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Autore: Something Rotten    24/02/2011    2 recensioni
I lunghi capelli neri ricoprivano metà del suo viso, celando sapientemente la sua identità.
Camminava nel parco con gli occhi chiusi ed una strana smorfia di dolore dipinta sul viso provato dalla stanchezza.
Si accasciava a terra con una lentezza estenuante, come se la sua vita fosse al rallentatore.
Sentiva le forze scivolargli lentamente via dal corpo, sentiva il freddo percuotergli il gracile corpo, sentiva la voce di un ragazzo in lontananza ed il profumo di sangue che gli saliva dritto al cervello, provocando alcuni fremiti.
Si era svegliato in un letto, chiaramente non il suo, che aveva il profumo che aveva sentito nel parco, quel profumo di sangue dolce e deliziosamente accattivante.
Aveva aperto gli occhi, richiusi quasi subito a causa della forte luce che c'era in quella piccola stanza.
"Non volevo rapirti." aveva commentato il ragazzo che si trovava ai piedi del letto "Ma non sapevo dove altro portarti."
"Che è successo?" aveva chiesto, cercando di tirarsi su, ma ricadendo quasi subito sul morbido letto.
"Sei svenuto.."
Genere: Erotico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: The Rev, Zacky Vengeance
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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I personaggi non mi appartengono, è tutto frutto della mia fantasia. ù.ù
La canzone che da il titolo a questo schifo è dei Bullet for my valentine.
Contiene piccola scena di pseudo sesso (?) ecc.ecc.ecc.
Alla prossima. <3

Begging for mercy.


I lunghi capelli neri ricoprivano metà del suo viso, celando sapientemente la sua identità.
Camminava nel parco con gli occhi chiusi ed una strana smorfia di dolore dipinta sul viso provato dalla stanchezza.
Si accasciava a terra con una lentezza estenuante, come se la sua vita fosse al rallentatore.
Sentiva le forze scivolargli lentamente via dal corpo, sentiva il freddo percuotergli il gracile corpo, sentiva la voce di un ragazzo in lontananza ed il profumo di sangue che gli saliva dritto al cervello, provocando alcuni fremiti.
Si era svegliato in un letto, chiaramente non il suo, che aveva il profumo che aveva sentito nel parco, quel profumo di sangue dolce e deliziosamente accattivante.
Aveva aperto gli occhi, richiusi quasi subito a causa della forte luce che c'era in quella piccola stanza.
"Non volevo rapirti." aveva commentato il ragazzo che si trovava ai piedi del letto "Ma non sapevo dove altro portarti."
"Che è successo?" aveva chiesto, cercando di tirarsi su, ma ricadendo quasi subito sul morbido letto.
"Sei svenuto.."
"Mi dispiace del disturbo che ti ho arrecato, ora me ne torno a casa." aveva detto, cercando di racimolare le ultime forze che aveva nel corpo per tirarsi su e per scappare da quell'appartamento, così troppo profumato.
"Certo, come pensi di fare? Credo che tu abbia bisogno di mangiare..."
Al ragazzo era sfuggito un sorriso malinconico sul volto che l'altro non era riuscito a comprendere.
"Credo anch'io, ma davvero è meglio di no."
"Sei malato?" aveva chiesto, scusandosi poco dopo per il modo irruento ed indiscreto con il quale aveva fatto la domanda.
"Non ti preoccupare. No, è una cosa molto più complicata. A breve starò meglio e me ne andrò, così da non arrecarti più disturbo."
"Non mi arrechi disturbo." aveva detto l'altro, arrossendo poco dopo.
Il ragazzo sul letto aveva sorriso cordialmente, prima di rimettersi steso.
"Io vado a cucinarti qualcosa, poi puoi decidere se mangiare o no."
Il ragazzo dagli occhi blu era uscito da quella stanza, lasciando la porta aperta.
Il ragazzo sul letto aveva sbuffato, cercando con gli occhi uno specchio.
Con le ultime forze si era avvicinato, rimirando il suo riflesso.
Aveva spostato il ciuffo di capelli che gli copriva la metà destra del viso, scoprendo un occhio rosso, così tanto rosso da sembrare finto.
Sarebbe rimasto così a lungo, finché non avesse mangiato.
Lo aveva ricoperto celando il suo segreto dietro a quel ciuffo corvino e liscio.
Si era rimesso a letto, chiudendo gli occhi per pochi minuti.
"Non provare ad addormentarti di nuovo!" aveva urlato il ragazzo dagli occhi blu,poggiando sul letto un piatto con due toast.
"Sono sveglio! Non urlare."
"Scusami, è che avevo paura che svenissi di nuovo...eh vabbè mangia."
"Non posso."
"Vuoi restare in questo appartamento per il resto della tua vita?" aveva chiesto, sorridendo.
"No, a breve riuscirò ad alzarmi da solo." aveva commentato, sorridendo.
"Comunque io mi chiamo Jimmy." aveva detto il ragazzo dagli occhi blu porgendogli la mano.
"Zack, piacere." aveva risposto stringendogli forte la mano.
Jimmy si era spostato i capelli dal viso, lasciando che il suo profumo inebriasse i sensi di Zack.
"Hai ripreso colore.." aveva commentato divertito Jimmy.
"Sarà la tua vicinanza?" aveva chiesto Zack, alzandosi di scatto dal letto e avvicinandosi all'altro "Il tuo buon odore..la tua pelle delicata e diafana...i tuoi occhi.."
"Il mio buon odore? Ci stai forse provando?" aveva chiesto sorridendo, come se non avesse capito di star giocando con il fuoco e lo sanno tutti che c'è il rischio di bruciarsi.
"E se anche fosse?" aveva messo la sua gelida mano sotto alla maglia da jogging del più piccolo provocando piccoli ed impercettibili brividi sulla sua schiena arcuata.
"Potrei cedervi." aveva commentato sospirando a stretto contatto con il collo del più grande.
"Non hai paura? Sono uno sconosciuto, sono svenuto a terra senza motivo, potrpiù forti e sconnesse.
"Solo grazie al tuo odore."
Avevano continuato così per poco, finché Zack non era venuto nel corpo tremante dell'altro, tra un sospiro ed un morso, innocuo, sul collo.
"Tu quanti anni hai?"
ei essere un drogato.." continuava a toccare voglioso il petto di Jimmy, mordendogli delicatamente il collo.
"Non sei un drogato."
"Cosa te ne da la certezza?" aveva chiesto Zack, tirando velocemente giù la tuta dell'altro e strofinando la sua mano sul membro dell'altro.
"Il fatto che non hai buchi sul corpo." aveva risposto evasivo, prima di baciarlo con foga e con passione.
Zack sorrideva, pensando a quanto fosse semplice andare a caccia nel ventunesimo secolo.
Erano tutti troppo presi alla ricerca della loro avventura, del loro nuovo giochino sessuale per pensare alle conseguenze delle proprie azioni o ai pericoli che correvano facendo entrare uno sconosciuto nel proprio letto.
Nell'ottocento o nel settecento era tutto più difficile, ci voleva il corteggiamento che durava mesi e mesi, oltre ai lauti pasti che gli procuravano "le cortigiane".
"Jim, quanti anni hai?" aveva chiesto mentre si avvicinava pericolosamente al suo fondoschiena.
"Venti."
"Ti piacerebbe avere vent'anni per sempre?" aveva chiesto, mentre entrava dentro di lui con delle piccole e cadenzate spinte.
"magari" aveva detto reprimendo i sospiri che inevitabilmente gli morivano in gola.
"Lasciati andare, non farà male, sono esperto." aveva sussurrato al suo orecchio, provocando ancora quei brividi che Jim odiava.
"Ti riprendi in fretta.." aveva commentato ironico, mentre sentiva le spinte dell'altro diventare sempre

"Diciannove, credo" aveva risposto sorridente, continuando a baciare l'altro "Ed ora tocca a te.."
Jimm aveva sorriso, voltando il corpo dell'altro e percorrendo con la lingua tutta la schiena nuda e tatuata dell'altro.
Si era perso ad osservare i suoi tatuaggi, pensando a quanto fossero simili, pensando che forse era ancora in tempo per cambiare la storia...
"Lo vuoi davvero, Zack?"
"Si."
Jimm aveva sorriso malinconico, entrando con una spinta netta e forse troppo forte nel corpo dell'altro che si era lasciato scappare un gemito.
"Scusa..."
"Non mi hai fatto male."
"Non ancora.." si era lasciato scappare dalla bocca, ma fortunatamente il ragazzo non lo aveva sentito.
Voleva sbrigarsi ma senza lasciare nulla al caso, voleva che quella situazione risultasse il più piacevole e passionale possibile, non voleva avere dell'altro un brutto ricordo.
L'ultima spinta era stata quella decisiva, era venuto con un lungo gemito, aggrappandosi alle spalle possenti e grandi dell'altro che aveva sorriso.
Si era voltato, guardando il più grande negli occhi blu, cercando di imprimerli bene nella mente, per poterseli ricordare quando la malinconia e la tristezza avrebbero bussato alla sua porta, come spesso accadeva.
"Mi mancherai, Jimmy" aveva commentato, scoprendosi l'occhio rosso e sfoderando i suoi amati canini appuntiti.
"Anche tu Zack.." aveva detto il più piccolo, sorridendo e scattando all'indietro per prendere un paletto di legno appuntito che giaceva a terra.
Zack era rimasto impietrito di fronte a quella scena, non aveva notato il paletto, non aveva notato il crocefisso appeso sul letto, non aveva notato nulla ed era stato un grande errore.
"Ma dai, parliamone...io non volevo ucciderti, volevo solo farti un piacere.." aveva cominciato ad inventare scuse patetiche, a chiedere scusa per aver tentato di ucciderlo...
"Ti prego perdonami, non so quello che mi è preso, non volevo ucciderti...io ti prego perdonami! Aiutami a smettere, ma non mi uccidere."
"Uh, siete tutti uguali voi vampiri, così tanto incentrati sul profumo del mio sangue da non capire che sono un cacciatore! Solo quando tiro fuori questo paletto lo capite e cominciate ad inventarvi scuse assurde, siete così patetici, tutti uguali. Avevo sperato che tu fossi migliore, mi dispiace quasi ucciderti. Sei così bello e scopi così bene che ti lascerei in vita, ma diamine! Conosci il mio segreto, sei un pericolo a piede libero in questa città e non ho voglia di cercare altre città piovose come questa. Poi Londra mi piace, quindi credo che ti ucciderò."
Zack aveva deglutito, pensando che mille e passa anni erano troppo pochi per lui, che doveva continuare a vivere e doveva scappare.
Ma il sole era ormai alto nel cielo e anche se si fosse buttato dal balcone sarebbe morto bruciato dalla luce solare, tanto valeva morire tra le braccia di Jimmy.
"Sarà un piacere morire tra le tue braccia, allora, Sullivan."
"Il piacere è tutto mio, Zack."
"Chiamami Baker e  ci rivedremo, Sullivan".
Jimmy aveva avvicinato il paletto al cuore del più grande, colpendolo con un movimento secco e pieno di forza.
Non era rimasto niente del corpo tatuato e perfetto del vampiro, solo poca cenere sparsa sul tappeto vicino al letto.
Gli dispiaceva, quel ragazzo era speciale, affascinante, uno dei vampiri più affascinanti che avesse incontrato nella sua lunga carriera da cacciatore.
Aveva pregato, raccogliendo le ceneri e spargendole fuori dalla finestra, mentre uno strano presentimento nasceva nel suo stomaco.
Era stato troppo facile ucciderlo, fin troppo facile per essere vero...



   
 
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