Aberforth salutò con un mezzo sorriso la figura
di Ariana, che dall'estremità opposta del corridoio tornava a posizionarsi nel
proprio quadro.
Sarebbe sempre rimasta bambina, senza immaginare di avere
anche lei aiutato la parte dei “buoni” in una battaglia per la vita e la
libertà.
Dannato vecchio, stai diventando troppo sentimentale! - si
rimproverò, riprendendo a strofinare con lo straccio un bancone che non avrebbe
mai più potuto diventare pulito.
Le parole di Potter e dei suoi amici
rimbombavano nelle sue orecchie. Le loro espressioni sorprese nel momento in cui
avevano visto il quadro di Ariana, nell'istante in cui avevano capito dove
portava il passaggio segreto, lo avevano fatto sorridere. Credevano davvero che
non avrebbe più combattuto?
Doveva riconoscerlo, combattere era nella mappa
genetica dei Dumbledore e lui non si sarebbe mai fermato. Probabilmente lo
avrebbero fermato i maledetti Mangiamorte di Voldemort, ammesso che
cominciassero a dimostrare un briciolo di intelligenza – si corresse pensando a
come era riuscito a fregarli per coprire il trio di incoscienti, con la storia
del patronus.
Era sempre pronto ad uno dei suoi spettacoli, doveva esserlo.
Forse una di queste volte avrebbe pagato lo scotto. Finora l'ignoranza delle
guardie appostate lì ad Hogsmeade aveva fatto il buono e il cattivo tempo. Ma la
situazione peggiorava sempre di più.
Con un sospiro alzò di nuovo lo sguardo
al quadro, alla sorella che riposava su una semplice sedia di legno. Il volto
era sereno nella brevità di quel sonno, ma lui sapeva che Ariana non sarebbe mai
mancata al suo dovere. Molti altri avrebbero cercato riparo nel loro pub
sgangherato, molti ragazzi avrebbero percorso il tunnel chiedendo rifornimenti
per il loro covo.
Contano anche su di noi, vogliamo deluderli?
Con
una punta di rammarico, Aberforth ripensò all'ultima discussione avuta con Albus
molti anni prima. Troppi.
Ripensò alla rabbia con la quale gli aveva
sbattuto la porta in faccia, a come la collera – montando in lui come un veleno
– avesse mandato all'aria ogni precedente ragionamento fatto per cercare di
calmarsi.
Erano tante le cose che avrebbe voluto dirgli; anche allora la
delusione gliele aveva ricacciate in gola, a bruciare...bruciare, sempre di più.
Non erano più riusciti a parlarsi come lui avrebbe voluto. Era sicuro che
anche Albus lo desiderasse. Il tempo traditore è capace di pietrificare difetti
come l'orgoglio e la testardaggine, mutandoli in barriere insormontabili.
“Non gliel'ho mai detto, sai?” disse ad Ariana, sotto voce. “Non gli ho mai
detto come avevo usato gli ultimi soldi che avevo accettato da lui, quanto fosse
stato difficile imparare da solo l'incantesimo per dare vita ai due tuoi
ritratti.”
Due quadri, uno dei quali avrebbe voluto donare ad Albus e che
invece aveva finito per rintanare nella Stanza delle necessità, proprio il
giorno in cui la sua dannata boccaccia aveva parlato al posto della sua mente,
portandolo a rinfacciare al fratello tutto il possibile, a usare ogni parola che
potesse ferirlo.
Soltanto il sapere che da quella occasione mancata avrebbe
potuto ancora nascere qualcosa di buono, soltanto questo era stato un lieve
balsamo al dolore e al senso di colpa.
Neville Longbottom non aveva colto con
sorpresa le sue indicazioni per trovare la stanza della necessità e il quadro di
Ariana. Chissà come aveva scoperto la sua esistenza?
Ignorò la lacrima che
sfuggiva alle sue ciglia e si decise a sfamare la sua amica belante.
Alla
fine il fratello aveva ottenuto ciò che chiedeva, una volta di più, proprio come
se fosse ancora lì tra loro.
Maledetto Albus, tu e le tue pericolose e
sacrosante missioni!
L'esplosione di un nuovo incantesimo squarciò per
l'ennesima volta l'ingresso del suo locale.
“Perfetto!” gridò al Mangiamorte
ora ritto sulla soglia. “La prossima volta che verrete a bere alla Testa di
Porco, potrete gelarvi le vostre preziose chiappe, per quel che mi importa!”
Sentì la lingua della capra solleticargli il palmo della mano, ripulendola
di cibo.
Mentre il Mangiamorte alzava le spalle e ripeteva l'esasperante
ispezione, Aberforth fece attenzione a non guardare troppo a lungo il quadro di
Ariana.
La guardiana del loro segreto era immobile, porta tra il suo passato
e il suo presente di vecchio incosciente. Porta tra il presente di guerra e il
futuro, che complottava e resisteva tra le mura di
Hogwarts.