Anime & Manga > Saiyuki
Segui la storia  |       
Autore: FightClub    27/02/2011    2 recensioni
“Sanzo..?” La voce assonnata ed impastata del suo coinquilino lo risveglia dal torpore che spesso lo coglie la sonata mattutina. E si volta sbattendo un paio di volte le palpebre ma senza interrompere Claire de lune. Le dita lunghe ed affusolate conoscono quella melodia a menadito, saprebbero continuarla all’infinito senza stancarsi mai.
“E’ presto, torna a letto..” Lo comanda col tono di voce inflessibile ma fiaccamente dolce. La sigaretta rimane penzoloni tra le labbra sottili e appena arrossate dal freddo. Aspira con veemenza e poi rigetta via il fumo dalle narici, come fosse un drago. O un vulcano pronto per l’eruzione.
“… No, ho un esame sta mattina.. faccio il caffè, ne vuoi..?” Domanda il coinquilino grattandosi distratto la fronte mentre con l’altra mano rovista un po’ tra le carte sparse sul tavolo cercando qualche elastico per legare i capelli rossi e lunghi.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
  

    Lunedì 02/02/09

08.45
Sono in ritardo. Ancora una volta.
Il mio vero problema non è tanto, l’alzarmi dal letto, il non fare colazione e tutte le stronzate che ti passano sul primo canale alla televisione, quanto lo scegliere il vestiario adatto per ogni tipo d’insegnante. Per cui metti il pantalone più scuro, camicia e gilè se hai a che fare con la professoressa d'un certo livello sociale e - fondamentalmente - acida. Una copia di Sanzo, pure se non ho mai avuto occasione di seguire una sua lezione a scuola.  Il jeans strappato e la felpa, se becchi la zitella che ama il giovane dal capello ribelle. Naturalmente c’è da scegliersi anche la capigliatura giusta. Legati in una coda, stretti nella crocchia bassa e sciolti. Com’è difficile essere un sex simbol. E non scherzo. Tutte si aspettano qualcosa da te. Che le fai raggiungere 6 orgasmi nel giro di dieci minuti e che allo stesso tempo le tratti bene. Perché nessuno vuole ammettere che per raggiungere 6, e dico 6, orgasmi in così poco tempo devono, necessariamente, essere sbattute peggio delle battone?
“Miao..” Ah, ecco autunno, solo tu mi apprezzi per quello che sono. In realtà apprezzi il sellino della mia vespa. Cerco distratto nella borsa a tracolla le chiavi della moto mentre osservo il gatto oggi dormiente sulla Maserati del pianista che abita con me. Diamine quant’è bella quest’auto. Giuro su Dio che prima o poi riuscirò ad averla. Farò tanti di quei soldi che farò invidia persino al biondino. Lamborghini. Mi viene la pelle d’oca persino ad immaginare il mio bel culetto sodo sopra una macchina come quella.
Fisso l’orologio al mio polso. Non credevo d’essere sceso così presto. Solitamente Sanzo è già andato via da un pezzo quando m’incammino per l’università. Ma la porta di camera sua era semi aperta, non abbastanza da guardarci dentro, ma è il suo segnale per farmi capire che se voglio posso fare pure un po’ di casino senza preoccuparmi di svegliarlo o dargli fastidio. Quell’uomo ha il sonno troppo leggero.
Poco male, adesso è troppo tardi per pensare a lui. E’ grande e vaccinato ed io sono in ritardo da fare schifo, se solo trovassi quelle maledette chiavi.
Ma che diamine!

08.50
Vuoi che non mi toccasse risalire a prendere le chiavi? Mi sa che ormai, il tempo che le trovo e riscendo si sono fatte le nove. Per oggi marinerò l’università. Non si direbbe ma sono un allievo modello, io. Per cui se salto un giorno di lezioni non sarà la fine del mondo, passerò la giornata a studiare ed a pulire quel manicomio della mia stanza. Apro la porta di casa, nessun rumore. Forse il prof questa mattina è sceso a piedi. Giusto per tenersi in forma. Lo so cosa vi state chiedendo, perché un uomo adulto vive con un poppante?
Io e lui ci conosciamo da quasi dieci anni ormai, Amici di amici. Io avevo quattordici anni e lui 18. Era il grande del gruppo. Era entrato a far parte della combriccola a causa del gruppo rock che avevamo messo su. Il piano può sembrare uno strumento inutile in una rock band, ma si sbaglia chi lo pensa.
Comunque. Sempre stato tipo strano, fatto sta che abbiamo fatto amicizia. Sono stato l’unico con cui s’è trovato bene, e se devo essere sincero la cosa è stata reciproca. Non so perché. Per quanto parli pochissimo, sia sempre scorbutico e faccia davvero poca compagnia, quando ho avuto bisogno di aiuto è stato lì a differenza di quelli che dovevano essere i veri amici.
L’unico suo problema, rivelatomi da lui stesso, è che soffre di depressione. Per cui la spiegazione per cui vive con un ragazzetto quattro anni più piccolo di lui è che cerca di prevenire se stesso. Immaginate d’essere una persona che da un giorno all’altro si chiude in casa, senza mangiare, senza sentire nessuno e senza muoversi dal letto. Nessuno saprebbe quello che vi sta succedendo. Morireste, senza davvero volerlo, intrappolati nella vostra depressione. Per questo quando mi ha proposto di vivere con lui ho accettato. Io faccio la mia vita, sia chiaro, soltanto che, quando penso al mio mangiare ed al mio quieto vivere, penso anche al suo. Non mi pesa e non mi è mai pesato. Per cui se per qualche secondo penso che non dovrebbe importarmene, poi ci ripenso e mi sento in colpa soltanto d’averlo pensato.
Sanzo mi è stato accanto quando è morta mia madre. Possono sembrare le parole di un Gay, è vero, ma se volere bene ad un amico significa essere gay, allora lo sono.
“Ehi, occhi suadenti, sei a casa?!” Poso giacca  e borsa all’ingresso mentre lancio le chiavi di casa sul mobiletto nero comprato all’ikea per meno di 30dollari. Nessuna risposta, soltanto indizi. Ma le sue chiavi di casa non ci sono e nemmeno la valigetta del lavoro che lascia sempre vicino la porta. Faccio spallucce e mi dirigo al bagno senza passare dal corridoio centrare. Piscio. Cavolo avevo la vescica gonfia! Evidentemente era destino che questa mattina proprio non ci andassi a lezione eh? Mhà, speriamo che il cielo abbia in serbo qualcosa di divertente per oggi. Tiro l’acqua e tiro su la cerniera mentre il maglioncino leggero vola via dentro la vasca da bagno. Sbadiglio fissandomi allo specchio sopra il lavello prima di aprire le ante cercando qualche elastico o forcina. Tutto sembra stranamente troppo in ordine e.. vuoto. Si vuoto è il termine adatto. Mi spiego meglio, non c’è nulla di mancante, a sinistra stanno i medicinali del mio coinquilino. Per la stragrande antidepressivi, ansiolitici e sonniferi. E a destra le mie cose tra cui medicinali per l’influenza, per la diarrea, per tenermi in forma. Si bhè, per fortuna non si tiene conto della profondità di una persona dal suo armadietto. Tornando alle scatoline cilindriche, non riesco a focalizzare cos’è che stona. Scruto le confezioncine trasparenti, posso guardarci attraverso di quando sono pulite.  La fila centrale, quella degli antidepressivi, ha solo contenitori vuoti.
"MA PORC...!"
Non penso troppo. Esco dal bagno percorrendo la casa a grandi falcate.
“Sanzo?!” Chiamo a voce alta raggiungendo la porta della sua camera. Lo spiraglio è di circa cinque centimetri e quando vado per aprire la soglia la sento bloccata.
“Maledizione, apri questa porta!” Urlo ancora. Faccio la voce grossa. Non è mia intenzione ‘spaventarlo’ anche perché se davvero volessi, lui si metterebbe a ridere, voglio solo capire che sta combinando. Ecco il mio compito. Fermarlo in caso tenti il suicidio. Cerco di guardare dentro la stanza. Ci vedo a malapena il letto. Le lenzuola sono scombinate sul materasso e quello che ci vedo sopra, voltato di spalle e sdraiato, sembra essere lui.
“Sanzo?! Sanzo, ehi, mi senti?!”
Non si muove. Le braccia scomposte sui lati. Non riesco a vedergli la faccia. Non riesco a vedere niente, maledizione! Con la mano cerco di capire cosa blocca l’ingresso: il tavolo in legno.
Mi faccio indietro. Punto i piedi per terra e con le braccia spingo. Mi bastano venti centimetri in più per passare.
Giro intorno il letto, a terra, sotto il suo braccio lasciato penzoloni stanno un paio di pillole, quelle che non è riuscito a ficcarsi in gola direi.
Il suo volto è pallido ed agonizzante. Le labbra viola ed una buona quantità di schiuma e sangue agli angoli.  Sapete perché sono, per certi versi, così lucido e critico? Perché non è la prima volta che succede.

18.45
Quando mi risveglio, sono già morto da un secolo. Ed il suono fastidioso della Nintendo DS di Gojyo mi fracassa le orecchie.
“Vuoi spegnere quell’affare?” Mugolo, persino il suono della mia voce risulta molesto per il mio cervello che ha la sensazione d’essere sballottato da una parte all’altra del cranio.
“Oh, chi me lo sta chiedendo?” Domanda con quell’ironia da due soldi che si porta dietro da quando era un ragazzino. “Ah, si, quell’imbecille di Sanzo, quello che mi deve la vita? O quello che sta mattina ho trovato in overdose? Ah! Ora ricordo! Tu sei quello che hanno dato per deceduto per una manciata di secondi! Ma si, certo che sei tu, ma se sei davvero tu perché dovrei ascoltare le parole di un morto?” Sono tentato se aprire gli occhi e fulminarlo con lo sguardo o semplicemente acchiappare la prima cosa che sta sul comodino.
“Se fossi morto, starei in obitorio..” Puntualizzo sforzandomi d’aprire le mie fosche pupille. Temevo di peggio. Sono ancora in camera mia, ed il mio coinquilino sta seduto su una sedia accanto al letto. Accanto a lui una flebo che deduco conduca sino al mio braccio.
“Che illuminazione, prof..” Lo vedo scuotere la testa arrabbiato mentre spegne finalmente quella scatola demoniaca.
Provo a mettermi a sedere e la nausea mi sale sino alla gola. Ma deglutisco cacciando giù quel conato.
“Ti viene da vomitare?” Il suo tono immediatamente cambia. Quanto è stupida e banale la coscienza degli uomini. “I ragazzoni del policlinico hanno detto che è normale dopo una lavanda gastrica.. Ringraziami d’averli convinti a riportarti qui, volevano tenerti sotto osservazione …” Lo guardo frastornato, troppe informazioni tutte insieme. “… dello psicologo, s’intende.” Annuisco, chi se ne frega dove volevano tenermi. E chi se ne frega se gli devo un favore, anche perché se sono vivo, evidentemente non mi ha fatto il favore di lasciarmi morire.
“I ragazzoni del policlinico ti hanno detto che dovresti stare zitto? Sono un suicida, vuoi trasformarmi in omicida?”
“Se ammazzi qualcuno ti fai qualche anno di galera, ma almeno rimani vivo …” Fa il sarcastico lui.
“Sai che in galera c’è il più alto tasso di suicidi?”
“La vuoi smettere di parlare di suicidio?” Si è alzato in piedi, arrabbiato. Ma che diavolo vuole? Si faccia i cazzi suoi.
“Parlo di suicidio quanto mi pare e piace.. e se non ti sta bene, quella è la porta, togliti dalle palle..”
“No, che non mi tolgo, ok?! Ma che cazzo hai nel cervello? E soprattutto, cosa cazzo c’è nella tua fottuta vita che non ti va bene?! Hai uno stipendio rispettabile, un tetto sopra la testa ed un piatto caldo sempre sulla tavola!”
“Oh scusami se nel mia fottuta testa, come dici tu, non ci sono soltanto beni materiali del cazzo come questi!” Mi siedo adesso,perché giuro che se lo sento ancora parlare lo ammazzo, lo ammazzo sul serio. Strappo via la flebo sotto il suo sguardo sconvolto. O si, piccolo Sha, mi sto alzando e sto andando al cesso.
“Ehi, no aspetta, non puoi alzarti, hanno detto che.. “
Non riesco nemmeno a mettere entrambi i piedi nudi sulla moquette che gli crollo praticamente addosso. Lui non si tira indietro nel non farmi cadere. E’ questo che mi ha sempre fatto incazzare di lui. Ti sorregge pure quando vorrebbe spaccarti la faccia. Non gli importa se fino a due minuti prima vi stavate scazzottando. Diamine, che abbia le palle di rimanere sulle sue idee e guardarmi dall’alto.  Gli vomito addirittura addosso, mentre la nausea mi attanaglia le viscere, e quando davvero voglio solo crollare per terra, lui mi segue, rimanendo ricurvo su di me. Non sta mai alzato. Che si fotta il suo buonismo che mi fa sentire così debole. Odio questa sensazione. E odio ammettere d’avere bisogno di lui.

Giovedì 12/02/09

“Smettila d’ingozzarti così, finirai per sentirti male..” Sanzo mi rimprovera, come mi rimprovera tutte le volte che non sto dritto sulla sedia. O non comprendo bene cosa è successo tra il 1492 ed il 1520. Cose che, dopo una serie di scappellotti sulla testa, mi entra naturalmente nel cervello. Gojyo ha un'aria soddisfatta mentre inforca i suoi spaghetti al pomodoro. Hakkai beve la sua birra con una discreta dolcezza negli occhi. Ed il pianista mi guarda truce. Ma sorrido di rimando seppure subito dopo finga l'aria seccata ed offesa.
"Ma non c'è gusto a mangiare se non ci s'ingozza!" Sbotto io intrattenendo gli altri tre, che se la ridono bellamente. Gojyo manda giù il boccone prima d'incalzare come a dare man forte al suo coinquilino.
"Chissà perchè, immaginavo avresti risposto così.. da vera scimmia!" Se la ride di gusto lui. Mi scappa ancora da ridere mentre Sanzo scuote il capo come arresosi all'evidenza che sono e rimango una stupida scimmia e continua a sbocconcellare il piatto che ha davanti. Non che abbia mangiato in grandi quantità. Per non parlare poi del fatto che, già di suo, non ama la pasta. Da quel che ho capito, a parte nelle rare volte, come questa, in cui ci ritroviamo a mangiare, si nutre per lo più di uva e frutta secca. Formaggi freschi e Crackers. Accompagnando sempre con un bicchiere di vino o del Whisky. Non so davvero come faccia. Il suo colesterolo deve essere così basso, da fare invidia persino ad un ragazzino del quarto mondo. Orgoglioso comunque, finisco il piatto. Tamburellandomi la pancia piena. Hakkai conversa con Sanzo adesso, il quale a tratti guarda lui ed a tratti guarda me. Non so perchè quest'essere antipatico, dalle dita ingiallite per le troppe sigarette e lo sguardo truce e malinconico mi attragga tanto. Non a livello fisico o sessuale. Semplicemente è come se lo conoscessi da sempre. Come anche Gojyo. Naturalmente con lui è diverso. Per quanto abbia già un fratello maggiore, con lui è come averne due. Hakkai è il buono e saggio. Quello che ti sprona se qualcosa non va. Che sta lì a farti ragionare nel vano tentativo di dirti che, essenzialmente, hai sbagliato, ma si può sempre rimediare. E poi rimane comunque fratello di sangue. Gojyo invece è il fratellone che sfotte. Magari ti mette anche in ridicolo davanti agli amici, ma poi viene a rompergli il culo, se s'azzardano loro a prenderti in giro. Sanzo immagino sia... Non credo di conoscere la risposta. E' fratello. E' un padre. E' lo zio ed il prof. Sanzo è tutto. E forse gli dispiace sapere d'averlo visto al vertice della tristezza. In parte mi sento anche in colpa per quello che è successo. Forse ci sentiamo tutti un pò così. Perchè, per quanto lo si possa odiare. Gli si possa urlare contro. Abbiamo il tedioso ed irragionevole istinto di salvarlo. Da tutto e da tutti. Di proteggerlo da se stesso. Da quel baratro che lo imprigiona spesso e di cui davvero nessuno conosce la spiegazione logica.
Da quel che so non ha perso nessun parente caro. I suoi genitori sono ancora vivi e vegeti ed ogni tanto lo chiamano nel tentativo d'invitarlo a fare loro visita, cosa che non è mai successa da quel che so. Gojyo dice che è sempre stato così. Da quando lo conosce è sempre stato dallo psichiatra, ha sempre preso antidepressivi ed ha sempre fumato circa un pacchetto e mezzo al giorno. Dice che una volta è riuscito a fumarsi 80 sigarette in 24 ore. E' stato sveglio fingendo di studiare in caso ci fosse stato bisogno di chiamare i paramedici. Sanzo ha suonato per tutta la notte. Ma nessuno è venuto a lamentarsi. Come se "qualcosa" l'avesse estraniato tanto da ciò che lo circonda, da risultare inudibile. Non sappiamo perchè se cominciamo una conversazione incentrata su dei videogiochi, poi finiamo col parlare di lui. Hakkai ha detto, due notti dopo il "fatto", che spesso veniamo attratti da ciò che non capiamo. E noi tre, come falene alla fiamma, lasciamo scottarci, soltanto per essere sicuri che quella fiamma splendente sia sempre accesa. E non si spenga mai.
"Baka, stai pensando alla risposta o stai fingendo d'ascoltarmi?" Mi domanda innervosito il pianista scrutandomi col suo occhio indagatore. Una scia di fumo emerge dalle labbra socchiuse mentre attende che io apra bocca.
"Nono... stavo.. stavo pensando alla risposta!" Mento spudoratamente. Che cosa mi ha chiesto? Diamine non stavo ascoltando! Lo fisso, deglutendo sonoramente mentre cerco sul tavolo la pagina del libro, per avere una vaga idea di cosa sto studiando. Ma lui sorride, sardonico, chiudendo il libro con un tonfo. La mano poi scivola morbidamente alla sigaretta lasciata nel posacenere. La porta alle labbra. Aspira. E sbuffa via dalle narici. Seduto di fianco a me, permane quel sorrisetto, palesemente cattivo, di chi ha beccato l'alunno che dorme sul banco. Allora cerco altrove. Hakkai a tratti ride ed a tratti quasi gli dispiace che non possa aiutarmi mentre Gojyo tenta l'arte del mimo... che diavolo mi sta mimando? E' un... un cane? Un gatto? Un gatto! Ha delle.. delle macchie... una coda.. coda molto lunga e...
"Leopardi!" Esordisco entusiasta d'avere capito i preziosi suggerimenti del rosso il quale, per qualche strano motivo sghignazza. Hakkai lo rimprovera tacitamente, seppure anche lui trattenga a stento delle risate.
Sanzo, invece, chiude gli occhi. Si toglie gli occhialetti rotondi dal naso e mi fissa con sufficienza.
"Goku... ti ho appena chiesto in cosa consiste il Congresso di Vienna, nel 1815?!" Sbotta mollandomi una sonora sberla dietro la nuca.
"Aaaaah! Sanzo, non picchiarmi! Lo sai che non ci capisco niente di storia! Sempre a parlare di stipulati! Governi! Date!"
"Se ti sforzassi di capirla, piuttosto che leggerla come numeri a caso, riusciresti anche ad aprezzarla! E tu..." Si volta verso Gojyo il quale, aria da santarellino, guarda altrove. ".. Non suggerirgli cose sbagliate, o finirà davvero per rispondere 'Leopardi' domani in classe..."
Si alza dalla sedia, spegne la cicca e si ferma per qualche secondo davanti la finestra a fissare il paesaggio. Ed è lì che lo prendo in contropiede. Scatto sul libro, lo apro, lo cerco, nemmeno il tempo di trovare la pagina che il prof mi chiude il libro per la seconda volta, proprio sulla mia mano. Gemo di dolore. Piagnucolando.

Lunedì 02/02/09
19.45
Sono in ritardo! Sanzo mi ammazza! Dovevo essere lì alle sette e mezza, ma l'allenatore mi ha fatto fare palleggi in più visto che domani c'è la finale di Basket tra le scuole del quartiere. Corro come il vento. Zaino in spalla, la canottiera della squadra ancora sudata, non ho voluto nemmeno fare la doccia. Scanso una vecchina. Salto al volo una panchina e prendo la scorciatoia arrampicandomi per una ringhiera alta circa due metri. Sto sudando come un cane, prenderò probabilmente un malanno, ma Sanzo fa molta più paura di qualsiasi altra malattia! Potrei essere investito da una macchina, non mi preoccuperei. Ma lo sguardo truce, ed il pugno destro del prof privato, fanno molta, molta... davvero MOLTA più paura di qualsiasi catastrofe ambientale e non!
Attraverso la strada col rosso, una ragazza in motore mi manda a quel paese e in meno di tre minuti raggiungo il palazzo. Il portone è ancora aperto, saluto il portiere, salgo le scale e sono già al primo piano. Ma è quando sto per suonare il campanello che un senso di vuoto m'attanaglia lo stomaco.
Tentenno. Qualcosa mi dice di girare i tacchi e andarmene, ma l'immaginaria voce di Sanzo che mi rimprovera per il ritardo mi scuote. E do il mio solito tocco personale alla suonata. Ancora col fiatone. Passa qualche secondo prima che Gojyo mi apra la porta.
"Goku... che ci fai qui?" Il suo volto è sinceramente spaesato. Strano che non si ricordi della mia venuta. Solitamente mi fa sempre trovare qualcosa mangiare. Si, lo so, ho un rapporto d'affetto col cibo.
Io, rispondo a scatti per via del fiato.
"Oggi è Lunedì!" Spiego. "Ho la lezione con Sanzo!" Sorrido, come fargli capire che sono in ritardo mostruoso ed aspettare lì, in piedi, davanti la porta, non è proprio la migliore delle idee. Lui però mi guarda, si passa una mano tra i capelli e sembra non trovare le parole.
"Goku, va a casa... oggi... Sanzo non c'è..." Conclude così cercando richiudere la porta ma lo fermo, poggiando una mano su di essa.
"Come non c'è? Perchè non mi ha avvertito? Mi avvisa sempre quando c'è da rimandare le lezioni!" Esclamo... arrabbiato. Si è il termine giusto. Non mi piacciono le risposte vaghe. Non hanno senso, e non danno il giusto valore alle parole. Lui mi guarda. Indeciso. Se dirmi "qualcosa" che però non riesco a comprendere.
"Goku..." Tentenna ancora una volta. Scruto i suoi occhi. Stanchi. Non fisicamente, ma quasi moralmente. E poi sospira spostandosi dall'entrata, acconsentendo tacitamente alla mia venuta. Io di rimando scruto il salottino. Ora, improvvisamente, vorrei andare via. Ma entro lo stesso, facendo scivolare lo zaino per terra, vicino il tavolo accanto la finestra. Mi guardo intorno. E poi cerco gli occhi di Gojyo il quale si chiude la porta alle spalle.
"... okkei.. non è vero che Sanzo non c'è... diciamo che.. oggi, non ha la testa per farti la lezione..."
Mi mordo il labbro inferiore.
"Ma.. sta bene?"Chiedo preoccupato grattandomi distratto la fronte.
"Si si.. sta bene.. " Annuisce. "Dai scimmia.. non fare quella faccia... per me non è facile per cui... vai a casa... ti faccio chiamare direttamente da lui al più presto..."
"Posso vederlo?"
"Scimmia... " Sospira. "... non credo sia il caso.. davvero... se vuoi chiamo Hakkai e gli dico di venirti a prendere, manco per farti rifare la strada a piedi ma... è meglio se... se ti siedi e soltanto aspet..." Ad interromperlo è un suono gutturale e rauco. Grottesco.
"Stai.. stai qui.."Mi ordina sparendo nel corridoio. Non so perchè decido di non ascoltarlo. Lo seguo con uno scatto. Lui non si accorge di me.
Quando raggiungiamo insieme il bagno in fondo al corridoio rimango... estterrefatto. Non tanto per la scena in se quanto per gli occhi di Sanzo. Che mi guardano. Con rabbia. Con odio per stare conoscendo la parte più bassa e penosa di se.
"Che ci fa lui?" Domanda tossendo. Seduto per terra, accanto al Water.
"Aveva la lezione Sanzo, non è colpa sua.." Pronuncia Gojyo per difendermi.
"Va via!" Mi urla Sanzo. "Fuori di qui!" La voce esplode dalla sua gola, si raschia per lo sforzo. Ed io non ci penso due volte. Corro via. Lascio lì lo zaino. Non m'importa se domani mi mancherà il cambio per la partita di Basket. Soltanto corro. Per dimenticare quello sguardo. Quel volto che non riconosco. Non voglio riconoscere.

Mercoledì 18/02/09
19.45
E' compiaciuto. Lo vedo da come ogni tanto controlla cosa sto facendo e come lo sto guardando. A dire il vero non sto fingendo. Non ho una passione per le armi, ma non ne avevo mai vista una dal vivo. E per quanto possa sembrare stupido, vedere una pistola a meno di venti centimetri dalle mie mani mi mette quasi una sensazione addosso strana.
"E' scarica..." Pronuncia Sanzo inarcando debolmente il sopracciglio destro. La sigaretta muore silenziosa nel posacenere mentre lui si diletta nella pulizia della S&W.
Un rumore di chiavi. Alziamo entrambi il capo in direzione della porta, alla nostra destra. Fruscio di sacchetti della spesa. Un gemito di stizza per la pesantezza e poi la chiave s'infila nella toppa. Un giro e Gojyo si palesa sulla porta.
"Ciao Goku!" Esclama dando un calcio all'uscio, il quale si richiude con un tonfo forse troppo forte e non calcolato. Lo saluto di rimando mentre lui si ferma per riprendere fiato, posare la giacca, le chiavi, le sigarette, il portafoglio e finalmente riprendere i sacchetti. Fa un passo, e poi si ferma con un ghigno.
"Ma no, vi prego, non aiutatemi" Si lamenta. Io rido. Sanzo sbuffa un debole, debolissimo sorriso prima di concludere la pulizia ed alzarsi. Casa di Sanzo e Gojyo non è grandissima, ma è accogliente. Non tanto per i mobili o il colore delle pareti, quanto per la conformazione di per se delle stanze. Appena entri trovi il salottino. Con due divani, la televisione, ed il tavolo utilizzato per le ripetizioni. Una piccola parete attrezzata con una quantità spropositata di libri, ed il pianoforte divide l'angolo Tv dall'angolo studio. Il corridoio porta a tutte le altre stanze. Subito sulla sinistra la cucina. Nulla di che, angolo cottura, un balconcino per l'estate ed il tavolo al centro. In fondo al corridoio sta il bagno e sulla destra due stanze da letto. Quella di Sanzo la prima, quella di Gojyo la seconda. Mentre accanto al bagno, in una piccola rientranza c'è il camerino. Anche lì, libri. Infiniti. Qualche gioco da tavola comprato per lo più dal rosso. Mazzi di carte per il Poker e cianfrusaglie quali piastra per fare i panini, frullatore ed una Ciclette rotta.
"Ti va bene il pollo, per cena, scimmia?" Mi chiede il professore riponendo dei cereali sullo scaffale destro, in alto.
"Non sono una scimmia" Esordisco prima di ridere. "... si comunque! Ah! Dimenticavo! Hakkai vi ringrazia per l'ospitalità, si scusa, e promette che al più presto ricambierà." Continuo leggendo il messaggio arrivatomi circa due ore fa.
Gojyo fa spallucce. "Digli di non preoccuparsi... al massimo ci ripaga di tutto quello che mangi!" Sfotte come sempre il rosso. Il biondo invece va al frigo, tirando fuori il pollo da fare in padella, alcuni pomodori, tonno, lattuga e mozzarella.
"Oddio, Sanzo, ancora l'insalata?" Domanda Gojyo fingendosi disperato. "... Non ti verrano mai i peli sotto le ascelle, se non mangi un pò di sostanza!" Io me la rido, perchè davvero non si può fare altro quando se ne esce con frasi come queste. Sanzo lo fissa truce prima di ghignare malefico, lanciandogli un pomodoro. L'altro lo prende al volo e poi se la ride anche lui. Non so perchè mi piaccia tanto stare qui. E' un pò come riavere la famiglia che io ed Hakkai non abbiamo mai avuto.
Mia madre morì circa sei o sette anni dopo la mia nascita. Mentre mio padre era già andato via molto tempo prima. Ricordo che col passare del tempo, mi disperavo di dimenticare pian piano il volto di mia madre. Il primo anno ricordavo tutto di lei. Il secondo, dimenticai la sua voce. Il terzo ed il quarto riuscivo ad immaginarla con qualsiasi colore di capelli. Dal sesto in poi, rimasero impressi soltanto i due pesciolini sopra gli occhi che lei definiva sopracciglia. Ma se ne toglieva così tante da non risultare nemmeno quelle.
Sanzo una volta mi ha detto.
"Dimenticare non è la fine del mondo... soprattutto quando non ti sforzi di farlo.. significa semplicemente che è arrivato il momento di crescere e lasciare il passato alle spalle.." Mi piaceva quella frase.
Dopo cena, Sanzo suona il piano, come sempre. La sigaretta stretta tra le labbra. Gli occhi non guardano i tasti, ma il paesaggio fuori la finestra. Gojyo fa i piatti, è il suo turno, ed io fingo di non ascoltare la melodia che proviene dal salotto. Fingiamo entrambi di non ascoltarla, seppure questa sera ci accompagni una musica allegra come La Stangata.

Continua...
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saiyuki / Vai alla pagina dell'autore: FightClub