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Autore: JKiryu    08/03/2011    1 recensioni
Questa è una storia di tanto, troppo tempo fa... Una storia che racconta di tre ragazzi alle prese con questo assurdo mondo, che sognavano, coraggiosamente o forse ingenuamente, di migliorarlo un po', di risanarlo da tutto il male e la violenza che lo attanagliava.
"Chissà, forse il nostro sogno si era già realizzato dal momento in cui abbiamo iniziato a crederci!"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, G, Giotto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Long time ago Questa è una storia di tanto, troppo tempo fa... Una storia che racconta di tre ragazzi alle prese con questo assurdo mondo, che sognavano, coraggiosamente o forse ingenuamente, di migliorarlo un po', di risanarlo da tutto il male e la violenza che lo attanagliava. Forse era solo un'ambizione, un sogno ad occhi aperti di quelli che si fanno quando si è giovani, ma loro confidavano che un giorno quel loro piccolo mondo in cui prestavano fede sarebbe diventato senza dubbio realtà. Vivevano di fantasia, è vero, ma è forse un peccato credere in qualcosa che all'apparenza è impossibile?

... Noi tre ci credevamo più di ogni altra cosa.


"Pensate a quanto sarebbe bello se fosse vero! Ci si potrebbe fidare l'uno dell'altro, non ci sarebbero più ingiustizie!"

Quando era stato precisamente? Ormai il tempo si era perso nella mia memoria, ma il ricordo di ogni attimo passato insieme, di ogni singola volta che rimanevamo a parlare per ore e facevamo tardi durante le sere d'estate, ecco, quello non sarebbe mai fuggito dal mio cuore. Ogni notte ci divertivamo a sognare quella dolce utopia di cui facevamo già parte con l'immaginazione.

"L'hai già detto..."
"E dai G, ripeterlo non mi farà di certo male, né a me, né a te!"
"Ma così farai addormentare Cozart..."

Giotto era quello che spiccava per la sua bontà d'animo, il più altruista e idealista tra noi. Forse ad occhi esterni poteva sembrare uno sciocco ed un illuso, ma io pendevo dalle sue labbra, in tutto e per tutto. Ogni volta che parlava, sentivo quella scintilla accendersi in me, sentivo che davvero quelle non erano solo parole al vento, bensì promesse che presto si sarebbero realizzate. Riusciva a farmi sperare che in fondo questo mondo non era corrotto fino alla fine, e credevo che lui fosse indubbiamente l'esempio vivente di questo. Mi perdevo in ogni sua frase, pronunciata con quell'enfasi che solo lui sapeva dare.

"Ma no che non mi addormento!"
"Beh... visto lo sguardo vacuo che avevi, a me sembra proprio di si."
"Ma no, G! Te lo assicuro!"

L'altro era G e, a dir la verità, mi è sempre stato alquanto difficile raccontare di lui. Ovviamente non significa che fosse una cattiva persona, anzi, ammiravo la sua fedeltà e la sua devozione, ma il fatto è che rimaneva sempre serio, impassibile, il più imperscrutabile tra noi tre. Soltanto quando Giotto parlava faceva eccezione... in quel momento i suoi occhi venivano catturati e la sua espressione si apriva in un sorriso gentile, come se condividesse appieno tutte le idee dell'altro. Se avessi dovuto riassumerli avrei detto che se Giotto era il giorno, lui era la notte, così diversi, ma che nonostante tutto si completavano... opposti, ma bisognosi l'uno dell'altro. Due veri compagni, insomma, inseparabili.

"Cozart, tu che ne pensi? Non dare ascolto a G!"
"Che ne penso dici?"

L'ultimo del trio ero io, Cozart, il ragazzo pieno di sogni che aveva trovato la sua guida, un altro di quelli che agli occhi del mondo veniva trattato come un povero idiota pieno di illusioni, ma che dopotutto gli piaceva essere considerato tale. Preferivo essere alla stregua di uno stupido piuttosto che diventare come altri, crudeli e ingiusti verso tutti. Molti mi dicevano di crescere, che non si poteva vivere di soli sogni e che la realtà era ben diversa da ciò che immaginavo, ma a me non importava nulla. Quante volte le mie orecchie avevano udito le parole impossibile, irrealizzabile... eppure nessuno mi aveva ancora tolto dalla testa quella convinzione, la convinzione che, prima o poi, tutto si sarebbe avverato.

"Io penso che finchè ci saranno persone che sperano in qualcosa di più, queste combatteranno con tutte le loro forze, per quanto male e dolore ci sia. Alla fine mi rendo conto che è impensabile che esista il bianco senza il nero, ogni medaglia ha le sue due facce... ma finchè noi, e quelli che verranno dopo di noi, avranno fede in questi ideali, non dovremmo preoccuparci. Chissà, forse il nostro sogno si era già realizzato dal momento in cui abbiamo iniziato a crederci!"



Aprii gli occhi, cullato dalla brezza che si respirava ogni mattina sulla spiaggia di quell'isola. La mia mente aveva deciso infine di svegliarsi da quei ricordi malinconici, di tornare alla realtà dei fatti così com'era. Memorie di troppo tempo addietro, ecco cos'erano, ma che mai mi avrebbero abbandonato, sarebbero rimaste sempre con me, come un tesoro di inestimabile valore. Se ero diventato l'uomo che ero, lo dovevo a loro, ma soprattutto a Giotto, il quale mi aveva aiutato a non arrendermi e a credere nei miei sogni. E se in quel momento mi trovavo esattamente li, in quel luogo, era proprio per lui.
Strinsi in una mano quella lettera che mi era arrivata poche ore prima, quella richiesta di aiuto all'apparenza firmata da "Vongola Primo" in persona.

La verità era però ben diversa da quel che sembrava.

"Non permetterò che i nostri sogni vengano infranti... Abbiamo lottato affinchè diventassero reali e non lascerò che qualcuno li distrugga! Se necessario combatterò anche fino alla morte per difenderli! Te lo prometto, il nostro mondo non finirà così. Lo giuro sulla nostra amicizia."


   
 
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