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Autore: kresbiten    15/02/2011    4 recensioni
E se Bella si trasferisse a Forks da suo padre, in una enorme casa di due piani?? E se nella sua camera ci fossero delle scale che conducono al piano di sopra, nella camera di uno dei figli dei Cullen, che Charlie tanto disprezza per i suoi atteggiamenti nei confronti delle ragazze?? Cosa potrebbe mai succedere??
Spero di avervi incuriosito!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Salve!! Sono nuova e questa è la mia prima fan fiction!! Spero che vi possa piacere.. un bacione :D
 
Viaggiavo sull’aereo, pensando alla mia vita e perché non poteva andare nel verso giusto. Mancavano pochi minuti al decollo, ma sembrava che fossero ore. Mi chiamo Isabella Swan, ma tutti mi chiamano Bella, e anche se non lo fanno li costringo a farlo perché, nonostante amassi tanto mia nonna, di cui ho il nome, e sono stata molto male quando due anni fa è morta, detesto il mio nome. Ho diciotto anni, e grazie a questi, dopo essere diventata maggiorenne ho deciso di abbandonare mia madre e andare a Forks, da mio padre. L’hostess chiamò a microfono tutti i passeggeri dicendo di allacciare le cinture perché stavamo per decollare. Quando lo feci il ragazzo che sedeva al mio fianco sfiorò per sbaglio la mia mano, anche se credo che lo fece a posta. Per tutto il viaggio non faceva altro che guardarmi, dalla testa ai piedi. Nonostante tutto io non gli diedi corda. Mia madre, Renèe, estroversa e pazza, decisamente,  mi aveva costretta all’età di 5 anni a lasciare Forks, dove si trovava mio padre, e seguirla a Phoenix, dove si trovava il suo, all’ora amante e adesso marito Phil. Non so come mio padre la sposò nonostante sapesse che la sua testa non era mai stata delle migliori, aveva sempre cambiato fidanzati, al massimo duravano un mese. Ma mio padre Charlie, ingenuo, timido e squilibrato credeva che quello che c’era fra loro era amore, forse lo era ma mia madre non poteva durare tutto questo tempo. Dopo averlo sposato e dopo cinque anni dalla mia nascita, decise di confessare di avere un amante e così divorziarono e ci trasferimmo. Erano anni che non vedevo mio padre, anche perché mia madre non mi dava il permesso di vederlo, non ho mai capito il perché. Scesi dall’aereo e presi i bagagli, Charlie mi venne vicino e mi abbracciò. Per quanto potessi ricordarlo non era cambiato così tanto, a parte qualche capello in meno, e quelli che ne restavano erano di un grigio scuro, proprio come i baffi che aveva sempre portato. Charlie, era il capo della polizia di Forks, un piccolo stato di Washington, coperto da nubi e con pochissimi abitanti, aveva tra i cinquanta e i sessant’anni.  Dopo due anni dal divorzio con mia madre, si risposò con Sue, una donna con due figlie, Alice e Rosalie. Aveva cambiato casa e a differenza della prima diceva che era molto più grande, una villa, composta da due famiglie, la sua al piano di sotto, e di un’ altra famiglia al piano di sopra, composta da padre, madre e tre figli. Per tutto il viaggio non parlammo, eravamo entrambi in un forte imbarazzo, mi disse solo che gli ero mancata e che ero cresciuta e diventata una bella ragazza. In effetti non ero così brutta ma nemmeno bellissima, ero  una ragazza semplice, alta 1,63 per 50 kg. Carnagione molto chiara che con i capelli lunghi e di colore castano scuro sembrava molto più chiara. I miei occhi erano di un castano scuro e le mie labbra normali, ne difetti ne pregi.
<< ehm, Bella ti ricordi di Sue?>> disse Charlie, forse per rompere il silenzio o semplicemente per avvertirmi del cambiamento avvenuto a casa.
<< si, Char... papà. Non ti preoccupare, mi hai già detto che siete sposati e che lei ha due figlie di 18 e 20 anni, ci giocavo quando ero piccola e andavamo nella riserva, ricordi?>> risposi per cercare di non prolungare troppo la nostra conversazione e per non farlo trovare troppo in imbarazzo spiegandomi dei cambiamenti avvenuti nella sua nuova vita.
<< ah, perfetto allora. Spero che ti troverai bene con loro. Per quanto riguarda le stanze, ognuna di voi ha le proprie camere, per quanto riguarda la famiglia che vive sopra di noi, sono molto simpatici e l’unica cosa che condividiamo in casa è l’entrata, per entrare devono usare la nostra porta ma noi abbiamo provveduto a fare una specie di corridoio, così per non interrompere o impacciarsi nella nostra vita privata>> continuò Charlie facendomi il resoconto della situazione. << e poi, visto che precedentemente la casa era abitata da una sola famiglia, c’è un problemino nella tua camera, non ho potuto cacciare Alice o Rosalie dalla loro, non era educato e..>> continuò in forte imbarazzo e forse anche.. dispiaciuto? << dimmi, papà.>> lo incoraggiai. << nella tua camera ci sono delle scale che conducono al piano di sopra e collegano con la camera di uno dei figli dei Cullen. Ma non ti preoccupare loro hanno provveduto a farci una porta in modo da rendere inutilizzabili le scale.>> spiegò frettolosamente, con lo scopo di convincermi o di non mostrare troppo il disagio e gli aspetti negativi di quella camera. << va bene. I Cullen? Sbaglio o non li ricordo..>> domandai, per quanto mi riguarda in quei cinque anni della mia vita a Forks avevo conosciuto tutti, tutti mi adoravano e in fin dei conti anche io adoravo loro, ero pur sempre la figlia del capo della polizia, quindi mi conoscevano tutti. Dopo mezz’ora arrivammo davanti alla mia nuova casa dove si trovava la mia nuova famiglia.. e dove da adesso iniziava anche la mia nuova vita.
 
   
 
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