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Autore: Kill Bill    07/03/2011    4 recensioni
Immaginate di svegliarvi una mattina e di sentire la voglia matta di fare qualcosa che di solito non avreste il coraggio di fare.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E tra le nostre storielle non poteva mancare una Spamano. Piccola one-shot senza pretese scritta in un pomeriggio di noia. Speriamo vi piaccia, recensite! ^^

 

Bel tentativo, Carriedo ~


Immaginate di svegliarvi una mattina e di sentire la voglia matta di fare qualcosa che di solito non avreste il coraggio di fare.

Immaginate di alzarvi dal letto, di aprire la finestra e, dopo aver respirato un'abbondante boccata d'aria Settembrina, sentirvi così potenti da pensare di poter andare da una ragazza- non una ragazza qualunque, ma Una Ragazza- e dirle “Ti amo”.

Oddio. Forse non proprio “ Ti amo”. Magari solo che vi piace da un sacco di tempo e che per voi è la più bella ragazza che sia mai esistita.

Ecco, immaginate di sentirvi davvero così forti da aver finalmente trovato il coraggio di guardarla nei suoi grandi occhi verdi, di accarezzarle i capelli biondi che tanto amate e, una volta per tutte, di baciarla.

Non so perchè quel giorno mi fossi svegliato con quella strana idea in testa.

Effettivamente quella fredda mattina di Settembre non aveva proprio nulla di speciale. Non era il mio compleanno, non era il suo compleanno, né tanto meno, il giorno dopo una di quelle lunghe riflessioni grazie alle quali decidi improvvisamente che la tua vita fa schifo e che hai un gran bisogno di cambiarla.

No. Quella mattina la terra non aveva smesso di girare, il sole non si era spento, mio fratello non aveva cominciato ad odiare la pasta e io, Lovino Vargas, ero esattamente lo stesso ragazzo perennemente incazzato del giorno prima.

Eppure mi trovavo lì, davanti allo specchio, a provarmi la mia migliore camicia e pettinarmi

con cura il ciuffo ribelle di capelli marroni, pronto a presentarmi a casa di Belgio con un mazzo di tulipani, una scatola di cioccolatini e tanta, tanta buona volontà.

Uscii e dopo aver camminato un po' mi accorsi di avere freddo.

Avevo proprio bisogno di un fottuto cappello. Uno di quei bei fottuti-cappelli che vedi nelle riviste di moda e che quando vai in giro per negozi per acquistarne uno non trovi mai. Così, dopo aver setacciato tutta la città alla ricerca del fottuto-cappello con scarso successo, ti limiti a comprare un tubetto di dentifricio per autoconvincerti che quell'uscita ti sia servita a qualcosa.

Bhè, forse a pensarci bene quella del cappello non era una grande idea.

Ero così immerso nei miei pensieri che quasi non mi accorsi di essere arrivato a destinazione, ma quando bussai speranzoso alla porta di quella che speravo di lì a poche ore sarebbe diventata la mia ragazza, nessuno venne ad aprire.

“Ma che fortuna” pensai amareggiato. Probabilmente non era in casa e mi sarebbe toccato aspettarla lì fuori al gelo fino al suo ritorno.

Tirai un sospiro rassegnato e mi sedetti sui gradini dell'antica palazzina di pietra, posando i cioccolatini accanto a me e passandomi frustrato una mano tra i capelli.

Per di più l'entusiasmo che mi aveva colto quella mattina mi aveva abbandonato del tutto.

Insomma, poteva andare peggio?

<< Lovinoooo!>>

“No, no, no, non può essere.” pensai mentre il panico si impossessava di me. “Vi prego ditemi che questa voce non è di chi io credo che sia, vi prego ditemi che è solo frutto della mia immaginazione”.

Ma ovviamente non era frutto della mia immaginazione.

Spagna era lì, difronte a me, con un pacchetto in mano ed una strana espressione divertita sul volto.

<< Ciao Antonio>> dissi atono senza preoccuparmi di alzarmi o di sembrare più cortese.

<< Che cosa stai facendo qui fuori?>>

Cercai di trovare una scusa plausibile che non mi costringesse a rivelargli le mie reali intenzioni, ma in effetti non ci sono molte ragioni per le quali qualcuno dovrebbe trovarsi davanti la porta di casa di una bella ragazza con un mazzo di fiori in mano, e, nel momento stesso in cui capii di essere in trappola, vidi una luce decisamente poco rassicurante attraversare gli occhi verdi dello spagnolo.

<< Non mi dirai che... ?!>> cominciò prima di scoppiare in una sincera risata, una di quelle risate che, se ne sei l'oggetto, hanno il potere di irritarti in una maniera incredibile.

<< La cosa ti diverte tanto? >> chiesi seccato senza staccare gli occhi da terra.

<< Abbastanza, se devo essere sincero>> rispose ammiccando.

Quanto lo odiavo.

Stavo per rassegnarmi alla triste figura da ragazzino innamorato che avevo appena fatto, quando qualcosa catturò la mia attenzione.

<< Perché tu cosa saresti venuto a fare?>> domandai accennando alla piccola bustina che aveva in mano.

<< Nulla di quello che credi. Belgio ha dimenticato un paio di cose a casa mia ieri. Pensavo sarebbe stato carino fargliele riavere prima o poi>>

Il mio stomaco sprofondò e improvvisamente provai la forte voglia di dargli un pugno. E giuro, glielo avrei dato se, nel vederlo cacciare dalla tasca un mazzo di chiavi e avvicinarle alla serratura, lo stupore non mi avesse bloccato.

<< Che diamine stai facendo?!>> chiesi con un misto di rabbia e sconforto.

<< Non so tu, ma la mia voglia di rimanere qui fuori al freddo si sta lentamente esaurendo. Prego>> disse poi spalancando la porta e facendosi da parte per farmi passare.

Rimasi immobile fissando il vuoto sconsolato.

Ma perchè quel bastardo si comportava come se casa di Belgio fosse sua?! E chi diavolo gliele aveva date le chiavi dell'appartamento della mia donna?! Conoscendolo le aveva rubate. Brutto maniaco!

<< Non entri?>> domandò affabile.

<< Si si, sto entrando!>> risposi spazientito, alzandomi a malincuore dal freddo gradino.

<< Stai dimenticando questi>> mi sussurrò all'orecchio suadente porgendomi i fiori.

Tirai dritto, ignorando la sua irritante constatazione.

<< Lovino, dimentichi i tuoi fiori>> ripeté con lo stesso tono di poco prima.

Mi voltai lentamente e lo incenerii con lo sguardo prima di strappargli i tulipani di mano ed entrare.

Lo sentii chiudersi la porta alle spalle e per un momento provai una strana sensazione di paura.

Avete presente quando nei film il maniaco fa entrare a casa la vittima e poi chiude a chiave la porta bloccando ogni via d'uscita?

Ecco, non so perchè, ma in quell'istante mi sentii così.

Perso nei miei infelici pensieri, non mi accorsi che Antonio era entrato in quella che aveva tutta l'aria di essere la cucina e, con un incredibile nonchalance, aveva cominciato a prepararsi un drink.

<< Vuoi qualcosa da bere?>>

No. Quello era decisamente troppo. << Ohh, adesso basta! Ma insomma questa non è neanche cas...!>>

<< O da mangiare? Un pomodoro?>> continuò frugando nel frigo.

<< Ma tu mi ascolti quando parlo?!>> sbottai infastidito.

<< Lovino tu sei troppo nervoso. Dico sul serio avresti bisogno di una vacanza>> disse calmo uscendo dalla cucina e entrando nella stanza difronte.

<< Non lo sarei se tu non fossi qui>> ribattei seguendolo.

Mi ci volle un attimo per capire che ci trovavamo nella stanza da letto di Belgio.

Un silenzio imbarazzato seguì le mie parole. Almeno io ero in imbarazzo. Antonio sembrava perfettamente a suo agio, mentre, appoggiato al muro, sorseggiava compiaciuto il suo drink.

In quel momento non potei fare a meno di notare che quel ragazzo aveva un certo fascino... No! Cosa stavo dicendo?! Era la persona più fottutamente insopportabile del mondo e io me ne dovevo liberare.

<< Ok. Finisci di bere e vattene. Tanto il tuo prezioso pacchetto glielo puoi lasciare nell'ingresso>> dissi, ma la mia voce suonò strana.

Quasi si strozzò bevendo, come se avessi detto un'eresia.

<< Andarmene? Ma chi, io?! E perdermi lo spettacolo di te che implori Belgio di darti una chance?!>>

Detto questo posò il bicchiere sul comodino e si stese sul grande letto a baldacchino al centro della stanza.

<< Vattene>> sillabai. La strafottenza di quel ragazzo non conosceva limiti.

<< Rilassati chico, non sarà la mia presenza a impedirti di combinare qualcosa con Belgio... non ci riusciresti comunque! La mia fantastica persona non può che aiutare>>

<< E come? Se posso chiederlo>>

<< Beh intanto, quando l'unica cosa che riuscirai a ricevere sarà un “inaspettato” rifiuto, avrai una spalla su cui piangere>>

<< La tua?>> chiesi scettico

<< Certamente>> annuì vuotando con un sorso il suo bicchiere.

<< Preferirei piangere da solo, sul ciglio di un burrone e nel cuore della notte piuttosto che sulla tua spalla. E adesso che ti ho assicurato che la tua mirabile presenza non è così gradita, che ne dici di andartene?>>

Fece segno di no con il capo sorridendo affabile.

Se non la smetteva subito di sorridere gliela avrei fatta passare io la voglia.

<< Qual è il tuo problema?>> sibilai con odio avvicinandomi a lui.

E poi tutto mi sembrò improvvisamente chiaro << Tu vuoi provarci con Belgio!>> esclamai e una strana sensazione mi prese allo stomaco. Non sapevo neanche io bene perchè.

<< Io voglio cosa?!>> scattò mettendosi a sedere.

Per la prima volta sembrava nervoso.

<< Certo che si! Se no perchè avresti fatto tutto tutto questo?>> sbottai avvicinandomi ulteriormente e prendendolo per un polso tentando di farlo alzare.

Non so cosa avevo in mente. Magari ci saremmo tirati la nostra occasione con Belgio a “pari o dispari” , o qualcosa di simile, ma se una cosa era certa era che non saremmo rimasti tutti e due lì ad aspettare il suo ritorno.

In ogni caso il problema non si presentò.

Non capii bene la dinamica dei fatti, ma fu lui a tirarmi sul letto.

Mi guardò negli occhi << Prova ad indovinare, idiota!>>.

Con un movimento rapido invertì le posizioni e io mi ritrovai sotto il corpo scolpito dello spagnolo.

Avrei dovuto muovermi, mandarlo a quel paese o almeno chiedergli una spiegazione, ma stranamente in quel momento non ne avevo nessuna voglia. Improvvisamente mi dimenticai perchè ero venuto in quel posto e d'un tratto Belgio non mi sembrò neanche così bella, l'unica cosa che riuscii a fare fu intrecciare le dita tra i capelli di Antonio e lasciare che mi baciasse.

Non dico che avevo smesso di trovarlo insopportabile o che improvvisamente mi fossi innamorato pazzamente di lui, solo che sentire le sue mani calde sotto la mia camicia non era poi una sensazione così sgradevole.

Non lo era per niente.

E poi, mentre gli sbottonavo lentamente i pantaloni, accadde una cosa che nessuno dei due aveva calcolato.

La porta della camera da letto si spalancò e Belgio entrò ridendo tenendo per mano Olanda che le baciava il collo con impazienza.

Ah già. Dopotutto eravamo a casa sua.

Le ci volle un attimo << Ma cosa diavolo...?!>>

Antonio si staccò velocemente da me e si voltò verso i nuovi arrivati.

Per un attimo pensai a quanto dovesse sembrare strano lo spettacolo visto da lontano.

Belgio, con le braccia incrociate al petto ed una strana espressione sul viso, guardava la stanza in cerca di qualche indizio illuminante che l'aiutasse a capire quello che stava succedendo, mentre Olanda, appoggiato allo stipite della porta sembrava infastidito da quell'inaspettata interruzione.

<< Ehi un momento! Come hai avuto le miei chiavi di casa?>> chiese guardando il mazzo di chiavi buttato a terra, per poi fissare un paio di occhi indagatori su Spagna.

Sospirai trionfante. Lo sapevo che le aveva rubate!

<< Ehm... non sono sicuro che tu lo voglia sapere>> disse alzandosi dal letto, permettendomi di fare lo stesso, e riabbottonandosi la camicia controvoglia.

Belgio tentò di mantenere uno sguardo severo, mentre con aria lievemente divertita si faceva ridare le chiavi.

<< Bhè se avete finito di usare la mia camera come motel, ve ne potete anche andare>>

<< Ma... >> tentò Antonio

<< Correte. Prima che vi faccia pagare le vostre ore di permanenza qui>> lo bloccò la ragazza.

Non facemmo in tempo ad uscire dalla stanza, che sentimmo la porta chiudersi dietro di noi e le risatine di Belgio riempire l'aria.

<< Bhè, dove continuiamo?>> chiese noncurante Spagna mentre recuperava la sua giacca << Casa mia o tua?>>

<< Bel tentativo, Carriedo>> dissi aprendo la porta e facendolo uscire.

Lo seguii fuori e il gelo mi travolse. Avevo dimenticato che quel giorno facesse così freddo.

<< Non pensare di liberarti di me così facilmente, Vargas>> mi sussurrò all'orecchio.

Lo guardai negli occhi e mi venne quasi da ridere. “Si” pensai. Gli avrei fatto credere di volermi liberare di lui ancora per un po'.

**FINE**

  
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