la ragazza che hai visto quest’estate. Era la prima volta che mi sbronzavo e ti posso assicurare che non accadrà mai più. Non sono la sgualdrina che ho fatto credere di essere, solitamente non vado in giro nuda e la notte dormo. La nostra è stata solo una stupida e sfigata coincidenza, ma io sono diversa da quella ragazza, chiaro?!” perché l’avevo fatto? Perché avevo urlato quelle parole insulse?
“io non h-“ mi girai e feci per andarmene. “hey! Smettila di scappare!!”
“e tu smettila di inseguirmi..” sussurrai.

Perfetto.. altra figura di merda. Coincidenza, coincidenza, coincidenza.. maledetta coincidenza!

Nei giorni successivi non lo vidi, ma lo sentivo che mi guardava. Sentivo i suoi occhi scuri come la notte scrutarmi da lontano, di nascosto. Sentivo la sua presenza..
Mi arrivarono due bigliettini che trovai davvero patetici. Come all’asilo. Ma dove siamo finiti?
Diceva che non capiva cosa aveva fatto di male e bla bla bla.
Questo nella prima settimana scolastica.
All’inizio di ottobre ero arrivata a sessantasette bigliettini.
Non si poteva andare avanti così.
Mi tormentava, ma non potevo dire che mi facesse schifo.
Ma perché non si arrendeva? Perché non gettava la spugna??
Sarei andata da lui. Lo avrei affrontato.
L’unica ragione per cui lo evitavo, alla fine, era perché mi vergognavo a morte del nostro primo incontro. Ma ormai erano passati due mesi..
“salve! Per quanto hai intenzione di mandarmi bigliettini?”
“aspettavo questo momento!” sorrise soddisfatto, non sembrava sorpreso del mio arrivo. “dimmi che cosa vuoi da me”
“capire che cosa ti frulla in testa. Sei sicura di essere sana di mente?” provocava, adesso.
“almeno io non invio bigliettini alla gente come all’asilo.” Ribattei.
“intanto ho ottenuto ciò che volevo. Sei venuta.”
“complimenti.” Risposi sarcastica.
Mi regalò un sorriso pazzesco, talmente bianco da far mancare il fiato.
Concentrati..
“senti, vorrei una tregua.”
“tregua..”
“ti ho aiutato, in fondo, quella sera.”
“cosa centra?” chiesi irritata.
“ec-“
“no, facciamo una cosa: quella notte. DIMENTICALA.” Lo interruppi e gli girai le spalle talmente bruscamente da far cadere un libro dalla borsa. La ignorai e me la diedi a gambe, proprio letteralmente.

“ecco Cenerentola!” maledizione! “tieni” mi porse il libro che avevo perso per strada il giorno prima.
“Grazie” sillabai.
“allora? Non mi hai risposto.. vuoi uscire con me?”
Non ero stata abbastanza chiara? Era così difficile da capire??
“ti ho già det-“
“tu non mi hai detto proprio niente, non mi hai mai risposto. E non tirare fuori la storia di quest’estate!!” mi precedette.
“è stata una sfigata coincidenza..” sussurrai più a me stessa che a lui.
“io non la chiamerei così, il nostro è destino.”
Alzi il capo su di lui.
I suoi occhi brillavano, il suo sorriso splendeva.
Era bellissimo.
Fece un passo in avanti e si protese verso di me.
Stava per baciarmi, lo sapevo. Ma si avvicinava piano, per darmi la possibilità di scegliere, di sottrarmi se non volevo.
Ma io lo volevo. Volevo. Volevo.
Seppure lo conoscessi pochissimo, l’avessi rifiutato e ignorato per giorni, lo percepivo vicino, capivo che alla fine tutto questo non era poi così sbagliato.
Non mi spiegavo perché Daniel mi corteggiasse in quella maniera, la prima volta che mi aveva vista ero ubriaca fradicia, cavolo!! Che cosa potevo avere di attraente?!
Ma in quell’istante non mi importò e volli velocizzare il tutto.
Mi buttai tra le sue braccia e lo strinsi a me.

Era stata la vergogna.
La paura di essere giudicata.
O qualcosa del genere, qualcosa di molto simile, che, se lui non avesse avuto il fegato di combattere, ora mi sarebbe ancora accanto, occupando il posto di Daniel.
Daniel. <3
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: sonounaspugna