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Autore: Uff_san    08/01/2006    7 recensioni
Una danza di morte lungo il suono di un violino...
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suoni, suoni nella notte.

Corro, osservo, volo. Tutto si staglia con chiarezza nell’oscurità.

I suoni non mi lasciano mai. C’è un violino nell’aria, un violino tzigano, un’ossessiva frase musicale zingara che mi rimbomba nel cervello, e se mai ce l'avessi, probabilmente anche nell’anima.

Cerco di sfuggirgli, ma non ci riesco. Non ci riesco mai.

E sono trascinato ineluttabilmente nella danza del sangue, la danza del dolore, e della fame.

Una donna, in un vicolo stretto.

Una puttana, sicuramente. Si sta certo dirigendo al lavoro, per vendere il suo corpo appassito per pochi soldi.

Il suo volto porta i segni dello sconforto, e della rassegnazione. Cosa mai le potrà capitare in queste strade semideserte?

Al massimo potrà venir sgozzata da qualche pazzo, da qualche maniaco, e non è forse meglio la morte, di questa cosa che si ostinano a chiamare vita, nonostante gli avvenimenti le abbiano già abbondantemente dimostrato quanto questa definizione sia errata, e si potrebbe applicare solo nel caso le cose mutassero radicalmente?
No, non ha paura. In fondo morire non sarà poi così male, pensa.

Non ha semplicemente il coraggio per uccidersi da sola… eppure è già da anni che ci pensa.

E a dir la verità, si odia per questo. Un’esistenza sprecata nel vendersi e una codardia che le impedisce di porre termine a tutto ciò.

Basta, ecco la mia vittima.

Il suono, il ritmo di questo violino si fa sempre più incalzante, sempre più penetrante, diventa doloroso. Mi squarcia in due la testa, il corpo.

Sbatto rumorosamente contro i muri ai lati della strada, provocandogli gravi danni. Eppure, niente di tutto ciò riesce minimamente a placare lo tzigano.

Scuoto violentemente la testa, poi alzo lo sguardo, e punto la donna.

Se anche lei si è accorta di qualcosa, ancora non ha dato segno alcuno di paura.

Velocemente, più velocemente di qualsiasi movimento che un occhio umano possa seguire mi avvicino a lei, le vado dietro, la blocco.

Le metto la mano sulla bocca, e soffoco il grido di sorpresa che sta affiorando sulle sue labbra. Lei cerca di mordermi per liberarsi, ma svogliatamente, quasi si fosse aspettata tutto ciò. Come se non volesse davvero scappare.

La giro, la rivolgo verso di me, e sento un altro grido soffocato salirgli dalla gola.

Suona, suona il violino.

Le scopro il collo.

Rimbomba, e non mi dà tregua.

Le sue pupille si dilatano dal terrore, stavolta genuino.

Mi incalza, mi obbliga ad andare avanti.

E stavolta sì, che cerca di fuggire, stavolta sì, che tenta di liberarsi con tutte le sue forze. Ma non ci riesce, non ci può riuscire, e il suo destino è segnato, è già stato scritto, da un bardo sconosciuto.

La danza del sangue, del dolore. La danza della fame.

E se anche avesse mai voluto morire… mai così. Non in questo modo.

Mio Dio, aiutami tu. Padre, padre onnipotente, salvami da questo mostro, da questo diavolo. Maria Vergine…

Il suono cresce se possibile ancor più d’intensità. Aiuto. Aiuto!

Madonna mia, dammi la forza di salvarmi. Io ti scaccio mostro! Io ti scaccio… scaccio… scaccio…

Finché tutto ciò che rimane è solo una nota, più alta e penetrante di tutte le altre messe assieme. Solo sete, fame e lussuria. Lussuria di carne, e lussuria di spirito.

Lei lo scaccia, certo. O perlomeno lo farebbe, se anche una sola preghiera fosse efficace. E se lo fosse, non sarebbe tale questo pianto incontrollato.

Lacrime che scorrono roventi lungo le sue gote si mescolano al sangue che dal suo collo fuoriesce per finire nella bocca e nel corpo del vampiro.

E quietamente, il rumore diminuisce. La fame si estingue, la sete si placa. La lussuria si appaga.

La donna muore. E se non si conosce la destinazione della sua anima (Inferno? Paradiso? Infettata dal demonio o purificata dal dolore?), sicuramente si sa dove è andata la sua vita.

Nel mio cuore. Non pompo sangue, ora. Nelle mie vene scorre la vita di un’altra donna. Un’altra...

E il suo corpo si disfa, le sue ossa si disgregano. Tutto ciò che rimane di quella mortale, è una macchia rossa contro il muro, e polvere nel vento.

Ma tutto, ora, è finito. Tutto.

Tutto. Fino alla prossima danza zingara...

  
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