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Autore: nefert70    25/02/2011    2 recensioni
Il racconto della vita di Anna d'Este, duchessa di Guisa e di Nemours, che ha ispirato il personaggio della principessa di Cleves di M.me de La Fayette.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789)
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- Questa storia fa parte della serie 'Anna'
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Già dal 1591 Enrico IV aveva ripreso i contatti con Margherita di Valois per predisporre l’annullamento del loro matrimonio da cui non erano nati figli. Margherita viste le generose ricompense lo aveva accordato ma prima di accettare fece andare avanti le trattative per sei anni, fino alla morte di Gabrielle d’Estress, amante di re Enrico.
Dopo la morte per parto di Gabrielle il papa Clemente VIII annullò il matrimonio.
Nel contempo i ministri stavano già accordandosi con la casa de Medici per far sposare Enrico con Maria la cui dote avrebbe estinto l’enorme debito che Enrico aveva contratto con i banchieri fiorentini.
I problemi arrivarono dalla nuova amante del re, Henriette d’Entragues che si era fatta firmare una promessa scritta di matrimonio nel caso in cui gli avesse generato un figlio maschio, nacque invece una bimba prematura e già morta nel ventre materno.
Henriette non diventò regina e si dovette accontentare del titolo di marchesa di Verneuil dal nome del castello che mio marito Giacomo aveva costruito e che io avevo venduto al re.
Enrico sposò Maria de Medici per procura e la principessa era attesa in Francia per la fine dell’anno 1600.
Ad inizio di ottobre 1600 venni convocata dal re, ormai non frequentavo molto la corte tranne che per rare e importanti occasioni, indossai uno dei miei nuovi abiti con l’alta gorgiera di pizzo inamidato e mi presentai nel suo studiolo.
Appena introdotta mi inchinai, in realtà feci un inchino appena accennato perché ormai i miei movimenti erano molto impediti. Re Enrico mi venne immediatamente incontro e mi accompagnò alle poltrone poste di fronte al camino acceso.
“Accomodatevi cara cugina, ho da chiedervi un favore” cominciò il re.
“In cosa può esservi utile un’anziana suddita come me?” domandai abbastanza incuriosita.
“Sapete che tra pochi giorni mi sposerò per procura con la principessa Maria de Medici e che la mia sposa è attesa per i primi di dicembre a Lione ma arriverà a Marsiglia già ai primi di novembre, vorrei che foste voi ad accoglierla e farla ambientare agli usi della corte Francese. Chi meglio di voi potrebbe? Voi avete fatto lo stesso percorso molti anni fa’ quindi sicuramente ricorderete le paure che comporta un così radicale cambiamento.” disse il re.
“Maestà per me sarà un onore aiutare la vostra regina in questo delicato momento” risposi inchinando leggermente il capo.
“Veramente devo chiedervi anche un altro favore” incalzò il re.
Ora sì che ero curiosa, cos’altro doveva chiedermi? “Vi ascolto maestà”
Enrico riprese un po’ titubante “Ebbene, vi devo chiedere di parlare alla regina di M.lle D’Entragues e di fargliela accettare”.
Rimasi senza parole come potevo far accettare ad una giovane sposa l’amante del marito? Ricordavo molto bene il dolore provato quando seppi di M.lle de Piennes.
“Maestà non ci sono parole per far accettare ad una sposa l’amante del marito” confessai senza indugi.
“Lo so, ma vi prego fate il possibile” concluse e si alzò dalla poltrona porgendomi la mano, il colloquio era terminato.
Me ne andai con un pensiero fisso, come avrei fatto?
Raggiunsi Marsiglia per la festa di Ogni Santi, la nuova regina giunse il 3 novembre, la città la accolse con archi fioriti e numerosi festeggiamenti, tutti i grandi del regno erano convenuti per riceverla.
Maria de Medici aveva venticinque anni ed era una bella donna, alta con un bel fisico un po’ paffuto, ma la cosa più bella erano gli occhi vivaci e la pelle bianchissima.
Pochi giorni dopo partimmo alla volta di Lione ma lungo il tragitto ci fermammo prima ad Aix, ad Avignone ed infine a Roussillon.
L’arrivo sul suolo francese non fu dei migliori per la nostra nuova regina, quando arrivammo al castello di Tournon il cielo era grigio e il vento soffiava così forte che neppure tutti i camini accesi la poterono scaldare.
Durante il viaggio per farla ambientare le raccontai del mio viaggio e della corte che trovai al mio arrivo. Parlai di re Enrico II, di Caterina de Medici, di Francesco II e Maria Stuart. La regina era molto curiosa e mi faceva mille domande come quando mi chiese come la sua lontana cugina Caterina avesse potuto sopportare Diana de Poitiers.
Eccoci giunti al momento cruciale, come avrei fatto a spiegare alla regina la situazione di Caterina e Diana e la sua e quella di Henriette.
“Maestà, immagino che anche alla corte medicea di Firenze il duca abbia delle amanti, qui in Francia purtroppo hanno un potere maggiore, questo lo riconosco. Ma considerate che sono pur sempre solo delle amanti. La regina è la sola legittima consorte.” Forse dissi e non dissi, ma Maria era intelligente e subito si irrigidì e commentò “Volete farmi capire che mio marito ha un’amante ufficiale?”
Cosa potevo dirle, mentire? No era meglio dirle la verità “Si maestà, come voi immagino sappiate il re è stato legato per molto tempo a Gabrielle d’Estress che gli ha dato diversi figli. Ora è legato a M.lle d’Entragues. So’ che non è facile da accettare ma dovrete esser superiore”.
“Mai” rispose la regina “Mai vorrò incontrare la puttana di mio marito. Sia chiaro duchessa, non me la portate mai davanti”.  Ero appena stata nominata sovrintendente di camera della regina e già perdevo il posto.
Mi ero accorta che fra le sue dame c’è ne era una a cui Maria era particolarmente affezionata, Leonora Galigai, la quale era presente alla nostra conversazione su M.lle d’Entraguess, le chiesi aiuto.
Una sera la incontrai nel corridoio fuori le stanze della regina e la fermai “Mademoiselle Leonora, ho da chiedervi un favore”.
“Ditemi” io mi ero rivolta a lei in francese ma lei mi rispose in italiano, continuai in italiano anche io “Ho notato il forte legame che la regina Maria ha con voi, ho da chiedervi di intercedere affinché accetti l’amante del re. Vi prego, voi sicuramente troverete le parole per farle avere un atteggiamento più morbido. Ve lo chiedo in nome del re”
“Farò tutto il possibile, ve lo prometto” poi ci salutammo ed ognuna riprese la sua strada.
Raggiungemmo Lione il 2 dicembre in una giornata terribilmente nebbiosa.
I lionesi però tripudiarono alla loro regina una così sontuosa e calorosa accoglienza, le strade erano tutte tappezzate di archi fioriti, da far dimenticare la nebbiosa giornata.
Il re era atteso per il 10 dicembre, ci sistemammo e aspettammo.
Era atteso per il giorno dopo ma la sera del 9 dicembre  c’è lo trovammo di fronte all’ora di cena.
Il re trovando la regina a cena con il piccolo duca di Vendome si rivolse a me e disse “Duchessa vi prego di intercedere presso la regina perché mi faccia dormire nel suo letto questa notte”.
Io sgranai gli occhi “Maestà è un po’ inusuale come procedura”.
“Lo so, ma dove volete che dorma questa notte?” concluse il re.
Quando la regina si ritirò nelle sue stanze io mi feci annunciare e gli dissi “Maestà, il re è qui  e poiché non ha portato con se il suo letto chiede se voi potreste ospitarlo nel vostro?” trattenni il respiro ed aspettai la risposta.
Maria si irrigidì e la sua pelle sbiancò ulteriormente, poi dopo un momento di silenzio mi rispose “Sono giunta in Francia per compiacere ed ubbidire al re. Il mio letto sarà il suo”.
Il 17 dicembre giunse il legato del pontefice e le nozze religiose vennero celebrate.
Il re partì alla volta di Parigi il giorno dopo, lasciando che la regina e la sua corte lo raggiungessero con più calma. Ci volle quasi un mese per raggiungere Parigi.
Appena giungemmo a Parigi la regina si accorse di essere incinta.
Il 27 settembre 1601, la regina dette alla luce un figlio maschio.
Ero presente al parto e furono le mie braccia che accolsero il piccolo principe dopo che la levatrice ebbe tagliato il cordone ombelicale.
Ero così felice, finalmente la Francia aveva il suo erede legittimo.
Lo mostrai alla regina orgogliosa e stanca “Maestà è un bellissimo e sanissimo maschio. Finalmente la Francia ha il suo delfino”.
La regina mi sorrise “Mostratelo a suo padre”. Così feci, nonostante non fosse il primo figlio di Enrico IV, lo vidi emozionarsi ed una piccola lacrima scese sulla sua guancia.
“Mio figlio, Luigi” disse il re alzando il bambino e mostrandolo alla corte.
Questo fu il mio ultimo atto a corte.
Dopo la morte di mio fratello Alfonso e di mia sorella Lucrezia contesi i possessi francesi degli estensi al nuovo duca Cesare e agli Aldovrandini.
Il tribunale della sacra rota però mi negò i diritti sulle proprietà italiane ma il parlamento di Parigi mi assegnò le proprietà francesi portate in dote da mia madre, nonché i crediti ancora esigibili dalla corone francese.
Nel gennaio 1603 tramite il nunzio a Parigi feci comunicare le mie proposte: avrei conservato solo il ducato Chartres, già di proprietà di mia madre, e metà dei crediti francesi se Cesare d’Este avesse concesso la figlia Giulia in sposa a mio figlio Enrico di Nemours. Chiedevo come dote 200.000 scudi più 71.000 come risarcimento per i beni a cui avrei rinunciato. Cesare d’Este replicò che non voleva pagare più di 150.000 scudi di dote. Mi dissi disposta a rinunciare al risarcimento ma non alla dote. Nonostante tutta la mia buona volontà a giugno le trattative naufragarono, ormai stavo perdendo la mia risolutezza.
Questi ultimi anni li ho trascorsi ritirata nel mio palazzo de Nemous a Parigi in ansia per la situazione finanziaria dei miei figli e nipoti.
Non credevo che avrei rivisto la primavera e invece è già maggio e dalla mia finestra sento gli uccellini cinguettare e vedo sbocciare i primi fiori.
Purtroppo non posso più camminare nel mio bel giardino ma Anne, la mia cara Anne, tutti i giorni mi porta dei fiori freschi e li appoggia qui sullo scrittoio, oggi sono dei teneri mughetti.
 
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Questa era l’ultima frase scritta dalla duchessa, Anne si asciugò le lacrime e guardò il vaso contenete i mughetti ormai appassiti, richiuse il diario, avrebbe voluto prenderlo ma non poteva, lo sapeva, ma era contenta di averlo letto, poi con il dolore nel cuore lo ripose dove lo aveva trovato.
Anne si alzò e prendendo il vaso con i mughetti uscì dalla stanza.
 

Parigi, Chiesa degli Agostiniani – 18 maggio 1607 ore 22:00

Il duca di Nemours con accanto il duca di Mayenne portava in una lenta processione una teca d’argento contente le viscere di sua madre.
La chiesa era gremita, alla celebrazione aveva partecipato tutta la nobiltà parigina oltre al re e alla regina.
Nemours consegnò lo scrigno al fratello che lo pose all’interno del piccolo nicchia scavata nel muro.
Monsignor Bertrand benedisse ancora una volta la teca e poi la pietra di copertura fu rimessa al suo posto.
Al centro della navata, attorniata dai ceri funebri, c’era la doppia bara, posata sopra una teca in argento contenete il cuore della duchessa.
Come espressamente richiesto dalla duchessa l’indomani mattina la bara avrebbe preso la strada per Annecy dove sarebbe stata tumulata accanto al suo secondo marito Giacomo di Nemours. La teca, invece, avrebbe preso la strada per Joinville dove sarebbe stata deposta accanto al suo primo marito Francesco di Guisa.

 
FINE
 
BIBLIOGRAFIA
- V. Poizat, La véritable princesse de Clèves, Paris 1920
- A. Fraser, Maria Stuart. La tragedia di una regina , Milano 1996
- J. Orieux, Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia , Milano 2007
- C.Coester, Schön wie Venus, mutig wie Mars. Anna d’Este, Herzogin von Guise und von Nemours (1531–1607), Monaco 2007
- M. Sanfilippo,  articolo Este, Anna d’, in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 43, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1993, pp. 315–320.
 
 
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Siamo giunti alla fine della mia storia, ringrazio tutte le persone che l’hanno voluta leggere e seguire.
Un particolare ringraziamento a Diana924, Dreaming_Archer e GendarmiaNY che l’hanno recensita.
Nefert70 

  
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