In
Perfect Harmony
A Sara, perché entrambe amiamo Holic
immensamente.
A Yuuko-san, perché sarà pure un personaggio immaginario, ma è immensa.
E a Lisa Gerard, per Now We Are Free, colonna sonora della terza parte della
fic.
Watanuki non aveva mai visto la neve, prima d'allora.
Ne aveva udito un richiamo distante nei racconti di mezzanotte di sua madre, ne
aveva immaginato il candore nelle sere invernali passate in solitudine - e
s'era chiesto più volte se, sotto quel manto bianco, anche la natura si
sentisse sola. Ma vederla con i propri occhi - il proprio occhio, avrebbe
dovuto dire; e non poté fare a meno di chiedersi se anche quel maledetto essere detestabile stesse osservando con lui la
quiete del tramonto - fu diverso.
La sfiorò con le mani, la vide sciogliersi al tatto, e la trovò più
impenetrabile di quanto non avesse immaginato; sprofondò in essa, avanzando, e
la scoprì più profonda di quanto non avesse creduto; sentì un tonfo colpirlo
alla schiena e, voltandosi irato verso Yuuko, che già teneva in mano un altro
soffice gomitolo di neve, la sentì più forte di quanto non avesse pensato.
Infine, una volta che le sue mani si furono abituate al freddo, si trovò a
credere che, in fondo, fosse persino meno gelida di quanto non volesse
apparire.
E non l'avrebbe ammesso mai e poi mai, e a nulla sarebbero valse le
insinuazioni della strega e le canzoncine di Maru e Moro e persino le
osservazioni di Himawari, ma in quel momento credette d'aver compreso meglio
una persona; e forse, prima o poi, sarebbe anche riuscito a ringraziarlo - con
la stessa semplicità con cui ora lasciava scorrere tra le dita i fiocchi di
quella neve che - ora lo sapeva -
tanto gli assomigliava.
Himawari non aveva mai visto il cielo d'Irlanda, prima
d'allora.
Ma una volta atterrata in quella terra straniera, aveva alzato lo sguardo ed
incontrato la pioggia; ed aveva sorriso al temporale che infuriava, pensando,
con un brivido d'eccitazione, che fosse l'ideale per una storia dell'orrore -
chissà se ce n'erano, si era domandata, nella mitologia del luogo.
Ma solo il giorno dopo le aveva viste per davvero - le nuvole cangianti che,
errando al di sopra dei mortali, vestivano con grazia, come un elegante kimono,
il blu splendente del cielo che parevano proteggere. E fu quel blu a disarmarla
- intenso ed abbagliante nella sua immensa semplicità, pareva risplendere d'una
gioia propria, che si ricopriva di silenziosa dolcezza nel favoloso connubio
con le nubi.
E un attimo dopo sembrava quasi che s'irritasse e allora si nascondeva dietro
scure nuvole, e l'attimo successivo rischiarava i passanti d'azzurro, con
gentilezza.
Fu solo nell'istante in cui mise piede sull'aereo che l'avrebbe riportata in
Giappone che capì. Sorrideva, il cielo d'Irlanda. Sorrideva a lei, con genuina
spontaneità - e quel sorriso, oh, quel sorriso lo conosceva bene: lo vedeva
splendere ogni giorno insieme ad un paio - no,
a uno solo, ormai - d'occhi blu.
Salutò quelle lande celesti con un cenno della mano, e rise tra sè, pensando
che, in fondo - ora sì, l'aveva compreso - non aveva mai mosso un passo lontano
da casa.
Domeki non aveva mai visto il tramonto calare su un campo di
girasoli, prima d'allora.
Aveva visto il sole salutare il mondo soltanto dall'oscurità del suo tempio ed
una volta, da bambino, aveva recuperato il suo primo arco, preso la mira e
scagliato una freccia contro il cielo sanguinante, per farlo smettere di
soffrire - ed il sole era sceso oltre le montagne, e sopra di lui tutto era
lentamente tornato blu.
In quel momento, però, fu diverso. Non vi era alcun dolore, in quello
spettacolo; i raggi rossastri bagnavano i fiori in un tripudio di malinconica
gioia - ed essi sorridevano cortesi al sole, volgendo lo sguardo al cielo,
splendendo della luce che li aveva illuminati per l'intera giornata. Salutavano
l'astro con allegria, quasi come se quella non fosse la fine, bensì un nuovo
inizio - e con la stessa felicità parevano ridere, e scherzare su quel quadro
celeste dai colori a volte così improbabili, prendendolo in giro, con l'affetto
che si rivolge ad un costante compagno di vita.
Domeki si voltò, e camminò a passi lenti verso casa. Non si sciolse in un
sorriso - non cambiò affatto espressione, mantenendo lo sguardo dritto davanti
a sè, oltre i grattacieli e le case e il mare e le montagne, oltre il cielo
infuocato.
Ma dentro di sè sorrise, pensando che l'avrebbe
rivista presto, ed allora avrebbe potuto scorgere nei suoi occhi lo stesso
allegro bagliore che i girasoli avevano rivolto, quella sera, alla loro guida.
Accadde nello stesso medesimo istante.
Una farfalla dalle ali bianche come la neve volò a fianco di Himawari,
sfiorandola con le ali.
A migliaia di chilometri di distanza dalle lande irlandesi, una farfalla
striata di giallo si posò sulla spalla di Watanuki, e parve quasi che gli
strizzasse l'occhio.
Infine, poco lontano da Tokyo, una farfalla d'un blu intenso si librò nell'aria
al passaggio di Domeki.
Yuuko rise, mentre il ragazzo la tempestava di domande -
"Yuuko-san, la farfalla è il tuo
simbolo, non può essere una coincidenza, vero? Yuuko-san, significa
qualcosa?".
Sì, vegliare su quei ragazzi si stava rivelando davvero straordinario.
"Non lo credi anche tu...
Clow?"
Note dell’Autrice:
E questa la considero il mio auto-regalo di compleanno. ^^
Che dire. Amo quei tre – sì, okay, amo Watanuki un pochino-ino (?) di più degli
altri due, e sono convinta che non riuscirò mai a fare un PoV di Domeki decente
perché per quanto ci provi non riesco a interiorizzarlo, maledetto!, e anche
che non riuscirò ad amare pienamente Himawari fino a quando non scoprirò qual è
il suo segreto (a tal proposito, sono
ferma al volume nove, si prega di non spoilerare, grazie!)… Però, tutti
e tre insieme, li amo davvero tanto. E questa è per loro, per come io vedo il
loro rapporto.
Non ho resistito a non infilarci Yuuko, che in fondo è parte integrante della
loro vita, e… e poi boh, l’accenno finale a Clow ci sta perché Clow ci sta
sempre (?). U_U”
Il resto… è pura interpretazione.
Che Clow-sama e Yuuko-sama siano con voi! ^_^
P.S.: Vi prego, qualcuno mi presti un Watanuki personale, voglio che sia lui a prepararmi
la torta di compleanno >//<
P.P.S.: Io lo dico, non si sa mai… questa roba non vuole assolutamente sembrare
un threesome o chessoio, eh. Cioè, se la volete leggere così, ripeto, è tutto a
interpretazione, ma personalmente non era sui pairing che volevo soffermarmi,
ecco. ^_^
P.P.P.S.: Io non so se vicino Tokyo ci siano campi di girasoli, e so benissimo
che Watanuki la neve l’ha vista eccome, però, dai, passatemela. XD