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Autore: Aly92    03/03/2011    5 recensioni
Gocce d’acqua scendono dalle nuvole nere che coprono il cielo.
Mi ha sempre affascinata la pioggia.
Mi ricorda le lacrime che da tempo non posso più versare.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, questa storia è stata scritta in un inaspettato momento di tristezza.

Non so bene cosa ne sia venuto fuori, ma spero comunque possiate apprezzarlo :)

Cade la pioggia

 

Plic. Plic. Plic.

Gocce d’acqua scendono dalle nuvole nere che coprono il cielo.

Mi ha sempre affascinata la pioggia.

Mi ricorda le lacrime che da tempo non posso più versare.

E ogni volta che c’è una giornata come quella di oggi esco e mi lascio bagnare questo corpo immortale.

I miei capelli si inzuppano subito e i vestiti aderiscono al mio corpo.

Stralci di ricordi si affacciano nella mia mente, lasciata libera. Senza corde, senza catene.

Io da bambina a guardare la pioggia dalla finestra.

Le giornate passate a scuola, tra quei banchi che mi hanno vista crescere, innamorarmi e morire.

Plic. Plic. Plic.

Cammino. Un passo dopo l’altro.

Non mi accorgo quasi che gli alberi che mi circondano si stanno diradando lasciando spazio ad una piccola radura, attraversata al centro da un ruscello.

Mi ricorda il posto dove l’unico ragazzo che mi ha straziato il cuore si è dichiarato.

Eppure non sono li e lui non è al mio fianco.

Mi ha lasciata, portandosi via quella parte di me che mi teneva in vita.

Tutto ciò che possiedo sono un corpo immortale e gelido, contenitore del vuoto, del dolore.

Plic. Plic. Plic.

Mi sdraio su quest’erba e vorrei che la terra mi assorbisse, proprio come fa con queste piccole goccioline.

Vorrei non essere costretta a vivere più questo dolore.

Vorrei avere la possibilità di lasciare questo mondo fatto di sofferenza.

Ho assaporato la felicità, quella vera e l’ho persa.

La luce ha abbandonato la mia esistenza da molto tempo, lasciandomi cadere nel baratro delle tenebre.

E la pioggia continua a scendere inesorabilmente sul mio corpo di diciottenne, bloccato nel tempo.

Plic. Plic. Plic.

Sento una presenza che si avvicina, ma non mi muovo.

Rimango sdraiata ad aspettare.

Aspettare che la mia vita finisca, che il mondo finisca.

Aspetto un cambiamento.

Aspetto, perché non posso fare altro.

Nel frattempo i passi si fanno più vicini, fino ad arrivare a me.

Non sento la vita nella presenza che ora è al limitare del mio piccolo rifugio.

Non respiro, non mi muovo … non vivo.

In meno di un secondo è qui che mi copre dalla pioggia, da quel rassicurante tintinnio che l’acqua procurava venendo a contatto con la mia marmorea pelle. La stessa che copre il mio odore a quest’essere come me.

Sento le sue dita gelide, come me, accarezzarmi il profilo del volto: la fronte liscia, la linea del naso fino poi a toccare le mie labbra su cui si sofferma per un momento.

Gli occhi che fino a questo momento ho tenuto chiusi si aprono e incontrano quelli ambrati della creatura che mi ha sbriciolato il cuore. Sobbalza, forse perché non se lo aspettava, forse per il loro colore … rosso sangue o forse per il vuoto che li caratterizza.

I capelli bronzei sono scuriti dall’acqua, gli occhi pieni di sorpresa, felicità e dolore.

- Sei tu … - un delicato sussurro che si perde lontano, ma che mi entra dentro con la forza di un uragano.

Non rispondo, in quanto la sua non è una domanda.

Si sposta e le gocce tornano a bagnarmi il volto.

Plic. Plic. Plic.

- Com’è successo? - la sua voce rimane bassa, come ad aver timore a rovinare il momento. So a cosa si riferisce, ma non voglio dargli risposte.

Lui è li, sdraiato al mio fianco. Se il mio cuore battesse, in questo momento si fermerebbe.

- Cosa? - non  voglio lasciarmi andare, ma forse, potrò arrivare a chiedergli un ultima cosa. L’ultima.

- La tua … trasformazione … - vuole davvero sapere come sono diventata un vampiro? Oppure preferisce sapere come la ragazza che tanto diceva di amare sia morta a causa della sofferenza che a distanza di molti anni ancora non la lascia vivere una vita nuova?

- Quella esterna o quella interna? - mi volto verso di lui e noto come mi osserva, oltre la confusione lo vedo quasi incantato da me. Non risponde alla mia domanda, così la scelta che prendo è quella di rivelargliele entrambe. Voglio farlo soffrire. Voglio ferirlo. Voglio provocargli almeno un milionesimo del dolore che ho provato io. La mia voce così, inizia a narrare …

- Per quanto riguarda la mia mutazione in vampira … beh, è stata opera dei Volturi, hanno scoperto che sapevo e il mio dono li ha convinti a trasformarmi, anche se poi non mi sono unita a loro. Per quanto riguarda … l’altra … sei stato tu. Sei stato tu a togliermi tutto. Era un giorno di pioggia quando mi hai detto di avermi presa in giro per mesi, quando mi hai detto che il tuo amore per me era solo finzione, una farsa.

Guardo i suoi occhi e sono lucidi dopo le mie dure parole, ma sa meglio di me che non potrà mai versare quelle lacrime che prepotenti vorrebbero sgorgare come il ruscello che c’è a pochi passi.

- Mi dispiace … - se non fosse che il vuoto prevale in me, in questo momento avrei sorriso.

- Ora, voglio che tu faccia una cosa per me. Sarà l’ultima. Poi potrà davvero essere come se tu non fossi mai esistito. Uccidimi. Finisci ciò che anni fa hai cominciato.

Guardo i suoi occhi dorati sgranarsi. I secondi passano e la pioggia continua a cadere.

Plic. Plic. Plic.

- Non posso … - è a quel punto che i singhiozzi che non mi sono accorta di trattenere fino ad ora esplodono, scuotendo il mio corpo.

- Uccidimi - è quello che ripeto come una litania. Una parola che continua ad uscire dalle mie labbra anche quando sento le sue braccia stringermi forte.

Non ho nemmeno più la forza di ribellarmi a questo contatto.

- Non posso … non posso … non posso … - non so quante volte ripete queste due parole, so solo che ad un certo punto, con tutta la forza che ho lo spingo via gridando.

- PERCHÉ????

Non aspetto la risposta e comincio a correre. Lontano da tutto, lontano da lui.

Arrivo alla spiaggia e aspetto.

Aspetto che le nuvole si diradino.

Aspetto che il sole sorga.

Aspetto l’alba, che mi permetterà di compiere quel passo che non ho mai trovato il coraggio di fare, tirandomi sempre in dietro all’ultimo momento.

Mi sdraio nuovamente, questa volta sulla sabbia.

Dopo non so quanto tempo la pioggia smette di cadere dal cielo, le nuvole mostrano il cielo ancora stellato.

Il sole sta arrivando e porterà la mia fine. La mia purificazione.

Eccolo … lo sento. Quel calore che non ho più potuto sentire sulla pelle.

Inizio a sentire un lieve formicolio, che dopo pochi istanti si trasforma in bruciore.

Il mio corpo comincia bruciare a causa dei raggi solari.

L’ultima cosa che vedo, prima che il buio mi accolga, è l’espressione di dolore dell’uomo che un tempo consideravo il mio angelo.

 

Quell’uomo. Quel vampiro protetto dalle fronde dell’albero osserva bruciare la donna che sempre amato. Quella donna che aveva lasciato per permetterle di vivere la sua vita umana per non relegarla nelle tenebre nella notte. Non sapendo che sarebbe morta, nel corpo e nel cuore.

Quando un soffio di vento porta via le ceneri del suo amore capisce di averla persa, stavolta per sempre.

In quell’esatto momento, decide di raggiungerla.

Magari, i loro animi tormentati riusciranno a trovare quella pace di hanno sempre avuto bisogno.

 

***

Lo so, solitamente a fondo delle mie storie o dei capitoli metto un dialoghetto comico, ma non vorrei rovinare una storia così triste così triste con qualche cosa che mi sembrerebbe inadeguato. Mi capite, vero?

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