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Autore: Atlantislux    04/03/2011    8 recensioni
Tutto ha un prezzo a questo mondo. Soprattutto la pace. Loro l'hanno dimenticato.
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Irreparabile'
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Vittime



And the battle's just begun
There's many lost, but tell me who has won
The trench is dug within our hearts
And mothers, children, brothers, sisters
Torn apart

U2 - Sunday Bloody Sunday



Nave spaziale Einstein, 4 luglio


Yzak aveva rinunciato a capire Nicol. Quando combattevano insieme in ZAFT lo compativa, ritenendolo un debole codardo; dieci anni dopo lo rispettava per essere riuscito a sopravvivere e per essere stato, negli anni, in qualche modo sempre fedele alla causa dei Coordinator. Ma tutto quello che aveva saputo in quegli ultimi mesi su di lui, sentito dalla sua bocca, e visto fare, aveva convinto il fiero Comandante Joule che il giovane dai capelli verdi fosse una mina vagante.
Impossibile prevedere quello che gli saltava in testa. Impossibile anticipare quando tutti i punti critici della sua personalità —secondo Yzak disturbata— sarebbero andati in corto circuito, deflagrando come quegli esplosivi che a Nicol piaceva così tanto maneggiare.

Yzak sospirò, riesaminando il suo giudizio sull'ex-commilitone e trovandolo corretto. Soprattutto alla luce di quello che era successo un'ora prima.

Il giorno precedente Yzak aveva chiesto una scorta per accompagnare ad Orb la prigioniera di Nova che trattenevano a bordo, ma non si era certo aspettato di vedere scendere Nicol dallo shuttle. Abbigliato, chissà perché, nella nera divisa di ZAFT che vestiva l'ultima volta che era stato sulla Einstein. Alle sue domande il giovane aveva risposto il più evasivamente possibile, affermando solo che era stata un'idea sua, dopo che aveva sentito Athrun raccontare a Cagalli la storia della prigioniera.

E adesso Nicol camminava al suo fianco, l'aria apparentemente rilassata.

"Quindi è confermato, è proprio una Coordinator?" gli chiese, e Yzak annuì.

"Sì. Lei non ce l'aveva detto, ma è bastato sottoporla ad un esame del DNA per scoprirlo, e identificarla. I suoi dati, come quelli di tutti i cittadini di PLANT, erano conservati nei nostri database." Yzak premette il pulsante dell'ascensore, voltandosi verso Nicol. "La madre era uno degli ufficiali della divisione di stanza ad Odessa, il padre un pilota di mobile suit. Entrambi deceduti nel corso dei combattimenti che portarono alla caduta della città, nell'autunno del '73. Fu un vera disfatta per le nostre forze, e per quelle della Federazione Euroasiatica." La cabina era intanto arrivata, ed entrambi i giovani entrarono. Dopo avere selezionato il piano, Yzak riprese il suo racconto. "Dopo l'attacco la confusione regnò per mesi ad Odessa, ed evidentemente nessuno dei soccorritori riuscì a capire che la bambina, sopravvissuta in modo fortuito all'attacco, non era una Natural. Lei non ricorda nulla di quel periodo, solo che ha sempre vissuto in un orfanotrofio, nascondendo a tutti la sua vera natura. Probabilmente le avevano inculcato di non far sapere a nessuno di essere una Coordinator."

Nicol piegò le labbra in una smorfia. "Questo lo capisco, ma è davvero possibile che nessuno si sia mai accorto di nulla?"

"Evidentemente sì" rispose Yzak. "Ha un aspetto molto ordinario, che non ha destato sospetti tra i Natural. E qualcosa mi dice che è sempre stata una bambina molto chiusa, disinteressata allo studio e a socializzare con il prossimo. D'altronde, i suoi risultati parlano chiaro. Ci ha raccontato, questo sì con orgoglio, di aver imparato a pilotare quel mobile suit in poche settimane. E che era la migliore dei piloti."

"Quanti anni ha?"

"Quindici appena compiuti."

Nicol sorrise, questa volta apertamente. "Mi ricorda qualcuno."

Anche Yzak fece lo stesso. "Chi? Te stesso? Athrun? Kira forse? Può essere. Una ragazza sprezzante ed orgogliosa. Sicura delle sue abilità e incazzata con il mondo."

L'ascensore era arrivato al piano e Nicol uscì per primo, lanciando ad Yzak un'occhiata divertita, nonostante l'insita freddezza dei suoi occhi sintetici. "Hai fatto il tuo ritratto, Yzak."

L'albino scrollò le spalle ad un'accusa che tempo prima l'avrebbe oltraggiato, soprattutto se sentita sulle labbra di Nicol. "Lo so" dichiarò sinceramente. "Per questo ti dico che difficilmente riuscirai a farle cambiare idea. Lei non ci rivelerà mai le informazioni di cui ancora abbiamo bisogno per chiudere questa storia definitivamente. Io non lo farei mai. Avremmo dovuto usare subito le droghe per farla cantare." Yzak alzò un sopracciglio. "Se solo quei guastafeste degli ispettori di Orb non fossero immediatamente calati qui per controllare…"
Avviandosi lungo il corridoio, Nicol scosse la testa. "Non ti preoccupare, non ci sarà bisogno né di droghe né di torture. Vedi, lei non è come te. Tu non avresti esitato a farti saltare in aria per sconfiggere i tuoi nemici."

"No, ma questo cosa ti suggerisce?"

"Che la ragazza ha ancora speranza. E questo è qualcosa che solo io posso capire benissimo."

Ammutolito, Yzak realizzò che Nicol, forse, una ragione per essere lì l'aveva davvero.


La prigioniera era stata portata in una stanza piuttosto ampia, confortevole, usata come sala riunioni per gli ufficiali della nave, come testimoniava un lungo tavolo ovale attorno al quale erano sistemate numerose poltroncine. Dietro al tavolo uno schermo olografico riproduceva l'interno di uno dei PLANT: October Five. Yzak lo osservò velocemente, spostando poi subito lo sguardo dai grattacieli virtuali alla prigioniera.

Per niente interessata a quello che la circondava, la ragazza sedeva scomposta su una delle poltroncine, gli occhi puntati verso il pavimento. Non c'erano manette ai suoi polsi, ma una guardia era sistemata in piedi dietro di lei. Yzak gli fece un cenno della testa, e l'uomo uscì dopo averlo salutato. Il Comandante albino non voleva nessun estraneo a quel colloquio e, in ogni caso, non c'era niente che la ragazza potesse fare contro di loro.

Nicol si accomodò davanti a lei, Yzak preferì invece rimanere in piedi, scrutandola con sospetto. Non aveva ancora alzato gli occhi.

Niente la distingueva da un Natural. Aveva capelli di un normale colore biondo cenere, e iridi azzurre, di qualche tono più scuro delle sue. Era solo molto alta per la sua età, e slanciata, con un'espressione dura sul viso dai lineamenti regolari ma già adulti. Dimostrava qualche anno in più. Yzak stesso le aveva dato vent'anni prima di vedere i test.

Finalmente li guardò.

"Cos'è? Giochiamo a poliziotto buono e poliziotto cattivo?" chiese, sprezzante.

Nicol le rispose in un modo fin troppo accomodante, per i gusti di Yzak. "No, il Comandante Joule è qui solo per ascoltare, Odessa."

Lei strinse gli occhi. "Ma non mi dire. Finalmente uno che mi chiama con il mio nome."

"Mi hanno avvertito che odiavi Marida Adill."

La ragazza scrollò le spalle. "Non lo odio, ma quella sfigata non sono io."

"Già. Tu sei diversa, vero? Più forte, più temeraria…"

Yzak non riusciva a capire dove stesse andando a parare Nicol, che si guadagnò l'occhiata disgustata di Odessa.

"Che cosa ne vuoi sapere tu? Cosa saresti, un fottuto psicologo?"

"No. Io vorrei solo sapere perché ti sei unita a Nova, e perché hai combattuto per loro."

"Sono cazzi miei. Che non voglio raccontare agli strizzacervelli di PLANT."

La ragazza volse la testa da un lato, ed incrociò le braccia al petto in un chiaro segnale di disapprovazione.

Yzak ebbe voglia di andare a schiaffeggiarla, Nicol, invece, rimase al suo posto, apparentemente tranquillo.

"Te l'ho detto, non lo sono. In realtà, io sono uno di quelli che ha ammazzato i tuoi compagni sul satellite."

Le gote di Odessa, come le piaceva farsi chiamare, si imporporarono.

"È una cazzata" sibilò, riportando la sua attenzione su Nicol. "Non hai la faccia di uno che può fare certe cose."

Su quello Yzak doveva darle ragione, ma il filmato dell'attacco smentiva clamorosamente quell'affermazione. Certe cose, doveva ammettere, erano terribilmente cambiate in quei dieci anni nei quali aveva perso di vista Nicol. Il quale appoggiò senza scomporsi il gomito sul bracciolo della poltroncina e posò il mento sulla mano.

"Perché? Che faccia dovrei avere? Quella della guardia che era qui prima? Se è per questo anche tu non sembri una terrorista. Ma te lo posso assicurare. Anzi, ti posso raccontare di tutti quelli che ho ucciso, gente che di certo conosci. Tuoi… amici."

"Non lo erano. Mi servivano e basta."

"Allora non ti interesserà se ti parlo un po' di loro." Nicol si sporse leggermente verso di lei. "C'era anche uno dei vostri piloti sul satellite. Immagino che tu sappia chi era, no? Non ha avuto nemmeno il tempo di capire quello che stava succedendo. Il mio compagno l'ha sconfitto in due minuti. Credo non abbia nemmeno sofferto. La stessa cosa non si può dire degli altri. Morire bruciati è… terribile."

Yzak vide Odessa scattare dal suo posto, ma non ebbe bisogno di intervenire. Un secondo dopo Nicol era in piedi dietro a lei, e le teneva il busto piegato contro il piano del tavolo, bloccandole entrambe le braccia dietro la schiena. Yzak sbatté le palpebre. Non l'aveva quasi visto alzarsi.

La presa non sembrava molto stretta, ma la ragazza aveva il viso distorto dalla rabbia.

"Mollami!" sibilò, la voce che tentava comunque di mantenere un certo autocontrollo. "Potete torturarmi come volete, non tradirò mai Nova."

"Nova non esiste più. I tuoi amici sono morti, insieme a quello che li guidava. Non hai più niente per cui combattere, ammesso che tu l'abbia mai avuto."

Nicol non tradiva nessuna particolare emozione, e Yzak si chiese dove stesse andando a parare.

Odessa cercò di dibattersi, ma senza nessun risultato. Spalancò gli occhi. "Non capisci un cazzo" urlò stavolta. "Volevo vendetta, va bene? Era mia di diritto! E non venirmi a dire che non era un buon motivo per far saltare in aria quei porci."

Nicol sorrise. "Lo stesso potrei dire io nei vostri confronti. Anche se non ti starò a raccontare palle sul mantenimento della pace. Dei miei amici sono quasi morti per colpa di uno dei vostri kamikaze, e la mia famiglia ha già sofferto troppo dieci anni fa per permettere a voi di mandare tutto all'aria."

"E quindi? Non me ne frega un cazzo di te. Che ne sai tu di quello che ho dovuto patire io per colpa di quelli come voi?"

"Chi intendi con quel voi?"

Le labbra di Odessa si torsero in una smorfia cattiva. "I militari. Quelli che hanno fatto scoppiare le guerre negli anni Settanta. Siete tutti dei porci."

Yzak si passò una mano nei capelli, e scambiò con Nicol un sorrisetto indulgente. Le avevano davvero fatto il lavaggio del cervello, e lui non aveva idea di che cosa potesse dire Nicol per farla ragionare.

"Avevo quindici anni durante la guerra del San Valentino di Sangue, e mi ero arruolato solo per difendere i miei simili. E lo stesso immagino si possa dire dei tuoi genitori. Siamo tutti porci per te? Probabile, ma non fa niente. Rimane il fatto che la tua vendetta, come la chiami tu, è la cosa più stupida che io abbia mai sentito."

Stavolta, gli occhi della ragazza si inumidirono. "Di' quello che vuoi, stronzo. Ma tanto qualcosa l'abbiamo ottenuta. Sono morti molti politici e militari. Spero che all'inferno verranno torturati dalle loro vittime per l'eternità."

Yzak dovette trattenersi dal mettersi a ridere. Se fosse stato al posto di Nicol l'avrebbe già sculacciata per tutte le stupidaggini che diceva, ma il musicista sembrava abbastanza tranquillo. E divertito come lui. Il colloquio si stava rivelando più spassoso del previsto.

"Questo forse è vero" le rispose Nicol. "Ma sono morti anche tanti innocenti, gente che non c'entrava nulla. E poi, cosa ti fa pensare che quelli che avete ammazzato fossero davvero i responsabili di ciò che è successo dieci anni fa? Niente. L'amara realtà è che voi siete stati plagiati da quel Requiem a fare un sacco di casino senza senso. La tua vendetta non ha portato a niente. È semplicemente ridicola."

Ed era quello che anche Yzak credeva. Stupida, insensata e, sì, ridicola. Ma evidentemente Odessa non doveva pensarla così, perché si agitò per liberarsi, urlando insulti, e Nicol, improvvisamente, la lasciò andare. La ragazza si raddrizzò come un cobra, fronteggiandolo, ma non riuscì nemmeno ad alzare una mano. Nicol le diede uno schiaffo, non particolarmente forte ma, forse, talmente sorprendente per lei che Odessa si bloccò, toccandosi stupita una guancia. Probabilmente si era aspettata bel altro.

"Piantala di comportarti come una bambina isterica" le fece Nicol, nello stesso tono di un fratello maggiore che rimprovera la sorella più piccola. La afferrò per un polso e la costrinse a tornare a sedersi, senza nessuna resistenza da parte di Odessa. Poi, appoggiò le mani sui braccioli della poltroncina della ragazza, e si sporse verso di lei. "Vuoi sapere cos'è una vendetta seria? Durante la guerra del San Valentino di Sangue io e altri Coordinator fummo catturati dalla Federazione Atlantica, e sottoposti a terribili esperimenti. Quando riuscimmo a scappare, rintracciammo tutti quelli che ci avevano fatto del male, e li sgozzammo ad uno ad uno."

Yzak ebbe un sussulto. Quella parte non gliel'aveva raccontata nessuno, e si fece mente locale di investigare.

Nicol si raddrizzò, si portò le dita agli occhi togliendosi velocemente le lenti a contatto, poi torno a fissare la Odessa. La ragazza impallidì.

"Vedi, io non ho la minima idea di come sia stata la tua infanzia sfortunata, in un orfanotrofio Natural ma, ti assicuro, che quello che hanno fatto a me è stato molto peggio."

"Non ci credo" balbettò lei.

"Non sei nemmeno un po' curiosa?"

Odessa abbassò il capo, senza rispondere, mentre Nicol le sorrideva.

"Ti racconterò la mia storia se tu farai lo stesso con la tua."

La ragazza piegò le labbra in una smorfia offesa, ma anche una persona poco empatica come era Yzak aveva capito come Nicol fosse riuscito a stabilire un minimo collegamento tra loro, a trovare qualcosa che avevano in comune e che, forse, le interessava ascoltare. Soprattutto in quel momento, in cui era totalmente sola al mondo, e non aveva più nessuno di cui fidarsi, semmai l'avesse avuto. Yzak fissò Nicol. La ragazza poteva anche avere il suo brutto carattere ma, in effetti, aveva una storia molto simile a quella dell'amico pianista.

Nicol sospirò, girandosi verso Yzak. "Puoi uscire, per favore? Io e Odessa dobbiamo parlare."

Il Comandante albino lo guardò, chiedendosi se davvero Nicol avrebbe raccontato i suoi segreti a quella ragazzina sconosciuta, una loro nemica.
Ma poi, guardandola, imbronciata e con in viso l'espressione di chi sta disperatamente combattendo contro le lacrime, Yzak si chiese se fosse davvero tale o se non si dovesse invece definirla con un altro aggettivo. Come Nicol, del resto. Senza aggiungere altro, Yzak si girò e uscì dalla stanza.


Percorse in silenzio i corridoi della nave, salutando blandamente il personale che incontrava. Fece per dirigersi in plancia, poi cambiò idea e mutò il suo percorso. I suoi passi lo portarono al bar di prora. Era in servizio ma decise che, per quella volta, avrebbe fatto uno strappo alla regola.
Raggiunto il bancone Yzak chiese ad un perplesso barista un dito di gin, senza ghiaccio, poi, con il bicchiere stretto in mano, si avvicinò alla lunga vetrata. Le luci nel bar erano sempre fioche, in modo da non impedire eccessivamente la vista all'esterno. Davanti agli occhi del Comandante si stagliò il campo stellato. Quanti suoi compagni là fuori erano morti? Insieme ai civili di Junius Seven, ai terrestri vittime degli scontri al suolo, e ai militari dei vari schieramenti.
Yzak aggrottò le sopracciglia. Anni prima non gli sarebbe mai venuta in mente una cosa del genere, e diede la colpa del suo attuale stato d'animo alla stanchezza. Ma forse stava maturando. O invecchiando, come lo punzecchiava sempre Shiho quando lo coglieva a fare riflessioni estemporanee sulla vita e sulla morte.
"Sì, forse ha ragione lei" sussurrò sottovoce, per non farsi sentire dai pochi militari presenti nella sala. "Sto proprio diventando vecchio e saggio" aggiunse, alzando il bicchiere in un silenzioso brindisi che dedicò a tutte le vittime delle guerre che avevano flagellato il mondo negli ultimi anni. Facendo quasi violenza a sé stesso Yzak si impose di includere i Nova; sperando che fossero stati l'ultimo ostacolo ad una pace durevole, il prezzo che l'umanità intera aveva dovuto pagare agli Dei della Guerra.
Abbassò il bicchiere per portarlo alla labbra e, in quel momento, il pianeta Terra fece capolino da un lato della vetrata. Fissando quella falce azzurra, brillante contro il velluto nero del cielo, un pensiero sovvenne al Comandante.
"Certo che avete lasciato proprio un bel casino anarchico. Brindo alla vostra memoria, brutti bastardi!" mormorò Yzak, scolando il suo gin fino all'ultima goccia.


Fine


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This is the end, beautiful friend, this is the end… erhm… dicevo, ed eccoci arrivati alla conclusione! Spero vi sia piaciuta questa avventura ambientata in un futuro alternativo rispetto a quello delineato alla fine di Gundam Seed Destiny. Non è un finale tutto rosa e fiori, e gli attentati di Nova hanno lasciato ferite difficili da sanare, ma se non altro giustizia è fatta… almeno per il Comandante Joule! ;)
Molto soddisfatta di questo mondo non sono ancora pronta ad abbandonarlo, per cui ho in programma di pubblicare ogni tanto una one-shot in una raccolta di storie ambientate durante e dopo gli eventi di "Irreparabile" e "Nova". Sarà l'occasione per sviluppare qualche personaggio secondario, parlare di avvenimenti non fondamentali ai fini della trama principale, e chiarire qualche punto oscuro. Per cui, se avete qualche curiosità da soddisfare fatemelo sapere, io potrei avere l'ispirazione per scrivere proprio quella storia!

Ringraziamenti vari:
A Shainareth, mia cara amica e paziente beta, che ha seguito tutta questa avventura correggendo anche le virgole!
A Tynuccia, altra cara amica e fangirl numero uno del personaggio di Cecilia Jesek. Aspetto online le tue storie su di lei!
A Sippu, per l'ispirazione, i commenti in privato e per avermi fatto scoprire Star Driver! Che non c'entra niente ma andava detto comunque. Kiraboshi! XD
A MaxT per i disegni, le recensioni, e le email di incoraggiamento.
A Gufo_Tave, Kourin, SnowDra1609, Solitaire per i tanti commenti
A Blackcybuster, che ha inserito questa storia tra le sue seguite, e grazie a tutti quelli che sono passati di qui a leggere.
Ultima cosa, grazie ai creatori della serie Mai HiME e a Ridley Scott, il regista di Blade Runner, opere che hanno ispirato il personaggio di Lorran Martinez/Escobar, che è un po' Nao Yuuki e un po' la replicante Pris.

See ya!

  
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