Libri > Le Cronache di Narnia
Ricorda la storia  |      
Autore: _ L a l a    25/02/2011    9 recensioni
"Oh, il giudice ha pronunciato la sentenza!" Gracchia felice la Voce. "Ma non si è sentita bene. Non c’era abbastanza convinzione. Signor Giudice, come giudica l’imputata?"
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edmund Pevensie, Lucy Pevensie, Peter Pevensie, Susan Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Guilty 

C’è una sedia in mezzo alla stanza, illuminata da un potente  fascio di luce bianca e accecante.

C’è una ragazza, seduta compostamente sulla sedia; ha gli occhi azzurri e il viso bianco - così bianco da sembrare porcellana – incorniciato dai lunghi e morbidi capelli scuri.

La Ragazza di Porcellana tiene lo sguardo fisso di fronte a sé, anche se non c’è nulla da vedere può vedere nulla oltre al buio quasi soffocante che le sta intorno, rimanendo però fuori dai confini che la luce segna intorno alla seggiola.

Dietro di lei, nascoste dall’ombra, tre sedie occupate. Non si vedono distintamente i volti degli occupanti (lei non li vedrebbe comunque: dà loro le spalle. Anche se, in realtà, non ha bisogno di vederli per sapere chi sono) ma, illuminate appena, si scorgono tre paia di gambe; le prime sulla destra appartengono sicuramente ad una ragazzina e dondolano in continuazione, la calzamaglia bianca ricamata a fiori che quasi brilla nel buio.

C’è uno sbuffo soffocato e il rumore di un piede che batte nervosamente per terra.

“Allora?” domanda una voce maschile, con il tono di chi non accetta scuse. “Non hai niente da dirci?”

La Ragazza di Porcellana scuote il capo, smuovendolo appena e senza distogliere lo sguardo dal buio.

“Davvero?” domanda triste la Ragazzina con la Calzamaglia Bianca, e la Ragazza di Porcellana può quasi vederla mentre inclina il capo e piega le labbra in una smorfia sofferente.

Quasi.

Perché la Ragazza di Porcellana è voltata dall’altra parte, e quindi non la vede.

Annuisce però in risposta, guadagnandosi un altro sbuffo stizzito dal ragazzo che ha parlato prima.

Anche qui, la Ragazza può quasi vederlo, mentre strizza gli occhi blu con fare irritato, perché l’ha visto un milione di volte compiere quel gesto.

Poi sente una sedia che cigola, quando il Ragazzo dagli Occhi Blu la sposta e si alza, con l’intenzione di raggiungerla all’interno del cerchio di luce. E sta realmente per attraversare il confine, ma qualcosa qualcuno lo ferma.

Mi spiace informarla che non può attraversare quella linea, Maestà.

Lo informa con tono garbato, anche se con una punta di presunzione.

“Come no?!” sbotta il Ragazzo, e con un gesto indispettito si tira indietro i capelli che, la Ragazza lo sa, sono biondi.

“ Ha ragione” interviene l’altro ragazzo, che sembra aver intenzione di rimanere nascosto nell’ombra. “noi siamo qui e lei è lì. Non puoi oltrepassare il limite stabilito” conclude con tono ragionevole.

“ED!” esclama il Ragazzo con tono stupito e arrabbiato, forse perché non è abituato a farsi dare ordini o forse perché si era aspettato un appoggio, e l’altro lo liquida con una scrollata di spalle.

Poi scende il silenzio nella sala – che sala? Qui non c’è niente, a parte quattro sedie, un fascio di luce e una voce apparsa dal nulla -.

“ Piuttosto” ricomincia Ed. “Tu chi sei?” chiede, rivolto alla Voce.

Io sono, ovviamente, l’Avvocato dell’Accusa.

“Ma.. non stiamo accusando nessuno!” s’intromette la Ragazzina con la Calzamaglia Bianca.

Perché, questo non è un processo?

“Certo che no!” quasi urla, il Ragazzo dagli Occhi Blu “questa è una riunione di famiglia!”

“E lei può essere chi le pare, ma non è stato invitato” aggiunge con astio.

La Ragazza sente Ed che sospira esasperato.

Oh. A me sembra tanto un processo. E un Avvocato dell’Accusa dev’essere sempre in prima linea, ad un processo.

“E, sentiamo” s’informa Ed, in tono pratico “ chi staremmo processando?”

Ma è ovvio! Chioccia la Voce. La signorina Susan Pevensie!

Susan stringe i bordi della gonna che ha indosso, e trattiene il fiato. In qualche modo se lo aspettava, ma..

“E di cosa sarebbe accusata?” domanda quasi stupita la Ragazzina, smettendo di far dondolare le gambe.

Che domande, Vostra Maestà! Continua la Voce, con tono di allegro e finto rimprovero. Di Alto Tradimento alla Corte dell’Imperatore d’Oltremare!

“Ma che diavolo stai dicendo?” esclama il Ragazzo, esasperato. “Lei non ha tradito proprio nessuno!”

Ah, no? E, ditemi, perché ora voi siete lì, nel Regno delle Ombre, e lei no?

Un silenzio teso dilaga per la stanza, mentre Susan butta lentamente fuori il respiro che prima ha trattenuto. È giusto. È giusto che la processino per tradimento. Infondo, è quello che ha fatto.

Non sapete rispondere, Vostre Altezze Reali? Eppure dovreste saperlo che Vostra sorella ha smesso di credere a Narnia.

“ Non.è.colpa.sua.” sibila il Ragazzo, stringendo gli occhi in due fessure.

“Non solo, per lo meno.” Interviene la Ragazzina.

“Avremmo dovuto esserle più vicini” reincarna Ed, che lo sa bene cosa vuol dire tradire.”avremmo dovuto accorgerci subito che qualcosa non andava”

Si, può darsi. Ma ormai quel che è fatto è fatto e la signorina Susan ha tradito, che voi lo vogliate o no.

“Potrebbe rimediare!” scatta subito il Ragazzo. “dovete solo darle un’altra possibilità! A Edmund è stata data! Perché a Susan no?”

“Peter..” lo richiama sottovoce Ed che, per quanto possa ammettere di aver sbagliato, non ama sentirselo ripetere. Soprattutto se strillato in quel modo.

Hanno sempre trovato una soluzione a tutto, la troveranno anche a questo, no?

Oh, mio Re. La Dolce ha commesso un crimine molto più grave del Giusto.

Oh, si, anche Susan se ne rende conto.

Edmund ha tradito, è vero, ma molto prima che loro sapessero realmente cos’era Narnia. Molto prima di conoscere Aslan, di conoscere Caspian, Ripicì’, Briscola, Tumnus, i Castori. Aveva tradito la propria famiglia, ma non Narnia. Come poteva? Neanche la conosceva.

Lei, invece, aveva tradito la sua famiglia e Narnia. E quello, si, che era un crimine molto pesante.

Susan sospira impercettibilmente, le nocche delle mani che diventano livide tanto stringono forte il tessuto della gonna.

“Se ne vada” intima Peter, e Susan sente che sta trattenendo a stento l’ira. “Questo non è un processo”

Oh, si che lo è! Esclama la Voce. Altrimenti perché saremmo qui a discuterne? Ora bisogna solo emettere la condanna!

“Lei non condannerà proprio nessuno” ringhia Peter, ma prima che lui possa fare qualsiasi cosa la Ragazzina si alza e lo trattiene per un braccio.

“Certo che no, Peter. Un processo non è valido se non c’è un giudice ed io, qui, non ne vedo nessuno”

Anche Edmund si alza e si mette al fianco del fratello.

“Lucy ha ragione, Peter. Non può emettere alcuna sentenza, se è solo un avvocato”

Peter tira un immenso sospiro di sollievo.

Lucy sorride vittoriosa, facendo un passo in avanti, verso Susan, che ancora dà loro le spalle. In tutto questo tempo, non si è girata nemmeno una volta.  

Tende una mano, ma non supera la linea di luce.

“Forza, Sue. Andiamo a casa” dice con un sorriso dolce.

Susan non si muove, non si alza, perché sa che è maledettamente sbagliato, ingiusto.

Non può alzarsi, non può andare a casa come se nulla fosse successo.

Il miglior giudice per i nostri peccati siamo noi. Chioccia nuovamente la Voce.

Si guardano intorno tutti e tre, timorosi, perché quel maledetto non ha ancora avuto il fegato di mostrarsi! E, oh, se Peter lo prende, proprio non sa da dove cominciare a fargli male non sanno da dove proviene la Voce, perché rimbalza nel buio come una pallina e sembra non avere un luogo d’inizio e fine.

Il miglior giudice dei nostri peccati siamo noi, miei Sovrani. Quindi, io penso che tra noi un giudice ci sia.

“Come?” mormora Lucy, e Peter si guarda intorno spaesato.

“Dove?” sussurra arrabbiato. Prima di giudicare sua sorella deve vedersela con lui e con l’intero esercito narniano!

Solo Edmund fissa Susan, sembra quasi voler intuire i suoi pensieri.

Perché lui, si, l’ha capito il senso di quella frase. E sa che anche Susan l’ha capito.

“Sue, tu non..” inizia con un fil di voce, ma viene interrotto.

“Colpevole” è un’unica parola, quella che rimbomba nel silenzio che quel buio sembra amplificare. È stata appena sussurrata, ma l’hanno perfettamente udita tutti quanti ed ora fissano Susan sbigottiti.

Oh, il giudice ha pronunciato la sentenza! Gracchia felice la Voce. Ma non si è sentita bene. Non c’era abbastanza convinzione. Signor Giudice, come giudica l’imputata?

“No, Susan!”

“Colpevole” questa volta Susan si alza, ha le mani che tremano. “Colpevole” ripete, e china il capo, per evitare di mostrare quelle lacrime tanto scomode ai propri fratelli.

Lentamente, la stanza che non c’è mai stata. Ma se non è mai esistita, ora loro dove si trovano?  inizia a sparire.

Peter è sbalordito, senza parole.

Lucy comincia a singhiozzare, e s’aggrappa ad Edmund, che la stringe in un abbraccio mentre continua a tenere lo sguardo puntato su di lei.

“che avresti fatto, tu, Ed?” sussurra Susan, voltandosi lentamente verso di loro e ricambiando lo sguardo del fratello più piccolo.  Non incrocia quello stupito di Peter, né quello appannato di lacrime di Lucy. Guarda Edmund, perché lui è il Giusto, perché lui sa sempre cosa fare in qualsiasi situazione.

E Edmund sospira, scuote il capo rassegnato, perché anche lui avrebbe fatto la stessa cosa. Forse, più che altro, per rimanere coerente con sé stesso. Non si può essere Giusti se non si sa giudicare sé stessi. Ma è diverso, perché Susan non è lui. Susan avrebbe potuto scegliere.  

La luce si spegne di colpo, Lucy sobbalza.

“Perché siete venuti?” domanda Susan, con tono sommesso, prima che la Voce riprenda a parlare.

Peter prende fiato, scruta il buio alla ricerca di un indizio che possa indicargli la posizione della sorella ma a malapena scorge Edmund e Lucy che sono al suo fianco, come potrebbe vedere lei? .

“Per dirti che ti vogliamo bene” soffia, e le spalle di Lucy vengono scosse da singhiozzi più forti.

Edmund tossicchia. Non gli sono mai piaciute questo tipo di effusioni l’amore lo si dimostra con i fatti, non con le parole ma per una volta tanto concorda in pieno con il fratello maggiore.

La condanna è emessa: l’imputata Susan Pevensie è condannata a vivere nel mondo degli uomini fino alla fine dei suoi giorni. Se, in questo periodo, l’imputata dimostrerà di essersi redenta, le sarà possibile accedere al regno di Aslan, ma solo dopo la morte. La seduta è tolta.

“Anch’io”

 

 

Guilty. END.

For now.

 

 

 

 

 

 

Sisi, lo so. * alza le mani in segno di resa *

Non dovrei scrivere altro, quando il file di Word de “L’Alfabeto di Narnia” pubblicità occultaaaa*_*  mi fissa in malo modo perché non ho ancora scritto niente sulla “Y” (ma l’idea ce l’ho già, quindi don’t worry! Basterà che mi tiri su le maniche e inizi a riordinare i pensieri xD) ma, che ci posso fare io? (tanto ù.ù ndEd) (zitto tu, nessuno ti ha chiesto niente è.é ndMe)

E poi, inizialmente, questa shot doveva essere una nonsense. Non una shot su Narnia, ma una Nonsense. (e questo spiega i nomi all’inizio, come la Ragazza di Porcellana, che però ho tenuto perché mi piacevano. Edmund è l’unico a non averlo perché è l’ultimo che ho inserito. E perché non sapevo che cosa inventarmi. Oh, insomma, è la mia shot, potrò farci quello che mi pare? è.è)  Non che questa cosa abbia senso, oh no. Cioè, si. Un po’ di senso ce l’ha, e chi ha letto l’ultimo libro ci può arrivare, ma non ha un preciso momento in cui si svolge. È fatta così, campata per aria. Quindi penso di poterla definire una quasi-nonsense.

Per un attimo ho avuto il serio dubbio che potesse essere considerata AU. Ma credo (e la mia socia concorda con me) che per essere un AU loro dovrebbero non conoscersi o, come minimo, non essere fratelli. In più, che AU è, se cito Oltremare? Quindi, beh, per stavolta niente AU. Ma sappiate che adesso ho tanta voglia di scrivere un AU su di loro, e quindi lo farò non importa quanto tempo ci metto. (si, importa ndEd) (shut uppati è.é ndMe)

Forse dovrei tenerla per quei periodi in cui non ho un minimo d’ispirazione e postarla in quel caso lì. Ma visto che mi piace troppo (perché si, stranamente mi piace) la posto ora, e quando non avrò ispirazione me la caverò in un altro modo. Spero.

Ah, per chi se lo chieda, Guilty è inglese, e vuol dire colpevole. Ho avuto la tentazione di farlo pronunciare in inglese da Susan – l’inglese fa sempre più scena dell’italiano, soprattutto in momenti di tensione – ma poi ho cambiato idea.

Pace amen.

Fuggo a disegnare cerchietti in un angolino e forse, forse, a studiare inglese.

O forse dovrei darmi da fare con la “Y”?

Bah.

Ci si sente al più presto :D

See ya! <3

_ L a l a

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: _ L a l a