Unconsciousness ~
il vento e le rose
{ e un giorno il cielo
si aprirà e mi racconterà che tu, tu sei la solita illusione }
Le persiane
di quella stanza sono sempre accostate. Mai del tutto aperte, mai del tutto
chiuse. Non l’ha mai notato prima di vedervi sorgere il sole, quando i
capelli di lei, sciolti sul suo cuore, hanno catturato i riflessi dell’alba.
E per qualche istante il fumo si è dissipato.
«
Tu fumi troppo, ragazzino. »
Glielo
dice spesso. A volte le piace interpretare il ruolo della donna di mondo, e mettere
su quel tono grave, di biasimo; ma per lo più s’imbroncia come una
bambina di dieci anni e per un po’ si rifiuta di baciarlo. Salvo seguirlo,
alla fine, timorosa e colpevole, e
lasciarsi andare ogni volta che le cinge la vita con il braccio e scivolargli
accanto sul lenzuolo che reca ancora il calore del corpo di un altro uomo. L’assassino,
la puttana e la spia: trinomio perfetto in un girone proibito.
«
Non sarà una sigaretta in più o una in meno a uccidermi, tesoro. »
Questo,
lui glielo ha detto una volta sola. Si
è sentito trafitto dai suoi occhi – e ha quasi avuto l’impressione
che capisse, sapesse. Ma non ha voluto conferme per quel dubbio. L’ha
baciata ancora, chiudendole gli occhi con la forza di quella passione
sbagliata, per non vederle in viso il riflesso di un cambiamento inutile e
pericoloso. Qualunque cosa sia il filo che li ha uniti, è troppo fragile
per esistere e per resistere. Troppo fragile.
Ma
le persiane di quella stanza sono accostate, sono sempre accostate. E in quei pochi minuti non conta sapere che poi
si correrà via come il vento, che ci si lascerà dietro il
profumo di rose appassite: perché le persiane lasciano filtrare qualcosa
che sembra il sole, che fa danzare la
polvere, che sfiora le loro pelli nude con una delicatezza che non è
loro dovuta. Qualcosa che resta, almeno finché la porta è chiusa.
Qualcosa che abbellisce l’illusione e ne smussa la lama.
Si
scosta e allunga la mano verso i jeans. La sente muoversi su di sé.
Un
bacio assonnato, un mormorio. I suoi capelli sul cuore. Ancora. Sempre, forse.
«
Dove vai? »
«
A comprare un altro pacchetto. »
Lei
sorride appena, le palpebre abbassate, persa dietro un altro sogno. « Tu
fumi troppo, ragazzino... »
E
lui forse rimpiange che il sole non sia abbastanza forte da riscaldare quel
filo.
{ ma fino a allora fammi vivere così nell’incoscienza ormai di chi confonde il vento con le rose }
Storia partecipante alla Challenge Sanremo 2011 indetta da Taminia.
Soundtrack: Il
vento e le rose, Patty Pravo (feat. Morgan).