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Autore: Bethan Flynn    15/02/2011    4 recensioni
-Hoshi, che cos’è?- sussurrò di nuovo il ragazzo, avvicinandosi a lei.
Gli sorrise, ma in quel sorriso non c’era gioia, e neppure odio.
C’erano paura, dolore, disperazione.
-E’ quello che potrei diventare io- mormorò solamente –la Caduta-.
Non tutti gli esperimenti sui non compatibili sono falliti.
Una ragazza è sopravvissuta.
E solo a lei spetta scegliere se la vita che le è rimasta sia la dannazione o la salvezza.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Il bosco era immerso nella quiete pomeridiana, piena soltanto dei suoni naturali di alberi e animali selvatici.
Sul piccolo lago era affacciata una capanna di assi di legno, semplice, con il tetto di paglia e solo una finestra, la si sarebbe potuta dire formata da una sola stanza, e nemmeno tanto grande.
I raggi obliqui mandavano bagliori dorati sulle cime degli alberi e sull'acqua, inzuppando ogni cosa dei colori che fanno da preludio al rosso del tramonto, facendo sembrare l'intero paesaggio immerso in una bolla scintillante e sospesa nel tempo.
Un sasso venne lanciato nello specchio d'acqua con una discreta potenza, producendo spruzzi e una serie di cerchi concentrici, che si allargarono sempre di più.
La ragazza alzò gli occhi, illuminati dai raggi del sole di bagliori dorati, che tuttavia non riuscivano a smorzare del tutto il loro colore nero, che sembrava nato dalla stessa oscurità.
-Chi sei?- parlò con voce sicura e ferma, fissando un punto imprecisato nel mezzo degli alberi.
Ne uscì una ragazzina impacciata, infagottata in un lungo kimono, con occhi dorati e una grossa stella nera in fronte.
-Di', akuma, mi credete scema per caso?- ringhiò la proprietaria della capanna, mentre fra le sue mani compariva un oggetto rotondo simile ad uno specchio, al cui interno però non si scorgeva alcun riflesso, ma solo un buio totale e profondo.
-Mi manda Cross Marian- quel nome fece scattare qualcosa nella ragazza, che abbassò lievemente l'arma, sempre cauta -che cosa vuoi?- sibilò, fissando l'akuma in cagnesco.
-Vuole che veniate da lui- rispose quella, senza fare una piega. Ovvio, era una macchina senza emozioni, pensò l'esorcista con disprezzo: come poteva pensare che provasse qualcosa nel vedere la sua ostilità?
-Ha! Se vuole vedermi digli di alzare le chiappe dai suoi inutili esperimenti e dalle sue missioni astruse. Io da qui non mi muovo- sbottò, mentre lo specchio scompariva come se non ci fosse mai stato.
-Si, immaginavo che avresti dato una risposta del genere. Vai pure, tu- la voce secca del Generale fu seguita dall'uscita dal folto degli alberi di un uomo alto, con lunghi capelli rossi e una maschera a coprirgli metà del viso. Sul volto era stampato un sorriso beffardo. L'akuma si ritirò.
La ragazza sbuffò, fissando la superficie del lago che a quel punto era tornata intatta, riflettendo il paesaggio circostante. Il colore dei raggi era ormai mutato, e l'intera boscaglia era attraversata da una luce rosata diffusa, a tratti rossa come il sangue, quando il sole riusciva a raggiungere un punto ben definito.
-Beh? Adesso rifiuti pure gli inviti a cena?- l'uomo si sedette di fianco a lei, che non fece una piega.
-Che cavolo vuoi? Mi sembrava di essere stata chiara, l'ultima volta- sbottò con malgrazia -non aiuterò l'Ordine, voglio solo vivere in pace- le sue mani afferrarono un coltello da caccia e iniziarono ad affilarlo su una pietra lì a fianco, che evidentemente ne aveva visti passare molti altri.
Cross la osservò di sottecchi, e non potè non pensare che nel suo aspetto così emaciato e intriso di solitudine vi fosse qualcosa di incredibilmente attraente.
Era così magra che quasi scompativa nella veste nera che le arrivava fino alle caviglie, e che le copriva il capo con un cappuccio pesante. L'unica parte chiaramente visibile di lei erano gli occhi, il cui nero faceva sembrare sbiadita anche la trama del tessuto che la avvolgeva.
Spinto da chissà quale impulso, alzò una mano e le tolse il cappuccio, accarezzandole il viso.
Una cascata di capelli bianchi, luminosi, che contrastavano talmente tanto con l'oscurità della sua figura da far male agli occhi, le piovvero sul viso e sulla schiena, dritti e liscissimi. Sembrava quasi una creatura di un altro mondo, pensò.
La ragazza poggiò il coltello di fianco a sè con un sospiro, poi piantò quei pozzi d'ombra dritti nei suoi occhi, che ci sprofondarono dentro senza alcun ritegno.
Le dita sottili di lei afferrarono il bordo della maschera e gliela strapparono dal viso con violenza, gettandola a terra, rivelando un occhio scuro quanto i suoi, differente dall'altro, color nocciola, che adesso la fissava con un'espressione quasi sofferente.
-Che cosa vuoi, Marian?- mormorò piano.
Spostò il viso vicinissimo al suo, guardandola in ogni dettaglio: in effetti era vero che si somigliavano, e non solo per quel colore dell'iride. Avevano la stessa espressione stanca e beffarda al tempo stesso stampata in volto, quasi deridessero la vita e tutti coloro che si affannavano a viverla; avevano lo stesso carattere schivo e orgoglioso, che in Marian si era tradotto in un'ostentazione di sicurezza e in lei in un desiderio di venire inghiottita dalle tenebre che il dono maledetto dell'innocence le aveva dato il potere di controllare.
-Non voglio lasciarti sola- disse -non posso- lei sbottò in una risata sarcastica -ma come? Il Generale Marian Cross, noto a tutti come il peggior donnaiolo, scansafatiche e alcolizzato dell'intero Ordine che si preoccupa per me?- lo guardò gelida -ma fammi il favore. So cavarmela perfettamente da sola, non ho proprio bisogno delle tue paturnie- disse acida.
-Perchè fai così?- l'uomo non aveva alcuna intenzione di demordere.
-Perchè? Marian, siamo fratelli, nel caso te ne fossi scordato. Io sono tua sorella!- sibilò scocciata -non può funzionare, non così, non ora. Poteva, finchè non l'abbiamo scoperto, ma non adesso- mormorò abbassando gli occhi.
-Non è detto che non ci sia rimedio...- fece lui accarezzandole una spalla, ma la ragazza lo scansò bruscamente.
-Smettila. Non toccarmi- gli ringhiò contro -non sfiorarmi mai più, nemmeno con un dito, se ti è cara la pelle- quel paesaggio idilliaco sembrò offuscato dall'oscurità che trapelava dalla figura di lei.
-Non c'è rimedio, non c'è. Io sono condannata, e per qualcosa che non ho chiesto di avere- concluse seccamente -finirò inghiottita, quando la mia resistenza finirà, e voglio morire sapendo di non aver contribuito al prestigio dei miei assassini- la sua voce era dura, atona, impenetrabile.
-Aster...-
-Non chiamarmi così!- gridò, alzandosi violentemente in piedi -non voglio quel nome, non ne voglio nessuno, voglio solo essere lasciata in pace e che il mondo si scordi della mia esistenza!- l'uomo si alzò a sua volta, fece due passi e la strinse fra le braccia così forte che non ci fu modo per lei di divincolarsi.
-L'Ordine può proteggerti. Lì sanno come fare, e io non ci metterò piede, se tu non vorrai, ma ti prego, va’ da loro- disse deciso –Komui non è il tipo che tu credi. Non è stato lui che l’ha deciso- ma la ragazza lo allontanò con un brusco spintone, voltandogli le spalle.
-Io non mi muovo di qui. L’Ordine dovrebbe già ringraziarmi abbastanza per non essermi unita al suo nemico- mormorò sottovoce.
-Aster…- riprovò lui, ma la punta del coltello arrivò fulminea pericolosamente vicina al suo occhio.
-Ti ho detto- sussurrò minacciosa, fissandolo –di non chiamarmi così. Se non sai usare altri nomi, non chiamarmi affatto- gettò a terra l’arma e volse ostinatamente la testa verso il laghetto, ormai privo di ogni luce, un abisso gelido quanto quello che Marian scorgeva negli occhi e nel cuore della ragazza.
-Io parto- sospirò –non ci vedremo per un po’- lei tacque, quindi continuò –a dire il vero, non so se ci rivedremo affatto- pensò alla sua missione, e a ciò che ne sarebbe inevitabilmente seguito, e concluse che sarebbe stata una fortuna se ne fosse uscito vivo.
Quelle parole sortirono un qualche effetto.
La ragazza si girò nuovamente a guardarlo, uno sguardo spento –e dove vai?- chiese, le labbra incurvate in un sorriso che i suoi occhi non appoggiavano –dove ti mandano, stavolta? Che modo hanno escogitato per farti fuori, Marian?- sussurrò.
Il Generale la guardò con un misto di preoccupazione e stizza: se fosse rimasta lì, avrebbe finito per impazzire sul serio, pensò. Ma non voleva essere aiutata, lo capiva chiaramente.
Voleva soltanto lasciarsi morire, e tutto per colpa sua.
-Mi mandano a spiare il Conte, a cercare i suoi seguaci, cose così- buttò lì in tono frettoloso –niente, alla fine ero venuto solo per dirti questo. Ma non sembra che ti importi molto se mi faranno secco o meno- disse aspramente.
-Esatto- mormorò lei, senza neppure guardarlo.
Quell’unica parola gli fece più male di tutto quel dialogo senza senso.
Non disse più niente, imboccò il sentiero da cui era venuto e sparì nell’oscurità.
Allora, e solo allora sul viso della ragazza qualcosa cambiò. Una sottile breccia nell’oscurità rivelò lo scintillio di un dolore sopito sotto strati di gelo.
Una lacrima, una sola, le scivolò lungo la guancia pallida.

Note dell'Autrice:

Ok, a chi adesso teme che non smetterò mai di pubblicare fanfiction do perfettamente ragione! XD
Fatemi almeno spiegare in due righe il perchè di questa proliferazione: avevo un bel po' di OC nel cassetto da quando ho iniziato a leggere d.gray-man, e innescati dal primo (e più importante) mi sono venuti fuori tutti. Nonostante abbia anche una grande passione per lo yaoi, ve lo risparmio, perchè sono assolutamente negata a scrivere una storia yaoi mantenendo IC i personaggi. Già con queste ho dei grossi problemi, come chi ha letto le mie precedenti avrà già ampiamente notato XD
Forse qui mi salvo, dal momento che il carattere di uno dei personaggi che svilupperò di più si adatta bene alla situazione... ma non vi dirò altro, perchè il pairing stavolta lo scoprirete solo mano a mano che va avanti la storia u.u
Non so esattamente il perchè, ma sono affezionata a questo OC. Questa fanfiction l'ho scritta piuttosto velocemente e non è ancora conclusa, eppure mi sta decisamente appassionando.
Ah, a proposito: io ho messo rating giallo, però potrebbero esserci scene un po' tragiche... dal momento che non ho molta dimestichezza con i rating, se qualcuno leggendo pensasse che sia necessario alzarlo ad arancione me lo dica!! Grazie *_*
Non so con quanta regolarità potrò aggiornare, dal momento che per l'appunto non è ancora finita e saranno probabili (anzi, certi) nuovi inserimenti all'interno della storia principale... in ogni caso, pubblico intanto questo primo capitolo sperando che un po' vi incuriosisca e VI SCONGIURO di commentare (con l'altra la disperazione ha funzionato, coraggio, non mi smentite XDXD)! >_> 
Ok, smetto di tediarvi con queste inutili note, spero di non dovermi suicidare per concludere questa fanfiction e torno a scriverne un altro po' XD

A presto! ^_^

Bethan

   
 
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