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Autore: amnesiaL1996    17/02/2011    1 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Come un fiore di margherita

 

 

1° capitolo:

<< No! >>

<< Alice… >>

<< No! Non voglio! >>

<< Alice tesoro è per il tuo bene >>

<< Mamma! Come puoi farmi questo? Perché? Non voglio andare in un manicomio! >>

<< Alice… >>

Buio.

Un dolore alla testa la risvegliò e Alice sbatté appena le palpebre.

Una luce forte le ferì gli occhi.

Troppa luce,quella non era camera sua.

Dov’era?

Poi ricordò.

Quegli infermieri vestiti di bianco che l’avevano stretta forte fino a farle male…

Sua madre li aveva chiamati e poi le aveva ripetuto che era per il suo bene,sul viso quell’espressione addolorata…

Suo padre che l’aveva guardata impassibile,come se non fosse stata sua figlia…

E sua sorella,terrorizzata per lei e per il fatto che magari avrebbero portato via anche lei un giorno.

Ma non l’avrebbero fatto.

Cindy non era come lei.

Lei poteva vedere il futuro.

Aveva questo dono da sempre. Quando era bambina vedeva gli squarci di futuro solo nei sogni. Si ricordava che un giorno si era svegliata felice ed era corsa ad abbracciare la madre nella sala da pranzo,e quando lei le aveva chiesto il perché Alice le aveva risposto “perché presto avrò una sorellina”. E 9 mesi dopo era nata Cindy.

Crescendo il suo dono non si era più manifestato solo di notte.

Durante il giorno tutto diventava nero e i suoi occhi vedevano solo quello che sarebbe successo.

Era per questo che sua madre aveva paura di lei,che suo padre la odiava.

Solo Cindy,con quell’animo buono ancora da bambina,le voleva bene.

E ora era lì,in una cella di un manicomio dove probabilmente sarebbe restata in eterno.

Voleva morire.

<< Sei sveglia? >> dolce e carezzevole,quella voce la colpì all’istante.

Era così melodiosa da sembrare un canto,una musica perfetta.

Cercò di sforzarsi per vedere senza dover aprire gli occhi a chi apparteneva.

Funzionava sempre,era come una radio che lei poteva sintonizzare sul presente e il futuro delle persone.

Ma stranamente non funzionò e Alice aprì gli occhi,mettendosi seduta di scatto.

Davanti a lei c’era un uomo sulla quarantina.

Ma forse era solo un sogno perché quell’uomo era troppo bello per essere reale.

Nonostante avesse di sicuro molti anni in più rispetto ai suoi 18,Alice ne rimase assolutamente affascinata.

Aveva i capelli brizzolati dal taglio particolare,antiquato,gli occhi color caramello e il fisico robusto che gli serviva per tenere fermi i pazienti che come lei si ribellavano.

Indossava il camice bianco e doveva essere un dottore.

Che bello,ho conosciuto il primo dei miei carnefici,pensò Alice sarcastica. Perlomeno lui era meglio di come si aspettava,visto che la cella era uguale a quella dei suoi incubi.

E a quel pensiero capì e si corresse: non incubi,visioni.

Aveva visto tante volte quella piccola stanza spoglia. Le pareti erano dipinte di un grigio scuro che la rendeva ancora più cupa,la porta,la finestra e un'altra porticina che si affacciava su un'altra cella erano chiuse da robuste grate.

Come se una ragazza debole come lei potesse sfondare una normale porta in legno o il vetro di una finestra.

L’arredamento della sua nuova camera era costituito da un letto in ferro,un tavolino,un catino e uno specchio.

Nient’altro.

Niente armadio perché non avrebbe più avuto i suoi vestiti.

Niente libreria perché non avrebbe più avuto libro.

Niente comodino perché non avrebbe più avuto una lampada o una foto da poggiarvi.

Niente.

Si fissò allo specchio.

Era sempre stata bassa e magra. A 11 anni,sua sorella era già alta quasi quanto lei e pesava di sicuro di più. Aveva i capelli neri e lisci lunghi fino alla vita e gli occhi blu notte. Un aspetto abbastanza singolare a aiutare la sua reputazione: pazza.

Dopotutto era quello il motivo per cui si trovava lì.

<< Come ti chiami? >>

Alice fissò il dottore stringendo gli occhi. Era appena stata rinchiusa in una prigione e si aspettava che lei rispondesse? Aveva sbagliato completamente. Era finito il tempo della Alice sempre in movimento e mai zitta,pensò con tristezza.

<< Io sono il dottor Jonathan Alaric >> continuò l’uomo.

La fissò per qualche secondo incuriosito e nei suoi occhi c’era una luce strana,come se fosse un bambino che ha ricevuto in anticipo i regali di Natale. Ciò provocò nella ragazza un’ondata di disgusto.

Era questo lei? Un giocattolo nuovo,da usare e studiare e poi gettar via?<

  
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