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Autore: Keiko    18/02/2011    2 recensioni
“Josh tipregotipregotipreeeeeeeeeego.”
Congiungo le mani dinnanzi al viso, gli occhi chiusi talmente stretti che quando ne riapro solo uno vedo mille stelline multicolore ballarmi intorno e Zac e Josh che mi fissano come se fossi una mentecatta.
“Halyey è fuori discussione, capito? Ti riconoscerebbe anche un cieco con quei capelli dai colori idioti, lo sai perfettamente anche tu.”
Prendo un cappello con visiera dall’attaccapanni e me lo calo sulla testa con talmente tanta violenza che alla fine dei conti non vedo nulla ma devo riuscire a convincerli a qualsiasi costo.
“E tu ovviamente, immagini che Frank ti si avvicinerà se vai al suo concerto vestita come una rapper vero?”
"Vaffanculo Jeremy, non l’ho mica chiesto a te di portarmi al concerto no?”
Ovvio, anche perché se aspetto che questo alzi il culo per farmi un favore faccio in tempo a raggiungere gli ottant’anni nell’attesa.
“Hayley sarai in mezzo a un’orda di ragazzine in preda a una crisi ormonale nemmeno fossero i tizi sbavanti che vengono ai nostri concerti.”
“Bè mi unirò alla folla.”
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A Sweet Revenge © [13/02/2008]
Disclaimer. I Paramore (Hayley Williams, Joshua Farro, Jeremy Davis e Zachary Farro nella loro attuale formazione), sono persone realmente esistenti. La storia è frutto di una narrazione di PURA FANTASIA che mescola la mia visione di fan a eventi storicamente accaduti e rumors spulciati in rete, destinata al diletto e all'intrattenimento di altri fans. Non si persegue alcun intento diffamatorio o finalità lucrativa.
Nessuna violazione dei diritti legalmente tutelati in merito alla musica ed alla personalità degli artisti succitati si ritiene dunque intesa.




“One night and one more time thanks for the memories”
(da “Thnks Fr Th Mmrs”, Fall out boy)



Lo rimiro per la milionesima volta il tesoro più prezioso che possiedo e no, non è un disco di platino o cose simili ma il numero di cellulare di Frank che ho rubato a Jeremy. Chiunque gli avrebbe strappato di mano il cellulare rischiando di farlo cadere nella Coca Cola che gli stava davanti se fosse stato al mio posto, no? Voglio dire, quello stronzo aveva il numero di Frank Iero e non mi ha mai detto nulla!
Stiamo scherzando?
Se io avessi avuto il numero di Angelina Jolie gliel’avrei lasciato senza tante storie invece lui no, ha protestato per due ore dicendomi che sono una psicopatica e che non avrei mai avuto le palle per chiamarlo.
A essere sinceri è andata così, ma è bello anche solo pensare – e sognare - che un giorno potrei trovare davvero il coraggio per chiamarlo.
E’ un po’ come quando a scuola ti fai dare la foto del ragazzo che ti piace e la rimiri tra le pagine del diario a ogni ora, inseguendolo con lo sguardo lungo i corridoi sperando di non farti vedere da nessuno dei suoi amici.
Il problema è che avere a che fare con degli amici maschi è davvero una palla, non capiscono mai un cazzo delle donne. Ammesso che ti considerino una donna, chiaramente, e in ogni caso gli amici si vedono nel momento del bisogno no?
Io mi sarei sacrificata per Jeremy e gli avrei concesso un qualsiasi numero di telefono fosse pure quello di mia madre volendo, ma da qui al nascondere il cellulare per giorni per impedirmi di copiare il numero di Frank è davvero troppo. Poi ha fatto un passo falso, ha tentato di mandare un messaggio mentre stavamo pranzando da Burger King e così gli ho strappato di mano il mio oggetto del desiderio per copiare quella maledetta serie di cifre.
Ne è conseguito che Jeremy si è incazzato da bestia perché nel fottergli il telefono ho inviato per errore il messaggio al primo contatto della sua rubrica – tale Alyson – con scritto un mucchio di porcate idiote indirizzate a Zac e la tipa, doppiamente incazzata, ha telefonato a Jeremy urlandogli che è il più grande stronzo che abbia mai conosciuto.
Credo che gli abbia anche dato del maniaco ma lui si è allontanato e non sono riuscita a seguire ulteriormente la conversazione, anche perché ero tutta presa a tenere in mente quella combinazione magica di numeri che dei suoi casini non mi sono interessata minimamente.
“Hayley cazzo, sei la combinaguai più frantumapalle del pianeta!”
“Chi è questa tizia, J?”
“Non sono cazzi tuoi, Sponge.”
In risposta gli ho lanciato una patatina fritta che gli è planata placidamente in faccia e J si è sporto sino a finire a pochi centimetri dal mio viso con il proprio, il piercing a cerchietto che mi solleticava la punta del naso e sono rimasta a fissarlo negli occhi senza distogliere lo sguardo.
Se credeva che desistessi o di potermi mettermi in imbarazzo si è sbagliato di grosso.
Gli occhi di J sono strani, ti lasciano sempre con quella voglia pazzesca di perdertici dentro e scavare e scavare nella speranza di trovarci qualcosa di bellissimo.
Poi se lo conosci scopri che è il più grande coglione del pianeta.
Lo sguardo di J è totalmente differente da quello di Frank: lui è così dolce, così magnetico, così…così…Frank?
“Ehi quanto sei stronzo J, non ti si può mai dire nulla mentre tu puoi ficcanasare impunemente a destra e manca?”
“Non è colpa mia se non sei in grado di gestire la tua vita privata da persona adulta Hayley.”
Finiamo sempre con il litigare quando lui fa le veci di mio padre e così mi sono alzata di scatto prendendo la borsa dalla sedia su cui era appoggiata decisa a lasciarlo lì a pagare anche il mio pranzo.
“Ne ho abbastanza J.”
“E dove cazzo vai?”
“Dove cazzo voglio no?”
Ed eccomi qui, sola nella mia stanza a rimirare il numero di Frank sul display del cellulare. Potrei chiamarlo e dirgli che sono Hayley Williams la vocalist dei Paramore – magari gliene frega più che se fossi una tipa anonima no? – oppure raccontare qualche stratosferica bugia tipo che ho trovato il suo numero in una cabina telefonica o cazzate simili.
Ogni tanto funzionano queste cose, sapete?
Distesa a pancia in sotto sul letto popolato di peluche della mia camera, continuo a stringere tra le mani questo piccolo esserino tecnologico che racchiude il più eccezionale dei segreti.
Quasi quasi potrei chiamarlo solo per sentire la sua voce, magari ha un suono diverso al telefono rispetto alle interviste o ai cd, magari mi concede persino una risata che gli strappo con la mia assurda presentazione e magari decide persino che gli sto simpatica e che potrei incontrarlo e…
Magari eh.
Qualunque cosa possa passarmi per la mente può tornarmi utile in questa situazione e poi di solito è più facile parlare senza avere davanti il proprio interlocutore no?
Il mio dito medio preme istintivamente sul tasto della chiamata e osservo con il fiato mozzato il numero lasciare il posto al nome Frank sul display.
Sto male, giuro che posso svenire o morire o soffocare o Dio-solo-sa-cosa tanto sono agitata, che nemmeno mi viene in mente che potrei semplicemente riagganciare.
Tu-Tuu.
Uno squillo a vuoto.
Tu-Tuu.
Due squilli a vuoto.
Tu-Tuu.
Tre squilli a vuoto e sospiro di sollievo.
Posso riagganciare ed essere fiera di averci provato no?
“Pronto?”
Quattro squi…
“Pronto?”
…oh, merda!
Inspira Hayley, lui mica sai che ci sei tu dall’altra parte del telefono quindi puoi passare al piano B: parlare, riagganciare o in alternativa buttare il telefono contro la parete nel tentativo di chiudere la conversazione.
Lui sta parlando solo per me in questo momento e non per milioni di sue fan e se anche non sa nemmeno chi sono – forse ha letto qualcosa sulle riviste di musica su di noi ma il silenzio non ha mai dato spiegazioni a chi lo stesse ascoltando – è bello illudermi che stia davvero quelle parole per me soltanto, che non me la sento di mandare a puttane questa infinitesimale parte di sogno.
“Ehi, bello scherzo del cazzo eh! Guarda che la gente normale lavora a quest’ora…”
…è bello persino quando si arrabbia Frank.
E’ buffo con questa vocina stridula e acuta che ti fa venire voglia di abbracciarlo e tenerlo stretto tutta notte, come se fosse un peluche.
D’altra parte con quelle guanciotte tirabaci non è semplicemente adorabile?
Resto in attesa di udire qualche altro suono, un qualsiasi rumore che possa farmelo focalizzare in un contesto specifico per rendere il tutto effettivamente reale.
“Ehi Frankie, guarda che partiamo e ti lasciamo qui!”
“Arrivo arrivo…”
Tu-tuu.
Chissà dove stava andando con Gerard? Chissà se c’erano anche tutti gli altri, se avevano appena staccato dalla sala prove, se Frank ha almeno fissato esitante il display del cellulare indeciso se riprovare o meno a chiedere chi ci fosse dall’altro capo del telefono.
Chissà se potrebbe mai accorgersi di me, tra milioni di fan.
Se solo potessimo davvero partecipare al Projekt Revolution insieme sarebbe così facile rompere il ghiaccio, avere un pretesto qualsiasi per stargli accanto e perdermi a seguire con lo sguardo ogni linea dipinta sul suo corpo, fissare le dita dalle unghie mangiate sfiorare le corde della sua chitarra con dipinta in viso quell’estasi che ti mozza il fiato in gola ogni volta che ti perdi a seguirlo in quell’orgasmo di adrenalina, note e sudore.
Darei qualunque cosa per essere quella fottutissima chitarra, cazzo.

“Josh tipregotipregotipreeeeeeeeeego.”
Congiungo le mani dinnanzi al viso, gli occhi chiusi talmente stretti che quando ne riapro solo uno vedo mille stelline multicolore ballarmi intorno e Zac e Josh che mi fissano come se fossi una mentecatta.
“Halyey è fuori discussione, capito? Ti riconoscerebbe anche un cieco con quei capelli dai colori idioti, lo sai perfettamente anche tu.”
Prendo un cappello con visiera dall’attaccapanni e me lo calo sulla testa con talmente tanta violenza che alla fine dei conti non vedo nulla ma devo riuscire a convincerli a qualsiasi costo.
“E tu ovviamente, immagini che Frank ti si avvicinerà se vai al suo concerto vestita come una rapper vero?”
“Vaffanculo Jeremy, non l’ho mica chiesto a te di portarmi al concerto no?”
Ovvio, anche perché se aspetto che questo alzi il culo per farmi un favore faccio in tempo a raggiungere gli ottant’anni nell’attesa.
“Hayley sarai in mezzo a un’orda di ragazzine in preda a una crisi ormonale nemmeno fossero i tizi sbavanti che vengono ai nostri concerti.”
“Bè mi unirò alla folla.”
Incrocio le braccia sbuffando e mi lascio cadere sul puff zebrato che sprofonda sotto le mie chiappe fagocitandomi, guadagnando di rimando la risata generale dei ragazzi.
“Oh, Frankie ho aspettato così tanto di poterti incontrare!”
La pigolata in farsetto di Jeremy mi fa spalancare gli occhi e raddrizzare sul mio comodissimo nido e se si chiudesse qui il siparietto comico lo sopporterei, ma figuriamoci se questi tre idioti potrebbero manifestare un po’ di sensibilità per una povera ragazza innamorata.
“Frankie sai…non ho mai avuto il coraggio di telefonarti, mi sono fatta dare il tuo numero da Jeremy ma mi vergognavo terribilmente…”
A concludere il tutto c’è quell’imbecille di Zac che manda baci all’aria chiudendo gli occhi con una postura plastica da Cupido e mani congiunte in segno di preghiera.
“Bè, sapete cosa vi dico? Che siete proprio degli amici di merda, ecco cosa siete! E sapete cosa vi dico? Io ci vado da sola al concerto!”
“Mi sembra una grande cazzata…cosa farai là in mezzo da sola?”
“Come se non sapessi destreggiarmi in mezzo a un pogo, vero?”
“Sei una testarda…se i fan ti assalgono, cosa fai?”
“Fingo di non essere io, ovvio…saprò camuffarmi alla perfezione.”
“E’ la stronzata più grande della tua vita, Sponge.”
“Non ho chiesto il tuo parere, Jeremy. Quindi, non sono cazzi tuoi.”
Odio quando fa il paparino, okay?
Odio che mi guardi con quell’espressione di compatimento accompagnata dal chiaro desiderio di prendermi e chiudermi in camera mia per mesi, nemmeno fosse mia madre.
“Ehi Sponge…”
“No, andatevene a ‘fanculo. Vi divertite a prendermi in giro sulla mia vita privata, ma cosa volete da me? Io se voglio non raccontarvi i cazzi miei non lo faccio.”
Sfilo davanti a ognuno di loro senza nemmeno guardarli in faccia ed esco dalla stanza di Zac diretta a casa.
Bella merda essere lontani dalla tournee per qualche giorno, scoprire che il tuo idolo suonerà nel tuo buco di città – per quanto io possa adorare Frankville è un fottutissimo microscopico prototipo di cittadina americana – e non poter andare al suo concerto.
Per cosa poi?
Perché mi riconoscono?
Andiamo, porca puttana, cosa potrebbe mai essere una serata di svago? Se avessi potuto sarei andata a vedere una qualche tappa del Projeckt Revolution giusto per essere più mimetica, ma non è colpa mia se eravamo in tour durante il periodo estivo.
Quindi ora che ne ho la possibilità nemmeno Frank in persona potrebbe farmi desistere dall’andare al suo concerto. Sono un’adolescente come tutte le altre dopotutto, che cosa c’è di male nel gridare e piangere e cantare a squarciagola al suono della sua chitarra?
Assolutamente nulla e se quei tre idioti con cui sono costretta a passare le mie giornate non si rendono conto di diversi fattori tra cui che sono una ragazza e che non sono la loro sorellina adorata a me personalmente non interessa.
A conti fatti sono abbastanza grande per andarmene a un concerto da sola no?
Dio che nervi dover discutere per qualsiasi stronzata.
Perché non posso avere uno straccio di vita privata che sia davvero tale, senza che debbano per forza prendersi gioco di me, dei miei sentimenti e dei miei sogni e di tutto quello che concerne il mio essere Hayley?
Non sono solo quella che fa espressioni idiote, battute sconce e che guarda film horror ingozzandosi di pop-corn al cioccolato.
Perché i maschi sono così dannatamente ottusi?
Dovrei andare in giro con un cartello appeso al collo con su scritto “Ehi, sono una ragazza” e probabilmente nemmeno in quel caso comprenderebbero la sostanziale differenza tra me e loro.
Quello che mi fa incazzare più di ogni altra cosa è che mi prendono per il culo su cose per cui io sono seria come mai ma adesso mi sono proprio stancata di passare per la cretina che canta a squarciagola e salta per ore travolgendo tutto ciò che incontra.
Io ho una sensibilità anche se non lo dimostro, okay?
Vi dimostrerò che se voglio posso ottenere qualsiasi cosa.
Anche un bacio da Frank Iero, a costo di finire su tutte le copertine delle riviste musicali del pianeta.
Non dovete mai sfidare Hayley Williams, non l’avete ancora capito?

E’ finalmente il gran giorno ed è da stamattina che sono chiusa in camera in cerca di qualcosa da indossare che non dia nell’occhio e alla fine la scelta migliore è caduta su un paio di jeans, Converse, camicia e cravatta, tinta per capelli.
Questa stupidissima tinta per capelli che me li farà diventare totalmente neri e che mi renderà irriconoscibile. Questo è un momento davvero critico: per vedere Frank Iero sono disposta a distruggere anni di lavoro sul mio adorato colore e non sono certa di voler arrivare a tanto a essere sincera.
Insomma, io tolgo il mio amatissimo color carota – e so che non tornerà mai più così – per vedere il Principe Azzurro dei miei sogni ma se poi non riesco nemmeno a stringergli la mano e dirgli che è fantastico a cosa cazzo serve sacrificare i miei amatissimi capelli?
A cosa?
A piangere doppiamente e incazzarmi perché ho sputtanato la cosa che adoro di più di me stessa?
Quando il telefono squilla mi serve qualche momento per posare il flacone che tengo davanti al naso facendolo ciondolare come se fosse un pendolo e potesse darmi la risposta al mio dramma.
“Pronto?”
“Hayley vuoi andare davvero?”
“Mai stata più decisa Zac.”
“Vuoi che ti accompagni?”
“Ti ha chiesto di chiamarmi J? Ringrazialo pure ma non ho bisogno della balia io. So badare a me stessa.”
“Non fare la bambina offesa ora. Ci divertiremmo di più in due no?”
“Guarda che io voglio conoscere Frank e chiedergli un appuntamento e non mi fermerete in nessun modo.”
“Per te è tutto facile no? Certo alla merda che poi ci potrebbe piovere addosso non ci pensi vero Hayl? Tanto a te tutto è dovuto e concesso, sei un’egoista del cazzo. Fai quello che vuoi, tanto poi qualcuno di noi è sempre disposto a giustificare ogni tuo capriccio, a perdonare ogni tuo errore, a offrirti una spalla su cui piangere.”
“Zac evita di lavorare sul senso di colpa, non ho morale in questo frangente.”
“Sei insopportabile quando fai così.”
“Anche tu.”
“Sai qual è la verità? Ti abbiamo viziata troppo ma adesso è ora che tu cresca per cui se farai una qualsiasi cazzata, tu farai anche in modo di riparare. Ammesso che sia possibile.”
“Certo che detto da te che dovrei crescere è davvero ridicolo, Zac.”
“Vaffanculo Hayley.”
‘Fanculo Zac.
Riaggancio gettando il cellulare sul letto e coricandomi accanto ad esso fisso il soffitto, le mani posate sugli occhi e una gran voglia di cancellare un po’ della mia vita.
Perché non posso comportarmi come un’adolescente qualunque? Perché ho iniziato a cantare a quattordici anni in un gruppo che ora spacca di brutto chiudendomi così decine di altre porte davanti? Perché non posso permettermi nulla di nulla senza temere i giornalisti?
Pensare che c’è chi vorrebbe essere Hayley Williams solo per poter stare con Josh o Zac o J.
Ma per favore, io vorrei solo poter fare qualcosa che esuli da prove, concerti, interviste, set fotografici e chi più ne ha più ne metta e avere una vita normale, giusto una volta ogni tanto.
Sapete cosa vorrei ora?
Non dover scegliere tra i miei sogni quello da salvare.
Ma perché cazzo la mia vita può solo essere più complicata rispetto a quella di una qualsiasi altra persona? Sempre inchiodata in queste vesti di vocalist, sempre costretta a vivere con un gruppo di persone che sento molto più mie della mia stessa famiglia. Ho un cuore anche io dopotutto e tutto questo sfancularli mi fa stare di merda.
Perché devo sempre passare per la stronzetta che riesce a distruggere tutto ciò che tocca?
Trasformarmi dalla piccola bambina prodigio del punk-rock all’essere la diciottenne più acclamata del mondo della musica americana non ha affatto i pregi che credevo quando ho iniziato a cantare con Zac e Josh.
Per me era un gioco, era stare insieme a due persone con cui mi trovavo da Dio, era fare ciò che amavo di più al mondo non credevo che tutto ciò avrebbe poi comportato tutta la merda delle notti in viaggio sul bus durante il tour dormendo su scomodi sedili, le riviste patinate e i fotografi piazzati ovunque che aspettano solo il gossip.
Perché è ovvio che io abbia una storia con qualcuno della band per loro.
La verità è che sono così legata a loro che al massimo posso vederli come dei fratelli, salvo poi incazzarmi quando si comportano come tali perché ogni tanto mi piacerebbe che mi vedessero anche come una donna, giusto per non farmi credere di essere ancora la quattordicenne che era finita a Frankville per errore più che per il proprio volere e farmi credere che si, sono bella anche io.
Non pretendo che mi facciano complimenti, che decantino una bellezza che non mi vedo addosso però almeno un fottuto segnale che mi confermi che faccio parte della popolazione femminile mondiale non mi dispiacerebbe.
Odio essere così stupidamente insicura, odio Jeremy e le tipe che si porta a letto, odio Josh e le fan che gli strappano baci e odio Zac e la sua espressione imbarazzata quando le sconosciute lo fermano per strada.
Odio tutto questo perché le vedo tutte quante migliori di me in un modo o nell’altro, anche solo per il fatto di essere libere di agire come vorrebbero.
E’ triste avere la vita tra le mani, la fama che milioni di persone vorrebbero e sentirsi sempre incazzati con il mondo. Tutta la grinta che tiro fuori quando canto la butto fuori per scacciare le insicurezze, i timori, i desideri proibiti.
Tutti invidiano Hayley Williams ma la verità è che Hayley Williams invidia gran parte delle sue coetanee che vede piangere, pogare, saltare e cantare ai propri concerti.
La verità è che Hayley Williams è una diciottenne in crisi che finge vada tutto bene dispensando cazzate e gridando come una disperata canzoni bastarde nella speranza che qualcuno lo raccolga quel senso di vuoto che si sente radicato dentro.
Nessuno vuole ascoltare il grido di Hayley?
Ehi sono qui.
Perché non mi vedete mai quando soffro?
E’ più facile fingere che non ci sia nulla di sbagliato e che tutto sia perfetto, è più facile credere all’apparenza dei miei sorrisi che guardarvi dietro vero?
E’ per questo che vi odio, cazzo.
Preferite credere che sia un maschiaccio solo perché vi togliete un mucchio di pensieri e vi lavate la coscienza quando non mi capite.
D’altra parte Sponge ride sempre, Sponge scherza sempre, Sponge salta come una schizzata e fa battute idiote alla minima occasione, Sponge è sempre cinica e incazzata con il mondo, Sponge è un folletto impertinente che non si stanca mai.
Già, dimenticavo.
Sono un’animale da palcoscenico, le lacrime le lascio per il dietro le quinte.
Io sono quella che non piange mai perché vi fa comodo, altro che palle.
Vedere e asciugare le mie lacrime significherebbe ammettere che sono una donna e voi odiate le tipe tutte piagnistei e sensibilità ma io non sono il prodotto dei vostri desideri cazzo!
Guardatemi, guardatemi attentamente almeno per una volta.
Io sono cresciuta e per una sera, una soltanto, voglio sentirmi Hayley come mai negli ultimi anni.
Questa sera mi farò il regalo più bello del mondo: mi regalerò il mio sogno proibito.
Posso sognare come ogni adolescente almeno per una volta?
Si cazzo.
Me lo merito anche io dopotutto.

Il bello dei concerti è che l’amore per un gruppo musicale può farti superare qualsiasi inibizione e farti risultare simpatiche anche persone che nella vita quotidiana odieresti. Quando sei gomito a gomito con qualcuno che nutre un sentimento genuino per la musica che sta ascoltando ti commuovi anche solo perché sei circondato da quell’onda anomala di sentimenti che ti travolgono.
Non mi ricordavo come fosse un concerto da sotto il palco ed è totalmente differente rispetto a quando ci sei sopra con il microfono a due millimetri dalle labbra.
Quando sei sul palco ti cibi di quella folla che ti osanna e che sputa fuori tutto quello che ha in corpo accompagnandoti nelle tue canzoni ma quando sei tu a farne parte puoi permetterti a tua volta di gettare in mezzo a quella massa di sentimenti anche i tuoi, senza cercare di pescarne solo alcuni ma potendoti permettere di estraniarli tutti quanti ed è davvero strepitoso.
Fa un caldo osceno con la cuffia di lana in testa ma era l’unica soluzione possibile per camuffare i capelli in qualche modo senza distruggerli irrimediabilmente.
Perché i sogni puoi cercare di seguirli anche senza sacrificare te stessa no?
Mi muovo con le mani alzate verso il cielo e la voce mi esce del tutto diversa rispetto a quando sono sul palco.
Si incrina sino a spezzarsi, si alza e s’abbassa con una frequenza totalmente distorta che si unisce al canto della massa trasformandosi in un grido stonato, in un’unica voce che non è perfetta ma è comunque bellissima e che accompagna quella di Gerard.
Non puoi credere sia bella quando non la vivi ma quando te la senti dentro che ti scuote sino all’ultima fibra dell’anima cercando di stapparti anche l’ultimo alito di vita ami ogni singola persona che in quel momento sta cantando.
E’ di una bellezza talmente unica nel suo essere varia e informe questa moltitudine che non riesco a trattenere le lacrime quando gli accordi della chitarra di Frank emettono le prime note di Helena.
Voglio che questo istante non finisca mai, perché dopo due ore di concerto siamo già alla fine e sono stati i centoventi minuti più brevi di tutta la mia vita.
Frank non si è fermato un attimo, stretto alla chitarra come se fosse un’amante e lo avverti tutto quel suo fottutissimo desiderio di entrarti dentro.
Lui scopa con la chitarra come non potrebbe mai fare con una donna, fotte la musica con la passione che un comune mortale metterebbe nel portarsi a letto la tipa che gli piace dopo mesi di attesa e aspettative.
Riesce a farti saltare e ballare senza che tu riesca a staccargli gli occhi di dosso, ipnotizzata dal movimento del suo capo a ritmo di musica, inebetita nell’imprimerti nella memoria ogni singolo suo movimento, ogni sua espressione di godimento.
Quelle dita che si muovono con certezza sulle corde della chitarra, i capelli incollati al viso dal sudore, le labbra dischiuse e le palpebre serrate le vorresti sentire sul tuo corpo e sulle tue dita e sulla tua bocca.
Vorresti che potesse esaudire il desiderio di entrarti dentro, in ogni modo possibile.
Canto anche a costo di strapparmele dalla gola le corde vocali e vivrei solo per quel “Trust me” a cui non potrei resistere in nessun modo possibile.
Io per Frank Iero farei davvero qualsiasi follia, so che è amore e il primo che oserà dirmi che non ci si può innamorare di uno sconosciuto risponderei che sono solo cazzate.
Ti basta guardarlo quando è sul palco per capire che potrebbe amarti in un modo unico e totalitario, offrirti tutta la propria dolcezza e passione.
Con o senza la stessa espressione estasiata, io voglio Frank Iero.
Perché è così dannatamente dolce e sensuale che non potresti resistergli anche se fosse il più grande bastardo del pianeta.
Se Frank Iero amasse una donna anche solo la metà di quanto ama la propria musica sarebbe davvero l’uomo che ogni donna vorrebbe accanto a sé.
In realtà dubito che possa provare un simile sentimento in modalità doppia, perché è uno di quelli che ti lobotomizza totalmente i sensi e assorbe ogni tua energia. Quando scopi così divinamente con il tutto che ti circonda raggiungendo un orgasmo di quelli violenti che ti lasciano scosso e privo di qualsiasi forza, come cazzo fai a voler scopare un’unica persona poi?
Puoi amarla, puoi volerle bene e decidere persino di dividere con lei il resto della tua vita ma quello è affetto, la passione te la riservi per quel tutto di cui sei avido come chiunque altro lo sarebbe del corpo di una donna.
Frank Anthony Iero, la verità è che tu fotti la musica e godi nello scopare con quella cazzo di musa che respira suoni e note, che è adrenalinica e psichedelica quanto le luci che esplodono sul palco in concomitanza con le mani alzate verso il cielo di Gerard.
Tu non amerai mai una donna con la stessa passione e che senso ha l’amore senza il desiderio?
Resta solo il pallido tremolio della dolcezza.
Vorrei dividere anche solo una misera volta il palco con te per essere la tua musa e farti godere come nessun’altra prima, essere per il tempo di una canzone l’unica persona che desideri condurre tra le stelle del cielo e sfiorare avidamente con le note della tua chitarra.
Come la più violenta delle passioni verrebbe consumata in un istante intenso e disperato in cui tu entreresti in ogni mia goccia di sangue e sputato fuori sotto forma di suoni.
Suoni distorti e carichi di desiderio.
Sto sognando troppo porca puttana e ho un grandissimo desiderio di…di?
‘Fanculo.

Inspiro, espiro, inspiro, chiudo gli occhi e ascolto il chiacchiericcio eccitato delle tizie che mi circondano. Sono perfettamente amalgamata a queste adolescenti che magari saranno le stesse che presenzieranno a qualche nostro concerto, accalcata a ridosso delle transenne che ci separano dal percorso obbligato che il gruppo farà per uscire dagli spogliatoi.
Qui, tutte perfettamente allineate come tanti soldatini con stretto al cuore il cd da far autografare, la macchina fotografica e gadget vari con impresso il logo del gruppo, sembriamo tutte disposte a morire.
E’ scemato il sodalizio creatosi durante il concerto, ora c’è solo il desiderio di arrivare prime, farsi notare e ottenere quei trenta secondi di attenzione che ognuno di loro può concedere alle più intraprendenti e fortunate.
Io voglio un bacio.
Non me ne faccio nulla di fogli firmati o di una fotografia uguale ad altre decine da cui fa capolino il suo meraviglioso sorriso ormai impresso su qualsiasi pellicola o ripreso da qualsiasi videocamera.
Cosa sarà mai un bacio?
Anche sulla guancia andrà benissimo ugualmente ma sarà l’istante in cui ci saranno le sue labbra su di me a essere quello che mi farà felice.
La felicità di qualche secondo vale o è solo un’euforia passeggera?
Non lo so e nemmeno sono certa di volerlo scoprire proprio ora a dirla tutta.
Andiamo, esci di lì o io muoio a causa dell’ansia.
Tipregotipregotipregotiprego.
Un bacio, cosa vuoi che sia?
Aprite quella cazzo di porta e uscite, non tiratevela proprio ora.
“Ehi ma assomigli un casino ad Hayley Williams tu.”
“Me lo dicono in tanti.”
Niente sorrisi, bocca coperta dalla sciarpa e mi nascondo ulteriormente dentro la giacca pesante.
Le grida isteriche delle tipe vicine alla porta allontana il curioso e mi sporgo per vederli sfilare e riuscire ad afferrare il mio istante di felicità.
Un istante che non esisterà mai.
I ragazzi firmano autografi, sorridono e scambiano qualche battuta mentre dietro di loro, sulla soglia della porta, li attende una ragazza molto meno appariscente di molte di quelle che sono qui accanto a me ma che per contro ha ciò che vorremmo noi. Quale coraggio dovrei trovare per chiedere a Frank un fottuto bacio?
“Ciao.”
Oddio mi sta parlando davvero.
Mi saluta con un cenno della mano e mi sorride, mentre la tipa accanto a me elemosina una foto insieme.
“Non possiamo per la questione del deposito dei diritti, mi dispiace.”
La tipa si zittisce e tutto quel che mi riesce fare è aprire e chiudere la bocca un paio di volte, il tempo di vederlo scoccarci un sorriso imbarazzato e proseguire oltre nel rituale della firma degli autografi.
Io ho pianto, mi sono disperata, ho sognato e desiderato solo per questo?
Per un sorriso dispiaciuto, uno sguardo che vagava senza posarsi effettivamente su di noi – perché non te lo ricordi mai il volto dei fan dopo una serata passata a scambiare battute e firmare autografi – e un concerto che mi ha acuito soltanto il desiderio di un individuo che non conoscerò mai, non incontrerò mai e che mai potrò avere?
“Almeno il concerto è stato figo no?”
La sconosciuta accanto a me alza le spalle lasciandomi un sorriso triste ma da mozzare il fiato perché c’è racchiusa dentro tutta l’aspettativa delusa di un incontro fallito e quella totalmente realizzata di un concerto da favola, di quelli che rivivrai un milione di volte nella tua mente.
“Si è stato bello…”
“Quando senti quello che abbiamo provato stasera, possiamo anche permetterci di sfanculare un po’ il marchio della Warner Bross ed essere felici ugualmente.”
Ma una mezza felicità vale?
Lei sfodera ugualmente la fotocamera digitale e ruba alcuni scatti a Frank, poco distante da noi.
“Non sarà la stessa cosa, però va bene lo stesso. E’ un ricordo in più, tutto qui.”
Anch’io volevo solo un ricordo più prezioso degli altri da posare come ciliegina sulla torta?
“Si è fatto tardi, io devo andare…buona serata.”
“Anche a te.”
Arranco nel tentativo di allontanarmi dal tumulto che si accalca per una fotografia che non avrà mai sino ad arrivare al ciglio della strada e lì sono costretta a fermarmi perché non riesco a smettere di piangere.
E’ un misto di delusione e rabbia indirizzati a me stessa più che a Frank perché ero io quella ad avere le aspettative sbagliate ed esagerate per una cosa simile.
“Sponge andiamo a casa.”
Il capo chino mentre mi sfrego gli occhi per non mostrare le lacrime a J e lui che mi posa una carezza maldestra sulla nuca, spostandomi la cuffia che calco ulteriormente sul capo.
“Vuoi che mi riconoscano?”
“Non sia mai, poi i giornalisti appiccicheranno sulle loro stupide riviste articoli secondo cui io e te staremmo insieme.”
“Evidentemente non avrebbero un cazzo da fare.”
“Non ti importerebbe nulla di una cosa simile?”
“Non me ne fregava se fosse accaduto con Frank, figuriamoci con te.”
“Quindi io e Frank saremmo sullo stesso piano?”
Ma cosa sta farneticando?
E’ improvviso, fulmineo, un qualcosa che mi strozza il fiato in gola e rischia di soffocarmi questo bacio da bambini che J mi stampa sulle labbra.
Occhi così brillanti i suoi che sembrano riflettere le stelle del cielo anche quando mi bacia tenendoli aperti e io di rimando tengo i miei sgranati, inchiodati nei suoi.
Un istante può durare mille anni quando meno te lo aspetti?
“Tu continui a fare la bambina, quando smetterai di esibire le tue mille maschere allora renderai la vita più facile a chiunque.”
“Non ho voglia di fare la filosofa ora.”
Camminiamo uno accanto all’altra nella brezza della sera diretti verso la casa di Zac e Josh, io stretta nelle spalle con le mani ben calcate dentro le tasche della giacca e J a fissare la strada davanti a sé senza degnarmi di attenzione.
Perché l’ha fatto?
Poteva evitare di consolarmi in un modo così stupido no?
“Com’era il concerto?”
“Strepitoso, mi serviva uscire da sola e staccare la spina. Frank è stato fantastico.”
“Sei riuscita a baciarlo?”
Solo la parola “bacio” mi manda in tilt attualmente.
“Perché l’hai fatto?”
“Fatto cosa?”
“Baciata?”
“Mi andava di farlo, sembravi un gattino abbandonato.”
Mi arresto con l’ennesimo moto di rabbia a salirmi dentro ed esplodere in un grido violento che irrompe lungo tutta la strada.
“Che cazzo di risposta è? Non mi serve la tua pena! A me bastano i ricordi di questa serata con tutte le sue emozioni ben allineate una accanto all’altra e...”
“Proprio tutto?”
“Vaffanculo J, puoi andare a giocare al playboy con una delle tue amichette del cazzo okay?”
Lo supero quasi correndo ma lui mi trattiene tirandomi la giacca e costringendomi ad arrestarmi.
Mi strattona e mi stringe tra le braccia posando il suo mento sul mio capo.
“Basta giocare Hayley. Per stasera non scherziamo più.”
E’ un abbraccio caldo e accogliente, mi da’ sicurezza e conforto e quando la sua bocca scivola dalla nuca alla fronte sino a cercare le mie labbra è un qualcosa che avverto come naturale, un bisogno impellente di sentirle sulle mie e cibarmi di loro con la certezza che siano tutto ciò di cui ho bisogno per non morire.
Non è amore, stanotte ho imparato che non ci si innamora dall’oggi al domani di qualcuno.
Non è affetto, quello l’ho provato per anni per ognuno di loro.
E’ un misto di curiosità e desiderio, la certezza che qualcosa sia cambiato negli anni senza che me ne rendessi conto, quel qualcosa che ha scosso la gelosia per ogni groupie che J si portava a letto e ogni tipa che gli mandava messaggi d’amore.
Mi rifiuto di credere che sia amore o chissà che, però.
“Sei cresciuta Sponge.”
Lo fai apposta vero J, a dirmi tutto ciò di cui ho bisogno?
La sua mano che passa tra i miei capelli e il mio bisogno assoluto di sentirmi al sicuro tra le sue braccia sono l’unica certezza che ho ora.
“Non andare...”
Stringo tra le dita la stoffa della sua giacca, la fronte appoggiata al suo petto.
Puoi non lasciarmi almeno per stanotte?
Anche se per te è solo un gioco o il tuo modo per alleviare un po’ questa rabbia da bambina viziata che mi porto appresso, anche se io non sono altro che una sorellina minore resterai con me?
Ho bisogno di averti per alcune ore vicino lontano da Zac e Josh, lontano da tutto il mondo.
“Resta con me.”
Se da questa notte tutto cambia, se da stanotte dovessi rendermi conto di non poter più fare a meno di te, allora dovrò trovare una soluzione.
Per ora questo è un bisogno fisiologico e mentale ed emozionale ma anche un qualcosa che in una notte posso uccidere prima ancora che nasca. In ogni caso, qualunque cosa possa accadere, grazie.
Per questa notte e ancora una volta, ti ringrazierei ugualmente.
Anche solo per queste braccia che mi stringono e non vogliono lasciarmi, anche solo per farmi sentire una donna nonostante tu non provi nulla.
Dovrei arrabbiarmi, dovrei disprezzarti e staccarmi da te, solo che questo bisogno che sento dentro grida più forte di tutte le altre voci zittendole.
Tienimi così ancora un po’, J.
Solo un po’.
Grazie.






Note dell'autrice.
1. Hayley Williams è realmente soprannominata Sponge (o Spongebob) dagli amici.
2. L’aneddoto secondo cui Hayley abbia recuperato il numero di Frank Iero da tale tecnico del suono Ronnie (suppongo sia il tecnico del suono U.U”) è apparsa sulla rivista Rock-Sound su cui è stata pubblicata una breve intervista con i profili (piuttosto idioti) dei componenti del gruppo. Sono venuta a conoscenza di questo articolo grazie alla fanfiction scritta da the glory daysSeven digit” (che vi consiglio caldamente).
   
 
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