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Autore: Sam Lackheart    20/02/2011    2 recensioni
Scena: Arthur ha vinto.
Alfred ha scelto.
Francis ha perso.
O forse no?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ ennesimo sospiro. Forse più rumoroso degli altri, fatto sta che la porta della piccola camera dove giacevi ormai da ore si aprì di colpo.

“Ancora qui?”

Anche se di spalle alla porta, senti il ghigno di Inghilterra. Immagini per un attimo i suoi occhi smeraldini accesi di orgoglio. Non ti risulta molto difficile: era da giorni che sentivi il peso del suo sguardo trafiggerti la schiena.

“Oh, Angleterre. Sempre molto cortese, vero?”

Cerchi di fare del sarcasmo, ma in quel momento non riesci nemmeno in quello. Sei semplicemente troppo distrutto.

Un attimo di silenzio percorse la stanza riccamente decorata, con il pavimento e le pareti di un azzurrino chiaro, il letto arabescato da intrecci di fiori. Una folata di vento muove lievemente le tende, facendo intravedere uno scorcio dell’ immensa prateria verde che circonda il lussuoso palazzo.

La risata di Arthur ti distoglie da tutti i pensieri.

“Hai perso, stupid frog. Devi andartene. Erano questi i patti, no? Proprio tu, così convinto di vincere, mi hai imposto queste regole. Ebbene, sai dov’è l’ uscita.”

Ti alzi, stanco. Non hai voglia neanche di litigare, questa volta Arthur ha ragione. Hai perso. Lui aveva scelto.

“Posso almeno salutarlo?” chiedi, senza avere il coraggio di voltarti per vederlo in faccia. In fondo, la sua espressione la conosci già.

“Ok, ma adesso sta dormendo. E quando si sveglierà non voglio più vederti a casa mia.”

Ti volti. Sei costretto a farlo, non puoi fare altrimenti. Senti lo stupore di Inghilterra scivolarti addosso.

“Va bene.”

Quando incroci i suoi occhi, per un attimo leggi … comprensione, solidarietà, quasi … tristezza. Ma non è che un attimo. Subito distoglie lo sguardo, imbarazzato. Non l’ avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma tu sei l’ unico che riesce a leggergli nella mente solo con uno sguardo.

Esci, cercando di nascondere il tuo volto rigato dalle lacrime, quel volto che aveva suscitato in Inghilterra tanto stupore.

Ti dirigi lentamente verso la sua camera … il pensiero che quella sia  l’ ultima volta ti devasta.

Apri dolcemente la porta, senza far rumore. La grande stanza da letto si illumina per un attimo, prima di ripiombare nel buio. Era severamente vietato accendere le lampade, il piccolo ha il sonno così leggero …

Anche se al buio, riesci perfettamente ad orientarti nella stanza: quante ore ci avevi passato, contemplando semplicemente la figura del piccolo o leggendogli qualche favola … ma ormai quello appartiene al passato.

Trattieni il sospiro, mentre sfiori il bordo liscio della culla. Cerchi di riconoscere i suoi capelli dorati, le sue piccole manine … ti perdi contemplando la piccola figura che dorme placidamente. Era così … innocente, così puro! Sorridi, al ricordo di quelle ultime settimane.

Ma era passato tutto, inesorabilmente. Lui aveva scelto, e aveva scelto Inghilterra. Non gli se ne poteva fare una colpa, fin dal principio sapevi che non avresti avuto speranze, ma comunque ci hai provato.

Adieu, mon rêve americain” sussurri, prima di uscire dalla stanza. Non vuoi far arrabbiare ulteriormente Inghilterra.

Senti l’ orgoglio frantumarsi ai tuoi piedi. Tu, la grande Francia, distrutta, umiliata, da una piccola creatura che però non riesci ad odiare.

Esci, sapendo che ti avrebbe aspettato.

“Puoi … puoi rimanere altri cinque minuti, se vuoi.” Ti dice, imbarazzato. Tutta questa … gentilezza non fa per lui.

“Non credo possa servire a molto, sai?”

“Allora … ci vediamo nel vecchio continente.”

Cala un silenzio imbarazzato. Senti la sua mano alzarsi in direzione della tua spalla – una pacca sulla spalla? Crede di cavarsela così? – ma poi sembra ripensarci, e la riporta al suo posto.

“Posso almeno venirlo a trovare, ogni tanto?”

“… Vedremo, ok?”

Non rispondi, fai un sorriso a stento e ti dirigi verso l’ uscita. È una giornata di sole, anche se l’ aria è frizzante. Il verde acceso della prateria sembra quasi disturbare i tuoi occhi che, al contrario, sono più cupi che mai. Non avresti voluto mostrare la tua debolezza ad Inghilterra …

Alzi lo sguardo, di colpo: non ti accorgi di esserti allontanato dal sentiero. Ma è qualcos’ altro ad attirare la tua attenzione, o meglio … qualcuno. Un bambino.

“Cosa ci fa un bambino qui, nel più completo nulla?” è la prima cosa che pensi. Ti avvicini, notando solo in quel momento l’ estrema somiglianza con la piccola colonia che hai appena lasciato: stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi …

“Ciao, piccolo. Ti sei perso?”

“I- io … sì, signore!”

“E dimmi, qual è il tuo nome?”

Il bambino, imbarazzato, abbassa lo sguardo: un gesto che ti infonde tenerezza.

“Ah, non importa. Sai almeno dirmi dov’è casa tua?”

“Sì … lì, al nord”

Aguzzi lo sguardo per scorgere qualcosa, ma non noti niente di strano.

“Bene, allora adesso andiamo a casa!” dici, senza conoscere il motivo di tutta quell’ allegria.

**

Arthur ti osservava da un bel pezzo, ma tu non te ne accorgi.

“Sembra che tu stia portando qualcosa sopra le spalle, ma non c’è nessuno! Stupid frog

 

 

 

.___.

Sì, ok, so che non ci si capisce niente. Il bambino alla fine è ovviamente Canada (ma dai?) per il resto, la cosa fa piuttosto pena. Non so neanche perché l’ ho pubblicata, in effetti. Beh, ringrazio tutti quelli che sono arrivati fin qui a leggere!

Sam 21

  
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