Era ormai un mese e mezzo che
Castle non si
faceva vedere al distretto.
Così aveva voluto
Beckett.
Dopo quella notte gli aveva
proibito di tornare.
Non voleva vederlo, non voleva sentirlo, ma ogni volta che guardava la
sedia
affianco a lei, si sentiva triste e sola, svuotata.
Il suo plucky
sideckik non c’era più ed era stata lei
a non volerlo più lì.
Kate ricordava fin troppo bene la
discussione
avuta con lui per quella notte.
-“Perché sei
scappata via stamattina?”- le aveva
sussurrato lui all’orecchio, in modo che nessun altro
sentisse.
-“Castle! Non qui, e non
ora!”- gli aveva
risposto Beckett a denti stretti, dirigendosi a prendere un
caffè.
Beckett si stava versando del
caffè nella sua
solita tazza bianca della polizia, quando Castle la raggiunse e da
dietro le
cinse la vita, poggiando la sua testa fra il suo collo e la sua spalla.
-“Lasciami! Se stai
cercando di farmi perdere la
pazienza ci stai riuscendo!”-
-“Perché sei
così scontrosa? Stanotte non eri
così…”-
-“Castle ti ho
già detto di piantarla!”-disse
Beckett allontanandosi velocemente da lui soprattutto per paura che i
colleghi
avessero visto quell’abbraccio.
-“No, questa volta non
scappi via!”- le rispose
lui trattenendola per un braccio.
-“Castle, lasciami
andare!”-
Lui la fissò negli
occhi, nei suoi occhi da
cerbiatta, le lasciò il braccio e continuò:
-“Dobbiamo parlarne. So
come sei fatta e ti stai
chiudendo a riccio. Perché? Per me è stato molto
bello stanotte… insieme…”-
Beckett non ci credeva. Stava
davvero affrontando
quella conversazione insieme a lui?
Lo trascinò in
un’altra stanzetta, soprattutto
perché Esposito aveva sentito qualcosa, e sbattè
la porta dietro di sé.
-“Quale parte di non qui
e non ora non ti è
chiara?”-
Era davvero arrabbiata, Castle non
l’aveva mai
vista così.
Persino quando aveva toccato il
caso di sua madre
si era limitata a un “Abbiamo chiuso!” e non gli
aveva più rivolto la parola
fin quando lui non le aveva chiesto scusa. Ma questa volta, era
furiosa.
Non le avrebbe permesso di
chiudersi in sé, lui
la amava al tal punto che quella lite gli sembrava superflua, dopo la
notte
appena passata.
Le si avvicinò
bloccandola al muro con le
braccia.
-“Perché fai
così? Stanotte eri…”
-“Castle ti prego, stai zitto.”-.
Era più un sussurro, una
richiesta, come se
stesse cercando di dimenticare tutte le emozioni e sensazioni provate
la notte
precedente, con lui. Aveva il respiro accelerato, non riusciva a
controllarsi
in sua presenza e a non facilitare la cosa Castle continuò:
-“Stanotte…
“-
-“Stanotte è
stato un errore. E non si
ripeterà!”-
Ma lui non ascoltando:
-“Stanotte, non avrei
voluto che finisse. Eri
dolcissima ed eri fra le mie braccia…”-
Kate chiuse gli occhi, aspettandosi
un bacio da
lui ma lui si diresse verso il suo orecchio:
-“…e quando mi
sussurravi “ancora”…”-
A quel punto Beckett
spalancò gli occhi e
gli diede un grosso schiaffo. Si allontanò
da lui visibilmente rossa in volto. Era sconvolta. Lui che le
rinfacciava il
fatto di essere andati a letto insieme e i momenti di debolezza di lei.
Ma
aveva frainteso tutto, lui aveva solo cercato di essere dolce per farla
calmare
e l’unico risultato era stato quello di farla arrabbiare di
più.
-“No, Kate,
aspetta!”- le urlò dietro Castle con
un vistoso segno rosso nella guancia, mentre lei scappava via da quella
stanza più
velocemente possibile.
Si girò di scatto verso
di lui e urlò:
-“Castle! Go home. Go back to your
Hamptons,
your ex-wife, your book parties! Ok?
I’ve got work to do!”-
-“Io non devo andare
negli Hamptons!”-
-“Vai dalla tua ex moglie
allora!”
-“Lo sai benissimo che
non sto più con Gina!”-
-“Vattene, Castle!! Non
ti voglio vedere né
adesso né fra qualche giorno!”- urlò
Beckett con le lacrime agli occhi.
Lui rimase lì, impalato,
scioccato dal fatto che
Beckett lo stesse mandando via e anche se aveva il permesso del
sindaco, non
voleva contraddirla.
Non era sua intenzione farla
soffrire. Lui voleva
solo renderla felice. Ma a quanto pare Beckett non era dello stesso
avviso.
Esposito si avvicinò a
lui:
-“Amico che cosa le hai
fatto? Non l’ho mai vista
così arrabbiata. Dai retta a me. È meglio se per
un po’ non ti fai vedere.
Vedrai quando le sarà passata ti richiamerà
lei!”-
-“Ma…”-
-“Castle… fai
come ti dico.”-
Esposito gli batté una
pacca sulla spalla e così
Castle lasciò Kate al distretto, alla sua scrivania.
Ma non sapeva che lei stava
ripensando alla notte
precedente, a quella magnifica e splendida notte che avevano passato
insieme.
Dopo aver arrestato quello
spacciatore in
discoteca Castle l’aveva invitata a casa sua. Martha era
andata a giocare a
poker e non sarebbe rientrata presto, e Alexis era a dormire da
un’amica.
Le preparò un drink e si
sedette insieme a lei sul
divano.
Era stupenda e quel abitino che
indossava, era da
togliere il fiato. In discoteca mentre lei ballava e si muoveva, lui le
aveva fissato
il sedere. Non aveva potuto farci nulla, le aveva fissato il sedere e
lei se
n’era accorta ma non gli importava poi molto, lei oltretutto
non sembrava
neppure essersi arrabbiata più di tanto.
-“A cosa stai
pensando?”-
-“A quando ballavi,
prima…”-
-“O quando mi hai fissato
il sedere!”- rispose
Kate inarcando un sopracciglio.
Ecco appunto. Non si era ancora
arrabbiata pensò
Castle. Maledetta la mia lingua!
-“Già…
senti, scusa… io…”-
Ma Beckett non era arrabbiata, era
divertita sia
dal balbettare di Castle sia perché le aveva fissato il suo
di dietro.
Così si
avvicinò a lui e sorridendo maliziosa gli
chiese:
-“Ti ho
eccitato?”-
-“Tu mi ecciti
sempre!”-
Il sorriso sul volto di Kate
sparì velocissimo,
capendo che Castle non stava affatto giocando e nel mentre che lei ci
pensava
lui altrettanto velocemente avvicinò il suo viso al suo e in
pochi istanti la
baciò. Si erano già baciati qualche tempo prima
in quel magazzino, ma stavolta
era diverso. Si desideravano a vicenda.
Kate si staccò per prima
e Castle la guardò
cercando di capire se scusarsi o se invece lei volesse continuare.
E poi senza preavviso si sedette
cavalcioni sopra
di lui.
Sentiva la sua eccitazione crescere
sempre di più
nei suoi pantaloni, ma quel vestitino le impediva i movimenti,
così iniziò
nuovamente a baciarlo.
Ormai le loro lingue erano una sola
cosa, ed
entrambi esploravano la bocca dell’altro, senza smettere un
istante, perché
entrambi avevano paura di interrompere quella magia che si era creata.
Le mani di Castle erano ovunque
sulla schiena di
Kate e lei aveva già iniziato a sbottonargli la camicia, ma
poi ci ripensò e si
alzò da lui.
Per un attimo Castle
pensò che lei volesse andare
via e invece Kate salì le scale e arrivata in cima gli
disse:
-“Non vieni?!”-
Castle non se lo fece ripetere.
Salì le scale due
gradini alla volta, e appena voltato l’angolo, lei era
lì ad aspettarlo.
-“Non sapevo qual
è la tua stanza!”- disse
avvicinando l’indice al labbro come una bambina piccola
quando chiede qualcosa.
Lui la spinse contro il muro e
riprese a
baciarla. Le sue labbra non riuscivano a stare lontano da quelle di
Beckett per
più di un minuto. Le sue mani scivolarono sul suo fondo
schiena, scendendo
sempre di più, costringendo una coscia di Kate a sollevarsi
e intrecciarsi
contro il bacino di Castle.
Kate dal canto suo
continuò a sbottonargli la
camicia rossa che aveva quella sera, quando sentì il proprio
bacino schiacciato
contro quello di Castle, e risentì l’eccitazione
di lui prendere forma sotto i
pantaloni. Situazione che la eccitò ancora di più.
Castle la prese per mano e la
condusse nella sua
stanza.
Era buio, soltanto la fioca luce
della luna,
illuminava debolmente la stanza, e lui stava cercando
l’interruttore, ma lei lo
bloccò, sfilandogli finalmente la camicia.
Erano lì al centro della
stanza in piedi. Kate
gli dava dei baci lungo i suoi pettorali, accarezzandoli come se
fossero la
cosa più preziosa a questo mondo. Con le mani scese fino ai
pantaloni, tolse la
cintura e li abbassò, notando quel chiaro segno di
eccitazione maschile di
Castle.
Si morse il labbro inferiore e lo
guardò dritto
negli occhi, famelica.
A quel punto Castle si rese conto
che non l’aveva
mai vista così, non era Beckett. Così sfiorandole
la guancia le chiese:
-“Ne sei
sicura?”-
Lei, che ormai si era
già tolta le scarpe, si
mise in punta di piedi e riprese a baciarlo in risposta. Lo spinse
verso il
letto. Lui ormai aveva in dosso solo i boxer mentre lei aveva ancora il
vestito.
Era seduto al centro del letto, e
lei lo
raggiunse.
Si mise cavalcioni su di lui, ma il
vestito era
davvero stretto tanto da non riuscire a muoversi bene.
-“Kate, se il vestito ti
da fastidio, si può
sempre togliere!”-
-“E allora
perché non me lo togli?”- gli sussurrò
lei all’orecchio.
Castle le posò le mani
sulle cosce, fin dove
arrivava il vestito, e piano piano lo sollevò, fino ad
arrivare ai fianchi. Con
un movimento fluido le tolse il vestito, e rimase senza fiato dallo
spettacolo
che gli si presentò davanti: Kate Beckett in un completino
intimo nero. Il
reggiseno a balconcino metteva in risalto il seno, e le mutandine di
pizzo nero
rendevano Castle ancora più eccitato.
Liberatasi di quel vestito Kate si
avvicinò di
più Castle, tanto che i loro bacini furono di nuovo
completamente attaccati, e
sentì un brivido percorrerle la schiena.
Le abbassò una spallina
del reggiseno e le baciò
la spalla. Assaporò la sua pelle morbida sulle sue labbra,
ma non gli bastava,
voleva averla tutta per sé.
Le slacciò il reggiseno
e quasi svenne al
contatto del seno di Kate con il suo petto.
Con una mano le
accarezzò la guancia, per
scendere poi sul collo continuando sulla clavicola fino ad arrivare al
seno.
Kate portò indietro la testa non riuscendo a trattenere un
gemito di piacere.
L’eccitazione fra i due era alle stelle e lei aveva voglia di
fare l’amore con
lui, non voleva aspettare ancora.
Castle passò la lingua
fra il solco dei seni per
poi passare a torturarli mentre con una mano scendeva verso il basso
ventre di
Beckett, e più la sua mano scendeva più il
respiro di Kate si faceva più affannato,
e ciò non fece altro che aumentare il desiderio di Castle.
La baciò su un fianco e
le diede un piccolo morso
che le fece solletico. Lui la guardò ridere, era
così bella!
Gli diede un piccolo bacio e con le
mani
continuava a sfiorarle i fianchi per poi sfilarle delicatamente anche
le
mutandine, continuando a darle dei baci sulle cosce arrivando fino
all’inguine.
Più la sua bocca premeva contro la sua pelle e
più la desiderava, e più il
respiro di Beckett diventava sempre più ansante.
Si guardarono e Kate decise che era
il momento di
sfilargli i suoi boxer.
Ormai non resistevano
più, così Castle si
risedette al centro del letto e lei cavalcioni su di lui.
Quando lui la
penetrò, Kate inarcò la schiena non
riuscì a soffocare un gemito di piacere, ma
Castle le chiese subito:
-“Ti…ti ho
fatto male?”-
-“…No.”-
gli sussurrò lei all’orecchio.
Nessuno le aveva mai chiesto se le
avesse fatto
male. Tutti pensavano alla prestazione e poco a lei, tranne lui. Lui le
aveva
chiesto se le avesse fatto male. Questo pensiero la fece sorridere. Era
dolce
il pensiero che lui si preoccupasse per lei.
Continuarono per tutta la notte. I
loro cuori
battevano all’impazzata e all’unisono, i loro
respiri erano irregolari. I loro
corpi sudati erano l’uno attaccato all’altro,
formando un tutt’uno. E per tutta
la notte Kate continuò a sussurragli all’orecchio
“ancora”, come una bambina
che non vuole smettere di giocare, finché raggiunsero
insieme l’apice del
piacere e caddero esausti.
Castle era ancora sveglio.
Al suo fianco, distesa
su un lato anche Kate non riusciva a prendere sonno. Aveva la schiena
completamente scoperta, le lenzuola coprivano solo alcune parti del suo
corpo.
Castle non resistette alla tentazione e iniziò ad
accarezzarle la schiena.
Prima solo con l’indice, seguiva il contorno fluido della sua
schiena, poi
continuò con il dorso della mano. La sua pelle era morbida,
setosa, liscia.
Avvicinò la sua bocca ad essa.
Kate si mosse. A sentire quei
tocchi sulla sua
pelle, e poi le labbra le provocarono delle forti emozioni. Aveva la
pelle
d’oca.
Castle continuava a baciare la sua
tenera
schiena, fin quando arrivò alla fine, qualche centimetro
sopra il sedere,
coperto dalle lenzuola.
Saettò con la lingua,
prima lentamente, poi
sempre con più passione, arrivando fino al suo fianco. Kate
inarcò la schiena
ed emise un gemito di piacere.
Castle si accorse che era sveglia e
l’attirò
ancora di più a sé. Le spostò
delicatamente i capelli, e poté ammirare la
bellezza del suo collo.
I baci sul collo avevano sempre
fatto impazzire
Kate, e Castle se ne accorse.
Lentamente Beckett ruotò la testa verso di lui. Voleva guardarlo negli occhi, e aveva voglia di sentire di nuovo il suo profumo e il suo sapore su di lei. Avvicinò le labbra alle sue, rapendolo in un lungo e dolce bacio. Nessuno dei due aveva la forza di staccarsi. Erano entrambi avvolti dal calore e dalla passione.
ANGOLO DELL'AUTRICE: Ciao a tutti... I'm back...
questa volta sarà una fanfiction a capitoli anche se precisamente non so quanti...perdonatemi se vi sembra che abbia detto molto e troppo in fretta ma c'è altro da dire..
lo so, lo so! ogni volta con me all'inizio è tutto molto frenetico e veloce, ma andando avanti si capiranno meglio determinate cose... non ci sarà un caso da seguire, primo perchè non ne avevo uno in mente e poi perchè ho preferito incentrare la storia su di loro...
non è ambientata in un particolare periodo del tf, diciamo dopo la 3x15 ma non è successo il congelamento nel freezer!e se fosse successo questo dopo l'arresto dello spacciatore in discoteca?! XD
ho pensato a questa storia nel periodo in cui stavo male e il titolo è anche per quello... ;)
forse questo capitolo è più da rating rosso, ma andando avanti sarà sicuramente arancione... ditemi voi se poi sarà il caso di cambiarlo...
ringrazio la mia Beta che mi ha pazientemente ascoltata e ha revisionato la ff... grazie Ivo!
come sempre ringrazio anticipatamente chi leggerà la ff e chi lascerà una recensione facendomi davvero contenta!
a presto con il prox capitolo!
kate24 ;>