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Autore: Melchan    18/02/2011    4 recensioni
L'aveva comprata in anticipo di un anno rispetto al momento di andare a Hogwarts, per il decimo compleanno, in un giorno piovoso e grigio come gli occhi di suo padre (suoi).
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Pre-nota: Scritta per la squadra degli Angeli del Cow-T XD


Scorpius si strinse nel mantello di volpe, caldissimo e fatto su misura per lui. Gli arrivava esattamente alla metà delle caviglie, abbastanza da tenerlo al caldo senza intralciarne i passi.

Mentre il nevischio gli graffiava le guance lisce, cercava di non pensare a niente.
Se sua madre lo avesse visto si sarebbe spaventata a morte, correndo a recuoperarlo di persona, come se essere afferrato dalle mani di un semplice maggiordomo significasse scaldarlo meno.
Scorpius lo sapeva perché era già successo, un paio d'anni prima. Era uscito a fare la stessa cosa che stava facendo ora, ma non era stato abbastanza cauto e aveva solo aspettato che sua madre fosse impegnata in un'altra stanza, invece che fuori casa.
Adesso si era assicurato che lei fosse dai nonni, lasciando lui e suo padre da soli insieme alla servitù.

Non gli andava di farlo quando era solo con i domestici, perché non sapevano mai cosa fare e rimanevano fermi a rigirarsi le mani e guardarlo con aria preoccupata e basta.
Se lo lasciavano stare poi era certo che sua madre lo veniva a sapere e s'infuriava, perché era loro compito vegliare su di lui.
Se gli dicevano di tornare in casa poi era certo che suo padre lo veniva a sapere (i Malfoy scoprivano sempre tutto quello che desideravano scoprire) e s'infuriava, perché non era compito loro dire a Scorpius cosa fare o non fare.

Scorpius non lasciava niente al caso nemmeno a dieci anni e mezzo, e sapeva che il momento migliore per uscire a passeggiare nel parco mentre la neve cadeva senza sosta, era esattamente quello.


Superò un albero circondato da siepi di sempreverdi alla destra del capanno per la legna, sicuro così di scomparire alla vista del padre che quasi per certo lo stava osservando dalla finestra del salotto principale, e una volta nascosto da quel cubo di legno impermeabilizzato dalla magia si lasciò cadere poco oltre, raggomitolandosi nel mantello nero. Si tolse i guanti e li mise con calma tra le ginocchia, lasciando che le mani si gelassero mentre stringeva la bacchetta nella sinistra (era ambidestro, ma si era sempre trovato meglio nell'usare la sinistra *) e cominciava ad agitarla per aria.
Osservò con attenzione l'arco percorso dalla prima scintilla che ne scaturì, bianca come il paesaggio che aveva intorno, poi quello della successiva e di quella dopo ancora.

L'aveva comprata in anticipo di un anno rispetto al momento di andare a Hogwarts, per il decimo compleanno, un giorno piovoso e grigio come gli occhi di suo padre (suoi).


Non aveva ancora il mantello che stava indossando adesso, ma uno più vecchio, verde, che gli avevano regalato un paio d'anni prima. Il vento gli gettava l'acqua in faccia senza posa, e nonostante suo padre lo avesse fatto camminare dietro di lui proprio per migliorare la situazione, non era cambiata granché. Scorpius lo aveva pensato per tutto il tragitto, e aveva cambiato idea solo quando nel negozio si era accorto di quanto fosse bagnato l'altro rispetto a lui.
Draco Malfoy aveva mormorato un incantesimo per asciugarlo, poi aveva fatto lo stesso su di sé.

Erano usciti dopo una mezz'ora, suo padre tenendogli una mano sulla spalla per guidarlo e la bacchetta incartata al sicuro sotto il proprio braccio, e con grande stupore di Scorpius si erano rifugiati in un piccolo pub.
Credeva che sarebbero tornati subito a casa, un po' perché con quel tempo non vedeva motivo di restare fuori e un po' perché al padre non piaceva stare in mezzo alle folle. Nemmeno a Scorpius piacevano, soprattutto perché quando c'era tanta gente poteva capitare che apparissero degli scocciatori, come li chiamava tra sé e sé quando ci pensava con lucidità. Era successo solo un paio di volte, almeno in sua presenza.
Non è che provassero ad aggredirli davvero, con le bacchette o le mani, ma un giorno, mentre loro due tornavano da una partita di Quidditch, un accattone aveva sputato ai piedi di suo padre. Erano già in territorio babbano, diretti verso la metropolvere più vicina perché Scorpius era appena guarito da un brutto mal di pancia e smaterializzarsi avrebbe potuto costargli una ricaduta. L'uomo aveva fissato suo padre negli occhi ancora per un momento, sprezzante; non erano spuntate bacchette, nonostante suo padre avesse la mano chiusa esattamente sulla tasca che la conteneva. Scorpius ricordava il suo sguardo in quel frangente, e ricordava anche che gli aveva fatto paura. Non lo avrebbe raccontato mai a chicchessia, perché Scorpius Malfoy non aveva paura di niente e nessuno, nemmeno di lui, però quegli occhi, per un momento solo, lo avevano fatto tremare nel vecchio mantello da bambino piccolo che indossava.
Quando si era girato verso di lui aveva cacciato quella sensazione giù nello stomaco, sforzandosi di apparire tranquillissimo, come se non fosse successo niente e non avesse pensato che suo padre fosse sul punto di uccidere quel tizio con una maledizione.

"Attento a dove metti i piedi, Scorpius. Se pesti la spazzatura poi ti rimarrà attaccato l'odore." aveva detto Draco Malfoy, scandendo le parole col tono più sprezzante che Scorpius gli avesse mai sentito utilizzare. Poi lo aveva tirato sotto il proprio mantello, come se pensasse che quel tizio orribile (Scorpius lo odiava. Lo odiava.) potesse sputare anche addosso a lui.

Quello era stato il caso più fastidioso, ma anche un'altra volta un tizio ubriaco fuori da un pub aveva urlato qualcosa come "oh, arrivano le bestie purosangue!", a voce altissima, come se volesse farsi sentire da tutta Diagon Alley. Qualcuno aveva riso (di sicuro non quelli ben visibili, che sembravano solo imbarazzati o desiderosi di trovarsi altrove).
Quel giorno suo padre aveva sfoderato la bacchetta subito, in un secondo, ma stavolta c'era anche la mamma: così Scorpius aveva potuto osservare Asteria Greegrass in Malfoy risolvere una questione d'imbarazzo pubblico e sociale solo con una delle sue bellissime mani.
L'aveva poggiata sul braccio del marito e aveva detto, scandendo bene le parole: "Draco, mettila via. Non voglio che il bambino creda che dare considerazione alla feccia sia un comportamento da tenere."
A quel punto non aveva riso nessuno.

Adesso non sarebbe successo niente, però. Ne era abbastanza sicuro.
Sapeva che era stupido, visto che non aveva una vera e propria idea su cosa farci, ma il fatto di avere la sua bacchetta a pochi centimetri, impacchettata nella carta che teneva sulle ginocchia, lo faceva sentire molto più tranquillo.
E poi nessuno sembrava fare caso a loro due lì dentro, anche la cameriera annotò gli ordini senza nemmeno guardarli.
Scorpius non era stato spesso in posti del genere, di solito i locali dove andava coi suoi erano molto più tranquilli e la gente che ci lavorava sapeva perfettamente chi erano e li trattava di conseguenza, con tutti i signore, signora e signorino del caso.

Suo padre aspettò che arrivassero le cioccolate calde con panna, prima di dirgli di nuovo qualcosa di diverso dal solo borbottio di quelle parole che asciugavano la gente nel tempo di un respiro.
"Non occorre che tu racconti di oggi a tua madre. Anche quella la terrò io, per il momento." disse, il ritratto della calma aristocratica, indicando la bacchetta nel suo grembo con un cenno del capo. Scorpius annuì, mentre sentiva la lingua scottarsi col primo sorso di cioccolato bollente. C'era una punta di cannella. Gli piacque.

"T'insegnerò a maneggiarla prima che tu parta, così a scuola non sembrerai un babbano imbranato." aggiunse poi l'uomo.
"Va bene, papà."
Draco aveva annuito, sorridendo tranquillo in quella piccola taverna illuminata da fiaccole e profumata di cioccolato amaro e legna che bruciava. Scorpius si era sentito così felice da vergognarsene.

-*-

Adesso conosceva l'incanto Lumos, e quello per aprire le serrature chiuse. Era sicuro che avrebbe imparato altro prima di partire, ma sapeva che era un buon inizio.

"Non dovresti usarla per giocarci."
Si sbrigò a mettersi in piedi prima ancora di voltarsi, ignorando la neve che andava sotto i vestiti e gli bruciava tutta la pelle che riusciva a raggiungere. Ovviamente era molto più basso di Draco, ma non gli piaceva accentuare la differenza restando seduto.

"Mi allenavo." rispose, cercando di avere un tono sicuro.
Draco non disse niente e alzò il capo verso il cielo. Dopo un paio di secondi tornò a guardare Scorpius: non sorrise, ma a Scorpius sembrò di sentirsi attraversare dai suoi occhi, come se per qualche motivo volesse impararlo a memoria. Poi, senza aggiungere niente, Draco piegò le ginocchia e si sedette con la schiena contro il capanno, riportando lo sguardo verso il cielo perlaceo. "Che fai lì? Siediti."

Scorpius rimase un momento in silenzio, fissando il padre che a sua volta fissava il cielo, poi obbedì. Fece  attenzione a non calpestare il suo mantello e tornò a sedersi nel cerchio che il suo didietro aveva scavato nemmeno un minuto prima.

Il parco che nessuno chiamava mai giardino sembrava un deserto bianco, e rimasero a guardarlo senza scambiarsi una parola finché Venere non spuntò sopra gli abeti più alti del secondo Malfoy Manor.

 

 

 

Note di Mel-chan:

Nuova fic :) Ormai è palese che dopo anni in cui non sono mai riuscita a scrivere di Draco, ora mi sono innamorata di tutto questo ç_ç''

Come al solito, io spero vi sia piaciuta. C'è qualcosa di fondo che ho paura stoni, ma bon, a questo punto ve la do in pasto e incrocio le dita.

Soliti discorsi: un commento mi farebbe felice, di ogni tipo, il silenzio non è proprio :D Perciò bo, se avete voglia lasciatemi detto cosa ne pensate, okay? <3

  
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