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Autore: Isyde    15/02/2011    2 recensioni
Annabelle Oleander è una psicoterapeuta allo sbando che si ritrova con cinque bellissimi ex gigolò trasformati in perfetti Principi Azzurri dal cavallo bianco, pronti per essere accoppiati con le sue frustrate ma ricche pazienti dai nervi fragili.
Ma cosa succede se per caso s'imbatte sul sesto candidato perfetto? Ma se costui è interessato solamente alla paziente più bizzarra e folle della lista?
Proprio la fondatrice di un'azienda importante, sempre al lavoro e terrorizzata da sua madre e sua sorella, quella che vorrebbe tanto vivere una storia d'amore come nei cartoni disney fatta di canzoni e racconti, ma che spesso e volentieri si trasforma in una rude rugbista?
Non vi resta che seguire.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Principi Azzurri, pompieri folli e quarte nozze.

 

 

 

 

  Eh, Pazienza!

Capitolo Uno

 

 

 

Avere una lista può risultare molto utile, soprattutto quando si perde la bussola e si finisce in mezzo alla tormenta.

Ed era proprio la descrizione perfetta dell'ufficio di Aidha Nurr.

Un'inferno dantesco fatto di pile di carte, torri di riviste e giornali, schermi di computer abbandonati e pareti ricoperti da disegni dei figli dei suoi dipendenti. Per lo più scarabocchi colorati che la sera, con le luci soffuse della stanza, potevano sembrare delle rappresentazioni demoniache di mostri biforcuti.

Appoggiò la schiena alla sedia girevole e si passò le mani sul viso.

Sbadigliò contro le sue dita e respirò a fondo.

Era stanca, anzi più che stanca.

Distrutta era il termine migliore, ma d'altronde nessuno l'aveva obbligata a fondare un'azienda che aveva inglobato piccole imprese di famiglia, rendendo la "Ireya Corporation" una dei leader del trasporto aereo commerciale. Così si era ritrovata a fronteggiare montagne di fogli di avvocati e permessi sovrannazionali scoprendo la malignità di certe organizzazioni internazionali per lo sviluppo del sud del mondo.

Ma non l'avrebbero fermata, d'altronde i Nuur non l'avevano mai fatto.

Suo padre non si era fermato quando atterrato all'areoporto di Fiumicino quando gli avevano chiesto di vedere i documenti, aveva semplicemente tirato avanti, correndo come un pazzo e fiondandosi nel primo taxi.

Una roccambolesca fuga verso la libertà.

Nemmeno sua madre si fermò quando le dissero che protestare per le donne era una cosa da "gaalo".

Eppure ora era a capo della Islamic Woman Foundation, e nessuno più osava chiamarla "suffragetta infedele".

Poteva andare indietro nel tempo, scorrendo sul suo intricatissimo albero genealogico e avrebbe trovato le prime donne militari del suo paese d'origine accanto alle classiche madri con otto figli, gli uomini che avevano costruito piccoli imperi economici con niente di più prezioso che uno scellino somalo seduti accanto ad altri che distruggevano tutto ciò che toccavano.

Una tipica famiglia somala.

Aidha si passò le mani sul collo e sorrise.

C'era un sogno che da tempo la tormentava, di giorno e di notte.

Si trovava in mezzo ad una specie di bosco seduta su una poltrona che fissava James Blunt cantare con la sua chitarra e da una nube viola, compariva un uomo dal volto mascherato che la invitava a ballare sulle note di "Into The Dark".

Proprio mentre James cantava il ritornello, il giovane mascherato si chinava a baciarla.

Se solo non fosse stata così...Aidha anche in quel sogno, avrebbe potuto immaginare come fosse essere stretta ed amata in quel modo.

Ma purtroppo nel sogno, il principe mascherato si ritrovava sdraiato a terra, con le mani strette sul cavallo dei pantaloni d'alta sartoria e piangente.

Persino in quel sogno come nella realtà, James Blunt la fissava impaurito e nonostante fosse stato un soldato della Regina d'Inghilterra, se la dava a gambe facendosi risucchiare dalla nube viola.

Scosse la testa e tirò fuori un'agenda consumata, prese una penna rossa e cercò furiosamente le pagine che riguardavano il fine settimana. Cerchiò di rosso il sabato e scrisse "Seduta Urgente con Annabelle".

Il fatto che vedesse regolarmente la dottoressa Annabelle la intristiva.

All'alba dei suoi ventotto anni, non era riuscita a costruirsi una vita.

Una vera vita.

Un'esistenza che andasse oltre a quella scrivania, ai viaggi d'affari e alle cene in ristoranti costosi per colpire i possibili soci.

I già pochi amici che aveva, erano scomparsi qualche anno prima quando si era trasferita a New York, con qualche milione di dollari e una set di valigie cariche di ambizioni.

Ecco, cosa avrebbe potuto volere di più?

Viveva in mezzo ai grattacieli in un fantastico appartamento con il portiere pachistano, una villa non immensa ma comunque rispettabile negli Hamptons e un paio di proprietà in Europa che aveva affittato a qualche parente.

Svolgeva un lavoro emozionante, era l'unico capo e doveva solamente rendere conto solo dei suoi casini e non quelli degli altri. L'eccitazione di vedere dalla sua finestra gli aerei della sua compagnia carichi di oggetti e vederli volare verso l'Asia e l'Africa era qualcosa di impagabile.

Il successo ha un prezzo, ed a volte era caro.

Aidha Nuur sistemò meglio gli occhiali da vista sul naso e si tuffò fra le carte del suo ufficio.

Stava consultando alcune carte del Ministero dei Trasporti Italiano che le concedeva l'utilizzo degli spazi aerei del paese per viaggiare quando la vibrazione del suo cellulare la distrasse.

Tese una mano afferrandolo e senza vedere il display schiacciò il tasto "Rispondi". -Qui Aidha Nuur.-

La risposta che ricevette le fece quasi cadere il cellulare dalle mani.

-Non è possibile.- sussurrò al vuoto della stanza.

 

 

 

 

 

Qualche chilometro più in là, nel cuore della Manhattan finanziaria e poco glamour fatta da lavoratori vestiti di grigio e che si limitavano a bere caffè nero bollente, Annabelle Oleander fissò la sua creazione.

O meglio la sua creatura numero cinque.

Un metro e ottanta di fascino inglese per una settantina di addominali e muscoli pronunciati.

La sua insana voglia di manipolare aveva trovato un perfetto sfogo.

Perchè frequentare i corsi dell'Ordine degli psicologi e dei psicoterapeuti, quando poteva trovare una cura ai suoi personali problemi?

E soprattutto sapeva che stava facendo del bene.

Insomma, quante ragazze ricche e persino carine venivano da lei per cercare una soluzione alla loro condizione di "single".

La maggior parte di loro approdavano da lei a causa di quello stupido libro che aveva scritto anni prima, "Singlitudine", ed ora ne pagava le conseguenze.

Legioni di donne con le palle si ritrovavano a piangere sulla sua poltrona perchè nessun uomo sembrava voler accettare la loro bravura, il loro successo o la loro insana voglia dell'uomo oggetto.

In fondo che male c'è in questo?

Se da secoli la donna oggetto imperversa nella mente degli uomini, può esistere anche l'uomo da tenere sulla bacheca e mostrare alle amiche, no?

All'alba della fine del mondo secondo i Maya, questa possibilità non era accettata dalla maggior parte delle persone.

Un peccato per Annabelle, c'erano così tante giovincelle con il portafogli sonante.

Ritornò a fissare la sua creatura che rispondeva al nome di Paul Gratt e gli sorrise.

-Bene, com'è andato l'appuntamento con Jess?- domandò all'uomo.

-Molto bene, non avrei mai pensato di avere veramente qualcosa in comune con lei.- rispose passandosi la mano fra i capelli castani.

-Davvero? Anche tu giochi a golf?- chiese eccitata per la sua migliore amica.

Che forse quel Paul fosse l'uomo giusto per lei?

Certo, rimaneva un gigolò addestrato da lei stessa a diventare uno splendido principe azzurro, non ci sperava molto, ma l'amore o comunque l'affetto poteva nascere in mille occasioni. 

Il suo intento non era certo quello di farli diventare tutti quanti degli squallidi gigolò d'alto borgo, ma bensì accoppiarli con le donne più ricche e sole che riusciva a pescare dalla sua agenda piena di nomi altisonanti e conosciuti.

Li aveva educati con severe lezioni, ed alcuni di loro ancora non erano pronti, ma era solamente questione di tempo prima che diventassero quello che una donna sogna fin da piccola.

Gentili, educati, disponibili e pazienti.

Se sulle prime tre si poteva lavorare, la quarta era un fattore molto importante.

Bisogna avere pazienza con le donne di un certo tipo.

Pazienza se tornavano alle due di notte, se non avevano voglia di fare sesso o semplicemente alzarsi dal divano.

Pazienza se anche se avevano ben quarant'anni si ritrovavano a piangere per un commento acido della loro tradizionalista genitrice.

Pazienza se alla parola bambini, scoppiava il virus anti-prole.

Pazienza se non erano in grado di accettare di passare un weekend in giro per la città senza una meta. Pazienza se si diventava un nome scritto su un'agenda rossa. Un semplice Keith o Robert.

Pazienza.

Praticamente una missione suicida.

-Quindi...Sta andando bene con Jess?-

Paul aggrottò la fronte. Sembrava confuso da quella domanda e si morse le labbra. -E'...Troppo, troppo presto per dirlo.- concluse evitando di fissare la psicoterapeuta che interpretò quel segno negativamente.

Rimise a posto il suo entusiasmo e gli passò un foglio con una lista di locali dove Jess avrebbe adorato cenare, quei classici posti per coppiette in fase di luna di miele.

-Ancora liste?- domandò l'altro contrariato. -Non posso fare a modo mio?- aggiunse alzando gli occhi al cielo.

Annabelle scosse la testa. -No. Se vuoi fare l'artista squattrinato, molla l'impresa, salta dal treno prima del fischio. Se vuoi fare l'artista benestante con una moglie di successo e una bella casa, rimani sullo yacht di Noè.- disse seccamente.

Paul aprì la bocca e tentò di parlare, ma l'arrivo di una ragazza di qualche anno in meno di lui e l'aria stravolta piombò nell'ufficio trattenuta a stento dalla segretaria.

Il trench era bagnato, segno che aveva camminato nella pioggia, così come il velo nero. Sarebbe sembrata un'ordinaria e modaiola donna d'affari mediorientale se non fosse stato per la pelle scura come l'ebano.

-Aiutami Annabelle!-

La piscoterapeuta scattò in piedi e si avvicinò.

La conosceva da anni quella cocciuta ragazza e da un po' la trattava con quell'affettuosa gentilezza che si riserva ad una figlia che ti chiama alle due di notte per urlare al mondo che gli uomini sono inutili.

-Che cosa è successo?- domandò Annabelle.

-Mia sorella si sposa...Per la quarta volta, cazzo!-

La psicoterapeuta rimase in silenzio finchè non decise che parlare avrebbe salvato qualche neurone di quella ragazza.

Ma ad intervenire fu la coscienza di Paul. -Eh, pazienza!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Perdonatemi, non so da dove sia uscita questa min*****a, ma ultimamente ho bisogno di ritrovare le mie radici, la mia gente e la mia lingua. Sarà che il mio paese d'origine non vuole assolutamente vivere in pace, sarà che negli altri stati vicini almeno i giovani fanno sentire la loro voce, sarà che stranamente mi sento romantica ed ho fiducia nella "forza" dell'amore, che alcune volte può salvare delle vite, sarà, sarà...

E' uscita questa roba e me ne scuso, sinceramente. Cercherò di continuarla, perchè, in fondissimo al "core", mi piace.

 

Definizioni/spiegazioni.

-Gaalo: parola somala che definisce generalmente in modo dispregiativo i Cristiani.[Talvolta inteso come Non-Islamici]

-Suffragetta Infedele: definizione "altolocata" di donne musulmane che hanno combattuto per i diritti di parità sociale e giuridica fra gli anni 80/90.

-Ireya Corporation: società fittizia che si occupa di trasportare materiali e pacchi dall'occidente al sud del mondo.

-Islamic Woman Foundation: associazione fittizia che si occupa di monitorare la condizione delle donne e di sviluppare politiche femminile nei paesi a maggioranza islamica. Naturalmente ricalca i ruoli di associazioni più conosciute e realemente esistenti.

 

Vi spedisco i miei adorati shushumo e tanti saluti,

Isyde.

 

 

   
 
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