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Autore: nefert70    18/02/2011    0 recensioni
Anna Carlotta Teresa Canalis di Cumiana marchesa di Spigno e moglie morganatica di Vittorio Amedeo II di Savoia primo re di Sardegna è stata sempre descritta come intrigante, avida e calcolatrice.
E se la verità fosse un'altra? Forse fu solo innamorata...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Anna'
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23 aprile 1680, Torino - Palazzo Canalis
Le cameriere erano affaccendate a trasportare catini di acqua calda e pezze pulite nella stanza della contessa Monica Francesca moglie del conte Francesco Maurizio Canalis di Cumiana.
La giovane duchessa soffriva da ore per un difficile travaglio mentre suo marito era in salotto con il cognato Carlo Ludovico d’Agliè e la madre la contessa vedova Anna.
Finalmente la porta si aprì e una delle cameriere entrò, in braccio il piccolo appena nato “E’ una femmina” annunciò.
La contessa Anna immediatamente si alzò dalla poltrona di velluto e prese la piccola fra le braccia, sapeva che suo figlio come tutti gli uomini desiderava un figlio maschio.
La bambina strillava e la nonna cominciò ad accarezzarla per tranquillizzarla. La neonata smise di piangere e cominciò a succhiare il dito della nonna. La piccola era straordinariamente bella, nonostante il parto non fosse stato facile. La piccola testolina era ricoperta di una folta peluria scura, la pelle era candida e gli occhi avevano una forma allungata che preannunciava sguardi ammiccanti.
“Guarda è bellissima” disse emozionata mostrando la neonata al figlio.
“Speravo fosse un maschio” le rispose brusco il conte senza neppure guardare la figlia.
La contessa lanciò uno sguardo truce al figlio e poi guardando la piccola disse “Non ascoltare tuo padre piccola mia,  sarai bellissima e  lo conquisterai presto come farai con tutti gli altri uomini, il tuo nome sarà Anna Carlotta Teresa”.
 
1 giugno 1693, Torino -  Convento della Visitazione
Suor Giuseppina non sapeva più dove guardare. La piccola era scomparsa e tra poco i suoi genitori sarebbero venuta a prenderla. Doveva assolutamente trovarla.
“Contessina Anna ?” continuò a urlare cercandola per il chiostro.
Ad un certo punto dalla folta chioma di un albero vide una testolina scura fare capolino.
La suora trattenne il respiro. La fanciulla era appesa ad un alto ramo con la testa all’ingiù. “Contessina cosa fate lassù?” chiese trepidante la suora.
 “Fate attenzione” ma non fece neppure in tempo a finire la frase che la piccola si lasciò cadere e con un’ampia giravolta finì in piedi davanti alla piccola suora.
“Sono contenta che oggi andiate via, se foste rimasta mi avreste fatto morire” esclamò suor Giuseppina arrabbiata.
Anna abbassò di lato il capo e con voce melodiosa “Veramente siete contenta che me ne vada? A me mancherete molto” e gli occhi già le si stavano velando di lacrime.
Come sempre suor Giuseppina non poteva resistere a quella bambina, un suo solo  sguardo e tutta la rabbia svaniva.  Era questo il suo maggior cruccio, la bambina era buona ma la sua bellezza era incredibile e più cresceva e più diventava bella. Cosa le sarebbe successo una volta che sarebbe uscita dalle mura sicure del convento?
“Dobbiamo sbrigarci, Vostro padre sarà qui tra poco” concluse Suor Giuseppina prendendo delicatamente il braccio della piccola e spingendola verso il dormitorio.
___
Anna aveva indossato l’abito di seta celeste che le era stato recapitato nei giorni precedenti e suor Giuseppina aveva cercato di tenera a bada i riccioli ribelli della piccola legandoli in una coda bassa sulla destra del viso. Era incantevole.
Suo padre era un uomo alto e magro, la faccia severa e il piglio autoritario. Quel giorno indossava la divisa di  ufficiale dei dragoni di SAR. Appena vide la figlia rimase senza parole, la bambina era ancora più bella dell’ultima volta che l’aveva vista, ed era anche cresciuta, ora il bel viso gli arrivava alla spalla.
“Figlia mia, siete incantevole, e il colore dell’abito scelto da vostra madre vi dono moltissimo” riuscì solo a dire.
La bambina fece un inchino come le era stato insegnato ma poi corse incontro al padre e si lanciò in un caldo abbraccio. Il padre sorrise e improvvisamente il suo volto cambiò espressione, l’unica cosa che si poteva scorgere era l’amore verso quella meravigliosa creatura.
Suor Giuseppina sorrise, la bambina aveva conquistato anche lui.
 
4 ottobre 1693 – Castello della Marsaglia
La famiglia dei conti Canalis era nel proprio castello della Marsaglia dall’estate precedente.
Il piccolo castello era di forma quadrata e con  le facciate bianche, apparteneva alla famiglia da generazioni ed era il luogo di villeggiatura estiva preferita dalla famiglia del Conte.
Il conte Francesco Maurizio era al comando del suo battaglione nell’assedio di Pinerolo che ormai si protraeva da mesi e questo era il motivo per cui la famiglia ancora risiedeva nel castello.
Il conte aveva invitato e  anche ordinato diverse volte alla moglie di rientrare a Torino ma la sua sposa si era ostinata a volergli rimane il più vicino possibile, anche se dal piccolo castello si sentivano spesso i rombi assordanti dell’artiglieria.
Anna era alla finestra  e vedeva le luci dei cannoni di entrambi gli schieramenti. Nello stesso istante la madre entrò e con voce alterata esclamò “Anna presto, preparati, dobbiamo andare via. Il nostro esercito si sta ritirando e dobbiamo fuggire”.
“Mai” rispose la piccola e continuò a guardare le luci della battaglia.
 
5 ottobre 1693, campo Sabaudo sulla strada per Torino.
La contessa Monica era disperata. Non sapeva più dove cercarla ma ormai era convinta che la piccola fosse tornata al castello. Era stato difficile convincerla a partire con loro e probabilmente, conoscendo il carattere della figlia aveva solo fatto finta di assecondarla, poi alla prima occasione era tornata indietro.
La contessa non aveva altra scelta, doveva dirlo al marito. Si avvicinò alla tenda ducale e si fece annunciare.
Quando entrò però vide solo il duca Vittorio Emanuele. “Altezza, scusatemi. Mi era stato detto che mio marito era qui con voi.” esordì la contessa. Il duca alzò lo sguardo “E’ appena andato via, Strano che non lo abbiate incontrato. Ma cosa è successo, Signora? Vi vedo sconvolta” rispose Vittorio porgendole uno sgabello da campo.
Monica non sapeva cosa fare, ma alla fine decise di confidarsi con il duca “Mia figlia altezza, è scomparsa. Credo sia tornata al castello. Se fosse stato per lei non lo avremmo mai abbandonato”.
Il duca si inginocchiò davanti alla contessa e prendendole le mani le disse “Signora, domani mattina vostra figlia sarà nuovamente tra le vostre braccia. Ve lo prometto. Ora andate e non dite nulla a vostro marito”.
___
Poche ore dopo al castello della Marsaglia
Il duca aveva indossato abiti comuni ed era giunto al castello spronando il cavallo all’impazzata.
I soldati francesi si erano accampati nello splendido parco che circondava il castello ma il duca riuscì ad intrufolarsi e a raggiungere l’interno. Ora era nascosto nel passaggio segreto che le aveva indicato la contessa e da li poteva osservare senza essere visto cosa accadeva nel grande salotto.
Il generale Catinet si era appena tolto la bionda parrucca e si stava massaggiando la nuca quando si aprì la porta ed entrarono due soldati che trascinavano una fanciulla recalcitrante.
Il duca rimase colpito nel guardare la giovane. Era dunque questa la figlia del  conte Canalis? I lunghi capelli ricci e bruni erano sciolti e le arrivavano quasi alla vita. La pelle era candida ma in quel momento le guance erano in fiamme per lo sforzo di divincolarsi dalla presa dei soldati. Il corpo era l’essenza stessa delle femminilità, sottile, sinuoso ma dalle curve arrotondate nei giusti punti. Era bellissima pur essendo ancora giovanissima, chissà che donna affascinante sarebbe diventata?
Questi pensieri distrassero il duca che non si accorse che il generale Catinet si era avvicinato alla fanciulla ed aveva cominciato ad accarezzarle la guancia.
Anna a quel contatto scalciò e colpì il generale sullo stinco sinistro, facendolo allontanare immediatamente.
“Che puledra selvaggia” disse il generale massaggiandosi la gamba.
“Non osate toccarmi mai più” ribatte Anna.
“Come mai il vostro esercito vi ha lasciato qui? Un premio per il vincitore?” continuò il generale con una sonora risata.
Anna era furiosa, quell'arrogante francese si stava prendendo gioco di lei e si era appropriato della sua casa.
“Nessuno mi ha lasciato qui. Sono tornata per uccidervi. Nessuno ha il diritto di abitare questa casa tranne la mia famiglia. Ve la farò pagare. “
Anna era senza freno. Il generale la guardava e rideva. “Voi vorrete uccidermi? E dopo? Sareste morta nel giro di pochi minuti. Lo sapete?” le chiese il generale quando smise di ridere.
“Non mi importa. Ma almeno voi non toccherete più le mie cose” gli rispose Anna alterata.
Il duca Vittorio all’interno dello stretto passaggio era impietrito, quella fanciulla aveva più coraggio di lui e di tutti i suoi generali messi insieme. Doveva fare qualcosa. Se fossero usciti salvi da li avrebbe firmato la pace con i francesi e permesso al suo popolo di ritrovare un po’ di serenità. Erano anni che il Piemonte era teatro di atroci battaglie e chi ne soffriva di più era la popolazione inerme.
“Portatela in una camera di sopra, ora ho altro da fare. Dopo penserò ad ammaestrare la piccola furia” ordinò il generale.
___
Il duca finalmente trovò la contessina.
Anna stava pensando a come fuggire. Forse avrebbe fatto meglio  a dare ascolto alla madre. Non sarebbe dovuta tornare indietro. Chissà cosa aveva in mente il generale.
Anna era immersa nei suoi pensieri quando sentì aprirsi una piccola apertura nel muro e vide uscire un uomo alto, moro e di circa trent’anni che le faceva segno di tacere.
“Chi siete?” sussurrò Anna.
“Vittorio” rispose semplicemente il duca, poi continuò “Sono venuto a prendervi, Vostra madre è in ansia per voi”.
“Devo cambiarmi d’abito”. A quelle parole Vittorio strabuzzò gli occhi, allora Anna continuò “Non vorrete che venga con voi vestita così, la gonna sarebbe d’impedimento. Per fortuna questa è la stanza di mio fratello, deve aver lasciato degli abiti”.
Il duca vide la fanciulla togliere le spille dal corpetto e sfilarlo con naturalezza senza accorgersi dell’effetto che stava facendo sull’uomo che aveva di fronte.
Per fortuna rimase con la sottogonna  perché Vittorio non avrebbe sopportato di vedere un centimetro in più della sua candida pelle.
Anna si infilò dei pantaloni maschili e poi sfilò via la sottogonna, poi si mise una camicia ed una giacca. Legò i capelli in una coda e infilò gli alti stivali. “Ora sono pronta”.
Vittorio era senza parole, nessuna donna gli aveva mai fatto un effetto simile, neppure la sua amante Jeanne,  contessa di Verrua.
Ripresosi Vittorio precedette Anna nello stretto corridoio. “Non sapevo di questo passaggio segreto” esclamò Anna. “E’stata vostra madre a descrivermelo” rispose il duca con la voce ancora colma dal desiderio represso.
Così come era entrato il duca riuscì ad uscire con la sua preziosa suddita. Salirono sullo stallone che Vittorio aveva nascosto tra gli alberi e spronandolo si diressero verso il loro accampamento. 
  
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