Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: __Di    25/02/2011    6 recensioni
COSA?! Vale a dire che devo stare qui QUATTRO ORE?! «Ah. Bene!». Kurogane stava cominciando a rimpiangere di essersi alzato quella mattina.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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BEFORE THE WORST CAPITOLO3

Room Match

 

 

 

 

 

Kurogane varcò la soglia del minuscolo bilocale nel quale abitava a due anni, più tardi del previsto quella sera.
Si era dovuto sorbire quei tre mocciosi più del dovuto, perché Touya e Yukito, che si erano presentati uno strafottente come al solito l'altro con un imbarazzante sorriso sornione, erano arrivati con più di un'ora di ritardo. Ovviamente quei due avevano cercato di scusarsi in qualche modo, ma pareva che ogni frase, che si completavano a vicenda, lasciasse il tempo che trovava. Roba che davvero bastava dire "Non partiva la macchina" o "C'era traffico", ma loro avevano cercato in tutti i modi di arrampicarsi sugli specchi con successo a dir poco scarso.
Per cui gli era toccata un'ora in più di strazio—emh, visita in quella stramaledetta galleria d'arte. Per lo meno non aveva incontrato ancora quel tipo strano.
In fine, per aggiungere un carico da novanta alla sua giornatina, si era trovato un cumulo di scatoloni vuoti davanti alla porta con in allegato un mucchio di riviste e giornali vecchi, per non parlare poi del bigliettino che gli aveva lasciato la moglie del padrone di casa, che gli intimava di usare quella roba per imballare la sua di roba entro la fine della settimana.
Sfinito, dopo aver trasportato le diciannove scatole in casa, anche se gliene sarebbero bastate e avanzate quattro, si lasciò cadere sul letto praticamente subito dopo essersi spogliato.


Fay era tornato a casa in anticipo tremendo. Tanto che per un bel po' s'era ritrovato a osservare la porta laccata in bianco della sua casa senza nemmeno infilare le chiavi nella toppa. Aveva firmato una montagna di autografi mentre raggiungeva il KFC di fronte alla galleria, per prendere qualcosa per cena.
La confezione di pollo fritto che aveva comperato era enorme, troppa per una persona, ma visto che plausibilmente sarebbe avanzata, aveva risolto il problema cibo per l'intero weekend!
Con tra le mani quel cilindro sghembo, entrò in quella casa ancora troppo intonsa e ordinata per definirsi tale.
Poggiò il suo pollo fritto sul pavimento del soggiorno insieme alla confezione da sei birre che teneva in equilibrio con due dita, si spogliò nell'antibagno e si infilò il pigiama che aveva mollato lì quella mattina.
Tornò in soggiorno dopo aver tirato fuori un dvd squallido di quelli dalla trama banale, incentrato quasi completamente su una donna insoddisfatta e facilmente abbindolabile che si innamora del primo che capita, rigorosamente e stupidamente a lieto fine. Altro che film francese! Una classica americanata! Non era tipo da lamentarsi di questa o quella tipologia di film, ma nemmeno impazziva di gioia all‘idea di passare un‘altra serata in solitudine a guardare delle quarantenni accapigliarsi per un compagno. Era solo che gli facevano compagnia, e qualunque cosa, anche la più squallida, fondamentalmente per novanta o centoventi minuti lo faceva allontanare dai suoi pensieri.
Appena sullo schermo del pc, visto che ancora doveva collegare la scart del lettore dvd al televisore, apparve il titolo del film, ma prima ancora che si concludesse la panoramica sulla città di Los Angeles, aveva aperto una pagina web di annunci per gli affitti e senza nemmeno pensare digitò la via e una breve descrizione della stanza che metteva a disposizione di chiunque fosse interessato.
Era una camera da letto molto spaziosa con un bagno tutto suo, un balcone e una bella rete matrimoniale, un armadio a ponte su misura e una libreria con lo spazio necessario, al centro, per un televisore. L'unico inconveniente, ci tenne a precisarlo, era che la cucina era in comune con lui e pertanto l'eventuale inquilino avrebbe trovato spesso e volentieri in giro per casa anche lui. Tutto sommato, però, quella casa era talmente grande che poteva anche non vedere mai il suo o la sua convivente. A coronare la presentazione, caricò un paio di foto della stanza, mentre trangugiava, tra un sorso e l'altro di birra, due alette di pollo. Segnalò la possibilità di utilizzare il garage, tanto era spazioso, e poi digitò il prezzo. Davvero irrisorio per essere un affitto, tanto da far sembrare che stesse scherzando. Cinquemila yen alla settimana. Vale a dire, in termini pratici, meno di quanto non si paghino dieci confezioni di pollo precotto del peggior discount del Giappone.
Sicuramente Yūko avrebbe avuto a che ridire su tale scelta, ma tanto la casa era la sua!
Una volta premuto invio, tornò a guardarsi quello squallido film, e probabilmente altri due o tre, fino a notte inoltrata.
A una cert'ora, intorno alle quattro del mattino, lasciò il suo bel posto a sedere lì in terra, e se ne andò a dormire.


Kurogane si svegliò di buon mattino, intorno alle cinque e trenta, affamato e con una certa impellenza fisiologica.
Mentre si scaldava un paio di fette di pane in padella, pensò che fosse bene cominciare ad imballare almeno una parte delle sue cose, anche se, fondamentalmente era davvero poca la roba che si era portato dalla casa dove viveva coi suoi genitori. Un paio di libri, una tazza rossa col manico nero sbeccata in due punti, e dei cimeli di famiglia che non avrebbe mai lasciato in quel posto ad ammuffire. Ed erano ancora meno le cose che aveva acquistato una volta trasferitosi lì, del tipo un paio di padelle, due scodelle e qualche coltello.
Trangugiò la sua colazione in fretta, ingoiando a forza il toast con due sorsate di caffé, per poi cominciare a sistemare la sua roba negli scatoloni.
Si infilò un paio di pantaloni di una tuta, che erano spuntati all'improvviso sotto al letto.
Abitava in quel posto da cinque anni, non aveva mai tardato a pagare quei sedicimila yen settimanali, era quello che qualunque padrone di casa avrebbe voluto in un suo appartamento, non si era mai lamentato nemmeno quando quel rimbambito gli staccava la corrente, e ora lo costringevano a lasciare quella casa!
Sicuramente avrebbe pure fatto la fame, non si trovavano più appartamenti in affitto a mille yen a settimana, soprattutto non troppo lontano da Nihonbashi1!
Sciacquò accuratamente la tazza e la asciugò prima di incartarla in due fogli di giornale.
Era da così tanto tempo che viveva da solo che ormai non faceva più caso a quanto sapone bisognasse versare per lavare quella tazza. All'inizio era stato un po' un problema, ne usava talmente tanto che certe volte gli sembrava di bere caffé macchiato al sapone, cosa peraltro non troppo salutare.
Abitava solo da così tanto tempo che ormai qualunque cosa mangiasse aveva sapore di pollo precotto scandente e pane tostato, anche quando nel piatto c'erano dei noodles istantanei o del ramen da asporto. Certo, ogni tanto, si ritrovava a cena a casa Amaterasu, e il più delle volte Tomoyo gli riempiva il piatto di strani alimenti e Kendappa se la rideva di gusto, trovando un certo gusto sadico nel metterlo nella situazione di debitore.
Mentre ringhiava contro una pagina di giornale che non accennava a staccarsi dalle graffette, vide la pubblicità di un sito di affitti on-line e lo ritagliò accuratamente prima di usare quel foglio di carta malconcio come imbottitura per la sua tazza.


Fay sbuffò un sospiro quando il suo stomaco si rivoltò al trillo del telefono che per un momento lo fece sobbalzare. Normalmente il telefono era l'ultima cosa che faceva collegare a casa sua. Ma Yūko, come al solito, aveva deciso di testa sua di attaccarlo, adducendo come scusa "Beh, se qualche modella che hai conosciuto volesse farsi ritrarre, dovresti essere sempre reperibile ".
Restò a letto, con la faccia sprofondata nel cuscino aspettando che quel suono impudente smettesse di tamburellare nelle sue orecchie.
Fay-san, Chii vuole rivederti, ma non sa che ore sono. Fay-san probabilmente avrà da fare, ma Chii sarà in Giappone presto ”.
Il pittore che era in lui sembrò risvegliarsi, ma evidentemente addosso a questa parte di lui si erano accanite le ire del suo io pelandrone, che si ricordava di esistere solo in determinate occasioni.
Fay aveva conosciuto Chii in un museo, faceva tipo la ragazza immagine e dispensava guide elettroniche ai visitatori.
Madre Natura -aveva commentato Shizuka con la sua solita espressione appena-sufficiente- era stata fin troppo indulgente con lei: era davvero molto bella, ma era assai palese che avesse dovuto toglierle qualcosa da qualche altra parte ed evidentemente si era accanita sul suo cervello, che pareva essersi frapposto tra le due parti di un'accanita lotta tra una noce e un martello, e si sa chi vince in questo genere di confronti.
Fay non era di questo avviso, o meglio aveva ammesso che la ragazza fosse davvero molto bella -anche se tutto sommato gli interessava poco- ma sicuramente era anche piuttosto intelligente, a modo suo. Le aveva anche domandato di fargli da modella per un paio di quadri, ed uno di questi, malgrado fosse pericolosamente squallido ai suoi occhi ipercritici, l'aveva acquistato un tizio dal nome strano, Hideki Motosuwa, implorando di fargli un enorme sconto, roba che se solo Yūko avesse saputo una cosa del genere, la mostra che ora si teneva a Mitaka sarebbe stata postuma.
Mentre si ricordava che praticamente quel tale, Hideki, gli aveva sì e no dato una somma in grado di coprire a malapena il prezzo dei colori, Fay si appisolò di nuovo.


Kurogane era arrivato ad infilare l'ultimo volume dell'enciclopedia nello scatolone e sentì il bisogno impellente di andare a fare una passeggiata, magari fino all'internet point per visitare quel sito web.
Si infilò le scarpe sulla porta ed afferrò la giacca e la sciarpa, recuperò le chiavi della moto e uscì di casa.
Scese in fretta le scale e raggiunse la sua motocicletta. Per quanto l'avesse presa usata, detestava fortemente doverla lasciare all'aperto, soprattutto perché un paio di volte l'aveva trovata tutta graffiata, una volta gli avevano pure staccato lo specchietto e se l'era ritrovato attaccato con lo scotch!
Si infilò il casco e montò in sella.
L'internet point vicino a casa sua era a una decina di miglia, certe volte si faceva a piedi quel tratto di strada, ma poteva trovare un appartamento quel giorno stesso. Pure una stanza andava bene, non è che avesse questi standard così alti, anche perché, semmai avesse avuto simili mire, di certo non sarebbe andato ad abitare in casa di Sayaka Okiura2. La prima volta che era entrato in quel bilocale -che di bi aveva proprio poco o niente- aveva sentito il soffitto gocciargli sulla testa e non si era affatto meravigliato di trovare due topi che somigliavano più che altro a delle enormi pantegane, mentre erano intenti ad accoppiarsi su una chiazza di quella che aveva tutta l'aria di essere muffa. Ovviamente con quello che spendeva di affitto il caro signor Okiura gli aveva almeno ripulito il pavimento dalla muffa e sistemato la perdita al piano di sopra, ma comunque non sperava di certo di trovare di meglio per sedicimila yen a settimana.
Si sedette in fondo all'internet cafè, ormai, da quando aveva dovuto disdire la connessione visto che il piano tariffario del suo numero di cellulare era inspiegabilmente lievitato all'improvviso, gli riservavano quel posto lì, in fondo, con le spalle al muro e vistosamente lontano dalla vetrina, soprattutto perché con l’alone di rabbia che si portava dietro normalmente poteva far accapponare la pelle a chiunque.
Cominciò a navigare per quel sito cercando un maledetto appartamento che costasse meno di centotrentamila yen al mese e più o meno un'ora e cinquecentottanta yen dopo trovò un qualcosa che definire bizzarro sarebbe stato un gran complimento. Un tizio, probabilmente folle, aveva messo un annuncio per l'affitto di una stanza di una metratura più che buona, fin qui nulla di strano, ma chiedeva in cambio solo cinquemila yen la settimana. Probabilmente aveva sbagliato a digitare la cifra, soprattutto perché non è che si trovasse in qualche sobborgo suburbano, ma nel bel mezzo di Shibuya! Però tanto valeva provare.
Si scrisse su un post-it il numero di telefono e l'indirizzo e recuperò la sua roba, se anche ci fosse stato un uno davanti a quel cinque, avrebbe avuto quattromila yen in più al mese e il tutto si sarebbe accumulato in modo da permettergli di acquistare anche qualche bottiglia di saké semidecente.


Fay venne svegliato dal campanello, sicuramente qualche forza cosmica cominciava ad avercela con lui, scivolò giù dal letto e raggiunse la porta di casa in pigiama.
Quando aprì la porta si ritrovò davanti l'espressione assonnata-ma-non-troppo di Dômeki.
«Yūko mi ha detto di dirti di attaccare il telefono, o per lo meno smettere di ignorarlo e poi devi passare in agenzia!» fece senza nemmeno salutarlo.
«Ma è mattina!» protestò Fay sfoderando la tipica espressione dei bambini piccoli appena svegli.
«Ma se è l'ora di pranzo!» brontolò.
Il pittore puntò i piedi. «Uffa ma è pure sabato!».
«Puoi passarci anche lunedì in agenzia, Yūko deve solo darti le tue percentuali sugli incassi della galleria e la vendita dei calendari... Dei gadjets...» cominciò ad elencare.
«Ho capito.» biascicò Fay sbadigliando. «Posso offrirti qualcosa, Shizuka-san?» fece ma poi si ricordò che il suo frigorifero piangeva miseria. «Probabilmente dovrei andare a fare la spesa prima».
«Ovviamente Yūko ti ha preceduto, mi ha dato una lista e sono anche passato a farti la spesa!» annuì il moro indicando le buste accanto alla porta. «Ovviamente tutto verrà detratto dalla tua busta paga».
E come ti sbagli! «E hai comperato qualche dolcetto?» domandò.
«No, però c'è della pappa d'avena, del tofu e un mucchio di alimenti biologici...» lo disse come se fosse un punto a favore.
«Oh che schifo!» sospirò Fay. «Per cui, conoscendo Yūko, mi troverò sì e no dieci yen nella busta paga... E poi perché dovrei mangiare pappa d'avena e frutta biologica?».
«Perché devi apparire sano e forte!» probabilmente anche Yūko lo diceva così.
«Appaio solamente denutrito, te lo dico io!» farfugliò.
«Se ti ricordassi di mangiare saresti meno magro!» replicò il moro recuperando le buste. «Forza, fammi strada che Yūko pretende che ti controlli quando metti in ordine il frigorifero...».
«Beh ma tu non mi hai comprato nemmeno un dolcetto! Mi toccherà vestirmi e fare da solo!» bofonchiò infilandosi nella sala da pranzo dove c’erano gli scatoloni e le valigie che ancora non aveva disfatto.
«Mh, posso fare qualcos'altro per te?» domandò Shizuka cominciando a invadere il frigorifero e la dispensa.
«Possibile che telefoni qualcuno per la stanza che ho messo in affitto... Tanto ci metterò poco, Shizuka-san...» mugugnò Fay mentre si cambiava in fretta e furia la biancheria con una mano, una volta tornato si sarebbe fatto una doccia, e con l’altra rovistava in una valigia di un viola inquietante in cerca di un paio di pantaloni o di una maglietta non troppo stropicciati.
«Hai messo in affitto una stanza senza parlarne con Yūko?» borbottò sconcertato il moro impelagato fino ai gomiti coi surgelati.
«Beh, lei mi ha detto una volta di cercarmi un coinquilino...» replicò Fay brandendo in mano una maglietta celeste che per un’assurda associazione di idee era anche accettabile accoppiare con un paio di pantaloni grigi, anche perché erano gli unici ridotti più o meno bene.
Dômeki mugugnò qualcosa che era molto simile ad un qualche insulto, ma poi sospirò «Oh, beh, come ti pare! Se qualcuno si presentasse qui?».
«Se è interessato gli dici di aspettarmi in soggiorno, tanto starò via per pochi minuti!» aggiunse infilandosi le scarpe e la giacca aprendo la porta.
«Ohi, se incontri dei giornalisti sii cordiale!» si raccomandò.
«Ma figurati se incontro dei giornalisti!» borbottò il biondo infilandosi il ridicolo cappello col pon pon che aveva dovuto accantonare il giorno prima.


Kurogane capì subito che doveva esserci un errore: primo quel quartiere era davvero troppo elegante, pure se si fosse trattato di uno sgabuzzino o di un sottoscala, quasi sicuramente avrebbe pagato decine di migliaia di yen per aver anche solo pensato che lì avrebbe trovato casa!
Secondo, la zona in cui era situata presumibilmente quella stanza era molto elegante. C'erano parchi e boutique di classe, perfino la strada aveva poche buche!
Arrivò in fondo alla via temendo di essere stato gabbato, eppure era proprio lì. Il numero 1-2-7 di Shoto, a Shibuya, era una bella villa molto grande ed elegante su due piani, circondata da un muretto di cemento laccato in bianco con degli inserti in ferro battuto, che si interrompeva, in prossimità del cancello, in due colonnine che culminavano con due lanterne per esterni. Già solo dall’esterno era intuibile che doveva avere un valore non inferiore a una cifra a otto zeri, tanto che pensò che non poteva mica presentarsi nello splendore dei suoi capelli scompigliati dal casco e nella sua meravigliosa tuta rossa e nera.
Ma si fece forza, accavallò la moto e si avviò verso il cancello.
Suonò una volta al citofono e gli aprirono senza nemmeno domandare chi fosse.
Attraversò curvo e a testa bassa il cortile raggiungendo in appena quattro passi la scala che conduceva alla porta di ingresso, non badando neppure un pochinino all’architettura del giardino.
C'era un tizio sulla porta che gli pareva d'aver già visto, ma non se ne curò più di tanto.
«Salve, è qui che affittate una stanza?» domandò.
«Il padrone di casa al momento non c'è, ma sarà qui a minuti, se ha tempo, potrebbe aspettarlo dentro.» mugugnò quello con un fare assonnato da dargli i nervi.
«D'accordo.» sospirò Kurogane prendendo a seguirlo all'interno.
Percorse il corridoio dalle pareti di un bianco agghiacciante, ogni tanto colorato da un quadro, fino ad arrivare al soggiorno. Quel tizio che non si era ancora presentato, lo fece accomodare su un divano ancora incartato nella pellicola del rivenditore e se ne andò senza neppure offrirgli da bere!
Nel complesso la casa che già da fuori appariva decisamente enorme, era assai più grande di quanto si aspettasse! Ad esempio la stanza dove si trovava ora -col legno a terra e alle pareti!- era grossa quanto l'appartamento in cui viveva prima.
Sicuramente, si ricordava dalla descrizione che aveva letto sul sito internet, doveva esserci da qualche parte anche il garage, ma probabilmente era nel piano seminterrato, visto che aveva dovuto salire circa sette scalini per arrivare alla porta, e procedendo verso il soggiorno aveva visto di sfuggita la scala interna continuare al piano sottostante.
C’era uno strano odore di nuovo, quasi inquietante, come se tutto ciò che era lì dentro fosse stato acquistato da poco, e ciò lo faceva anche presagire il divano ancora decisamente troppo intonso e i ripiani della libreria ancora scevri di volumi di qualunque tipo. Pensandoci, aveva anche notato che c’erano una serie di scatoloni nella grande stanza adiacente a quella in cui si trovava ora.
Ripercorse a mente, brevemente, le notizie che aveva trovato su quella pagina web. In sintesi si trattava di condividere la casa con qualcuno, magari un’intera famiglia vista e considerata la portata mastodontica di quel posto, però avrebbe avuto un bagno tutto suo e probabilmente anche un posticino nel garage, avrebbe solo dovuto condividere la cucina ed eventualmente la sala da pranzo. Però da quello che aveva potuto vedere dall’esterno, c’era anche una zona giorno non indifferente della quale evidentemente chi si era occupato dell’annuncio non si era curato granché. Aveva visto, infatti, mentre arrivava, una specie di veranda serrata in vetri tutti colorati, disegnati e smerigliati, che sicuramente a una seconda occhiata gli sarebbero parsi decisamente pacchiani, anche quello gli fece temere di essere decisamente un pesce fuor d’acqua, ma tanto era un uomo grande e grosso, giusto il suo portafogli poteva risentire di un colpo simile.
Mentre rimuginava su quanto potessero essere fallaci le informazioni che aveva, sentì la porta aprirsi e quel tipo parlottare con qualcuno.


Appena entrato -inutile dire che sembrava avesse razziato la zona dolciumi del supermercato date le nove buste stracolme di caramelle, cioccolato e bevande analcoliche o meno decisamente troppo dolci per un qualunque essere umano normale-, Fay si era trovato davanti Dômeki accigliato.
«Vorrei proprio sapere a quanto hai messo l'affitto...» bofonchiò.
«Oh, Shizuka-san, sei interessato?» domandò. «Eppure pensavo che ormai vivessi con Kimihiro-kun!».
«Io e Watanuki non conviviamo affatto!» replicò quasi stizzito, tanto che le sue guance si imporporarono appena.
«Oh, ma se sono più le volte che arrivate assieme all'agenzia che altro!» ridacchiò Fay. «Comunque, l'affitto è modesto, in fondo vivere con me non credo sia facile...».
«Te lo sei detto da solo!» borbottò Dômeki memore di un weekend nella casa che Fay aveva affittato in montagna, in Colorado. Ebbene quella casa aveva solo due bagni e ovviamente uno era di Yūko, per non parlare del fatto che sia il pittore che la sua agente facessero bagordi fino a notte inoltrata bevendo e cantando -soprattutto cantando- a lungo (troppo a lungo). Di certo vivere con Fay non sarebbe mica stato noioso, anzi... Solo che, probabilmente, la gente sarebbe fuggita a gambe levate una volta scoperto che tendeva a non separare i panni colorati dai delicati o magari che faceva esperimenti coi coloranti alimentari nelle sue ricette. «Comunque c'è un tizio di là che mi pare interessato...».
«Gli hai offerto qualcosa?» domandò Fay mentre gli appioppava letteralmente le buste piene di cibo ipercalorico e decisamente troppo zuccherino. «Mentre io mi occupo del mio prossimo inquilino, tu metteresti a posto anche questi?» domandò sorridendo, mentre si infilava un paio di agghiaccianti pantofole rosa, notando un paio di scarpe da ginnastica un po’ malandate accanto ai mocassini di Shizuka.
Probabilmente Dômeki masticò una specie di insulto, ma tanto Fay non vi badò più di tanto e procedette verso il soggiorno.
Appena vi entrò notò che qualcuno riempiva perfettamente un cuscino del divano. Era decisamente il suo inquilino!
«Salve io so—» si fermò appena inquadrò il signore seduto lì, era il tizio della mostra, ne era certo, anche perché lo guardò agghiacciato! «Beh, sono Fay, e se vuoi puoi direttamente trasferirti oggi, qui». Stessi capelli scompigliati, stessi occhi vermigli e stessa espressione contrita. Era decisamente lui.
«Tu sei il pittore ?» brontolò Kurogane. Beh di certo un biondo in Giappone mica si dimentica facilmente!
«Già, vuoi vedere la tua stanza? Sei liberissimo di cercarti un altro alloggio, non è necessario fare tanti complimenti, comunque ti faccio fare un giro.» disse confusamente.
Kurogane si alzò goffamente da quel divano decisamente troppo comodo per il suo ehm-fondoschiena. Deve essere uno scherzo! Io vivere con questo qui? Ma manco morto! «Il prezzo...».
«È troppo alto? Non lo so, magari puoi contribuire con quello che ti resta alla fine del mese, oppure, boh— ogni tanto puoi pagare la spesa...» ridacchiò.
«No, io chiedevo se il prezzo è davvero cinquemila yen a settimana...» mugugnò.
Fay sorrise. «Sì, se vuoi lo abbassiamo ulteriormente, io affitto questa stanza semplicemente perché questa casa è troppo grande per una persona da sola».
«Cioè tu affitti una stanza in questa casa, a ventimila yen al mese e secondo te è tanto?» continuò a dire dubitando ogni secondo di più della sanità mentale di quel tizio che si trovava davanti. Beh, certo, per fare il pittore doveva pur avere qualche rotella fuori posto.
Quel tizio non rispose, mentre scendevano le scale per il seminterrato, ma poi gli sorrise. «Hai una macchina? O un qualunque altro mezzo di trasporto? Qui c'è un garage abbastanza grande per tutti e due...» cinguettò tranquillamente mentre gli mostrava il garage, per poi passare a una zona che dava su un giardinetto sul retro, dove, oltre ad esserci un idromassaggio rotondo e rialzato su due scalini, c'era una piscina e una zona con un mucchio di attrezzi ginnici evidentemente nuovi. «Puoi venire qui quando ti pare, dietro quella porta,» indicò con un sospiro. «C'è la sauna, e lì accanto,» spostò il dito su un'altra lastra di ebano chiaro. «C'è il bagno, con la doccia. Poi, magari dopo possiamo anche visitare il giardino... C'è una piscina più grande fuori e un laghetto... Non è proprio periodo per stare fuori a sguazzare, ma comunque...».
Kurogane si trattenne dal ringhiare un qualche insulto nella direzione di quel tizio che ora lo stava guidando verso il secondo piano della sua villa.
«La mia stanza è quella in fondo, qui c'è un bagno.» indicava rapidamente e svogliatamente, ma guardava Kurogane fisso negli occhi come a ostentare una specie di sicurezza che non aveva3.
«Fay, io ho finito, vado a casa. Ricordati di passare in agenzia settimana prossima!» vociò Dômeki.
«Sì, non preoccuparti Shizuka-san!» cinguettò il pittore, mentre si accostava a una grande porta sulla parete sinistra del corridoio. «Bene, questa, se lo vorrai sarà la tua camera».
Quando il biondino spinse l'uscio, Kurogane sgranò gli occhi. Quella stanza aveva perfino un balcone tutto suo oltre a una grande finestra che prendeva completamente tutta la parete di fronte alla porta. Non c'era muffa, anzi c'era un gradevole odore di qualche combinazione floreale, il letto era rialzato e sotto -volle controllare- non c‘era nascosto nessun grumo di polvere semovente, per non parlare del fatto che aveva una scrivania e un divano tutti suoi! Quella camera era probabilmente troppo grande anche per due persone, ma decisamente accogliente.
«Okay, quando posso venire qui?» bofonchiò Kurogane senza nemmeno accorgersene.










1-Nihonbashi: è il quartiere economico/aziendale del distretto di Chūō, a Tokyo. Il distretto di Chūō sarebbe il cuore storico-commerciale di Tokyo.
2-Sayaka Okiura: è il celeberrimo strozzino di Kobato, direi che un personaggio simile non poteva non essere il proprietario della vecchia casa di Kurogane xD!
3-: Sociologicamente parlando, i Giapponesi tendono a non guardare negli occhi le persone con le quali parlano o con le quali concludono i contratti, seppure le ascoltino puntualmente, è un segno di reverenza, qui ho usato l'opposto semplicemente perché Kurogane è un ottimo osservatore e ha capito subito che quella di Fay è una facciata.











Beh, purtroppo non sono molto fiero di questo capitolo, sono serio. Questo capitolo è decisamente brutto, non inutile perché un minimo la storia prosegue, ma è solo brutto. Pertanto mi scuso con tutto il cuore di non aver reso giustizia alle vostre aspettative, sarei davvero lieto di vedere altre recensioni e di sapere cosa ne pensate.
Ma il mio lavoro qui non è ancora finito!
Un grazie a tutti quelli che hanno letto e a tutti quelli che hanno recensito! In particolare:

  • Herit,
    xD grazie, mi piace molto come hai analizzato Fay, ma attenta a non spupazzarlo troppo! Poi appare Kuro-tan che agita una katana sulla tua testa, eh... donna avvisata, mezza salvata! Comunque *sta dicendo una serie di cavolate, ma su perdonatelo, è stanco poverino -nd. neurone gentile* Tanto non ci saranno più associazioni incontro-scontro, però magari poi appaiono Andrea e Giuliano (come li conoscete voi italiani) che incontrano un Fay versione Licia per caso v_v *le dà corda -nd. neurone saccente*. Sì in fondo nel loro primo incontro non è che Kurogane si comporti così, anche se comunque è un tipo mooooohlto delicato *sta mentendo! -nd. neurone attento*, fondamentalmente passatemelo, Kurogane di per sé è una persona educata a modo suo, anche se lo stavano sottoponendo a una tortura cinese in piena regola xD.
    Sono molto contento che il capitolo ti sia piaciuto! E ti ringrazio ancora, spero che questo non ti faccia troppo schifo v__v *ma farà sicuramente schifo-nd. neurone ipercritico*
  • Shatzy,
    azitutto grazie per la recensione! Senza indugiare sull'analisi che hai fatto del capitolo, che ho molto apprezzato, rispondo subito alle tue domande. Allora manca solamente un quadro della serie delle tele invernali, pertanto e credo che ne parleremo nel prossimo capitolo a grandi linee, e poi in futuro, ovviamente! Tomoyo chiama Kurogane Yoo perché Kurogane come tutti credo ha un nome di battesimo, ed è "il nome che solo la sua padrona conosce" infatti quando in Tsubasa ripartono da Nihon e Kurogane ripete il suo giuramento, Tomoyo lo chiama proprio Yoo; e quindi proprio perché Kurogane ha un ottimo rapporto con la nostra cara Tomoyo anche qui, lei ha il sacrosanto diritto di chiamare per nome Kurogane (penso di essermi spiegato adeguatamente). Mh poi, lo hiogi è un tipo di ventaglio -ora mi picchieranno- piuttosto pesante, utilizzato all'inizio nei combattimenti per dare ordine di attaccare xD ma potrei sbagliarmi, comunque è un ventaglio pesante... Poi per la parte descrittiva -mi scuso se ha rallentato un po' il capitolo- la prima parte dove si parla di New York è molto facile da reperire, la prima volta che sono stato a New York ero molto piccolo, quando ci tornai mi trovai in una situazione simile a quella di Fay, uno dei miei zii non mi permise di fotografare in pace Saint Patrick xD ma tanto da americano sono andato dozzine e dozzine di volte per Fifth Avenue quindi ho recuperato xD per quanto riguarda il quartiere di Mitaka è molto carino, ho molte fotografie di questi Reversible Destiny Lofts, sono carini xD divertenti, assurdi anche all'interno mi dicono xD se li cerchi su internet vedi, anche io pensavo fossero perfetti per Fay, ma pensate un po' a Kurogane in un posto simile xD Io non ci sono mai stato, ma il mio coinquilino sì. Spero di averti chiarito qualche cosa, se hai altre domande chiedi pure! Sono molto lieto che il capitolo ti sia piaciuto e che abbia deciso di continuare a leggere!
  • Rebychan,
    anche a te grazie mille! Sì, Kuro-run e Fay si sono incontrati! E comunque ci hai pure azzeccato, fondamentalmente il povero Fay era tutto solo soletto e sconsolato nel suo megavillone, come già detto, si saprà presto qualcosa -non tutto- sulle tele invernali! La giornata non può peggiorare perché ormai è finita, anzi, questa a quanto pare è abbastanza decente xD Sono molto lieto che il capitolo ti sia piaciuto, e spero che anche questo capitolo sia accettabile!
  • yua,
    beh, ti ho già ringraziato abbastanza, e sono proprio contento che il capitolo seppure di passaggio ti sia piaciuto! E spero vivamente che anche questo schifo ti risulti leggibile. Ovviamente le tue magiche recensioni, per le quali non smetterò di sorridere xD comunque secondo me Yūko e Tomoyo in realtà sono imparentante v__v sicuramente v__v *si fa film mentali* boh, in realtà visto che tu hai detto poco anche io dovrei dire poco xD mh boh a me piace molto il tuo sproloquio sul destino, ma più che ammazzare Yūko, secondo me sarà Fay a suicidarsi xD boh dio santo non so che dire, in fondo ti ho già ringraziato taaante e taaante volte xD per cui spero vivamente che il capitolo ti piaccia come ti è piaciuto il precedente T^T grazie mille ancora
  • MaleficaGgggì,
    Giggia, so già cosa pensi di questo capitolo e spero di averlo migliorato un po' rispetto alla stesura iniziale, sono molto lieto che tu stia facendo questo enorme sacrificio per me T^T mica mi merito tutto questo! Anche perché so quanta fatica fai a recensire quindi mi fai sentire potente. Manie di onnipotenza a parte, grazie mille v__v se ti va fammi sapere se ho migliorato qualcosa xD
  • harinezumi
    Salve carissima! Ti ringrazio molto per entrambe le recensioni!
    Partiamo dalla prima: sono molto contento di averti sorpreso, ma ho cercato ovunque dove doveva esserci quel numero "1" e non lo trovo xD comunque grazie che me l'hai fatto notare, poi se lo troverò lo modificherò. La storia comunque è tragica come ti ho detto, forse peggio di Overleven perché qui siamo in un'alternativa reale, in un modo poco magico con meno animaletti strani.
    Sì, mi piace rendere Kendappa in versione più dispotica del solito, e poi fondamentalmente hanno una specie di strano rapporto anche in Tsubasa xD sono cresciuti insieme e sono contento che ti sia piaciuto il fatto che sia quasi sparito del tutto il povero Shaoran v__v ma purtroppo stavolta mi serve di più che in Overleven, quindi tra un po, tra un bel po' riapparirà. Hai visto che anche qui riappaiono Yukito e Touya? xD sono contento di averli rinominati, anche loro riappariranno in seguito... Però stavolta Yūko non c'è, mi spiace, in compenso c'è Shizuka xD e sono molto felice di aver reso i personaggi decentemente *W* grazie per questa recensione!
    Passiamo alla seconda: Sì, in Giappone i trasporti funzionano perfettamente! Arrivano sempre in orario, dice il mio coinquilino, e la gente ti spinge dentro per stiparti, c'è gente proprio pagata per questo! Comunque presto o tardi comincerà anche a sfornare manicaretti, visto e considerato che finora il suo frigorifero era decisamente vuoto. Hai visto la bimba col cappellone rosa (Sumomo xD) col peluche-Mokona!
    Eh già, Yūko è decisamente malvagia, tranquilla io non tel a farò mancare, starà spesso in giro, ricopre un ruolo importante! Sì, ho cercato di rendere onore al manga in questa storia (per quanto mi sarà possibile... soprattutto per l'angst che presto mooolto presto -ride sadicamente- la farà da padrone) per cui bisognava pure rendere giustizia al loro incontro. Sono contento di aver reso il discorso di Fay come pensavo, cioé volevo proprio vederlo imbarazzato, fondamentalmente sottoporre una persona a uno stress simile è interessante, oltretutto Fay ha una facciata che si sgretola come un blocco di sale con un goccino d'acqua, tiene bene la faccia da poker, ma comunque ha carpito l'attenzione di Kurogane! (che cavolo ho detto?!) Boh, comunque Yūko sa benissimo che Fay non è stato affatto sincero, ma it's her business, insomma a lei interessa che lui si creda tale v__v -tanto conoscete Yūko, no?
    Sono contentissimo che la storia ti piaccia e spero vivamente che anche questo capitolo sia stato minimamente di tuo gradimento!

 

Sono piuttosto prolisso, eh? Mi scuso per eventuali errori e per questo capitolo orripilante ancora una volta.

Arrivederci

D.


   
 
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