Titolo:
The
longest night
Fandom:
Moulin Rouge
Personaggi/Pairing(s):
il Duca; Ninì; Toulouse Lautrec (che triade assurda o_O)
Genere:
Generale, Introspettivo, Drammatico
Avvertimenti:
oneshot; viscidume diffuso /o\
Conteggio
parole: 701
Challenge/Prompt:
scritta
per il team Angeli
del
COW-T
@maridichallenge;
missione
#1 della III settimana (prompt attesa
+
gen)
"She had gone to the tower to save us all.
And for our part we could do nothing but wait”
(Christian; Moulin Rouge)
Aveva
aspettato quel momento fin dal giorno in cui l'aveva
incontrata.
Satine era la più bella donna su cui il Duca avesse
mai posato lo sguardo, aveva occhi di un azzurro impossibile e un
corpo da far girare la testa e perdere il senno a qualunque uomo
–
anche il più controllato e impeccabile.
Lui era stato paziente,
compiacendo i suoi capricci da diva viziata, corteggiandola come gli
avevano insegnato – quasi che Satine non fosse soltanto una
prostituta d'alto bordo, ma una nobile del suo rango. Giorno per
giorno, aveva sopportato i ritardi della ballerina, le sue scuse
–
le sue bugie -, le ore che lei sottraeva ai loro incontri per le
prove dello spettacolo – o meglio, per 'assecondare
le fantasie'
di quello scrittore squattrinato.
Ma alla fine era quasi arrivato
al logorìo, sempre più irritato dall'abuso che
tutti facevano della
sua gentilezza e dalle giustificazioni ridicole di Satine, Christian
e Zidler – voleva ciò che gli spettava,
immediatamente.
Eppure,
ora che sfiorava lentamente le spalle della ballerina, toccandone la
pelle morbida con le labbra, il Duca si accorse con vaga euforia che
non era stato del tutto un male aspettare tanto a lungo.
Il
possesso di Satine era valso l'attesa, anzi, la stava rendendo ancora
più eccitante del previsto.
Si impose di concedersi un altro paio
di minuti di fremente desiderio, prima di ribadire la sua
proprietà
su di lei e consumare il loro
lieto fine.
L'atto
finale tra Satine e il Duca si stava concludendo?
Quando si
sarebbero conosciute le sorti di Spettacolo
Spettacolare e del
Moulin Rouge?
Quelli erano i quesiti che, espressi a mezza voce o
in silenzio, venivano ripetuti da ore.
Ninì sedeva a gambe
accavallate ad un tavolino, fumando e scambiando di tanto in tanto
qualche chiacchiera distratta con Môme Fromage e China Doll,
del
tutto estranea all'atmosfera di ansiosa aspettativa generale.
A
differenza della maggior parte dei presenti, seduti a bordo della
grande sala da ballo, i suoi pensieri non erano affatto rivolti al
Duca e a Satine.
O meglio, tutto ciò che la brama e l'invidia di
Ninì riuscivano a tirar fuori da quella situazione era la
speranza
che le forze e la fama del Diamante Spendente si annullassero tra le
lenzuola in cui il Duca l'avrebbe presa. Dopo quella notte, e secondo
contratto – Ninì aveva orecchie fini, non le erano
sfuggiti i
pettegolezzi riguardo alla firma di concessione di Zidler –
Satine
sarebbe diventata né più né meno la
concubina del nobile
finanziatore. A quel punto, la prima ballerina sarebbe stata lei
–
non c'erano dubbi, concluse Ninì, schiacciando la sigaretta
nel
posacenere con un ghigno soddisfatto. E se anche le cose non fossero
andate in quel modo, se il Duca si fosse stancato in fretta del
giocattolo, poco male: il tempo di Satine era agli sgoccioli. Era
solo questione di attendere un altro po', prima che il sipario
calasse su di lei.
Magari anche solo l'alba del giorno seguente.
L'alba
tardava a arrivare, e l'unico sole in quel momento era il verde
dell'assenzio, che colorava i profumi e i suoni di luci a volte
brillanti e affascinanti, altre grottesche e mostruose.
Toulouse
osservava apaticamente i secondi scorrere nel riflesso del bicchiere,
agitandolo appena tra le dita tozze.
Forse era passata un'ora,
forse un secolo intero, chi poteva saperlo? Non certo lui –
la
vista annebbiata, la lucidità bruciata dall'alcol.
Eppure, non
aveva perso la capacità di percepire ogni frammento, ogni
goccia
della pesantezza di quella notte di attesa insopportabile.
Udiva i
sussurri concitati e timorosi delle prostitute, vedeva le ombre dei
ballerini muoversi avanti e indietro sul parquet di legno, le
occhiate nervose dei musicisti ora alle porte, ora
all'orologio.
Inspirava l'odore marcio della corruzione, del
sesso, delle bugie malate e delle voci maliziose che ammorbavano quel
posto.
Ma più di tutto, Toulouse sentiva il battito di due
giovani cuori, speranzosi, terrorizzati, straziati dalla sorte che
l'Amore aveva scagliato su di loro come una maledizione, e soffriva
terribilmente.
Prima di bere l'ultimo sorso, l'uomo sorrise senza
motivo al bicchiere, brindando senza gioia a tutto e a niente.
Al
sacrificio di Satine.
Al dolore e alla gelosia di Christian.
Alla
malinconia di se stesso.
O forse solo all'infinita miseria del
destino di ognuno di loro - marionette tristi, dall'orgoglio lacero,
che si muovevano come spettri irrequieti tra le mura del Moulin
Rouge.