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Autore: Riccardo    06/01/2006    13 recensioni
Nel giorno dell'Epifania il Paese era sull'orlo di una crisi energetica. Sarebbe riuscito il presidente ad evitarla?
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CRISI DELL’EPIFANIA

 

Di Riccardo

 

 

Il paese era nel caos.

Il gas russo non poteva giungere, perché un ucraino aveva fatto gli sberleffi a Putin.

Il petrolio arabo non poteva arrivare, perché le petroliere, stanche di essere sporche, avevano iniziato uno sciopero ad oltranza.

Le centrali idroelettriche non funzionavano: le cascate, infatti, stufe di cadere, avevano fatto cambiare ai fiumi il loro corso, trasformandoli così in placidi laghetti.

Persino i rifiuti si biodegradavano immediatamente.

E la gente consumava: attaccata ai computer; attaccata ai telefonini, attaccata alla rete elettrica; le lampadine, non a basso consumo energetico, erano sempre accese anche di giorno; le televisioni perennemente sintonizzate sui programmi peggiori.

La crisi energetica era incombente.

Tutti temevano il peggio.

Le fabbriche si sarebbero fermate: la recessione.

Le auto avrebbero smesso di muoversi: l’aria pulita.

Le televisioni si sarebbero spente: l’intelligenza.

I pc si sarebbero scollegati: le persone si sarebbero radunate.

Il presidente si strappò tutti i capelli. “Oddio” si chiese “se mancherà l’energia saremo nei guai” . Camminò nervosamente per la stanza “La società per come la conosciamo andrà in rovina, forse sarà persino migliore.”

Non poteva permettere che ciò per cui si era sempre battuto finisse.

Per fortuna, un timido e impacciato burocrate avanzò la sua proposta. Egli non poteva parlare; il rigido protocollo non glielo permetteva, ma, per una volta, avrebbe osato.

Portò al presidente la sua proposta in triplice copia e carta bollata in perfetto burocratese, come era necessario.

Il presidente prese il documento e lo lesse: “Non ci capisco una mazza!” commentò.

Poveretto, il burocratese era difficile anche per lui. Dopo aver fatto giungere tre interpreti al fine di tradurglielo (il burocrate non poteva certo permettersi di farlo, il protocollo non glielo permetteva), capì la valida proposta del suo collaboratore.

“La salvezza è rappresentata dalle nuove generazioni. disse con entusiasmo.

“Ottimo slogan!” rispose il suo staff “Lo porteremo alle prossime elezioni?”

“No! I bambini sono la nostra salvezza!”

Ma i bambini non votano!”

Ma quale festa verrà a breve?”

“L’epifania.”
”E cosa porta la Befana?”

“I dolci.” rispose con gusto un funzionario piuttosto grassottello.

Ma anche il carbone...” concluse con un sorriso furbetto il presidente.

 

Il giorno dopo per tutta la nazione furono affissi enormi manifesti rivolti ai bambini.

 

Bando al dovere! Viva il piacere!

Comportatevi male! La nazione lo richiede!

I bambini buoni sono la rovina del paese: che il male sia con voi!

Non studiate! Non obbedite ai genitori! Non lavatevi! Non siate rispettosi!

 

I bambini non se lo fecero ripetere due volte: potevano fare tutto ciò che volevano? Perché no? Quando sarebbe mai ricapitato?

Finalmente potevano andare a dormire quando volevano, vedersi i peggiori film dell’orrore. Potevano mangiare solo dolci e non lavarsi i denti.

Potevano buttare i libri dalla finestra.

Rispondere male ai genitori.

Giocare.

Rompere ciò che volevano.

Non venivano nemmeno sgridati, poiché i genitori glielo permettevano, grazie all’indottrinamento ricevuto dalla televisione.

Il presidente era soddisfatto.

Secondo i suoi piani i livelli di monelleria dei bimbi non sarebbero mai stati così alti. Il carbone sarebbe arrivato a tonnellate, persino in eccesso, rispetto al fabbisogno energetico della nazione. Potevano quindi rivenderlo agli stati confinanti.

Ma, cosa vedeva? Un bambino continuava a comportarsi bene?

Che importava? In fondo era solo un bimbo.

Il solito burocrate arrivò con una cartella piena di fogli bollati.

Cosa sono?” chiese il presidente.

“Qui qui è scri-scritto ciò che vo-volevo dirle” balbettò timidamente.

“Non me lo potrebbe dire lei?” stizzito.

“Non è nel protocollo” rispose sicuro il burocrate.

Dopo la dovuta traduzione da parte dei tre interpreti, il presidente si accorse che quel bambino avrebbe fatto saltare tutti i programmi per il reperimento di materia prima per il paese.

“Ma come è possibile?”

“La sua bontà è tale da incidere sulla media dei livelli di cattiveria dei bambini.

Perché?” chiese sconvolto il presidente.

“Deve sapere” iniziò un esperto di statistica “che era molto difficile per noi, ma anche per la Befana, riuscire a capire l’esatta quantità di carbone da portare ai bambini cattivi. Proprio per questo la simpatica vecchietta ha utilizzato uno specifico programma di campionamento con cento bambini presi casualmente. Essi rappresentano il paese.”

Il presidente temeva il peggio, non ebbe il coraggio di domandare le conseguenze. Ma venne anticipato.

“Siccome anche il bimbo in questione rappresenta il nostro paese, con la sua bontà inficia negativamente al reperimento di carbone; anzi pare secondo i nostri calcoli che dovremmo darne noi una discreta quantità alla vecchina.

Il presidente si strappò i capelli dallo sconforto. Ma non doveva arrendersi, doveva pensare al bene dello Stato.

Si fece coraggio, telefonò ai divi del momento e ordinò loro di seguirlo.

“Abbiamo una missione da compiere.” disse loro “Dobbiamo convincere un bambino a comportarsi male.”

E fu così che il presidente, con i più famosi calciatori, attori, comici, inventori di giocattoli, maestri pasticcieri partì con il più veloce degli aerei per il piccolo paesino dove viveva l’unico bambino buono della nazione.

Una volta arrivati in quell’amena località presero un’automobile lussuosa per giungere all’abitazione della famiglia del bimbo.

Vennero accolti con tutti gli onori dalla famiglia, benché povera.

La macchina, abbandonata nel posteggio, venne ovviamente graffiata, le ruote vennero bucate, i fanali distrutti dai bambini pestiferi che avevano diligentemente seguito le direttive del governo.

“Che patrioti!” si disse commosso il presidente “Ma ora veniamo a noi, sai che la nazione vuole che tu sia cattivo?”

Ma io sono buono.” rispose il bimbo con innocenza.

“Lo so che non è vero” continuò il presidente “ scommetto che lo fai per i dolci. Pierre…” rivolgendosi al maestro pasticciere “porta tutti i dolci che hai fatto! Offrili al bimbo!” poi abbassandosi per guardare in faccia il bambino, gli disse. “Come vedi ne puoi avere quanti ne vuoi!”

“Ma ho promesso che avrei fatto il bravo.

Il presidente fece arrivare il più famoso dei calciatori.

“Ma le promesse sono relative” disse il campione “ io pure dissi ai tempi che avrei giocato a vita nella squadra della mia città, poi la più forte del mondo mi offrì il triplo di quanto prendevo e così ho cambiato senza problemi.”

“Visto? Le promesse non devono restare valide per sempre, ma solo finché non ci convengono.

Ma io sono bravo.”

Il presidente era adirato, quel moccioso, quell’orribile moccioso avrebbe rovinato tutto, avrebbe perso persino la sua poltrona.

Quindi sei bravo?”

“Sì.”

E non vuoi che nessuno si faccia male?”

“No.”

Ma lo sai che se fai il bravo io rimarrò disoccupato?”

“Oh” rispose ingenuamente il bimbo

“E se rimarrò disoccupato per causa tua non ti dispiace?”
”Un po’ sì.

E allora fai il cattivo per me.”


Il bambino ci penso su, capì che doveva essere cattivo, così diede un calcio al presidente e si comportò come una peste.

L’uomo, sofferente per il dolore (gli era stato pestato un callo), era felice. Il bimbo era diventato cattivo, lo si vedeva dai dispetti recati allo staff. La nazione era salva.

Il giorno dopo era l’Epifania.

Il presidente bramava il carbone che avrebbe ricevuto.

Provò ad accendere la televisione per ascoltare la lieta novella della crisi scongiurata.

Rimase spenta.

Provò a mettere in moto la macchina, ma non partiva.

Provò a telefonare con il cellulare, ma non prendeva.

Il paese si era fermato.

Sul tavolo una lettera…

 

La befana lo ha capito

Il bambino buono è stato;

Quando tu eri rovinato

Egli si è incattivito.

 

Alla fine ha avuto i confetti

Niente carbone son stati gli effetti.

 

Facendo il birbante a stento,

Per renderti contento,

 

Ha fatto una buona azione;

Non meritava il carbone.

 

La Befana

   
 
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