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Autore: Lizzie_Siddal    28/02/2011    3 recensioni
[Il Duca] Aveva aspettato quel momento fin dal giorno in cui l'aveva incontrata.
[Ninì] Era solo questione di attendere un altro po', prima che il sipario calasse su Satine.
[Toulouse] L'alba tardava a arrivare, e l'unico sole era il verde dell'assenzio.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Il Duca, Toulouse Lautrec
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The longest night
Fandom: Moulin Rouge
Personaggi/Pairing(s): il Duca; Ninì; Toulouse Lautrec (che triade assurda o_O)
Genere: Generale, Introspettivo, Drammatico
Avvertimenti: oneshot; viscidume diffuso /o\
Conteggio parole: 701
Challenge/Prompt: scritta per il team Angeli del COW-T @maridichallenge; missione #1 della III settimana (prompt attesa + gen)



"She had gone to the tower to save us all.
And for our part we could do nothing but wait”

(Christian; Moulin Rouge)



Aveva aspettato quel momento fin dal giorno in cui l'aveva incontrata.
Satine era la più bella donna su cui il Duca avesse mai posato lo sguardo, aveva occhi di un azzurro impossibile e un corpo da far girare la testa e perdere il senno a qualunque uomo – anche il più controllato e impeccabile.
Lui era stato paziente, compiacendo i suoi capricci da diva viziata, corteggiandola come gli avevano insegnato – quasi che Satine non fosse soltanto una prostituta d'alto bordo, ma una nobile del suo rango. Giorno per giorno, aveva sopportato i ritardi della ballerina, le sue scuse – le sue bugie -, le ore che lei sottraeva ai loro incontri per le prove dello spettacolo – o meglio, per 'assecondare le fantasie' di quello scrittore squattrinato.
Ma alla fine era quasi arrivato al logorìo, sempre più irritato dall'abuso che tutti facevano della sua gentilezza e dalle giustificazioni ridicole di Satine, Christian e Zidler – voleva ciò che gli spettava, immediatamente.
Eppure, ora che sfiorava lentamente le spalle della ballerina, toccandone la pelle morbida con le labbra, il Duca si accorse con vaga euforia che non era stato del tutto un male aspettare tanto a lungo.
Il possesso di Satine era valso l'attesa, anzi, la stava rendendo ancora più eccitante del previsto.
Si impose di concedersi un altro paio di minuti di fremente desiderio, prima di ribadire la sua proprietà su di lei e consumare il loro lieto fine.
 

L'atto finale tra Satine e il Duca si stava concludendo?
Quando si sarebbero conosciute le sorti di Spettacolo Spettacolare e del Moulin Rouge?
Quelli erano i quesiti che, espressi a mezza voce o in silenzio, venivano ripetuti da ore.
Ninì sedeva a gambe accavallate ad un tavolino, fumando e scambiando di tanto in tanto qualche chiacchiera distratta con Môme Fromage e China Doll, del tutto estranea all'atmosfera di ansiosa aspettativa generale.
A differenza della maggior parte dei presenti, seduti a bordo della grande sala da ballo, i suoi pensieri non erano affatto rivolti al Duca e a Satine.
O meglio, tutto ciò che la brama e l'invidia di Ninì riuscivano a tirar fuori da quella situazione era la speranza che le forze e la fama del Diamante Spendente si annullassero tra le lenzuola in cui il Duca l'avrebbe presa. Dopo quella notte, e secondo contratto – Ninì aveva orecchie fini, non le erano sfuggiti i pettegolezzi riguardo alla firma di concessione di Zidler – Satine sarebbe diventata né più né meno la concubina del nobile finanziatore. A quel punto, la prima ballerina sarebbe stata lei – non c'erano dubbi, concluse Ninì, schiacciando la sigaretta nel posacenere con un ghigno soddisfatto. E se anche le cose non fossero andate in quel modo, se il Duca si fosse stancato in fretta del giocattolo, poco male: il tempo di Satine era agli sgoccioli. Era solo questione di attendere un altro po', prima che il sipario calasse su di lei.
Magari anche solo l'alba del giorno seguente.

L'alba tardava a arrivare, e l'unico sole in quel momento era il verde dell'assenzio, che colorava i profumi e i suoni di luci a volte brillanti e affascinanti, altre grottesche e mostruose.
Toulouse osservava apaticamente i secondi scorrere nel riflesso del bicchiere, agitandolo appena tra le dita tozze.
Forse era passata un'ora, forse un secolo intero, chi poteva saperlo? Non certo lui – la vista annebbiata, la lucidità bruciata dall'alcol.
Eppure, non aveva perso la capacità di percepire ogni frammento, ogni goccia della pesantezza di quella notte di attesa insopportabile.
Udiva i sussurri concitati e timorosi delle prostitute, vedeva le ombre dei ballerini muoversi avanti e indietro sul parquet di legno, le occhiate nervose dei musicisti ora alle porte, ora all'orologio.
Inspirava l'odore marcio della corruzione, del sesso, delle bugie malate e delle voci maliziose che ammorbavano quel posto.
Ma più di tutto, Toulouse sentiva il battito di due giovani cuori, speranzosi, terrorizzati, straziati dalla sorte che l'Amore aveva scagliato su di loro come una maledizione, e soffriva terribilmente.
Prima di bere l'ultimo sorso, l'uomo sorrise senza motivo al bicchiere, brindando senza gioia a tutto e a niente.
Al sacrificio di Satine.
Al dolore e alla gelosia di Christian.
Alla malinconia di se stesso.
O forse solo all'infinita miseria del destino di ognuno di loro - marionette tristi, dall'orgoglio lacero, che si muovevano come spettri irrequieti tra le mura del Moulin Rouge.


   
 
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