6.
Arthur
picchiettò la penna alla scrivania, portandosi le mani tra i
capelli. No, no. Non poteva assolutamente continuare così.
Lo
stupido americano era arrivato da neanche un giorno e già
aveva
combinato un sacco di guai! Era fuggito dall'aeroporto, aveva
strisciato l'asfalto davanti all'azienda, si era permesso di voler
scendere a patti infimi con lui, stava provando ad irretire sue
fratello minore e ultimo, ma non meno importante, aveva osato...
OSATO fare quella... quella cosa!
Arthur
si toccò l'orecchio incriminato e aggrottò le
sopracciglia furente,
sentendo il sangue che gli confluiva in volto. Poco gli mancava di
spezzare la penna tra le sue mani, tanta era la pressione che ci
stava mettendo a stringerla.
Ma
cosa, cosa diamine avrebbe dovuto fare per raddrizzare una piaga del
genere? Lui era sempre cresciuto secondo i dettati del galateo, della
cortesia, della buona educazione. Come poteva insegnare tutte queste
cose in due mesi a quel buono a nulla, rischiando, in caso di
fallimento, di rovinare le nozze di sua cugina e di venire per sempre
declassato a inetto?
Non
amava essere il presidente della società, non si sentiva
all'altezza. Ma per la famiglia avrebbe fatto di tutto. Nonostante
suo padre fosse un uomo molto... ehm, 'libertino', aveva un gran
cuore ed era solo grazie a lui se l'azienda era riuscita ad attutire
i colpi e a resistere alla recente crisi finanziaria. Non aveva fatto
mancare nulla ai suoi figli, neanche illegittimi. Tanti pezzi grossi
nel mondo del business hanno scheletri nell'armadio e figli
illegittimi che ignorano o 'aiutano' sottobanco. Suo padre invece si
era sempre fatto carico delle sue responsabilità, se
così si
vogliono chiamare. Per quanto i figli legittimi fossero soltanto lui
e Logan, suo padre non aveva mai fatto mancare niente agli altri.
Né
a Sky, né a Ray e nemmeno a Kain, e neanche alle loro
madri... o per
lo meno, per quanto ne sapeva Arthur. La mamma di Ray era morta
dandolo alla luce, quindi c'era stato poco da... aiutare. Un grande
aiuto l'aveva certamente ricevuto la mamma di Sky, prima della sua
morte. Della mamma di Kain non aveva mai indagato, infondo. C'era
sicuramente qualche motivo particolare se Kain aveva vissuto sempre
in casa Kirkland, al contrario di Sky.
… ma
non era questo il pensiero principale! Il pensiero principale era
come liberarsi del fastidioso americano o per lo meno riuscire a
trasformarlo anche solo di facciata in quello che sua zia voleva per
il matrimonio.
Ma
poi, tra tutti, perché proprio lui?! Esistevano tanti di
quei
maestri nelle arti della cortesia e buona educazione, con tutti i
soldi che avevano potevano semplicemente affittarne uno per due mesi
ed evitare a lui questa seccatura! Doveva pur portare avanti
un'azienda, lui! E vivere la sua vita in modo tranquillo, fino alla
fine dei suoi giorni!
La
sfortuna di suo padre era stata che, nonostante le sue scappatelle,
avesse avuto solo figli maschi. L'azienda era in mano sua, che era il
secondo figlio maggiore, ma nella relazione tra Aaron Jones, figlio
maggiore dell'industria meccanica Jones e sua cugina Katherine, suo
padre aveva visto un'ottima possibilità per allacciare
rapporti
economici tra le due aziende. Con un accordo del genere avrebbero
potuto certamente modernizzare i filatoi in India e renderli sempre
più efficienti, con tutti i vantaggi di condividere, ormai,
un'unica
famiglia.
Arthur
sperava che Katherine e questo Aaron potessero avere presto un
figlio, che crescesse sano, forte e intelligente per mollargli
l'azienda tra le mani e godersi un po' di meritato riposo... o per lo
meno per scollarsi di dosso la carica di presidente. Avrebbe fatto di
tutto per aiutare l'azienda in ogni suo modo, anche lavare i vetri,
se necessario, ma l'impegno di presidente era troppo gravoso per uno
come lui. E sapeva che nessuno dei suoi fratelli sarebbe stato
capace. Logan era troppo burbero e cinico, menefreghista. L'azienda
sarebbe crollata nel giro di due mesi e mezzo. Sky capiva pochissimo
di gestione interna ed economia, per questo si occupava con Logan
delle relazioni estere e di procedere agli accordi con le aziende
oltremare, oltre che svolgere la maggior parte delle business trip,
come quella in Nuova Caledonia l'estate scorsa (che poi i due
l'avevano presa come una vacanza, era tutt'altra cosa).
Ray
aveva un bel cervello, era celere, veloce, puntiglioso, preciso ma
troppo timido e pauroso, non sarebbe riuscito a prendere il mano
l'azienda neanche sotto un apprendistato lungo dieci anni. Kain era
ancora piccolo, ma aveva già manifestato il suo totale
disinteresse
per l'azienda e tutti i suoi affiliati, preferendo frequentare la
London Leiths School of Food and Wine per diventare uno chef d'alta
classe. Non aveva voluto assolutamente sentire ragioni, e suo padre
si era arreso visto che gli altri suoi figli lavoravano già
in
azienda.
Avrebbe
voluto avere un po' della fermezza di Kain. In realtà non
aveva una
vera e propria passione da seguire, né una scuola che gli
sarebbe
piaciuto frequentare, ma avrebbe tanto voluto poter far valere un po'
di più le sue opinioni all'interno della famiglia. Logan e
Kain
erano quelli che, nonostante tutto, si piegavano di meno al volere
della famiglia. Logan probabilmente lavorava in azienda
perché non
aveva di meglio da fare oltre che andarsene il sabato sera in giro
per i locali a trovare la sua prossima vittima a letto (e in questo
non era poi così differente dall'idiota americano) oppure
bere il
suo whisky a tutte le ore del giorno.
Vista
la parlantina veloce e disarmante di Sky, le relazioni estere erano
proprio ciò che sembrava adatto a lui, considerata anche la
sua
passione per i viaggi e i paesi strani.
Arthur
alzò la testa, fissando nel vuoto verso la porta. Ormai
aveva
ventitré anni, ma non aveva alcuna intenzione di sposarsi.
Probabilmente visto il matrimonio di Katherine, i suoi non si erano
permessi di uscirsene con cavolate tipo matrimonio combinato o
promessi sposi dalla nascita.
E
poi lui non aveva alcun interesse in una relazione amorosa, o si
sarebbe già trovato una bella ragazza. Troppi problemi, poco
tempo
per pensarci, un'azienda da gestire. Come avrebbe potuto trovare il
tempo per andarsi a cercare una fidanzata?
Probabilmente
era ciò che i suoi genitori sospiravano da tempo. Logan era
totalmente escluso, probabilmente non si sarebbe mai sistemato in
vita sua. Lui stesso non aveva tempo né interesse nel
cercarsi una
compagna... Sky aveva solo diciannove anni, ma come lui non aveva mai
avuto una ragazza, neanche al liceo. Strano, lo charme della famiglia
Kirkland sarebbe dovuto far morire le donne dietro quegli occhioni
verdi e quei capelli rossi. Forse il fatto che fosse un tantino
esuberante bloccava tutto quanto. Come il fatto che Arthur fosse un
pochino acido.
Più
guardava alla sua famiglia, più si disperava pensando che
probabilmente sarebbe stato l'unico a cui avrebbero potuto appioppare
un matrimonio di punto in bianco, visto che in casa sua trovavano
divertente incaricarlo di cose senza il suo permesso, informandolo
solo il giorno prima.
Quella
mattina Alfred si svegliò con una particolare voglia di
sesso. Beh,
erano già tre giorni che non lo faceva, per lui significava
abominio, infrazione delle regole. Dondolò la testa
stiracchiandosi
mentre raggiungeva gli occhiali poggiati sul comodino. Oggi doveva
assolutamente fare qualcosa, o sarebbe morto di noia. E non era
assolutamente contemplato per il grande Alfred F. Jones la morte per
tedio. Al massimo sarebbe morto facendo sesso! Sì, quella
sì che
sarebbe stata una morte figa.
Andò
in bagno a rinfrescarsi e si vestì pronto per un bel giro
turistico
per Londra. Si ammirò allo specchio, che gran bel pezzo di
manzo
aveva davanti agli occhi. Alzò le sopracciglia soddisfatto e
infilò
in tasca i suoi occhiali da sole graduati e il cellulare, con il
portafoglio e tutte le carte di credito.
Scese
fiero le scale e grazie ad una cameriera riuscì a trovare la
sala da
pranzo dove due dei fratelli Kirkland stavano facendo colazione, i
due più piccoli.
Si
sedette salutando rumorosamente i fratelli e ordinando alla cameriera
uova, bacon e succo d'arancia.
Kain
si girò verso di lui e storse il naso, Ray
continuò a bere il suo
latte senza scomporsi.
Che
famiglia noiosa.
“Ehi...”
mormorò, allungandosi verso i due con fare circospetto.
“Avete da
fare? Perché non andiamo un po' a sballarci in giro per
Londra?”
A
Ray quasi cadde il bicchiere dalle mani, l'espressione schifata di
Kain si intensificò.
“Io...
devo andare a scuola” concluse velocemente Ray, alzandosi e
prendendo la sua borsa, mettendola a tracolla sulla sua perfettamente
stirata divisa della Westminster School, la scuola più
importante e
costosa di Londra, con le sue 25mila sterline di tassa annuale.
In
pochi secondi Ray si era volatilizzato, e mentre servivano uova e
bacon ad Alfred, era rimasto solo Kain.
Il
rossino girò lo sguardo verso l'americano con un terribile
presentimento.
“Anche
tu devi andare a scuola?” sorrise Alfred, con uno sguardo che
non
voleva essere rifiutato.
“...
no. Ma non ti accompagno in giro per Londra” rispose lui,
storcendo
le labbra.
In
quel momento fece ingresso Thomas, il maggiordomo che era stato
affidato ad Alfred. Fece un breve inchino di saluto ai due, mentre
Alfred lo fissava mangiando rumorosamente.
“Buongiorno
signorino Alfred, signorino Kain” disse, alzando finalmente
la
testa. “Il signorino Arthur ha chiesto di recarsi in ufficio
nel
più breve tempo possibile”
“Oh,
che noia. Digli che ho da fare” rispose Alfred, mandando
giù le
uova che aveva ingurgitato.
“Temo
che questo non sia possibile, signorino. L'auto l'attende tra dieci
minuti fuori dall'abitazione” e detto questo si
congedò uscendo
dalla stanza.
Alfred
aggrottò le sopracciglia e sbuffò, tornando a
mangiare il suo
bacon. Ecco, neanche un giorno di libertà. Sarebbe diventato
un
frustrato! Ecco!
Si
girò verso Kain che mangiava il suo cornetto e
allargò il suo
ghigno.
“Ehi,
Kane” fece, indicandolo con la forchetta.
“Mi
chiamo Kain” redarguì lui, senza guardarlo.
“Sì,
come ti pare, tu vieni con me, vero?” continuò,
avvicinandosi con
il suo sguardo che conquista.
Kain
voltò il viso verso di lui con un'espressione sconcertata.
“Eh?!
Scordatelo.” sputò lui, storcendo il naso
nuovamente.
“Avanti,
sarà spassoso. Se sei con me ci lasceranno andare prima e
potrò
andare a farmi il giro di Londra! Vedrai che ti divertirai... fidati
di me” continuò lui, posandogli una mano sulla
spalla.
“Tu
sei tutto matto...” rispose Kain, spostandogli gentilmente la
mano
ed alzandosi. Thomas rientrò nella stanza e si
inchinò nuovamente.
“Dobbiamo
andare, signorino” fece, con calma.
“Oh!
Viene anche Kane!” esclamò Alfred, afferrando il
ragazzo per il
braccio e trascinandolo fuori dalla stanza, seguito poco dopo dal
maggiordomo.
“Che...
cosa?! No!”
Arthur
alzò le sopracciglia e sospirò leggermente
massaggiandosi la
tempia. Perché toccava a lui caricarsi di tutto il lavoro
che
bisognava fare per la sua maledetta famiglia?
Erano
in una delle sale d'aspetto della ditta, lussuosamente arredata,
quella per gli ospiti veramente importanti. Con lui c'era Katherine
ed oltre ad aspettare il disastroso americano, attendevano l'arrivo
dell'organizzatore di matrimoni e dei suoi assistenti.
“Arthur?
Va tutto bene?” domandò la cugina, grattandosi una
guancia un po'
preoccupata.
Arthur
scosse velocemente la testa e sospirò, poggiando la testa
sulla
spalliera del divano. “Da quando è arrivato
quell'americano ho un
mal di testa nonstop che non vuole passare”
lamentò, chiudendo gli
occhi.
Katherine
aggrottò le sopracciglia sentendosi colpevole e
arricciò le labbra.
“Mi dispiace”
“Non
è colpa tua, è lui che è un caso
disperato” sospirò Arthur,
massaggiandosi la tempia.
In
quel momento uno degli assistenti annunciò l'arrivo
dell'organizzatore dei matrimoni ed una donna alta e ben vestita fece
ingresso nella sala, seguita da un uomo, probabilmente il suo
assistente.
“Signor
Kirkland, è un vero onore fare la vostra conoscenza. Sono
Irene
Estellenchs,
mi occuperò del matrimonio. Lei dev'essere la signorina
Katherine,
non è vero?” la donna con un marcato accento
spagnolo sorrise ad
entrambi.
“Oh...
la prego, mi dia del tu” sbattè gli occhi
Katherine, in imbarazzo.
La bellezza latina di quella donna era veramente spiazzante.
“Prego,
accomodatevi” fece Arthur, con un cenno, indicando i divani.
La
signora si sedette mentre il suo assistente rimase in piedi e
piegò
leggermente la testa.
“Se
non vi crea fastidi ho mandato il mio altro... mh, assistente a
prenderci delle tazze di caffè, sempre che ritorni
intero...”
mormorò a denti stretti l'ultima parte, guardando altrove
con aria
preoccupata e rassegnata.
Arthur
e Katherine sbatterono gli occhi, non capendo.
L'auto
si fermò davanti all'impresa commerciale Kirkland,
scaricando
Alfred, Kain e il maggiordomo.
“Non
ho mai detto che volessi venire” borbottò Kain
furioso, mentre
saliva le scale dell'edificio.
“Ho
detto che ci divertiremo, perché non ti fidi di
me?~” rispose
Alfred, facendogli l'occhiolino. Kain rabbrividì mentre i
portieri
spalancavano il portone di vetro della ditta permettendogli di
entrare.
“Il
signorino Arthur vi attende nella sala ospiti numero 4” fece
Thomas, cominciando a guidarli verso l'ascensore.
“No,
io ho altro da fare. Ci vedia--” tentò Kain,
girando i tacchi, ma
Alfred lo tirò per un braccio e lo fece entrare
nell'ascensore.
“Daai,
non fare così!” sorrise mentre le porte si
chiudevano e
l'ascensore partiva.
Kain
lo fissò in modo sconcertato. Mai nessuno si era permesso di
trattarlo in quel modo, nessuno! Assottigliò gli occhi e si
scostò
in malo modo da lui, fissando contrariato le porte dorate
dell'ascensore.
Alfred
scosse la testa con un sorrisetto e lasciò correre. Era solo
un
ragazzino che doveva essere addestrato~. Appena l'ascensore
arrivò
al piano predestinato, Kain schizzò fuori pestando i piedi,
intenzionato ad andarsene.
“Signorino
Kain? Aspetti” intimò Thomas, con tono
preoccupato, mentre sia lui
che Alfred cominciavano a seguirlo.
“Avanti
Kane, non essere così!” ridacchiava l'americano,
che evidentemente
trovava la cosa, molto, troppo divertente.
“Non
ho alcuna intenzione di rimanere qui. Non ci volevo venire
inizialmente e non ho alcun motivo per restare! Torno a casa, Thomas,
chiamami un'auto” rispose Kain, tagliente come la lama di un
coltello, mente voltava l'angolo.
Si
accorse troppo tardi che qualcuno probabilmente aveva avuto la sua
stessa idea. Riuscì solo a vedere che c'era qualcuno prima
di
finirgli incontro urtandolo e finendo per terra con un goffo
lamento, sentendosi poco dopo le mani e il petto bruciare.
Aprì
gli occhi e vide tre coppette di carta per terra, svuotate del loro
contenuto, caffè, che parzialmente era finito per terra e
parzialmente sui suoi abiti e sul povero malcapitato di fronte a lui.
Alzò
lo guardo e a terra c'era un ragazzo alto, quasi quanto suo fratello
Logan, vestito in modo particolarmente vistoso per una ditta, la
pelle olivastra, i tratti ispanici, occhiali dalla montatura spessa e
nera, occhi verdi e capelli con uno strano taglio scalato, biondo
platino, sicuramente tinto, e un ridicolo ciuffo... rosa sulla parte
sinistra della frangia.
“Ohi...
ohi... mi dispiace, mi dispiace. Non avevo visto qualcuno stesse
girando l'angolo” fece il ragazzo, con accento spagnolo. Il
caffè
era finito sulla sua maglia bianca sporcandola e marcando in modo non
proprio casto la sua bellezza latina.
Kain
rimase fermo a fissare la maglia ormai color caffè
appiccicarsi ai
pettorali e al ventre piatto del giovane come se il suo cervello
fosse improvvisamente entrato in trance.
“V-va
tutto bene...? Ti sei scottato?” mormorò il
ragazzo, avvicinandosi
e raccogliendo le tre tazzine di caffè. “Io...
io... scusami, ma
mi sono perso” continuava, ma lo sguardo di Kain continuava
ad
essere fisso sulla maglia e il pantalone bagnati che si appiccicavano
a quelle forme.
Deglutì,
sentendo le guance che si arrossavano e dei movimenti poco sicuri tra
le sue gambe. Per fortuna qualcuno intervenne.
“È
tutto a posto, signorino?” fece Thomas, aiutandolo ad alzarsi
e
risvegliandolo dal coma.
“Oh...
oh. sì. No... cioè, penso di
sì.” ora sì che le ustioni del
caffè cominciavano a fare leggermente male. “Mi
dispiace, è stata
colpa mia” fece, cercando di non guardare il ragazzo che nel
frattempo si era alzato.
“N-no,
non è colpa tua. La colpa è mia...”
“Ok,
ok. La colpa è di entrambi. Ora vogliamo andare?”
si intromise
Alfred, cercando di liquidare il discorso. Non si poteva mica perdere
tempo in questo modo!
“Oh,
ehm... s-sei nuovo? Non ti ho mai visto qui...” domanda
più che
lecita, non avrebbero mai assunto in ditta un tipo del genere, la
curiosità sul sapere chi fosse lo stava quasi mangiando.
“N-no,
io non lavoro aquì!” esclamò,
concludendo la frase in spagnolo
per la fretta. “S-sono il... l'assistente dell'organizzatrice
del
matrimonio...”
“Oh.”
mormorò Kain, adesso si spiegava tutto. “E ti sei
perso? Stiamo
andando giusto lì, ti accompagniamo... ma prima, Thomas?
Potresti
farci avere un cambio d'abito veloce?”
Il
maggiordomo annuì aprendo la chiamata attraverso
l'auricolare.
“Contatterò la sartoria più vicina. Mi
può dire il suo nome,
signorino? Cercheremo le sue misure nel nostro database”
“Oh.
Oh.” database...?
Il ragazzo sbattè gli occhi un po' confuso.
“Gabriél. Gabriél
Estellenchs”
Gabriél...
un nome come un altro, ma nelle orecchie di Kain risuonava come il
più meraviglioso dei nomi.
… oh
no.
Erano
già passati venti minuti da quando la signora Estellenchs
aveva
fatto ingresso e del suo assistente nemmeno l'ombra.
La
signora sembrava inquieta e ogni tanto sospirava, come a voler dire
'lo sapevo, perché l'ho fatto'. Arthur e Katherine si
guardavano
interrogativi senza sapere cosa dire o fare, ma non potevano passare
la giornata aspettando che quell'assistente si facesse vivo. Lui
aveva del lavoro da fare!
“Signora
Estellenchs... possiamo cominciare se vuole”
La
donna scosse un secondo la testa e guardò Arthur per un
secondo,
alzando le sopracciglia. “Oh. Oh, certo signor Kirkland, mi
chiami pure Irene. Mi
dispiace per il tempo che le sto facendo perdere... come al solito,
affidarmi a lui è sempre un errore”
sospirò con un amaro sorriso
rassegnato.
“Vuole
che vada a cercarlo?” fece l'assistente con gli occhiali da
sole e
lo sguardo truce.
“No,
non ce n'è bisogno. Lo raccatteremo quando avremo
finito” ripose
lei con nonchalance agitando una mano.
Ma
che...? Arthur
alzò le sopracciglia e lasciò correre, infondo
non erano problemi
suoi.
Proprio
in quel momento la porta si aprì e Arthur vide fare ingresso
l'odioso americano, Thomas, un tipo dai capelli strani e suoi
fratello Kain.
“Kain?
Cosa ci fai qui?” domandò, ma non fece in tempo a
ricevere
risposta.
“Gabriél,
ma insomma quanto ci hai messo? E che diavolo è successo ai
tuoi
vestiti, dove sono finiti? E dove sono i caffè?!”
sbottò la
donna, alzandosi in piedi.
“Ehm,
è successo un piccolo incidente...”
mormorò il ragazzo,
giocherellando con le dita. La donna si passò la mano nei
capelli
castani raccolti in uno chignon lento e poi la posò sugli
occhi, con
un grosso sorriso.
“Sono
stato io. Mentre girava l'angolo gli sono finito addosso e i
caffè
sono caduti, la colpa è mia” rispose Kain, con la
sua solita aria
seria.
“...
Kain, ma tu che ci vai qui?” mormorò Arthur.
“L'ho
portato io!” esclamò Alfred, con un sorriso
giocondo.
“E
questa libertà da dove te la sei presa?” rispose
Arthur,
fulminandolo con lo sguardo.
“Mi
pareva si stesse annoiando” ribattè Alfred.
“A
te paiono troppe cose che non dovrebbero parerti.”
continuò
Arthur, aggrottando le sopracciglia.
Tutti
sembravano parecchio interessati alla loro improvvisa discussione.
Gabriél
ridacchiò nascondendosi le labbra con un pugno.
“Sembrano marito e
moglie che battibeccano”
Kain
si girò verso di lui e non gli piacque per niente il
batticuore che
gli stava salendo dal cuore fino alle orecchie, coprendo con il suo
rumore persino il litigio tra quei due.
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Questo capitolo
è un capitolo di passaggio, mi dispiace °_°
nel prossimo succederanno cose più interessanti... spero XD
ad ogni modo, Gabriél è anch'egli una nazione e
rappresenta le Isole Baleari<3 Eccolo qui -> Gabriél.
Anche se sembra bassino, qui, in realtà è alto
178 cm! Se vi interessa scoprirete di più su di lui
più avanti nella storia :3 ecco qui invece Kain
e Katherine (qui in realtà sono stati disegnati in
veste di fratelli come Irlanda del Nord e Repubblica di Irlanda, ecco
perché Kain sembra così piccolo e basso qui. In
realtà Katherine è una nanetta e Kain sta
crescendo quindi tra un po' la supererà XD)
Spero vi sia piaciuto e che continuiate a seguire questo sclero! Le
parti UsaUk arriveranno, pazientate. Fate evolvere la storia
ç_ç non siate impazienti!