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Autore: crazyhorse    14/02/2011    2 recensioni
Era passato quasi un anno da quando avevano sistemato quella questione nel sud del Wyoming, cioè era passato quasi un anno dall'ultima volta che avevano visto la persona che li aveva aiutati. Durante quel periodo di tempo, nessuno dei due aveva più avuto contatti con lei.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT Supernatural ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono di proprietà esclusiva di Eric Kripke. Mi appartiene, invece, il personaggio di Allison Carter. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro. Ovviamente ogni riferimento a persone realmente esistenti e/o fatti realmente accaduti è puramente casuale.

YOU CAN RUN OR YOU CAN FIGHT (1)

-Dannazione! Nove!- imprecò Sam irritato.
Per sparare aveva dovuto sporgersi dal finestrino della Chevrolet Impala nera del '67 lanciata a tutta velocità nel mezzo del deserto del Nevada, ed ora si stava nuovamente sistemando sul sedile del passeggero.
-Nove? Sam, NOVE?!- gli urlò Dean stringendo il volante con tutta la sua forza per mantenere la traiettoria della macchina il più dritta possibile; poi ancora: -Dannazione! Dannazione!!- continuava a ripetere picchiando il pugno contro il volante della macchina. Respirò profondamente, infine, concluse risoluto: -Ok, basta! Ora ce ne torniamo indietro e cerchiamo un’altra soluzione!-
Dean era furioso. Modificò la rotta leggermente verso ovest con l’intenzione di immettersi, appena possibile, sulla statale 103 in direzione del centro della città di Spring Creek.
Non appena oltrepassarono il cartello che dava il benvenuto in quella piccola cittadina del Nevada, Dean rallentò fino a mantenersi entro il limite di velocità di 60 miglia orarie:
-Benvenuti un corno!- gridò furibondo.
Percorsero la  statale 103 per circa 5 Km, poi svoltarono a sinistra in direzione del loro motel: l’OASIS MOTEL.
Una volta parcheggiata l’impolverata Impala davanti alla stanza N. 33, Dean scese, prese un profondo respiro, di aria pulita questa volta, e disse a Sam senza troppi complimenti:
-Dai muoviti, dobbiamo trovare una dannata soluzione, non possiamo farci mettere sotto da…nove donnette!- e incenerì il fratello con uno sguardo.
Quest'ultimo cercò di difendersi:
-Ehi credi che sia facile mirare a quelle cose in movimento su un terreno così? Se almeno tu andassi più dritto!-
-Ah, ora magari è anche colpa mia?- gridò Dean entrando nella stanza.
-Ok, ok. Calmiamoci- proseguì una volta che entrambi furono in camera.
-Dean, le abbiamo provate tutte, a cosa non abbiamo pensato?- gli chiese Sam avvilito buttandosi sul prorpio letto.
-Avanti Sammy, non possiamo arrenderci di fronte a una cosa così! Abbiamo affrontato un esercito di posseduti con un megafono! Ci sarà pure una soluzione per questo, no?- Dean, invece, sembrava più che altro indispettito.
-E quale?- gli chiese Sam sospirando.
-Eh, non lo so!- rispose il fratello pensieroso. Poi: -Ok, io vado a fare una doccia, sono impolverato perfino nelle mutande!-
-Va bene, io do ancora un’occhiata a questi libri, magari ci è sfuggito qualcosa.- disse Sam con molta poca buona volontà.
-Beh, buona lettura allora!-
-Già...grazie mille...-
Mentre Dean si spolverava in bagno, Sam si mise al lavoro: accese il portatile, spiegò mappe di Spring Creek, aprì vari volumoni di culture antiche sparsi qua e là per la camera e cominciò a leggere.
Quando suo fratello uscì dal bagno lo chiamò:
-Ehi Dean vieni qui. Ho pensato che potremmo dividerci: se tu mi distrai quelle stronze mentre io vado a incendiare il corpo di questo George Spender, pensi che non ci riusciamo?- chiese Sam fiducioso.
-Sam è stato il primo tentativo, non ti ricordi? Tu hai fatto appena in tempo a trovare il punto in cui scavare e poi abbiamo dovuto scappare perché se no mi facevano secco!-
-Già, hai ragione, ma magari questa volta sapendo dove devo scavare…- Sam cercò di difendere la sua idea, ma Dean non gli fece finire la frase:
-Magari questa volta riesco a farmi ammazzare sul serio! No senti...- esitò qualche secondo prima di terminare la frase perchè già sapeva come Sam avrebbe accolto quel suggerimento: -...ci sarebbe un'altro modo!- poi fissò negli occhi suo fratello.
Dean non ebbe bisogno di dirgli altro, perché Sam aveva già perfettamente capito.
Era passato quasi un anno da quando avevano sistemato quella questione nel sud del Wyoming, cioè era passato quasi un anno dall'ultima volta che avevano visto la persona che li aveva aiutati. Durante quel periodo di tempo, nessuno dei due aveva più avuto contatti con lei. Per quanto lo riguardava, Dean non aveva voluto cercarla per non farla sentire sotto pressione dopo la richiesta che le aveva fatto prima di ripartire. Durante i primi mesi aveva nutrito forti speranze che lei lo chimasse per dargli una risposta, ma ora dopo quasi un anno quelle speranze si stavano notevolmente affievolendo, se non spegnendo del tutto. Ma andava  bene così...in fondo quella non era la sua di vita. Forse si era sbagliato a giudicarla, tutto qui.
Sam, invece, non aveva voluto cercarla per proteggerla, cosa, questa, sulla quale lui non era per niente d'accordo. Proteggerla da cosa? Se stava con loro l'avrebbero protetta loro e, in poco tempo, sarebbe stata in grado di proteggersi anche da sola. Ma andava bene anche quello, in fondo il perchè Sam non l'avesse mai cercata riguardava solo Sam. Tuttavia Dean sapeva perfettamente quello che suo fratello provava per lei, nonostante in quell'anno non ne avessero mai parlato. Forse Sam pensava che lui non si fosse accorto che tutti i santi giorni metteva a soqquadro l'edicola del paese dove si trovavano per cercare un quotidiano redatto nella contea di Lincoln, nel sud del Wyoming appunto. E, se per caso, si trovavano in un paese o troppo piccolo o troppo lontano dal Wyoming per avere anche solo uno straccio di giornale di quella provenienza, Sam lo constringeva a fare deviazioni anche di decine di chilometri per raggiungere la città più vicina e più grande dove avrebbe potuto trovare quello che cercava. Forse Sam pensava che lui non si fosse accorto che passava delle mezz'ore a spulciare quei quotidiani per assicurarsi che non ci fossero notizie riguardanti incidenti più o meno misteriosi in quella particolare area...ovviamente solo dopo aver controllato maniacalmente i necrologi. Inizialmete non si era preoccupato, Sam aveva le spalle larghe e, come del resto anche lui, ne aveva passate talmente tante che si sentiva fiducioso del fatto che prima o poi gli sarebbe passata. Non era stato così. Senza dire niente, giorno dopo giorno per un anno o giù di lì, Sam si assicurava che tutto nella contea di Lincoln nel sud del Wyoming fosse sotto controllo. Dean era sicuro che suo fratello fosse ben lontano dall'aver dimenticato quella ragazza.
Come si aspettava Sam ribattè con decisione:
-Non se ne parla, dobbiamo trovare una soluzione alternativa!-
-E quale Sam? Sono più di dieci giorni che siamo relegati qui, nel mezzo del deserto del Nevada in balia di un branco sempre più numeroso di puttane a cavallo e l’unica cosa che siamo riusciti ad ottenere è un numero impressionante di volte che per poco non ci siamo fatti ammazzare! Le abbiamo provate tutte, fratello. Da soli non ce la possiamo fare, e lo sai anche tu!- disse Dean in tono grave, ma deciso.
Sam rimase in silenzio a pensare: per quanto detestasse la soluzione proposta da suo fratello, in fondo sapeva che lui aveva ragione. Da soli non ce l’avrebbero mai fatta; avevano bisogno di qualcuno che portasse quell’esercito lontano mentre loro eliminavano quello che rimaneva di George Spender, un professore pazzo scatenato di Greco Antico dell’Università del Nevada che, in punto di morte, nel 1972, aveva avuto la brillante idea di invocare una protezione molto particolare per le sue spoglie.
E l'aiuto di cui avevano bisogno l'avrebbero trovato nell'ultima persona che lui avrebbe voluto coinvolgere. Voleva tenerla lontano da sè, nonostante la cosa che più desiderasse al mondo fosse riabbracciarla.
Alla fine, rassegnato e cercando di ignorare il suo cuore che stava protestando per quello che lui stava per fare, Sam alzò lo sguardo verso il fratello e, senza che nessun sentimento trasparisse nè dai suoi occhi nè dalla sua voce, disse poche semplici parole:
-Hai ragione, ma partiamo subito.-
Quindi si alzò, prese la giacca ed uscì dalla camera.

(1) Versi della canzone "Heat of the Night" Bryan Adams/Jim Vallance 1987
  
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