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Autore: invocations    27/02/2011    0 recensioni
Potresti essere tu. Postgame.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AN UNSAFE EDGE
scritta da invocations, tradotta da Alessia Heartilly

Dicono che sei malata e che hai bisogno di riposare per un po' di tempo. Fino ad ora, non ti dicono nulla di nuovo - stai sparendo e cadendo a pezzi lentamente, un semitono più in basso rispetto al ritmo di tutti gli altri. Lo vedi chiaro come puoi vedere il tuo viso riflesso nello specchio, e sai bene quanto loro che in te non c'è nulla che non va, a livello fisico. Tutto sembra così regolare, qui, così stabile - e a volte ti senti l'unico cuore che batte in questo posto, anche se strimpella una melodia irregolare, anche se è un tipo di cuore diverso.

Senti la sua mano sul tuo gomito, rassicurante. Un leggero sorriso ti sfiora le labbra mentre lo guardi, e lui cerca di ricambiare con un sorriso ampio quanto i tuoi. A visita finita, ti guida fuori dalla clinica con una mano salda intrecciata alla tua. Sembra che tu abbia cinque anni e lui ti stia aiutando ad attraversare la strada, e senti un inspiegabile scoppio di rabbia. Svanisce in fretta, e guardi in basso. Lui sta solo cercando di aiutarti.

Dicono tutti che tu l'hai salvato, che l'hai Tirato Fuori Dal Suo Guscio - come se lui fosse un mollusco e tu l'abbia tirato fuori per caso con una forchetta. Come se fosse così semplice, una faccenda affrontata durante la cena. Ora sussurrano che forse è tempo che ti salvi lui, ancora una volta, la damigella in difficoltà. Ma tu non sei in difficoltà, e non è una questione di salvare, nel mondo in cui affereresti una persona che si sta sporgendo troppo oltre. Pensi questi pensieri quasi violentemente, e quando lui ti fa una domanda - qualcosa a proposito di cosa vuoi per cena, o cosa ti passa per la testa, o qualcosa del genere - tu lo aggredisci. Quanto odi essere la damigella in difficoltà, come se avessi bisogno di essere salvata. Vorresti aver inghiottito le parole prima di pronunciarle.

"...io non penso a te a quel modo," dice lui dopo una breve pausa, gli occhi severi. Le sue spalle si curvano, come per difesa, e tu pensi che sia irritato. Sembra che lui cammini più veloce, facendo sussultare le pillole nel contenitore ad ogni passo sicuro. La sua presa sulla tua mano non si allenta. Quando volta gli occhi su di te, di nuovo, non sono chiusi, e tu ti rendi conto che lo ferisce il fatto che tu possa anche solo pensare quelle cose.

Sembra importante, in qualche modo, perché tieni la lingua ben ferma dietro ai denti mentre lui ti guida attraverso il silenzio.

*~*~*~*~*

Non ti chiede mai nemmeno una volta cosa non va in te, né pretende di sapere. Tu decidi, alla fine (poco entusiasta), che evidentemente lui capisce - ma anche questa è un'intuizione di seconda mano. Come potrebbe, dato che lui fa parte del ritmo di qui? Lui è un Giocatore Chiave. Anche i tuoi amici lo sono. Anche tu lo sei, nello schema delle cose, in una visuale più ampia. Ma ti piacerebbe essere solo te stessa, senza ornamenti, spogliata di ruoli e aspettative. Ce ne sono così tanti, per il fatto di stare con lui, e per cosa sei diventata da quando il tuo sentiero ha incontrato il suo il giorno in cui sei entrata nel suo mondo a passo di valzer.

Ora come ora, vorresti solo stare meglio. Vuoi esistere, perché tu non cedi mai. Vuoi stare meglio, per lui, perché senti che lui merita più di questo. Due piccole pastiglie luccicano nella tua mano, e ti senti i suoi occhi addosso. Vuoi stare meglio. Velocemente, le metti in bocca e le inghiotti con un po' d'acqua. L'acqua è troppo fredda e una smorfia da brividi si affaccia sul tuo viso prima che ti possa nasconderla. Guardi ovunque tranne che lui; non vuoi vedere la sua preoccupazione per il tuo disagio. Non vuoi che pensi che sei in una difficoltà qualunque. O che sei una martire. Vuoi stare meglio. Si gira, alla fine, per cambiarsi.

Raggomitolata sul letto, lo guardi attraverso occhi semichiusi. Lui se ne accorge e ti concede la grazia di un piccolo sorriso. Non è più così sorprenderte vederlo (perché tu Lo Hai Salvato) ma lo custodisci comunque, e ricambi con gesto della mano debole, prima di chiudere gli occhi. Lo senti camminare attraverso la stanza nella sua perfetta andatura da Giocatore Chiave. Lui è tagliato per questo, nato per questo, comunque riluttante a infilarsi il mantello da eroe. Lui è capace fino in fondo, e ti chiedi come e perché ti trovi qui accanto a lui.

Lui si accomoda nel letto, al tuo fianco. Dopo una pausa, percepisci la sua confusione, perché non ti sei mossa ad abbracciarlo come fai di solito. Non te ne accorgi, ma trattieni il respiro. Lui allunga una mano timida sulle lenzuola, e tu la prendi, lasci che lui ti attiri a sé. Apprezzi il gesto e sistemi la testa sotto al suo mento, indossandolo come un manto protettivo.

Il silenzio è spezzato dalla sua voce bassa. Fa commenti su piccole cose - una foglia strana che ha notato, il colore del cielo, un piccolo sprazzo di conversazione che ha sentito oggi - e con un piccolo guizzo d'orgoglio, ti accorgi che queste sono le cose che tu gli hai insegnato a cercare. Cose di cui lui non parlava mai. Sta cercando di risollevarti il morale, menzionandole. Tu lo apprezzi, ma ti blocchi contro al pensiero di lui che cambia mentre tu stai così. Ma mormori ai momenti appropriati, e annuisci fino a quando il piccolo rivolo di conversazione inaridisce.

"Buonanotte," dice tra i tuoi capelli. Gli lasci sentire il sorriso contro la guancia. Ti chiedi perché è così carino con te quando tu sei stata così intrattabile nelle ultime settimane.

Dev'essere amore, amore, amore.

*~*~*~*~*

A volte vuoi solo che lui dubiti di te. Forse è perché così potresti cullare il pensiero di un po' d'eccitazione, o avere qualcosa da provare, o anche solo per poter avere una qualche conferma delle ragioni per cui pensi che lui dovrebbe dubitare di te. Qualche minuto dopo, lasci perdere questo pensiero perché davvero, non lo pensi seriamente. Non per quello che insinua, almeno, perché non giochi coi sentimenti e non hai bisogno di qualcosa che ti diverta. È una difesa, realizzi, se i tuoi sensi sono abbastanza cinicamente all'erta. Mollali prima che ti possano mollare loro; solo che in questo caso è aspettare che lui dubiti di te ancora prima che inizi a farlo davvero. Prevenire.

Quelli che ti disturba davvero è quella fiducia incrollabile che ha in te, come se tu non potessi fare nulla di sbagliato. A volte aspetti che lui si spazientisca e ti strappi via dalla sua vita con le unghie pulite, come se tu fossi una scheggia sotto alla sua pelle. Ma lui è così pacifico - non rassegnato - e ti dice che non lo farà. Ti accetta, difetti e tutto il resto - la tua instabilità (è stato detto, e tu sai che è vero), il tuo umore (sempre diverso), la tua imprevedibilità, il tuo bisogno di parlare, il tuo bisogno. È questo che chiamano amore, ti chiedi, quando minimizzano queste cose? O è forse una cecità volontaria? Non capisci come possa lui amare questo, amare te, come possa soprassedere queste cose.

Il peggio è che tu sai come funzioni questa cosa del soprassedere, lassù nella tua testa - o, in realtà, laggiù nel tuo cuore. A volte, sei semplicemente troppo presa per ricordare. Ai difetti presenti in lui si soprassiede, ovviamente, ma si tratta di lui. Tu non dubiti di lui. Non sa quanto sei cattiva, e a volte ti chiedi come hai fatto a finire tra braccia che appartengono a una persona così buona.

Come se l'avessi chiamato, la porta si apre e lo senti entrare esitante nella stanza, come se fosse un ospite che ha paura di oltrepassare i limiti. Sai che ha del lavoro da sbrigare, ma che sa che non stai sopportando bene le medicine, che sa come ti hanno agitato il corpo. Ed è qui. È così fedele che hai voglia di piangere, e ti senti imputridire di felicità perché lui è così paziente con te. Ti si sta avvicinando, adesso, controlla come stai. Il fruscio del suo peso sul letto è ben udibile, mentre allunga una mano sulla tua guancia bollente, per controllare se hai la febbre. La sua mano è marmo gelido, ma la sua cura estremamente attenta ti brucia e ti fa vergognare. Sai che è preoccupato, ma fingi di dormire. Il peso segreto dei tuoi pensieri è come piombo sulla tua lingua, e non puoi sopportare di parlargli. Lentamente, attentamente, distogli la mente da lui. Non può sapere a cosa stai pensando.

Pensa che tu stia dormendo, quindi se ne va. La porta scivola dolcemente fino a chiudersi, mentre i tuoi occhi si aprono appena. C'è una fiamma di sollievo, ma il tuo petto sembra più pesante e le guance non ti bruciano solo per la febbre. Un sussurro dice che tu non lo meriti. E quindi giri la faccia dentro al cuscino, e torni con i pensieri a lui.

Non ti spingi mai fino a piantare i nebulosi semi del dubbio nella sua mente. Sarebbe come gettare via il tuo passato e il tuo futuro con entrambe le mani. Sarebbe fargli del male, e preferiresti di gran lunga ferire te stessa che vedere lui addolorato. Sarebbe dimenticare tutto quello che tu e lui avete passato. Quello attraverso cui siete cresciuti. Non vuoi lasciar andare tutto questo.

Non sai davvero il perché queste cose ti vengano in mente, a volte. Sai che sono irrazionali questi pensieri da bimba piccola, ma la tua mente li rosicchia con avidità. È un ciglio pericoloso, questo, per il modo in cui ci cammini a volte, un giocattolo andato a finire vicinissimo al limitare di una frenesia rumorosa. In gioni come questi, hai paura di non riuscire a ingoiare questa follia che piange i morti. Immagina; il crepitio nei tuoi capelli, come elettricità, mentre misuri a grandi passi la stanza, gli occhi febbrili per il bisogno di fare qualcosa. Non te ne accorgi, ma hai paura che l'irrequietezza prima o poi avrà la meglio su di te e deciderai che tu non lo vuoi, o peggio, che lui non possa volerti. Ti preoccupi che potresti lasciarlo indietro, solo per accorgerti dopo che l'idea era sciocca, impulsiva. Ma sai che non te ne andrai.

Feroci vincoli d'amore ti si stringono intorno al cuore quando pensi a lui. È una fiducia quieta, silenziosa la sua, un pilastro stabile costruito su molti anni di sentimento e conoscenza. E c'è un ciglio in te che aspetta che quel pilastro crolli in rovina.

*~*~*~*~*

Senti il bisogno di scusarti, un giorno. Fai un cenno con la mano al tuo corpo steso, mentre parli, come se quello spiegasse tutto. C'è una nuova disperazione nella tua voce che disprezzi, e che sei sicura che lui abbia percepito. Continui a dirti che tu non sei così, ma eccolo lì, chiarissimo ai suoi occhi. Speri che lui non lo veda. Lui sta seduto lì e basta, e tu vuoi scuoterlo. Un torrente di ragione rimane fermo, in attesa, pronto a fuoriuscire fino a quando ti schiuma la bocca, ma ti mordi la lingua perché lui è più arguto di quanto pensassi. L'arcuarsi delle sue spalle è familiare e ti fa ritrarre, ma lui ti afferra la mano, tira. Ti giri a fissare dritto nei suoi occhi furiosi.

"Lo dici perché pensi che sia questo quello che voglio sentire?"

Tu scuoti la testa, stupidamente, la forza tranquilla della sua voce che spazza via i mezzi preparativi e il groviglio di parole nella tua testa. Non capisce? È questo che pensi. Non hai mai detto le cose al solo scopo di far piacere a qualcuno, perché quelle parole sono parole sprecate. Lui lo sa. Ti guarda mentre pensi, e tu continui a guardarlo, tesa, aspettando che lui ponga fine a tutto.

Le sue spalle si arcuano di più e sembra un uccellino che si ripara dal vento, appollaiato al tuo capezzale. Quando si avvicina, noti che i suoi occhi sono di un grigio-azzurro doloroso. Deglutisce, a forza, e il suo viso si addolcesce quando vede che sembri una bambina spaventata.

"Non è quello che voglio sentire. Non dirlo più."

Vuoi solo stare meglio. Lui sa le parole ancora prima che le pronunci, e sospira.

"Lo so."

Una pausa, un silenzio tenuto per mano. Chiudi gli occhi mentre si sposta lentamente più vicino a te. O sei tu che ti sposti verso di lui, come un satellite perduto? Non sai nulla di questo, o di qualsiasi cosa, a parte la certezza della sua bontà.

"Starai meglio presto," dice con una mano sui tuoi capelli. Lo dice così piano, così sicuro, e tu ti meravigli dell'acciaio della sua voce, del mondo in cui fa sparire i pensieri pericolosi, i pensieri che muovono le loro braccia ossute in un modo che dice che torneranno. Annuisci, allunghi una mano sul suo braccio e lo attiri giù, godendosi la sorpresa sui suoi lineamenti e il silenzio che si stabilisce nella stanza.

Speri che lui abbia ragione.

   
 
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