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Autore: LadyToreumaMariot    17/02/2011    1 recensioni
Erano andati a trovare Veneziano.
E come al solito, saltare da un capo all’altro della penisola era stancante, almeno per Francia.
Erano calate le ombre della sera, e aiutato da un’oscurità vellutata, la nazione guardava silenziosa la sua provincia piangere minuscole lacrime lucide come perle, perché era meno ricca e “tranquilla” rispetto al suo fratellino al nord.
Genere: Generale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Erano andati a trovare Veneziano.
E come al solito, saltare da un capo all’altro della penisola era stancante, almeno per Francia.
Erano calate le ombre della sera, e aiutato da un’oscurità vellutata, la nazione guardava silenziosa la sua provincia piangere minuscole lacrime lucide come perle, perché era meno ricca e “tranquilla” rispetto al suo fratellino al nord.
Il ragazzo biondo stette a fissarlo per un po’, poi si stancò, e si alzò, facendo per prenderlo in braccio, e il bambino s’impaurì.
< Sono io, mio piccolo, che c’è? > domandò.
< Taci bastardo mangiarane! > gli strillò da dietro, e Francia sospirò: come al solito Romano era capace di trovare appellativi di dubbio gusto per chiunque quando era arrabbiato.
E Italia del Sud sapeva anche qual era il nome del sentimento che provava in quel momento: gelosia. Per un fratello più piccolo che era sottomesso come lui ad un padrone, ma che veniva curato meglio. E i risultati purtroppo si vedevano.
< Non sarai per caso geloso, mon chéri? > azzardò Francia, che forse conosceva meglio la gelosia di un uomo verso la propria donna che quella tra fratelli.
< Taci! > e il piccolo si rimise a singhiozzare.
Lo prese in braccio e lo portò nella sua camera, posandolo sul suo letto, mentre Romano gli urlava contro che non capiva niente di quello che provava. Era un onore che non concedeva spesso, quello di passare la notte con lui.
< Ascolta, mon petit Romano, anche io un tempo ero geloso di un mio fratellino > e fece una pausa per prendere fiato, durante la quale la parte di Italia accanto a lui lo fissava con uno sguardo duro e rigato dal pianto, ma che si stava stemperando in una curiosità singolare.
< Quando ancora tuo nonno Roma era in vita, tra le terre di mia madre, Gallia, ce n’era una che gli piaceva di più, la Gallia narbonense, o narbonese, come vuoi tu. Era una delle più importanti strategicamente per lui, e siccome passava più tempo a ragionare di governo e difesa con lui che con me, e così ho cominciato a sentirmi escluso, ma non feci niente. Ma comunque alla fine… > e non concluse la frase perché cadde sul cuscino, semiaddormentato.
Romano gli saltò sopra, facendogli sputare sangue, e soprattutto svegliandolo :
< Ma alla fine? Continua! > gli ordinò, con tono imperioso.
< Sono venuti i barbari, specialmente Franchi, e tutto è cambiato. Ora basta, lasciami dormire > borbottò, circondandolo con un braccio.
< Ma eri geloso? > e lo guardò con aria interrogativa.
< In un certo senso sì > dovette ammettere a malincuore, ripensando a tutti gli sguardi tristi che gli aveva lanciato.
Dopo quella spiegazione, il bambino, ormai pago, s’addormentò, e fu Francia a rimanere a guardarlo mentre dormiva, prima di lasciarsi vincere dal sonno.

  
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