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Autore: kresbiten    25/02/2011    11 recensioni
Cos'è l'amore? E' quel brivido che ti attraversa la spina dorsale nel momento in cui incroci i suoi occhi, nel momento in cui ti sfiora? No, l'amore è sofferenza, sono lacrime versate, è dolore. L'amore è solo un'illusione che ti aiuta ad andare avanti, a crescere e a diventare la persona che sei o sarai un giorno.
La professoressa Isabella Swan decide di tornare a Forks, dopo precisamente quattordici anni. Tutto è cambiato nella sua vita, lei per prima. E' convinta di essersi lasciata tutto alle spalle, anche se gli occhi di sua figlia la riportano troppe volte indietro nel tempo. Ma cosa succederà quando, in un tranquillo giorno scolastico, non saranno gli occhi di sua figlia a farle ricordare, ma il soggetto stesso dei suoi ricordi?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Sono pazza?? Sì! Buongiornoo!!! ebbene sì, sono la stessa persona che ha in corso, da poco, la storia IL PROFUMO DELL'AMORE!! questa storia è nata da una mancanza di ispirazioni x quanto riguarda l'altra di storia (non vi preoccupate), ma soprattutto è nata sotto una bella doccia calda xD E' un pò diversa da quella e non so il mio cervello che combina!! spero che vi possa piacere... nel primo capitolo si capisce un pò la situazione generale di Bella, poi nel secondo si inizierà a capire qualcosina in più!!! 
un bacione ^^



<< Mamma mi raccomando a non essere tirata con i voi, eh!? >> scherzò mia figlia mentre mi baciava la guancia, prima di scendere dalla macchina e andare a scuola per affrontare il suo primo giorno di liceo. Le sorrisi.
<< se continui così, non arrivi nemmeno al quattro>> scherzai, ricambiando il bacio e salutandola con la mano. Dopo aver chiuso lo sportello della macchina e aver ricambiato il saluto con la mano, accelerai e mi avviai al parcheggio docenti. Anche io oggi avrei iniziato il liceo, era buffo, ma ero così. Certo lo avrei iniziato no come studentessa, ma come insegnante. Finalmente, dopo vari concorsi fatti contro milioni di raccomandati per prendere un buon posto di lavoro, appena dopo la laurea, e dopo essere stata insegnante per sette anni in una banale scuola di New York, ero riuscita ad entrare alla High School of Forks, uno dei più importanti licei di tutto lo stato di Washington. Forks era la mia città nativa e avevo studiato proprio in quella scuola e dopo essermi diplomata, mi ero trasferita nel New Hampshire per frequentare il Dartmouth College. Quest’ultimo era uno dei miglior college di tutto lo stato di Washington, e proprio lì ero riuscita a laurearmi col massimo dei voti in letteratura, la mia materia preferita fin dalle prime esperienze scolastiche. Ero tornata pochissime volte a Forks dai miei genitori, Charlie e Renèè, sia a causa del lavoro che della piccola. Adesso, finalmente ero riuscita ad essere ammessa come professoressa in questa scuola, mentre Renesmèe l’avrebbe frequentata come  studentessa. Renesmèe naturalmente era mia figlia. Aveva quattordici anni ed era nata quando io avevo appena venti anni. Il padre chi era? Mio marito? No, sono felicemente single. Il padre di mia figlia non esiste, per me e per lei non esiste. Lui non sapeva di avere una figlia, e probabilmente non avergli detto niente su di lei è stato solo un beneficio fatto a me stessa. Ero fidanzata con lui, al liceo, da quattro anni, quando un giorno lo trovai dormire con a dosso solo i boxer e al suo fianco una bionda ossigenata nuda. Da quel giorno non gli rivolsi più la parola, nonostante lui continuasse a ripetermi che non era come sembrava, ma come poteva essere altrimenti? Dopo dieci giorno facemmo gli esami di maturità e io mi trasferii senza né salutare lui, né la mia migliore amica, nonché sua sorella. Del resto della sua famiglia non mi era interessato più di tanto, mi aveva sempre odiato ed erano sempre stati contro la nostra relazione, proprio come mio padre e mia madre. Dopo tre mesi dalla mia partenza, ebbi un mancamento e quando mi risvegliai in ospedale mi diedero la lieta notizia di aspettare un bambino. Inizialmente i miei genitori non accettarono la mia scelta di tenere il bambino, ma in fondo io amavo Edward e tenere qualcosa di lui mi rendeva completa. Così accettarono la mia scelta e mi aiutarono, ma io ero decisa a continuare l’università, almeno fino a quando le mie condizioni si poterono dichiarare instabili. Continuai a vivere nell’alloggio dell’università: ogni mattina portavo Renesmèe al nido e poi andavo a scuola e i miei genitori, ogni mese, mi aiutavano inviandomi dei soldi per l’alloggio, la scuola e le pappe della bambina. Ed ora eccomi qui, lei è cresciuta, anche io che ormai ho trentaquattro anni, lei inizia il liceo e io come sua professore. Infatti a causa di sovrabbondanza di posti lavorativi, non avevano potuto attenersi alle regole scolastiche, in cui la madre non poteva fare da insegnante alla figlia, e così dopo avermi fatto giurare “solennemente ” di non accettare preferenze, avevo ottenuto il posto di lavoro.
Scesi dalla macchina, dopo averla parcheggiata. Presi la borsa e mi avviai all’entrata. Mi girai per guardare se ci fosse qualcuno  e notai solo il riflesso di me stessa nelle grandi vetrate dell’aula magna. Risi, pensando alla maniaca ossessione di Alice, la mia ex migliore amica, riguardo l’abbigliamento. Ai tempi del liceo indossavo solo jeans e magliette o maglioncini, cioè tutto ciò che era tabù per lei. Mentre adesso, soprattutto dopo essere diventata madre, avevo del tutto cambiato look. Certo, non avevo abbandonato i miei jeans e i miei maglioncini, ma erano tutti capi più delicati e fini. Ma nelle occasioni più importanti, come il primo giorno di scuola, cercavo di mantenere uno stile fine che potesse indicare la mio importanza in quell’ambito. Infatti, quel giorno avevo indossato un pantalone classico nero e una camicia bianca da sopra, piegata elegantemente alle maniche fino al gomito, con dei bottoncini di madre perla. Le scarpe a decolté nero e una giacca nera, parte del completo del pantalone, quando uscivo e anche adesso che stavo entrando. Come sempre una maxi borsa nera, in cui avevo tutto il necessario compreso alcuni libri guida di letteratura. Distolsi lo sguardo dal mio riflesso e continuai a cammina fino a quando non entrai all’interno dell’edificio. Il primo giorno di scuola si poteva sempre notare in qualsiasi scuola. C’era caos da per tutto, professori e alunni che si salutavano, chiedendosi come stessero e come avessero trascorso le vacanze estive. Poi c’era quell’aria di pulito nelle aule, che era rara in ogni scuola, le lavagne perfettamente pulite, i muri dipinti per cancellare le vecchie scritte degli alunni, i banchi puliti e disfatti dalle omonime scritte, i cestini vuoti, i registri bianchi senza nemmeno una macchia di inchiostro o un nome scritto e tutti di buon umore; infatti l’unica volta che alunni e professori erano di buon umore e felici di ritrovarsi in questo luogo era il primo giorno, perché non si sarebbe fatto nulla di particolare oltre alle conoscenze e all’orientamento generale delle attività che saranno svolte nel corso dell’anno scolastico.
M’incamminai verso la segreteria dove appunto trovai gli addetti a quello che cercavo.
<< Buongiorno. Sono Isabella Swan >> dichiarai sorridendo appena alla segretaria che si trovava dietro al bancone di vetro.
<< Oh, buongiorno. Lei è la nuova insegnante, giusto? >> mi chiese forse sorpresa di trovarmi già lì. Annuii.
<< Benvenuta. Prego, firmi qui. Questo è il foglio su cui dovrà firmare ogni giorno per la presenza >> annuii di nuovo prendendo la penna che mi porse e firmando.
<< Bene, le faccio fare il giro dell’istituto per indicarle le aule >> mi annunciò alzandosi dalla sedia.
<< oh è gentilissima, ma non credo ce ne sia bisogno. Sono stata alunna in questo istituto e se non ci sono state ristrutturazioni e cambiamenti, so precisamente dove trovare ciò che mi occorre, la ricordo benissimo >> e come dimenticarla.. Era lì che la mia vita aveva preso un senso, ed era lì che la mia vita era radicalmente cambiata..
<< Perfetto! La scuola non è stata ristrutturata, quindi.. >> mi informò lieta.
<< perfetto! Quali sono gli orari? >> chiesi. Mi porse un foglio e notai che tra dieci minuti sarebbe iniziata la prima ora, in una terza. Fantastico! << Grazie >>
<< si figuri! Buona giornata e buon inizio >> mi augurò gentilmente.
<< Grazie. Buona giornata anche a lei >> e sorridendole mi diressi al piano superiore. Andai prima in bagno per controllare che fosse tutto a posto e dopo aver asciugato le mani, sentii la campanella suonare e scappai in classe per accogliere i miei nuovi alunni. Girovagai per i corridoi fino a quando, vicino alla porta di una classe, notai il cartello che indicava che classe fosse. Entrai, notando già molti alunni.
<< Buongiorno >> quasi urlai per farmi sentire e ci riuscii. Tutti si girarono per guardarmi, sorridendo ma anche scocciati e in coro mi salutarono con un buongiorno. Poi si sedettero ai loro posti e continuarono a chiacchierare fino a quando non mi presentai.
<< Sono Isabella Swan, la nuova professoressa di letteratura>>.

   
 
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