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Autore: Nicknothing    08/03/2011    2 recensioni
Contiene spoiler, il racconto è infatti una sorta di seguito alternativo su quelle che sono le vicende dopo l'ultima puntata della 3° serie.... se non avete visto tutto allora vi consiglio di non leggere in quanto i riferimenti al passato sono sparsi in tutto il racconto.
Detto questo...
Dopo la sconfitta di Morgouse e la scomparsa di Morgana camelot è distrutta dentro. Il principe Artù prende le redini del regno senza usurpare il padre e parte, accompagnato solo dal suo servitore alla ricerca dei famosi cavalieri che andranno poi a costituire la cosiddetta tavola rotonda.
La storia (che qui è semplicemente introdotta) prevede dei risvolti romantici e delle lotte interiori tra i due personaggi principali, spero che questo non vi disturbi :)
Genere: Avventura, Comico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
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I personaggi di questa storia ovviamente non mi appartengono
Ero qui a leggere e mi sono detto... perchè non aggiungere qualcosa di mio?
Sono nuovo e spero che gradiate quello che voglio raccontare, chissà che chi legga la prima parte non voglia leggere anche un seguito :)

intanto per il momento vi auguro Buona lettura e buon divertimento
Nick

Alla ricerca dei cavalieri di camelot 

Prima parte

Camelot ne era uscita devastata. Il tradimento di Morgana, per molti inspiegabile, aveva lasciato ferite indelebili nei cuori dei regnanti.
Erano in pochi a conoscere le vere ragioni che avevano portato la figliastra del re ad allearsi con Cenred  per destituire Uther, ma, quei pochi che sapevano, tremavano all’idea che l’ira della strega scomparsa potesse ritornare troppo presto.
Ovviamente Artù, figlio del re, era tra questi. In sua compagnia c’era Merlino, unico ormai in grado di contenere gli attacchi di ira del principe, diventato sempre più instabile e bisognoso di controllo.
La battaglia contro Morgause aveva distrutto le speranze e i sogni di tutti a Camelot, l’esercito immortale aveva mietuto più vittime di quante  il regno non potesse permettersene, e, nonostante fossero stati sconfitti, la paura dilagava per le strade della città.

L’ordine dei cavalieri ne era uscito sconquassato, pochissimi erano sopravvissuti, e ancora di meno si erano mostrati leali fino alla fine.  Sir Leon capeggiava ormai gli ultimi sopravvissuti, Eliah,  fratello di Ginevra, era una delle nuove reclute assieme a Lancillotto e Gwain.

Le condizioni erano critiche, e non ci voleva uno stratega per dirlo.  Il regno non aveva mai affrontato una crisi come quella, una crisi che aveva distrutto non solo le basi fisiche della fortezza, ma anche i principi morali e psicologici dei suoi pilastri.

Immaginate che vostra figlia vi si rivolti contro usurpandovi di tutto e mostrandovi un odio sconfinato. Immaginate inoltre di essere voi stessi la causa di tutte quelle morti e di quel disprezzo, e che quindi il sangue versato cada direttamente sulle vostre mani. Sommandosi a quello di vostra moglie e della gente il cui ricordo vi perseguita a causa della grande epurazione. Così si sentiva Uther, e alcuni dall’ombra dei loro rifugi fatti di finzione e spirito di sopravvivenza non potevano che comprendere e compiacersene.

Il piano di Morgause non era stato completato, ma sebbene non nel modo che aveva previsto, le sue malvagità avevano creato qualcosa di più grande, qualcosa di non previsto.

Con Uther ridotto a un ameba e Morgana lontana dal regno, l’unico a poter prendere le redini di Camelot era di diritto Artù, la consapevolezza della malvagità della magia però aveva portato il principe ereditario a farsi delle domande.

Già dai tempi di Nimueh il ragazzo meditava sulla veridicità e sulla giustizia delle leggi contro la magia, una sorta di incidente di percorso, il tradimento di Merlino a quelli del suo genere, aveva però reso quelli sviluppi vani facendo credere al principe che Morgause e tutti coloro che praticavano l’antica arte magica fossero malvagi e bugiardi.
In realtà probabilmente, il giorno in cui la strega aveva rivelato al principe la verità sul suo concepimento era stato il giorno più “onesto” del ragazzo.

Ora però i problemi erano altri, nonostante il regno posasse sulle sue spalle Artù doveva partire per riunire dalle contee vicine quanti più nobili cavalieri possibile, Camelot aveva bisogno di ristabilirsi e questo compito non poteva essere delegato.
In realtà alla ricerca di questi uomini sarebbe dovuto andare lo stesso Uther, uomo al quale le famiglie più nobili di Albion dovevano la loro fedeltà, ma, a causa delle condizioni in cui versava il re questo non era possibile.

Riflettendo su questo e riordinando le mappe della grande isola, Artù stava nelle sue stanze, in silenzio.
La porta venne aperta all’improvviso. Era Merlino, era carico di oggetti lucidi che dovevano essere i pezzi dell’armatura del suo signore.

"Quante volte ti ho detto di bussare prima di entrare nelle mie stanze? Chi ti dice che non mi stia intrattenendo con qualche dama o roba simile?" proferì con tono indecifrabile il principe
"più o meno tante volte quante vi siete rivelato essere nient’altro che una testa di fagiolo… e cmq spero che il giorno in cui vi intratterrete con una dama siate più rumoroso di così, ho creduto e sperato foste morto"

Le risposte di Merlino non cessavano mai di stupire il giovane principe, prima di lui solo Morgana era in grado di tenergli testa senza temerlo… già, Morgana….e ora quell’idiota, nient’altro che un servitore non faceva altro che sfidarlo ogni giorno.
Nonostante se ne dicesse infastidito però, Artù era arrivato al punto di non poter fare a meno di Merlino… era diventato l’unico aggancio che gli era rimasto con la realtà… neanche Ginevra poteva competere con il rapporto che si era instaurato.

"Merlino.." rispose allora Artù con quel suo tono amichevolmente minaccioso.

"Si lo so… sto zitto" terminò allora per lui il mago. E se ne andò sorridendo dopo aver lasciato l’armatura sul grande tavolo di legno.

Quando fu ad un passo dalla porta Artù richiamò il suo servitore e con tono imperativo gli comunicò la sua decisione.

"Domani mattina partiamo, voglio che i cavalli siano pronti già da stasera… saremo solo noi due, non posso permettermi di privare Camelot di anche un solo cavaliere in più."
"Certo mio signore" rispose con voce seria il ragazzo prima di uscire definitivamente dalla stanza.

Il pomeriggio era passato in fretta, Merlino aveva lucidato l’armatura del principe e pulito le stalle, nonostante fossero appena usciti da un assedi,  i compiti faticosi che era abituato a svolgere  non lo avevano lasciato neanche per un giorno. Merlino non se ne lamentava, tutto quel lavoro lo aiutava a non pensare. O almeno ci provava…
Il drago aveva sempre detto che il suo destino era far diventare Artù re, prima di potersi rivelare come mago e di poter riportare la magia nel regno. Eppure lui non faceva altro che ritardare quel momento. Non faceva che continuare a salvare la pelle di quel re così chiuso e maligno da non riuscire a farsi amare dalla sua stessa figlia.
Merlino in un certo senso lo compativa, la sua non doveva essere stata una vita felice, eppure una cosa buona l’aveva fatta… anche se a costo della vita di sua moglie aveva reso possibile la nascita di Artù… però aveva reso possibile con questo, la morte di migliaia di persone.
Al servizio di Artù il mago era combattuto tra un sentimento dolce che andava ben oltre l’amicizia e un sentimento molto più simile ad un odio profondo per quello che il principe stesso rappresentava.

Decise di smettere di angustiarsi e si tuffò nel lavoro convinto un giorno di trovare la risposta.

L’indomani arrivò in fretta. Ginevra, il re e i cavalieri erano tutti disposti dinanzi al grande cancello della cittadella per salutare il principe.
Questi rivolse alcune parole a tutti i cavalieri, probabili incitamenti ricchi di valori e ispiratori di speranza, e si avvicinò al padre per salutarlo come l’etichetta richiedeva cogliendo l’occasione per dirgli alcune parole.

"so quanto tutto questo sia difficile padre, ma non perdete di vista quali sono le priorità"

C’era accusa nel consiglio del figlio, ma Uther non lo sentì. Il ragazzo sapeva che se non si fosse concentrato sul bene reale del regno, il re avrebbe potuto dare inizio a una seconda purga solo per sentirsi più in pace con se stesso.

Così, con Merlino al seguito e i cavalieri alla spalle, Il principe attraversò il cancello al trotto fino a che non fu fuori dalle mura, dove si permise di spronare il cavallo ad un andatura più veloce. Aveva bisogno di aria.

Merlino rivolse un ultima occhiata alle scalinate e al suo mentore e si lanciò all’inseguimento del suo principe, già, perché Artù era suo… questa era l’unica certezza che gli era rimasta.

 

  
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