Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: Frytty    17/02/2011    2 recensioni
Lei, Cailin, modella affermata.
Lui, Robert, attore.
Si sono amati, ma poi qualcosa è andato storto ed ora non stanno più insieme da sei mesi.
Cosa succederebbe se si incontrassero di nuovo per puro caso e capissero che non si sarebbero mai dovuti separare?
E cosa c'entrano due strani anelli che Cailin ha ricevuto in regalo da una strana maga?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve!

Sono di ritorno con una nuova Ff su Robert (che dire, quel ragazzo ispira xD) *.* Preannuncio che è composta da 10 capitoli, esclusi il prologo e l'epilogo che sono a parte, a cui seguiranno una serie di shot che prendono ispirazione dalla bingo challenge (se qualcuno ne ha sentito parlare su livejournal). Comunque, ne parlerò adeguatamente a tempo debito, per ora questa è solo la Ff base, di partenza.

Fondamentalmente, l'idea è venuta fuori pensando al film Freaky Friday-Quel pazzo venerdì, in cui madre e figlia si trovano reciprocamente l'una nel corpo dell'altra e ne succedono di tutti i colori, come sa chi ha visto il film (e chi non l'ha visto, deve farlo, perché è semplicemente geniale xD). Ho provato ad immaginare cosa potesse succedere a ritrovarsi nel corpo di un attore famoso e cosa sarebbe successo a Robert, catapultato nel corpo della sua ex, ma sto anticipando troppo, vero?

Oops! xD

In ogni caso, mi sono cimentata con un tono più leggero, niente di drammatico e qualche pizzico di introspezione, che non manca mai nei miei lavori.

Ci tenevo a ringraziare Piccola Ketty che mi ha sostenuta nell'elaborazione di questa Ff, mi ha fatto da beta e mi ha donato ispirazione quando mancava *.* quindi, davvero, grazie!

Spero vi faccia divertire almeno la metà di quanto ha fatto divertire me nello scriverla *.*

 

Buona lettura! <3

 

 

 

 

< Sai, un giorno chiesi ad un pittore di farmi un ritratto. >

< Ah, sì? E perché? >

< Perché volevo vedermi con gli occhi di qualcun altro. Sapevo bene qual era la mia immagine riflessa allo specchio, ma non mi ero mai conosciuta attraverso gli occhi di un estraneo. >

< E cosa hai scoperto di nuovo? >

< Che ero totalmente diversa da quello che immaginavo di essere. >

< In che senso? >

< Nel senso che mi ero sempre vista come una ragazza normale, capelli di un  castano chiaro comune, occhi di un azzurro comune, fisico nella media; ma non mi ero mai accorta di tutti quei piccoli, insignificanti particolari, che mi rendevano unica. >

< Questo sarebbe un tentativo di elogio personale? >

< No. Voglio solo dire che il piccolo neo dietro l'orecchio sinistro, la cicatrice, ricordo della varicella, sul naso, qualche lentiggine sulle gote, facevano di me una persona fuori dalla normalità. >

< Vuoi dire che ti sei resa conto che anche i tuoi difetti contribuivano a creare di te una persona speciale, unica, che non sarebbe esistita mai più? >

< Sì, è quello che voglio dire. >

< E adesso come ti vedi? >

< I tuoi occhi mi disegnano molto più bella di quella che sono in realtà. >

< Ma tu sei bella; anzi, bellissima. >

< Sciocchezze! Sarò anche speciale, ma non bella. >

< Non saresti una modella ora se non fossi bella. >

< E' diverso. >

< No, è la stessa cosa. >

< E poi io volevo fare la dottoressa, da grande. >

< Perché la dottoressa? >

< Perché mi piace prendermi cura degli altri; mi fa sentire utile. >

< Potresti prenderti cura di me. >

< Lo sto già facendo. >

 

Quella era l'ultima conversazione che Cailin ricordava di aver avuto con Robert, qualche giorno prima della scenata memorabile che gli aveva fatto davanti al portone di casa, in mezzo a passanti spaventati e a cani nervosi.

In fondo, era contenta di com'erano andate le cose: se non avesse deciso di chiudere la loro relazione avrebbe continuato a vivere nella bugia. Cailin non si era mai reputata una bella ragazza, anche se in molti lo pensavano, ma credeva che la storia con Robert sarebbe durata, nonostante i continui periodi di lontananza che erano costretti a sopportare.

Se ripensava a quando si erano incontrati per la prima volta, le scappava ancora un sorriso.

Era ad uno dei soliti after party dopo una sfilata e si stava annoiando a morte, come al solito e lui le si era seduto vicino e le aveva semplicemente detto:

< Io sono Robert e tu sei bellissima. > e le aveva teso la mano.

Cailin era arrossita come una ragazzina ed era riuscita a malapena a mormorare il suo nome e ad allungare una mano.

Non avrebbe mai immaginato, ovviamente, che ne sarebbe nata una storia d'amore così importante, specialmente quando, la sera dopo, dopo un'eccellente cena in uno dei ristoranti più chic di New York, l'aveva invitato ad entrare in casa sua.

Avevano bevuto un po', ma era stato Robert stesso ad evitare che si ubriacasse, impedendosi di versarle l'ennesimo bicchiere di vino rosso, cosa che Cailin aveva trovato estremamente premurosa.

L'aveva lasciato per qualche minuto da solo in cucina, mentre lei si richiudeva alle spalle la porta della sua camera per indossare la sua mise casalinga.

 

< Ed io che pensavo fossi andata ad indossare un completo intimo estremamente sexy. >

< Ed io che pensavo tu fossi già disteso, completamente nudo, sul divano del salotto... >

 

Avevano riso entrambi e Cailin si era accinta a preparare il fantomatico tè con cui l'aveva invitato a salire.

Dopo un'ora trascorsa a parlare del più e del meno, a ridere e a punzecchiarsi simpaticamente, Robert aveva pensato fosse ora di levar tende e lasciarla dormire in santa pace, ma lei non aveva nessuna intenzione di rimanere da sola e l'aveva invitato, molto candidamente, sul piccolo terrazzino attrezzato per vedere le stelle, dove era inevitabilmente crollata dal sonno.

Robert era stato costretto a prenderla in braccio e ad individuare a tastoni la porta della sua camera per adagiarla sul letto e quando aveva provato ad allontanarsi, dopo aver controllato che fosse ben coperta, Cailin gli aveva stretto una mano intorno al polso e aveva mormorato qualcosa che somigliava molto ad un ti prego, non andare; così Robert era rimasto e si era steso accanto a lei, carezzandole i capelli fin quando Morfeo non aveva rapito anche lui.

La mattina dopo, Cailin era fermamente convinta di essere da sola, ma dovette ricredersi quando sentì un rumore di padelle e posate in cucina. Si era guardata stranita in giro, credendo fossero i suoi vicini, ma una volta appurato che il rumore proveniva proprio dalla sua cucina, si decise ad alzarsi, infilarsi le pantofole e andare a controllare.

Un Robert imbrattato di farina dalla testa ai piedi, stava, molto innocentemente, avrebbe osato aggiungere, ciambottando con l'impasto delle frittelle.

L'espressione di Cailin avrebbe volentieri raggiunto il pavimento, tanta la sorpresa, ma non sarebbe stato da lei, perciò si limitò soltanto a ridere, una mano davanti alla bocca nel tentativo di non farsi scoprire.

Robert si era voltato verso di lei, preso alla sprovvista e aveva fatto cadere a terra il mestolo con il quale stava vigorosamente sbattendo le uova, imbrattando il pavimento già sporco di farina, latte e zucchero; cosa che non aveva fatto altro che far cominciare a ridere Cailin ancora di più, tanto che fu costretta a piegarsi in due, le lacrime agli occhi ormai.

 

< Se volevi farmi venire un infarto ci sei riuscita benissimo! > Aveva borbottato, incrociando le braccia al petto dopo aver poggiato la scodella con il restante delle uova sul tavolo dietro di lui.

 

< Vogliamo parlare della mia cucina? Adesso chi pulisce? > Aveva scherzato lei, in risposta, mettendo le mani ai fianchi e guardandolo come una madre avrebbe guardato il figlio che aveva appena combinato una marachella.

 

< Avrei pulito... > Aveva detto, imbronciato.

 

Cailin gli si era avvicinata senza nessuna intenzione in particolare, se non quella di fargli tornare il sorriso e gli aveva spettinato i capelli, permettendo ad una nuvola di farina di liberarsi intorno a loro per qualche secondo. Le era scappato un altro sorriso che aveva cercato di trattenere con scarso successo, sebbene Robert fosse troppo impegnato ad osservarle le labbra per curarsi di rimanerne offeso.

E poi lui le aveva preso il viso tra le mani e le aveva sporcato le guance di cacao e cioccolata e lei aveva socchiuso gli occhi, persa nei diamanti grezzi che erano gli occhi celesti di Robert e aveva semplicemente atteso che le loro labbra si scontrassero.

Si era quasi aspettata di vederne saltar fuori scintille e fuochi d'artificio; invece, aveva solo avvertito sulla lingua il sapore delle fragole e del gelato alla panna che sua nonna le preparava sempre quand'era piccola e si era lasciata inevitabilmente andare.

Robert l'aveva spinta dolcemente contro la parete accanto al forno e aveva continuato a baciarla, come se fosse diventata la cosa più importante, come se stesse traendo da lei il suo sostentamento.

Erano finiti a fare l'amore e Cailin nemmeno si ricordava come. Era solo convinta di essersi ritrovata senza vestiti, avvolta da un profumo familiare che sapeva di zucchero filato e caramelle mou e di aver provato un indescrivibile, ossessivo desiderio di sentirlo dentro di sé.

Forse era da quel momento che avevano cominciato ad essere una coppia, chissà.

Forse quando la notizia era apparsa su tutti i più importanti tabloid newyorkesi, avevano dovuto accettarla anche loro, anche se non ne avevano mai parlato.

Cailin non se lo ricordava e nemmeno Robert.

L'unica cosa che ricordavano era che adesso non stavano più insieme ed erano sei mesi che non si incontravano.

Persi nei loro rispettivi lavori, facevano finta di niente, convinti che la vita sarebbe andata avanti comunque e lei, la vita, sarebbe certo andata avanti, se non avesse incrociato quello in cui la maggior parte degli uomini aveva smesso di credere: il destino.

Ribadivano che erano solo coincidenze, Cailin e Robert, ma non potevano certo sapere quanto si sbagliassero in realtà.

 

Il destino fa fuoco con la legna che c'è.

Alessandro Baricco, Castelli di Rabbia.

 

   
 
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