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Autore: Ella_Sella_Lella    04/03/2011    1 recensioni
Una storia strana, ambientata un anno prima del arrivo dei folletti nella vita dei nostri eroi, non ci sarà Alessia,non ci sarà Cecilia, non ci saranno neanche Samuele e Tommy ...
Ci saranno solo la troupe delle medie, con personaggi inventati da me, che partono da una situazione è la storia si concluderà con tutt'altra ovvero quella del inizio del anime ...
Camilla negata in ogni sport .Camilla e Carolina amiche per la pelle. Camilla innamorata di Fabrizio che neanche sa chi è ...
Dunque questa è la fine ma non vi icuriosisce come può essere cominciata?(Secondo me) cosa in realtà è stato??
Averto che usciranno fuori le cose più inpensabili ...
Spero la storia vi ispiri, ma non penso affatto verrà letta.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco la fine di questa FF, iniziata il 18/02/09 e che termina oggi 04/03/11.
Ringrazio davvero chiunque, abbia seguito, recensito, preferito, ricordato questa storia. Grazie infinitamente di tutto.
Preferiti:
{ MissTata55
NancyAveryDylan
Rubarubina
Selvaggia_Chan
}
Ricordati:
{MissTata55 (Di nuovo)
Shizue_97
}
Seguita:
{ChibiRoby
MissTata55
(Ancora)
Nalista
}
A chi a recensito
{MissTata (Nuovamente)
Yuki_Chan17
}
Infinitamente Grazie a tutti.
Direi che dedico questo capitolo a Me Stessa per prima. A chi ha letto questa storia, anche, solo per caso, a tutte le persone elencate qui sopra e particolarmente a MissTata55, spero che questo finale ti piaccia.
Avvertimenti: In un certo punto della storia, essa è scritta in corsivo e volutamente confusionario, perché sono i sogni, ovvero l’incanto di Fantasia nel … (Dovete leggere). Questo capitolo è quasi privo di discorso diretto (C’è tranquilli) perché è molto discorsivo, non so esattamente perché sia uscito fuori così.
Baci baci (Per l’ultima volta in questa FF)
EsL



In Un Passato Non Troppo Lontano


L’incantesimo di Fantasia.


Agosto era quasi a metà e le fitte che sentiva Serena si era duplicate e la sua pancia era enorme, camminava per la strada a fatica, con le mani pigiate sul basso ventre, quella stralunata biondina di nome Daniela, che si era rivelata proprio l’amica di cui Alessia le aveva parlato, ora l’accompagnava lungo quella strada.
Osaka davvero non aveva nulla di sbagliato per Serena, ma ogni volta che si sedeva sulla sedia in cucina della suo nuova casa e guardava quella città, una nostalgia di Tokyo l’assaliva, le mancava la sua dolce mamma, sua sorella Camilla, i suoi amici e Fabrizio, cielo, quanto gli mancava Fabrizio, ogni giorno, ogni attimo di più, più l’estate era volta al termine più aveva sentito un’immancabile mancanza del ragazzo, era come una drogata in crisi d’astinenza; Ma Serena si era imposta di disintossicarsi, per questo era stata tanto arrendevole ad andare via, aspettava anche con in pazienza la nascita di Renoir, che poi sarebbe stata data in affidamento ad un’altra famiglia, aveva anche trovato la coppia giusta, una dolce famiglia che abitava in centro, appena gli aveva visti aveva detto che erano perfetti, aveva anche rifiutato un adozione aperta, aveva solo fatto un’unica piccola richiesta che il nome fosse Renoir, la coppia aveva accettato senza mezzitermini, disposti a tutto pur di avere una piccola creatura di cui prendersi cura.

“Auh … ah … Fermati!” esclamò Serena fermandosi per la strada e stringendo la mano sulla spalla di Daniela, “Stai avendo le doglie? Si sono rotte le acque? Stai per andare in travaglio? Il bambino è in arrivo?” chiese allarmata la biondina pallida, sorreggendo immediatamente Serena e posando una mano sul ventre abnorme, “No, no, tranquilla …” rispose Serena forzando un sorriso, pochi giorni, massimo due settimane e finalmente avrebbe partorito.
Serena e Daniela ripresero a camminare lungo la strada, non c’era passante che non si voltasse sconvolto verso la bionda riccia, ogni persona aveva quell’espressione, tra lo sconcertato e il disgustato, Serena l’odiava, l’odiava infinitamente, più di ogni altra cosa, Daniela non provava a consolarla, sapeva che era inutile, al contrario le prendeva la mano e le sorrideva confortevole, la conosceva davvero da poco tempo, eppure aveva trovato in lei, una roccaforte in cui rifugiarsi.
Le due ragazze si fermarono quando videro un negozio davanti a loro, posto davvero in un posto buffo per una bottega, nel mezzo della strada, “E questo da quanto tempo è qui?” chiese Daniela stupita, che tra quelle strade c’era cresciuta ed un così buffo edificio, con mille colori, quasi incantato, una forza spinse Serena ad entrarci immediatamente, seguita subito da Daniela. Anche l’interno del negozio era tutto colorato, era pieno di mensole piene di tazze colorate e su ognuna di esse c’erano colorate stelle, solo il negoziante sembrava un tipo strano, grasso, con i capelli neri ed un espressione assonnata, non sembrava dar peso alle ragazze. Daniela e Serena cominciarono a girare per la bottega, a dare un’occhiata alle tazze, ci volle un po’, ma ne trovò una che l’attirò immediatamente, era blu, con una stella arancio, due colori insoliti, ma le piacquero, prese la tazza e cominciò a girarsela sulle mani, trovò sulla base una scritta, diceva di riempirla di tè alla vaniglia e di esprimere un desiderio, be Serena a queste cose non credeva ma decise di comprare lo stesso la tazza, per gioco.

Quando a metà del pomeriggio fu presa da un incontrollabile voglia di tè, anche se c’era un caldo asfissiante in casa, con il condizionatore a quasi 15°, decise di prepararsene uno proprio alla vaniglia, così da poter inaugurare la tazza. Dopo averlo fatto bollire ed aromatizzare, aveva versato il liquido bollente all’interno della tazza variopinta, congiunse le mani al petto e cominciò a pensare a quale desiderio avrebbe potuto esprimere, così per scherzo.
Voleva essere felice, voleva che tutti fossero felici, voleva dimenticare Fabrizio, voleva che anche lui dimenticasse lei, che si innamorasse di un’altra ragazza, che non gli avrebbe dato più danni, che Renoir crescesse felice, che anche la sua amica Carolina trovasse una posto dove stare bene.
Desiderò intensamente la felicità e di essere un ricordo sbiadito ma piacevole, per tutte le persone che aveva lasciato a Tokyo, sua sorella e sua madre compresa, sapeva perfettamente quant’era impossibile, le persone non si cancellano dalla vita, ma sarebbe stato fantastico lo stesso, serrò le dita tra loro, lo desiderò con una tale forza d’avere quasi paura di riaprire gli occhi e vedere che il suo desiderio non si era avverato; ma qualcosa accade. Qualcosa di davvero incredibile. La tazza era completamente illuminata e da essa ne uscì fuori un piccolo esserino, dalle guanciotte rosse e uan peluria simile a capelli azzurri, con un espressione così tenera, che comunque fece urlare Serena dallo spavento, “Cosa sei??” domandò, urlò, con le mano sul ventre e saltando in piedi, “Sono Fantasia del regno di Mirmo” rispose quell’essere con una voce in falsetto incredibilmente infantile, Serena era caduta a terra scioccata, semi svenuta, “O per la gloria del re!” urlò il piccolo esserino.
Quando la bionda riprese conoscenza, la piccola Fantasia era ancora lì, Serena era rimasta in stato di shock ancora molto tempo, aveva cominciato a capire qualcosa solo dopo ce aveva sbattuto senza alcuna grazia Fantasia sotto il naso di Daniela, che aveva negato di vederla. Così alla fine Serena aveva cominciato ad assecondare la strana storia che raccontava quello strano piccolo essere di nome Fantasia.

Qualche sera dopo.
Serena era al telefono con sua sorella, parlavano del più o del meno, evitavano entrambe come fosse contagioso l’argomento Fabrizio, ma dalle lievi esitazioni ed i silenzi prolungati di Camilla, che Serena aveva capito che lui non stava affatto bene, ma in realtà nessuno stava bene, Camilla per prima. “Dicevo, ormai Lorenzo è diventato un fantasma, non lo si vede più in giro. Lo stesso Cintya be alla fine non vedo più nessuno, se non Carolina e di tanto in tanto Greta” aveva detto Camilla con un tono triste, Serena si era poggiata al davanzale della finetra, mordendosi le labbra, “Qui tutto bene, apparte che io e papà litighiamo un giorno si e l’altro pure e che la gente mi squadra sempre dalla testa ai piedi con biasimo” aggiunse Serena, carezzandosi la pancia gonfia, “Scusami devo chiudere, ci sentiamo domani!” aggiunse poi, spegnando il telefono, prese un bel respiro e dopo aver dato la buona notte alla piccola Fantasia, la bionda si sfilò i vestiti e rimase qualche istante a guardare il suo corpo sformato allo specchio, indossò la vestaglia leggera e si infilò sotto le coperte fresche, pronta a dormire.
“Dunque immaginavo che sarei capitata tra le grinfie di un qualche umano con desiderio egoistici!” esclamò una sera Fantasia dopo aver mangiato le nocciole tostate che Serena le aveva preparato e si era rintanata tra le felpe morbide del terzo cassetto, “Invece sono capitata con te”esclamò ancora Fantasia, Serena sorrise con un certo cuore, “Grazie!” balbettò, mentre posava i piedi sul cuscino che aveva messo al fondo del letto, “Voglio realizzare il tuo desiderio!” esclamò la piccola folletta, Serena cercò nel buio il contorno di Fantasia, “Intendi quello della felicità?” la sua voce era carica di dolcezza e speranza, Fantasia rispose positivamente, affermando che l’avrebbe fatto subito dopo la nascita di Renoir, Serena cercò di trattenere un singhiozzò, stava per piangere di gioia.

La data stabilità era arrivata, nel centro di Osaka assieme a Daniela e allo strano Mirko a Serena si erano rotte le acque, “O Santo cielo” aveva urlato, prima di essere presa da delle fortissime doglie, in cui Serena si era aggrappata al braccio di Mirko, che subito l’aveva sorretta, Fantasia subito aveva cominciato a farle coraggio, aggrappandosi ai lunghi capelli, Daniela invece urlava a qualcuno di chiamare un ambulanza, grazie al cielo qualcuno l’aveva fatto; “Resisti, resisti” gli diceva Mirko, che neanche la conosceva bene, e la sa voce si perdeva insieme a quella di Fantasia nella sue orecchie, Serena tratteneva lamenti, aggrappata al braccio del ragazzo. Leonardo scoprì che sua figlia era andata in travaglio solo quando un affannata e preoccupata Daniela l’aveva avvertito dall’ospedale, “Sta per arrivare la bambina!” urlava Daniela, con un pugno serrato, “Sono lì tra cinque minuti!” esclamò l’uomo chiudendo il telefono, Daniela annui, anche se effettivamente l’uomo non poteva vederla, si lasciò cadere su una delle sedie d’aspetto.
Mirko l’aveva immediatamente raggiunta, in volto era livido, probabilmente non era stato per lui molto facile assistere con sangue freddo una semi sconosciuta che era entrata in travaglio, “Credo che tu debba andare da lei” bofonchiò Mirko, Daniela accennò un sorriso, si alzò dalla sedia e con un passo pacato raggiunse immediatamente la sala in cui freneticamente Serena urlava e camminava, bestemmiando tra atroci dolori. Mirko riservò una piccola porzione di pensiero ad Alessia, che gli aveva presentato quella ragazza, chi sa adesso cosa faceva la sua dolce Alessia? Aveva già trovato un grande amore.

Dieci ore dopo, tra vari, spingi, resisti e respira, di Leonardo, Mirko, Daniela e Fantasia, Serena aveva avuto un po’ di pace, le avevano fatto un epidurale e a quel punto il dolore era diminuito. Il dottore aveva detto a Leonardo che data la piccola taglia dei fianchi di Serena era d’obbligo un cesareo; “D’accordo” rispose l’uomo, gettando uno sguardo alla figlia, stesa sul letto con le mani sul ventre, che sembrava boccheggiare qualcosa, forse pregava, pensò l’uomo, senza sapere che la figlia in verità parlava con Fantasia e ricordava alla folletta che aveva promesso di realizzare il desiderio, “Tranquilla” rispose Fantasia, scivolandole sulla spalla destra.
“Tesoro …” esclamò un infermiera gentile, “Dobbiamo praticare un parto cesareo” le disse dolce, “Avrei due cose da dirle” le rispose Serena, ignorando apertamente quello che l’altra le aveva detto, “Certo dimmi” sussurrò l’infermiera, “La bambina andrà in adozione. Il suo nome, però deve promettermelo, deve essere Renoir, la prego!” enunciò Serena, con gli occhi pieni di lacrime, l’Infermiera annui.
Poi arrivò il grande momento.

Quella notte, ogni persona che nella sua vita aveva avuto a che fare con Serena anche superficialmente ebbe sogni inquieti. Carolina sognò Serena, prima come un immagine distinta, che man mano svanì, fino a cancellarsi del tutto, quando si svegliò nel cuore della notte non ricordava neanche chi fosse Serena e persone come Michele, Lorenzo e gli altri, erano come ombre velate ed offuscate, capitò a lei come a tutti gli altri.
Camilla non sognò il ragazzo che le allacciava il braccialetto, sognò due bambine che giocavano nella sabbia, ma quella mattina quando si svegliò non provò un senso di vuoto quando notò che in quella casa vivevano solo in due, però c’era da dire che non aveva completamente rimosso Serena era più un dolce ricordo passato, come era successo a sua madre, che aveva qualche vago ricordo di dolcezza pensando a suo marito che non sapeva dov’era e a sua figlia di cui non ricordava che un dolce volto. Serena aveva aperto gli occhi dopo il parto, che non ricordava neanche perché era all’ospedale, Fantasia di cui si ricordava, era appesa ai capelli, suo padre gli sorrideva e lei ne era entusiasta, fuori alla stanza Daniela aveva gli occhi socchiusi e la testa appesa sulla spalla di Mirko, che un attimo prima pensava ad Alessia e l’attimo dopo era immensamente felice di sapere che Serena stava bene.
Era successo a tutti di dimenticarsi degli altri ed avere vaghi ricordi di ciò che era successo in quegli anni precedenti. Chi aveva sognato qualcosa di diverso era Fabrizio, aveva sentito le lacrime di un bambino in cerca d’affetto, nei suoi sogni aveva trovato una ragazzina dai capelli biondissimi che l’aspettava seduta su una panchina con lo sguardo preoccupato, il bambino continuava a piangere. Fabrizio era in piedi davanti a lei,
“Serena” scandì, lei si alzò e lo baciò, come nessun’altro in quella vita, pensava, avrebbe mai fatto, poi il ricordo era come andato a pezzi, si era svegliato di soprassalto con il nome Serena in testa e senza un immagine chiara di chi fosse; La notte dopo avrebbe smesso di sognare ragazze bionde, perché di quella Serena non sarebbe rimasto che il ricordo di quel nome e dell’altra, quella con le codine, finalmente, avrebbe preso una consistenza materiale.

Era la mattina del giorno dopo, Carolina era uscita con, quella che ormai era a tutti gli effetti la sua migliore amica, Camilla. Erano entrambe d’ottimo umore, non c’era un filo di stranezza o fastidio nei loro cuori, erano felici ed allegre, forse un po’ spaesate era come se si fossero svegliate solo ora da un sonno lungo una vita che aveva intorpidito tutti i loro sensi.
Passando davanti ad una casa con l’erba falciata non notarono neanche sul cortile una ragazza dai capelli scuri stesa sul prato che cercava qualcosa nelle cielo azzurro, una risposta. Superato il cortile un’altra scena apparve a loro, c’erano una splendida coppia di fidanzati che si guardavano dolcemente, Cintya e Lorenzo, Camilla guardandoli riconobbe la figura di quella ragazza che era stata la sua compagna di classe e banco, non ricordava d’averci stretto una solida amicizia, ma di esserci sempre andata d’accordo, alzò la mano e la salutò, la stessa cosa fece Carolina e la ragazza ricambiò gioconda.
Luongo la loro strada, Camilla era stata quasi braccata da Giulia, che aveva salutato con due baci le vecchie amiche, sia Camilla sia Carolina ricordavano bene la ragazza, ma erano quasi consapevoli che la loro amicizia si sarebbe fermata alla terza media. “Come stai?” chiese Camilla, con un bel sorriso, la riccia rispose gioiosa: “Molto bene, voi?” le due risposero con sincerità, Giulia si trattenne a conversare poco con loro, dopo un paio di minuti aveva detto: “Scusate ho un appuntamento con un mio amico, Michele!”, Carolina non aveva provato niente, nessun fastidio, come se quella persona non fosse mai esistita nella sua vita, perché in effetti dopo quella notte incanta era come se Michele non fosse mai stato partecipe della sua vita. “Solo un amico” chiese Camilla con un bel sorriso, Giulia rispose con una risatina, poi aveva detto: “Spero di no” con risposta amichevole, prima di salutare le ragazze con un sorriso amichevole.

Carolina e Camilla continuarono la loro passeggiata, chiacchierando del più e del meno, quando ancora un’altra scena si presentò davanti a loro; Una vecchietta era sul ciglio della strada, chi guardava a destra e sinistra per vedere quanto poteva attraversare, nessuno sembrava disposta a lasciarla passare, ma proprio prima che Camilla si proponesse per aiutarla, qualcuno l’aveva già fatto, un ragazzo alto, dai capelli castani e degli immensi occhi blu, aveva un sorriso meraviglioso, Camilla l’aveva già visto da qualche parte, non capiva dove, ipotizzò che fosse un angelo e che lo avesse visto nei suoi sogni.
“Chi sa chi è …” mormorò, non scollando gli occhi dalla figura del ragazzo che lentamente accompagnava la vecchietta lungo la strada, “Se non sbaglio si chiama Fabrizio, frequentava la C” le rispose Carolina, sorridendo all’amica, che per tutta risposta le chiese: “Sai anche a che scuola si è segnato?” incrociò le dita, sperava veramente che quel ragazzo sarebbe stato in classe con lei, “Scientifico, come noi” le rispose Carolina dopo averci pensato un po’, si spostò un ciuffetto ribelle dietro l’orecchio, “Sarebbe magnifico se fosse in classe con noi!” sussurrò Camilla, dando quasi per scontato che lei e Carolina sarebbero state compagne.

Fabrizio, arrivato all’altro lato della strada, notò che sul marciapiede dove era prima c’erano due ragazze che lo guardavano, una aveva una particolare chioma viola, raccolta in due chignon ai lati della testa, l’altra una biondina con le codine, Fabrizio pensò di riattraversare la strada e presentarsi a quella bionda, ma non le fece, non sapeva esattamente perché, si ritrovò a confidare che il fato gli avrebbe fatti rincontrare, se lo sentiva, sorrise nella direzione di Camilla e continuò per la sua strada. La bionda era rimasto a fissarlo ed aveva ricambiato il sorriso, purtroppo, solo dopo che lui aveva voltato la schiena, poi aveva ripreso anche lei la sua strada con Carolina, sperando che avrebbe rincontrato Fabrizio, magari anche in classe assieme.
Senza sapere, realmente, della magica e romantica avventura in cui si stava per implicare con lo stesso Fabrizio, Camilla non poteva sapere quante meravigliose e divertenti situazioni avrebbe cominciato a vivere da lì ad un mese, non poteva neanche immaginarlo, ma l’avrebbe adorato.
   
 
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