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Autore: Joy    14/02/2011    4 recensioni
"Cosa hai scoperto, Damon?"
"Niente." le rispondo.
Mi guarda e capisco che non mi ha creduto, neanche per un istante.
Post 2x04.
Seconda classificata al contest "Magic Stone" indetto da ForgottenSnow e portato a termine da Marta86.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick: Joy
Titolo:
Scheletri
Pietra scelta:
Corallo
Parola chiave:
Scheletro

Fandom: The Vampire Diaries
Genere:
Malinconico
Rating:
Arancione
Avvertimenti:
One-shot
Introduzione/NdA:
(-Cosa hai scoperto, Damon?-

                                       -Niente.- le rispondo.

                                        Mi guarda e capisco che non mi ha creduto, neanche per un istante.)

                                        Post 2x04. 

                                    

 

 

 

 

 

-Perché siamo qui, Damon?-

Impazienza nella sua voce.

Katherine non ha mai amato giocare, seguendo regole che non fossero le sue.

Accendo la torcia.

Lei avanza verso di me con studiata naturalezza.

Ombra e luce si rincorrono sul suo viso, creando maschere grottesche dove ho sempre visto soltanto bellezza.

 

Pelle d’alabastro e labbra scarlatte.

-Siete bella, Katherine.-

-E voi galante, Signor Salvatore.-

 

I ricordi mentono.

… O forse sono io che desidero farlo.

La osservo, concedendo alla mia mente il lusso di vagare attraverso labirinti che sarebbe preferibile lasciare inesplorati, ma lei incrocia le braccia al petto e inarca le sopracciglia.

Pretende una risposta.

Sorrido e rimango in silenzio.

Provo un malsano piacere nel provocarla…

Sbuffa, ostentando noia per nascondere lo sguardo circospetto.

Cela molti segreti, questo l’ho sempre saputo.

 

Occhi neri come la notte.

… E altrettanto misteriosi.

 

Mi arrendo più in fretta di quanto avessi previsto.

-Viviamo in un mondo popolato da demoni, disse una volta mio padre.- e la mia voce, nel riportare le sue parole, risuona lugubre.

Lei mi guarda e non commenta. Appoggia la schiena alla parete di pietra, in attesa.

È il suo modo di ringraziarmi per non aver indugiato nel silenzio.

Ed è più facile parlare, così.

-Ma il mio- riprendo. –Il mio è sempre stato popolato da scheletri.-

 

***

 

Il bosco odorava di terriccio umido, mi ricordò una tomba.

Mi trascinavo avanti, passo dopo passo, fradicio di pioggia e scortato dal mio sinistro esercito di alberi spogli.

Li osservavo dimenarsi in pose agonizzanti.

 

Ombre contorte.

Scheletri.

 

I loro bracci adunchi mi additavano, quasi a volermi maledire perché ero ancora vivo.

La febbre mi divorava.

Avevo trascorso la notte in una trincea improvvisata, in compagnia dei miei compagni, morti.

Il mio migliore amico, mi aveva fissato per lunghissimi istanti, con sguardo disperato, prima di andarsene.

-Addio…- era riuscito a sussurrare.

La stretta della sua mano sul mio braccio non si era allentata neanche dopo.

Vedevo i suoi occhi ovunque guardassi, erano rimasti aperti.

La colpa divenne insopportabile pensando a quanti erano andati incontro alla stessa fine per mano mia.

Quella mattina, poco prima del sorgere dell’alba, abbandonai l’accampamento.

Il rimorso era l’unica cosa che restava della mia martoriata umanità, mi convinsi che se fossi rimasto l’avrei persa del tutto.

Viaggiai quasi sempre col buio e il mio cammino divenne una notte senza fine, popolata da incubi.

 

Teschi ghignanti.

 

Morti uccisi da me e amici, che mi stringevano le braccia con dita scheletriche.

Persi totalmente la ragione.

Confusi la foresta spoglia, con i campi di battaglia. Persino il sentore autunnale del bosco mi parve quello malsano della morte.

Udivo grida disperate ogni volta che un animale notturno prorompeva in richiami. Di tanto in tanto parlavo farfugliando alle ombre, senza sapere se fossero ostili o amiche.

E alla fine, mi sentii sollevato constatando che non c’era più alcuna logica nella mia mente.

Forse la follia mi avrebbe donato la pace.

 

Arrivai alla ferrovia e mi gettai tra i moribondi, che tornavano a casa per morire. Nessuno si preoccupò di controllare i miei documenti.

Il medico scosse la testa, dopo avermi visitato.

-Povero ragazzo…- mormorò con tono funereo, mentre se ne andava.

Forse stavo morendo davvero.

Lo credevo.

… E lo desideravo, anche.

 

Quando il treno giunse a Mystic Falls, ebbi la forza di andarmene senza dare nell’occhio.

Essere a casa mi restituì parte della ragione e con essa, nuovi incubi.

“Mio figlio, un disertore!” tuonava la voce di mio padre nella mia mente.

Sicuramente mi avrebbe preferito morto.

Ancora una volta mi ritrovai a credere nella pace di quell’alternativa.

Vagai senza meta una notte dopo l’altra, come avevo fatto all’inizio della mia fuga, chiamando a farmi compagnia soltanto il rimorso, la paura e gl’incubi.

Avevo guardato in faccia la morte per svariati mesi, ma non ebbi il coraggio di affrontare mio padre.

“Codardo!” lo sentivo gridare.

E avrebbe avuto ragione.

Così andai da mia madre.

 

Da diciassette anni riposava nel cimitero della città che aveva amato.

Era morta dando alla luce mio fratello.

La ricordavo a malapena.

Rimasi con la schiena appoggiata alla sua lapide anche quando iniziò a piovere.

Una madonna di pietra, dalle mani giunte, a vegliare dall’alto il mio respiro.

 

Mia madre.

 

Mi sforzai di tenere gli occhi aperti per non dormire e non sognare, questo lo ricordo nitidamente.

Ma quando un uomo comparve tra le lapidi del cimitero, mi convinsi d’aver ceduto al sonno.

Non ero più in grado di distinguere la realtà dall’incubo.

Mi afferrò per le spalle, scaraventandomi sotto la cappella di famiglia dei Fell.

Lì il terreno era asciutto.

-Mi servi vivo, ragazzo.- disse con voce da sepolcro.

Mi spinse ancora, con forza incredibile, finché rotolai giù dalle scale di pietra, fino alla cripta.

-Vivo…- ripetei tra me e sorrisi amaramente.

Non sarebbe stato divertente torturare un uomo morto.

Ma non m’importava, forse lo meritavo.

Mi congedai in silenzio dall’orrore della mia esistenza, con pochi rimpianti.

Sentii la cadenza dei suoi passi sulla pietra e percepii un vago sentore di legna tagliata e fumo dolciastro, poi la sua mano mi afferrò la gola.

Sognai ancora, credo.

Vidi una collina innevata e una ragazza che danzava incantevole, agitando i boccoli scuri.

I suoi piedi lasciavano piccole impronte sulla neve soffice.

Le vidi il viso, le labbra sensuali piegate in un sorriso dolce, la testa inclinata.

Protese le mani verso di me, al polso portava un braccialetto di corallo.

 

Rosso intenso sulla pelle candida.

 

Poi un’ombra scura si rivelò alle sue spalle.

Scomparve.

Sentii il rumore tintinnante di un oggetto che cadeva.

Il buio si prese tutto ciò che rimaneva.

 

 

-Damon?-

Mi svegliò, dopo un’eternità, la voce di mio fratello.

Aveva un tono preoccupato, familiare e la mano che teneva sul mio collo era calda.

-Come mi hai trovato?- farfugliai.

-Impronte.- rispose lui serio. –Dalla tomba di nostra madre a qui.-

Chiusi gli occhi.

Ricordavo poco della notte precedente.

 

Immagini sfocate di ombre tremule.

Madonne di pietra dai sorrisi inquietanti.

… E scheletri sepolti sotto la neve.

 

Confusi gl’incubi, li sovrapposi, stipandoli uno sopra l’altro, in modo che occupassero meno spazio possibile nella mia memoria.

Volevo dimenticare.

Stefan mi aiutò a mettermi in piedi.

-Andiamo a casa.- disse, chiudendo la morte alle mie spalle.

 

 

***

 

Katherine mi osserva ancora, appoggiata alla parete di pietra, ma nel suo sguardo, adesso, vedo qualcosa di diverso.

Ha a che fare con il logorio della stanchezza.

È sfinita, dentro.

Lo sospettavo e ora ne ho la conferma.

Anche lei ha il suo personale esercito di scheletri.

Ma non proverò compassione…

-Questa cripta non è cambiata molto negli ultimi centoquarantacinque anni.- constato invece con tono leggero, guardandomi intorno.

Lei mi fulmina con lo sguardo.

-Cosa hai scoperto, Damon?-

-Niente.- le rispondo. –Fu solo un sogno.-

Mi guarda e capisco che non mi ha creduto, nemmeno per un istante.

-Sono sempre stato convinto d’aver sognato.- riprendo passeggiando distrattamente. –Fino a stasera.-

È tesa e inquieta.

L’aria è fredda, qua sotto.

-Non l’hai notato?- le chiedo. –Si percepisce chiaramente, di tanto in tanto.-

Resta immobile.

Mi tolgo la soddisfazione di pormi di fronte a lei, l’indice sotto il suo mento. –È odore di legna tagliata e fumo dolciastro, Katherine.- sibilo.

Non risponde.

Sollevo l’altra mano, chiusa a pugno e l’apro di fronte a lei.

Sul palmo c’è un piccolo braccialetto di corallo.

-L’ho trovato solo ora.- chiarisco. –Nel punto in cui cadde e dove è rimasto celato per centoquarantacinque anni.-

Rimane rigida.

Forse è sconvolta, non so.

Non ho mai visto lei spaventata, ma conosco quello sguardo.

 

Sgomento.

Paura.

Rassegnazione.

 

Chiunque la stia cercando, sapeva dove si trovava allora.

… E certamente lo sa anche adesso.

Indietreggia, appoggiandosi alla tomba di Honoria Fell.

Non mi guarda più.

Fissa la pietra funebre di una donna che molti anni fa le dava la caccia. Adesso so che non era l’unica.

-Da chi stai fuggendo, Katherine?- mormoro.

Lei sorride lisciando il marmo gelido.

-Vorrei essere io.- dice. –Lo scheletro in fondo a questa tomba.-

 

 

FINE.

 

 

Questa storia si è classificata seconda al contest “Magic Stone” indetto da ForgottenSnow e portato a termine da Marta86.

 

 

Grammatica e Sintassi 10/10Perfetta e impeccabile. Nessuna correzione da farti notare.   

Stile 8/10Il tuo stile per questa storia è stato semplice ma hai trovato il modo per rendere il racconto enigmatico e pieno di suspence. Frasi non ricercate ma comunque piene di tensione e introspezione. Sei riuscita a tenermi incollata fino alla fine con il fiato sospeso e a mantenere nella giusta dose la suspence. Bravissima. 

Originalità 9/10Mi è piaciuta molto la parte riguardante il passato dove hai descritto le esperienze di Damon. Ti dirò che non mi aspettavo che Damon avesse un passato drammatico ma l’hai dipinto così bene che non posso che farti i complimenti per la tua inventiva e originalità. Anche la parte del presente rispecchia bene l’atmosfera del telefilm: sei riuscita ad essere enigmatica e mai scontata come se tu avessi scritturato un episodio. Complimenti 

Caratterizzazione dei personaggi 9,5/10Hai caratterizzato benissimo i personaggi e hai rispettato pienamente l’IC. Mentre leggevo, pensavo “Cavolo, sono proprio loro!” oppure “Lei farebbe così/Lui si comporrebbe in questo modo”. L’unica parte in cui mi è sembrato che non fosse Damon a parlare è quando viene ritrovato dal fratello e gli chiede come abbia fatto a trovarlo: ecco lì, personalmente, me l’aspettavo più ironico, ma forse perché ho una visione differente del personaggio dalla tua e, anche se in quella parte era umano (spero di aver interpretato bene!), credevo che il carattere del personaggio restasse uguale. Anche i personaggi secondari li ho riconosciuti subito e li ho compresi: il babbo che penserebbe al figlio come disertore, Stefan che lo aiuta sempre e l’uomo misterioso dall’odore dolciastro che non sono riuscita a identificare (o era una tua invenzione?) ma che mi è sembrato davvero reale.  

Contestualizzazione della parola da usare 10/10 Punteggio pieno. Il corallo è stato utilizzato sia nella parte presente che nella parte passata (e anche qui, illuminami se sbaglio!) e mi sono piaciuti le due differenti interpretazioni che hai dato alla parola scheletri, chiave della tua storia. La prima è gli scheletri della cripta dove Damon e Katherine si trovano all’inizio, la seconda è Damon che ci rivela attraverso le sue riflessioni i suoi scheletri nell’armadio. Ed è stato davvero toccante come gli alberi si trasformino in scheletri deformi attraverso i ricordi contorti di Damon. 

Gradimento personale 3,5/5Devo dire che la tua storia è stata una delle prime che ho letto e senza aver visto prima il telefilm. E mi è piaciuta. Dopo aver finito di vedere fino al punto che mi hai consigliato, l’ho apprezzata ancora di più. Tuttavia, ho fatto fatica a comprenderla in alcuni punti e ancora adesso penso di non essere stata capace di interpretarla bene. Ma la storia è comunque molto bella e piena di suspance. 

TOTALE: 50/55


 

 

 

 

  
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