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Autore: Amortenthia Lunaris    08/03/2011    1 recensioni
Essere odiati per salvare la persona che si ama.
Lasciarla andare e rinunciare alla propria vita per permetterle di essere libera.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dark Space: Salve a tutti,eccomi ancora qui con una fiction un po' più leggera questa volta. Non ci sono avvertenze particolari,quindi sto blaterando a vuoto, volevo solo dire che questa storia è dedicata a SadGirl90 che ha betato la storia e che mi ha ispirata.

Grazie mille Giu-chan :3

 

Tell Me Goodbye

 

 

Ti sento che vai via, sento ancora i tuoi passi leggeri sul legno del nostro rifugio.

 

Sento le tue lacrime cadere, mentre ti dico che tra noi è finita.

 

Sento le tue urla, quando ti dico che per me sei stata solo un gioco.

 

Ti ho ferita, ti ho umiliata, ti ho abbandonata.

 

Però l’ho fatto solo per proteggerti.

 

 

 

Quando,una settimana fa ho ricevuto la chiamata di Ritsuka, ho capito che il nostro tempo era finito.

 

Ci avrebbero uccisi, piccola.

 

Tu eri la figlia del Boss e io solo un nuovo entrato.

 

Sei sempre stata bellissima e candida, nonostante il mondo in cui vivessi sin da piccola.

 

Tuo padre ti amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per te.

 

Poi sono arrivato io e ti ho portata via.

 

Ci siamo innamorati subito, o almeno per me è stato così.

 

 

 

Quando sei entrata nella stanza dove tuo padre mi stava dando le indicazioni per una nuova “missione”, sono rimasto folgorato.

 

Indossavi un abito anni ’50 bianco, lungo fino al ginocchio, e avevi i tuoi bellissimi capelli corvini che ti ricadevano sulle spalle, mentre la tua bocca era dipinta di un rosso vivace. Ricordo che emanavi un profumo di magnolia, forte ma delicato.

 

E la tua voce, oh, la tua voce era così melodiosa. Non la scorderò mai.

 

 

 

Non potrò mai scordare la tua voce mentre facevamo l’amore, o mentre giocavamo come bambini.

 

 

 

Ti ho portata via, con me, perché noi non avremmo mai potuto amarci.

 

Io non ero nessuno e tuo padre per te voleva il meglio.

 

Così siamo scappati lontano da lui, dalla mafia, da Tokyo.

 

Alla fine abbiamo trovato, grazie all’aiuto di Ritsuka, un rifugio, una casa tutta per noi.

 

È stato bello vivere ogni giorno per due anni con te, ma sapevo che ci avrebbero trovati prima o poi.

 

E tuo padre non avrebbe risparmiato nessuno dei due.

 

No. Nemmeno te, il suo dolce angelo. Perchè lo hai tradito, proprio come tua madre.

 

 

 

E Adesso sono qua, a guardare la tua schiena che si allontana, a guardarti mentre chiami Ritsuka.

 

Gli dirai di riportarti a casa, da tuo padre, a chiedere perdono, ma lui non lo farà.

 

Ti porterà all’aeroporto e da lì andrete in America, come avevamo progettato io e te.

 

Io invece resterò qua ad affrontare il mio destino, non posso scappare, non ti lascerebbero in pace, ti cercherebbero fino ad ucciderti.

 

Se invece io resterò qua, se mi consegnerò a loro, be'... tu sarai libera, amore mio, sarai libera di ricominciare a vivere, libera da tutto.

 

Non saprai mai di quello che ho fatto, perché così ti sarà facile dimenticarmi.

 

Mi odierai e non ripenserai mai a me, non ricorderai i nostri momenti con struggente nostalgia, ma cercherai di dimenticarli, con tutte le tue forze.

 

E ci riuscirai, perché sei forte, piccola.

 

 

 

N: Dimmi solo addio.

 

R: Perché dovrei farlo? Mi hai usata.

 

N: Ti prego... Dimmi addio.

 

R: Addio.

 

Sbatti la porta dietro di te e quando sento la macchina partire so che non sei più mia.

 

Non sei più la mia piccola, ma almeno sei libera.

 

Tra poco loro saranno qua e io sarò solo un’altra delle loro vittime.

 

 

 

 

 

Re: Ritsuka, dove stiamo andando? Non è la strada per andare a casa-

 

RI: No Reila, stiamo andando in aeroporto. Partiamo col primo volo per l’America.

 

Re: C-cosa? No, voglio andare a casa! Ora!

 

RI: Tu non hai più una casa. Non qui almeno. Lo vuoi capire?

 

Re: Lo hanno trovato…

 

Il suo silenzio mi fa capire. Non mi ha usata, non mi ha abbandonata, mi sta salvando.

 

Ma io non voglio essere salvata così, non se vivere vuol dire perderlo.

 

Re: Torna indietro, torna indietro, Ritsuka!

 

RI: Non posso, ormai saranno già lì.

 

 

 

 

 

La porta viene spalancata e dieci uomini armati entrano nella nostra piccola casa.

 

E tra loro c’è tuo padre. Sarà lui il primo a spararmi. Ne sono certo.

 

IO ti ho sporcata, IO ti ho resa una traditrice, e LUI mi punirà per questo.

 

 

 

B: Dov’è Reila? Dov’è quella puttana?!

 

N: Non c’è. Ci sono solo io. Lei è già lontana ormai, dove tu non puoi più farle del male.

 

B: Ma che uomo coraggioso, sei rimasto qui a morire pur di farla fuggire? E dimmi, è con quel cane di Ritsuka? Perché è lui che vi ha aiutati.

 

N: Non so dove sia lui. Non lo sento da quando me ne sono andato.

 

B: bene, non avrò il piacere di uccidere quella puttana di mia figlia, ma almeno potrò uccidere te.

 

BANG

 

 

 

Dicono che negli ultimi istanti della propria vita ci passi davanti agli occhi tutta la vita, ma non è vero. Io, in quei momenti, ho visto solo te.

   
 
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